LORD AGHEROS – Le emozioni perdute

Pubblicato il 29/01/2025 da

Con il suo nuovo album “Anhedonia”, Gerassimos Evangelou, mente creativa dietro la one-man band Lord Agheros, ci accompagna in un viaggio musicale straordinario, capace di intrecciare malinconia, introspezione e sperimentazione sonora. Dopo il successo di “Koiné”, che avevamo già celebrato sulle nostre pagine, “Anhedonia” non tradisce le aspettative, confermando il talento di Evangelou nel fondere avantgarde, black metal atmosferico, musica sinfonica e folk in un mix unico e irripetibile.
Nonostante il titolo del disco evochi un’incapacità di provare piacere, il lavoro di Lord Agheros è tutt’altro che freddo o incolore: è un’esplorazione profonda delle emozioni, che spazia dalle radici della sua Sicilia fino a suggestioni lontane, toccando le terre mediorientali, le atmosfere sciamaniche e le tradizioni nordiche. Ogni traccia è un invito a lasciarsi trasportare, come in un rituale antico, tra orchestrazioni maestose e paesaggi sonori che sembrano raccontare la storia dell’umanità.
In questa intervista, abbiamo avuto il piacere di confrontarci con Gerassimos Evangelou per approfondire i temi di “Anhedonia”, e il suo percorso creativo. 

 

BENTORNATO SULLE NOSTRE PAGINE, GERASSIMOS, È UN PIACERE RITROVARTI, SOPRATTUTTO ALLA LUCE DELL’OTTIMO “ANHEDONIA”, CHE SI È GUADAGNATO PER LA SECONDA VOLTA DI FILA UN POSTO NEI NOSTRI HOT ALBUM. INIZIAMO L’INTERVISTA PARTENDO DAL TITOLO: COME MAI QUESTA SCELTA? A COSA TI RIFERISCI CON IL TERMINE ANEDONIA?
– Grazie mille per l’accoglienza calorosa! È sempre un piacere confrontarmi con voi e leggere le vostre riflessioni sulla mia musica.
Il termine “Anhedonia” si riferisce all’incapacità di provare piacere dalle cose che normalmente lo procurano. È un tema che sentivo molto vicino durante la scrittura del disco. Viviamo in un’epoca in cui tutto sembra appiattito: emozioni, relazioni, esperienze. “Anhedonia” è una riflessione su questa condizione, sia a livello personale che sociale. Mi interessava esplorare il concetto di perdita della connessione emotiva, ma anche il tentativo di ritrovarla attraverso la musica.

UNA COSA CHE CI HA COLPITO, APPENA ABBIAMO VISTO LA COPERTINA DEL NUOVO DISCO, È UNA CERTA CONTINUITÀ CROMATICA CON QUELLA DI “KOINÈ”: È UN CASO O È STATA UNA SCELTA VOLONTARIA? COSA VOLEVI ESPRIMERE CON QUESTO CONCEPT GRAFICO?
– Assolutamente sì. La scelta cromatica vuole esprimere una sorta di continuità concettuale tra i due album. “Koinè” rappresentava un linguaggio comune, una comunicazione universale tra culture e popoli, mentre “Anhedonia” rappresenta una sorta di isolamento emotivo che rompe quella connessione. I colori rimandano all’idea di un paesaggio onirico sospeso tra luce e ombra, vita e decadimento.

APRIAMO UNA PARENTESI SU QUESTO ARGOMENTO: LA COPERTINA DEL TUO DISCO È MOLTO BELLA ED È STATA REALIZZATA DA UN ARTISTA IN CARNE E OSSA, FEDERICO DE LUCA.
SI STA DIFFONDENDO A MACCHIA D’OLIO, INVECE, LA PRATICA DI REALIZZARE COPERTINE CON LA IA, A VOLTE CON RISULTATI DAVVERO IMBARAZZANTI, ALTRE VOLTE IN MANIERA QUASI INDISTINGUIBILE DAL LAVORO UMANO.
TU COME LA PENSI? VALE ANCORA LA PENA DI INVESTIRE SOLDI PER UN’OPERA D’ARTE REALE, QUANDO CON 10 EURO AL MESE SI POSSONO FARE INFINITI CONCEPT FINO A TROVARE QUELLO PIÙ ADATTO.

– Federico ha fatto un lavoro splendido, riuscendo a catturare perfettamente l’essenza del disco.
Personalmente credo che l’arte debba restare umana. La tecnologia può essere uno strumento interessante, in post-produzione, ad esempio, ma non sostituirà mai l’empatia, le emozioni e la profondità che un artista in carne e ossa riesce a trasmettere.

MUSICALMENTE INVECE COME TI SEI MOSSO QUESTA VOLTA? CHE TIPO DI PERCORSO HAI VOLUTO FAR FARE ALLA TUA MUSICA?
– “Anhedonia” è un disco molto più intimo e introspettivo rispetto a “Koinè”. Ho voluto esplorare territori sonori che fossero meno immediati, con atmosfere più cupe e stratificate. Ho sperimentato con strumenti etnici e arrangiamenti che richiamano diverse culture, ma tutto è stato filtrato attraverso una visione personale, più oscura e malinconica.

COME ASCOLTATORE, NEL PARLARE DELLA TUA MUSICA, MI VIENE SEMPRE DA USARE IL CONCETTO DEL VIAGGIO, PERCHÉ QUELLO CHE FAI HA MOLTI PUNTI IN COMUNE CON IL VENIRE IN CONTATTO CON MONDI E CULTURE NUOVE, CAPACI DI ALLARGARE I TUOI ORIZZONTI E IMPARARE A VEDERE IL MONDO CON OCCHI NUOVI.
SEMPRE CHE QUESTA METAFORA TU LA RITENGA AZZECCATA, SI TRATTA DI UN APPROCCIO CHE SI RIFLETTE NELLA TUA VITA, OPPURE LA TUA MUSICA È FIGLIA DI UN VIAGGIO SOLO INTELLETTUALE, CHE NON NECESSITA EFFETTIVAMENTE DI SPOSTARSI PER NASCERE?

– La trovo assolutamente azzeccata. La mia musica è un viaggio sia interiore che culturale. Non si tratta solo di esplorare nuove sonorità, ma anche di andare alla scoperta di se stessi. Tuttavia, non sempre questo viaggio richiede uno spostamento fisico: a volte basta la mente per attraversare mondi inesplorati.

CHIARAMENTE NON È METALITALIA.COM IL LUOGO PER FARE CHISSÀ QUALI ANALISI GEO-POLITICHE, TUTTAVIA MI SEMBRA EVIDENTE COME UN PO’ IN TUTTO IL MONDO OCCIDENTALE SI STIA TORNANDO AD ALZARE BARRIERE, A CHIUDERE CONFINI, A DISTINGUERE FRA ‘NOI’ E ‘LORO’. UN APPROCCIO MOLTO DIVERSO RISPETTO A QUELLO MOLTO APERTO E CONTAMINATO DELLA TUA MUSICA. TU COME VEDI QUESTA SITUAZIONE?
– È una situazione molto triste. La musica di Lord Agheros nasce proprio dall’idea di abbattere barriere e creare un dialogo tra culture diverse. Credo che la chiusura dei confini, sia fisici che mentali, sia un enorme passo indietro per l’umanità. La contaminazione culturale è essenziale per evolverci come esseri umani.

NEL CORSO DELLA NOSTRA PRECEDENTE INTERVISTA, AVEVI SOTTOLINEATO COME LORD AGHEROS FOSSE UN PROGETTO NATO – E DA FRUIRSI – IN SOLITUDINE. TU TI OCCUPI DI TUTTI GLI STRUMENTI, MA CI SONO SEMPRE CONTRIBUTI ESTERNI (PENSIAMO ALLE VOCI FEMMINILI, AD ESEMPIO). COME TI MUOVI PER ‘COMPLETARE’ QUELLO CHE NON RIESCI A FARE IN PRIMA PERSONA?
– Anche se Lord Agheros è un progetto molto personale, sento spesso la necessità di coinvolgere altre voci e strumenti per completare la mia visione.
Le voci femminili, ad esempio, aggiungono una dimensione emotiva e narrativa che non potrei ottenere da solo. E mi sembra doveroso ringraziare la splendida e unica voce di Clara Sorace (Ethera Gold). Mi piace lavorare con artisti che riescano a portare qualcosa di unico e personale nel progetto.

E’ VERO CHE IL TUO È PRINCIPALMENTE UN VIAGGIO INTIMO, CHE ESPRIME PRIMA DI TUTTO QUELLO CHE SEI, EPPURE QUANDO SI CREA UN’OPERA E LA SI CONSEGNA AD UN PUBBLICO – PER QUANTO SELEZIONATO – QUESTA PUÒ ESSERE FRAINTESA O RILETTA E ADATTATA SECONDO LA PROPRIA SENSIBILITÀ.
ANCHE NOI CHE SCRIVIAMO DI MUSICA RESTITUIAMO AI LETTORI QUELLO CHE ABBIAMO VISSUTO DURANTE L’ASCOLTO, CHE POTREBBE TRANQUILLAMENTE NON ESSERE LA VISIONE DELL’AUTORE. E’ UN ASPETTO CHE TI INTERESSA?

– Una volta che l’opera è completata, appartiene a chi la ascolta. Ognuno la vive e la interpreta in base alle proprie esperienze e sensibilità, e questo è meraviglioso. Non mi interessa imporre un’interpretazione univoca. La musica deve essere libera di evocare emozioni diverse in ognuno di noi.

ALL’USCITA DI “KOINÉ” AVEVAMO PARLATO DELLA TUA SCARSA PROPENSIONE AD ESIBIRTI DAL VIVO, È CAMBIATO QUALCOSA IN QUESTI ANNI O LORD AGHEROS RESTA E RESTERÀ UN PROGETTO IN STUDIO?
– Per ora Lord Agheros resta un progetto da studio. Mi piace l’idea di poter lavorare senza limiti temporali e logistici, concentrandomi esclusivamente sulla musica. Tuttavia, non escludo che in futuro potrei portare questo progetto anche sul palco, magari in forma diversa da un classico concerto.

NEL 2023 HAI PUBBLICATO ANCHE UN DISCO CON GLI ETERNAL WHITE TREES: CI VUOI PARLARE UN PO’ DI QUESTA ESPERIENZA?
– Questo progetto è nato dall’esigenza di esplorare un lato più atmosferico e malinconico della mia musica. È stato un viaggio diverso rispetto a Lord Agheros, ma altrettanto emozionante. “The Summer That Will Not Come” è un album che parla di nostalgia e perdita, temi che mi stanno molto a cuore.
Ci sarà un seguito a breve perché ho ancora molto da dire con gli Eternal White Trees insieme ad Antonio e Andrea.

E’ TUTTO, GERASSIMOS. A TE LA CONCLUSIONE PER I NOSTRI LETTORI E GRAZIE PER IL TUO TEMPO.
– Grazie ancora per il vostro supporto e per questa bella chiacchierata. Spero che “Anhedonia” possa toccare le corde giuste nei vostri ascoltatori, portandoli in un viaggio emotivo intenso e sincero. Vi lascio con una frase che per me sintetizza l’essenza del disco: “Anche nell’assenza di piacere, si può trovare bellezza, se si è disposti a cercarla”.

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