Il debutto dei toscani Lord Elephant è arrivato come un fulmine a ciel sereno. Dopo una gestazione durata anni, il trio strumentale ha dato vita ad un’opera ipnotica ed ammaliante, capace di evocare paesaggi sonori di grande effetto, un risultato ancora più sorprendente considerando le registrazioni effettuate praticamente in presa diretta. L’ascolto di “Cosmic Awakening” rappresenta un viaggio interstellare, un percorso in cui il tempo si dilata e la mente ha la possibilità di spaziare, riempiendo gli spazi vuoti con immagini sempre nuove, convogliate di volta in volta dal mutare della musica. Abbiamo raggiunto quindi la band per conoscere meglio questa realtà, capire la genesi di questo lavoro e cercare assieme a loro la giusta chiave de lettura per comprendere un album che sa essere complesso e stimolante, senza mai respingere l’ascoltatore.
VISTO CHE QUESTO È IL VOSTRO ALBUM DI DEBUTTO, INIZIAMO DAL PRINCIPIO: COME NASCE LA BAND? VI VA DI RACCONTARCI LE TAPPE PIÙ SIGNIFICATIVE CHE VI HANNO PORTATO A “COSMIC AWAKENING”?
– Ciao a tutti, grazie a Metalitalia.com per lo spazio su queste pagine! La band nasce ufficialmente nel 2016 dalle ceneri dei Random’N’Roll, il precedente gruppo ‘napalm blues’ dove suonavano Leandro ed Edoardo. Assoldato Tommaso alla batteria i tempi sono rallentati vistosamente, le atmosfere si sono fatte più eteree ed abbiamo dato vita al personale approccio musicale che caratterizza i nostri pezzi. Una volta formato il trio, abbiamo lavorato per diversi anni alla creazione e alla rifinitura minuziosa di ogni brano ed ogni dettaglio, arrivando alla registrazione del nostro primo album nel Luglio 2021. Dopo pochi mesi, “Cosmic Awakening” è stato notato da Heavy Psych Sound, che ha deciso con nostro grande orgoglio di pubblicare l’album in formato fisico e digitale nel Luglio di questo anno, arrivando così ai giorni nostri!
LA VOSTRA MUSICA HA AL SUO INTERNO INFLUENZE MOLTO DIVERSE: QUALI SONO GLI ARTISTI CHE VI HANNO AIUTATO, CONSCIAMENTE O MENO, A CREARE IL SOUND DI LORD ELEPHANT?
– Come dici, i nostri spunti creativi vengono da diverse fonti artistiche, non solo legate strettamente al mondo della musica: sicuramente, realtà multiformi come Led Zeppelin, The Jimi Hendrix Experience, The Doors, Black Sabbath ma anche Sleep, Melvins ed Ufomammut sono stati fondamentali nella nostra visione musicale, senza contare tonnellate di musica blues, psychedelic rock e metal che ascoltiamo e che si affaccia inevitabilmente anche nel nostro songwriting. In generale, ad interessarci è una visione estetica d’insieme che evochi scenari vasti e dilatati in cui potersi perdere e scoprire nuove cose.
LA SCELTA DI REGISTRARE UN DISCO INTERAMENTE STRUMENTALE PUÒ ESSERE RISCHIOSA. COME MAI AVETE OPTATO PER QUESTA SOLUZIONE? AVETE MAI VALUTATO L’IDEA DI INTEGRARE UN CANTANTE NELLA LINE UP?
– Sinceramente, abbiamo sempre ritenuto la presenza di una voce come un limite alle possibilità raggiungibili attraverso la parte strumentale. Lasciando sempre grande spazio alla libera interpretazione del suonato, la voce reclamerebbe delle strutture e degli spazi che preferiamo invece lasciare fluide e mai completamente definite. Le parole sono molte, ma mai abbastanza per descrivere e suscitare le emozioni evocate da un suono, dal modo in cui viene interpretato e dalle sue atmosfere. Per noi è stato istintivo realizzare un lavoro strumentale, e non abbiamo mai sentito il ‘peso’ di una mancanza in tale senso, concentrandosi sulle dinamiche scaturite dagli strumenti e da loro soltanto.
SEMPRE A QUESTO PROPOSITO, SIETE UN TRIO, OVVERO LA FORMAZIONE PIÙ ESSENZIALE PER QUESTO GENERE DI MUSICA. QUESTO VI DÀ MAGGIORE LIBERTÀ O POTREBBE ESSERE INTERESSANTE IN FUTURO ALLARGARE LA FORMAZIONE A QUALCHE ALTRO ELEMENTO (PIÙ O MENO STABILE)?
– Fino ad oggi abbiamo trovato nella formula del trio un punto di forza inamovibile, un punto di riferimento solido costituito dalle tre parti della band fuse in una coscienza comune che si manifesta mentre suoniamo insieme. Si tratta di un’alchimia difficile da gestire e mantenere, ed eventuali altri membri andrebbero sicuramente a modificarne l’essenza con risultati ignoti. Tuttavia, preferiamo da sempre non porci limiti nelle possibilità da poter esplorare ed anche quindi nella presenza di altri strumenti o persone all’interno della band, lasciando aperta ogni possibilità per il nostro futuro!
COME ABBIAMO DETTO L’ALBUM È STRUMENTALE, MA DAI TITOLI È POSSIBILE COGLIERE DELLE TEMATICHE. PENSO AD ESEMPIO A “RAKTABIJA” O AL MONICKER STESSO. C’È UN FILO CONDUTTORE IN QUESTO SENSO?
– In coerenza con il modo libero di scrivere e vivere la nostra musica, ci siamo lasciati trasportare ed ispirare per i titoli dei brani e del disco da quello che avevamo creato strumentalmente, cercando di carpire l’essenza e le visioni che hanno dato vita a quella musica attraverso le parole. Il concetto del risveglio cosmico inoltre, è stato un parallelo interessante e molto vicino al percorso che abbiamo intrapreso insieme come amici e ‘colleghi’ nel corso degli anni e durante la creazione del primo disco, una metafora circa il nostro ingresso nel mondo esistente dopo l’abbandono dello stato di sonno, o non-esistenza, in cui ci trovavamo. Non esiste insomma un preciso filo conduttore che colleghi le singole parti di “Cosmic Awakening”, ma si coglie forse attraverso i titoli l’intenzione comune di descrivere parti di noi e del nostro mondo che ci accomunano in quanto a suggestioni ed emozioni.
CI SONO VOLUTI DIVERSI ANNI PER PORTARE A TERMINE “COSMIC AWAKENING”: COME MAI È PASSATO COSÌ TANTO TEMPO PRIMA DI DARE FORMA AL VOSTRO DEBUTTO?
– Sfortunatamente, il percorso dei Lord Elephant ha conosciuto strade decisamente impervie, passando attraverso momenti di poca attività legati a problemi di varia natura. Tuttavia, proprio questo particolare modo di procedere a rilento, ha dato vita ad un tipo di songwriting originale, ponderato, capace di maturare nel tempo verso le soluzioni che abbiamo ritenuto migliori di volta in volta, senza lasciare spazio a ciò che non convinceva pienamente tutti e tre. E’ stato un processo scrupoloso, ma che ha portato a risvolti sorprendenti una volta che abbiamo iniziato a riprendere insieme l’esecuzione dei brani, entrando nel vivo della creazione ed iniziando davvero a jammare su di essi. L’apporto ‘casuale’ e performativo rimane un tratto essenziale per ognuno di noi, ed abbiamo fatto in modo che trasparisse in rilievo oltre la coltre di ferro innalzata dai riff e dalle strutture predefinite, seguendo l’istinto e con molta fiducia negli altri!
COME NASCONO, QUINDI, I BRANI DI LORD ELEPHANT? SI TRATTA DI JAM O PARTITE DA QUALCOSA DI DIVERSO?
– Come dicevamo, un equilibrio tra la parte improvvisata e quella già strutturata è quello che più ci ispira quando componiamo, trasformando ed evolvendo il predefinito verso nuove soluzioni e sviluppi. Se uno dei tre ha in testa una particolare atmosfera, un effetto o una melodia in particolare, cerchiamo di adoperarci per raggiungerla al meglio, inserendo nel processo le proprie esperienze e le proprie idee senza frenarsi, oppure lasciamo che sia l’impeto del momento a trascinarci verso mondi sconosciuti, spesso fecondi di nuovi spunti su cui lavorare poi con più calma. Gran parte del materiale contenuto nel disco è nato così, costruendo intorno ad iniziali movimenti ritmici e melodici delle strutture fantastiche nate dai momenti di migliore interazione delle tre parti che costituiscono Lord Elephant.
SE “COSMIC AWAKENING” FOSSE UNA COLONNA SONORA DI UN FILM, CHE TIPO DI PELLICOLA GUARDEREMMO?
– E’ una domanda interessante, visto che il tentativo è proprio quello di creare qualcosa che, partendo dalla base musicale, si possa espandere anche verso altri sensi, come appunto la vista. Volendo trovare delle ambientazioni che si addicano a quello che abbiamo registrato, crediamo che quella spaziale, legata alle fredde ed insondabili profondità dell’universo, e quella desertica, arida e piena di spazi enormi, siano due visioni che in modi opposti dimostrino la nostra propensione verso scenari sovraumani, che superino la dimensione dell’uomo per arrivare a qualcosa di più grande ed ancora non del tutto conosciuto. Una pellicola dallo scorrimento lento, ma mutevole ed imprevedibile, che non disdegni l’assurdo ed il delirio. Potrebbe trattarsi magari di uno sci-fi d’azione diretto da Rodriguez e Tarantino, un doom/pulp movie dove tutto è concesso e regna sovrana l’energia straripante del momento!
L’ALBUM È DISPONIBILE IN DIVERSI FORMATI IN VINILE E POI ANCHE SULLE PIATTFORME DI STREAMING: QUAL È LA VOSTRA POSIZIONE SIA SUL RITORNO DEL VINILE COME FORMATO FISICO PER ECCELLENZA, SIA SULL’USO ORMAI QUOTIDIANO DI SPOTIFY E SIMILI?
– Sì esatto, il disco è uscito nel mese di Luglio in tutti i formati fisici ed anche digitali attraverso il lavoro di Heavy Psych Sounds, che ringraziamo enormemente per la qualità e la cura del suo operato. Come dicevi, la versione in vinile è stata creata in tre differenti tirature e colorazioni, sottolineando implicitamente l’importanza che la nostra e le altre label danno a questo tipo di formato. Il fascino del giradischi e del vinile è probabilmente immortale, e riesce a superare a fasi alterne il momentaneo trionfo di altri formati, come il CD, l’mp3, o le nuove frontiere della ‘musica liquida’. Riscoprire una cosa considerata ‘obsoleta’ come il vinile, ha dato modo a moltissimi nuovi appassionati di addentrarsi in questo oceanico mondo di ascolti, collezioni, passione e dedizione anche ai giorni nostri, permettendo allo stesso tempo ad etichette e case di produzione di rimettere in moto un sistema di stampe ed uscite discografiche certo non paragonabile a quello degli anni Settanta, ma comunque impensabile fino a pochi anni fa. Detto questo, non va certo schifata la frontiera del digitale e le nuove forme con cui viene ascoltata e diffusa la musica oggi. Obiettivamente, se dotate di master adeguati alle varie piattaforme di distribuzione, le tracce presenti su Spotify, Apple Music, ecc.. presentano un’ottima qualità sonora, e non sminuiscono il lavoro in studio di produttori, fonici e musicisti. Si tratta di modi completamente differenti di assorbire ed assimilare musica, ognuna con punti a favore e a sfavore.
ECCO, SE DOVESTE SUGGERIRE AD UN ASCOLTATORE UN VOSTRO BRANO DA ASCOLTARE IN CUFFIA SU SPOTIFY, QUALE SAREBBE IL PIÙ RAPPRESENTATIVO E PERCHÉ?
– Il disco presenta numerose sfaccettature, ma volendo sintetizzare, consiglieremmo all’unanimità di ascoltare “Raktabija”, il primo singolo estratto dall’album. Pur essendo la canzone più breve della scaletta, concentra al suo interno molti degli elementi che sviluppiamo negli altri pezzi, in un concentrato che volevamo essere schiacciante ed esplosivo. Il titolo inoltre fa riferimento a Raktabija, un demone induista la cui peculiarità è quella di creare delle esatte e più forti copie di se stesso da ogni goccia di sangue versata nel combattimento con la dea Kali. Si tratta quindi di una visione al contempo distruttiva e creatrice, legata in un movimento ciclico che abbiamo trasportato nel brano con tutto il vigore possibile!
QUANTO È IMPORTANTE PER VOI SUONARE DAL VIVO? RIUSCITE A TRASPORRE I BRANI DAL VIVO COSÌ COME SONO O DOVETE RIARRANGIARE IN PARTE I PEZZI?
– A questo proposito, considera che “Cosmic Awakening” è stato registrato tutto in presa diretta, con tutti gli strumenti che suonavano insieme e registravano la loro parte senza ulteriori ritocchi, fatta eccezione naturalmente per la registrazione degli assoli avvenuta in un secondo momento. Quello che sentite sul disco quindi, è esattamente quello che abbiamo prodotto al momento della messa su nastro, imprigionando nelle canzoni anche la nostra performance del momento e permettendoci di avere una resa live quantomeno fedele, se non migliore, rispetto a quella del disco. Adoriamo la dimensione live, e crediamo che in un certo senso sia lì che si realizza davvero quel legame inscindibile tra musicista ed ascoltatore, rendendo ancora più vivido e vibrante il viaggio intrapreso insieme durante il concerto.
ARRIVIAMO QUINDI ALLA FINE: AVETE GIÀ PIANIFICATO QUALCOSA PER I PROSSIMI MESI? COSA POSSIAMO ASPETTARCI DA QUI A UN ANNO?
– Abbiamo avuto modo di promuovere l’uscita dell’album con un release party nella suggestiva ambientazione del No Class Fest a Castellina Marittima, luogo surreale perfetto per la presentazione! Abbiamo adesso in ballo alcune proposte live per i prossimi mesi, e cercheremo sicuramente di farci trovare in giro il più possibile ovunque capiti l’occasione. La scrittura di nuovo materiale intanto procede costante, mantenendo gli organi vitali di Lord Elephant sempre attivi ed in buona salute. Siamo inoltre in contatto con altre band per split e collaborazioni, intessendo un legame per noi fondamentale con gli altri artisti che reputiamo validi all’interno della scena. Siamo sicuri insomma che non dovrete aspettare altri cinque anni prima di sentire nuova musica del gruppo, questo è poco ma sicuro!!