Abbiamo ancora addosso le vibrazioni dello show da headliner all’Alcatraz di Milano nel caricare questo articolo, un trionfo inatteso che ha necessitato un upgrade al Palco A e ha incoronato i Lorna Shore come nuovi ed incontrastati leader della nuova ondata deathcore.
Lasciando da parte considerazioni più o meno soggettive, i numeri parlano, e almeno da questo stretto punto di vista tutti dovrebbero dar credito agli incredibili risultati che questa band sta raggiungendo dopo anni di gavetta costellati di ogni tipo di opposizioni.
Prima del memorabile concerto del 24 novembre 2023, abbiamo avuto la possibilità di intervistare Adam De Micco, chitarrista e compositore che guida la formazione dal 2010: nelle sue parole scopriamo come quel personaggio umile e poco sotto i riflettori sia chiaramente identificabile come la mente del gruppo, depositario della visione e mano ferma nella scrittura di una band che ha retto fama improvvisa e viralità probabilmente proprio grazie alla sua guida. Saranno loro la prima band deathcore a suonare nei palazzetti?
HO QUI PER TE UNA FRASE DI VINCENT BENNET DEGLI ACACIA STRAIN:
“IL DEATHCORE E’ IL NUOVO NU METAL. C’È LA STESSA GENTE E LA STESSA ETICA. È UNA MERDA. SE QUALCUNO CI CHIAMA ‘DEATHCORE’ POTREI FARGLI QUALCOSA DI DAVVERO BRUTTO. QUALSIASI BAND CHE SI DEFINISCE DEATHCORE NON DOVREBBE FAR MUSICA“. HAI QUALCHE OPINIONE A RIGUARDO?
– No (ride, ndR)! È ok, ognuno ha le sue opinioni e il deathcore non è per tutti. Se non erro poi questa frase è stata detta parecchio tempo fa, le cose non sono esattamente le stesse oggi. Penso che il genere sia progredito negli anni.
HAI UN PO’ DI NU METAL NEL TUO DNA DI MUSICISTA?
– Non direi proprio. Ero a conoscenza del movimento quando ero un ragazzino, quando la corrente è esplosa. Sapevo chi erano Limp Bizkit, Korn e tutte le altre band del movimento, ma non sono mai stato veramente un fan. Se parliamo degli altri ragazzi nel gruppo, penso che il nu metal abbia avuto un peso ben diverso nella loro formazione artistica e musicale, io non ho mai grattato oltre la superficie, onestamente.
PUOI RACCONTARCI VELOCEMENTE QUALI SONO STATE LE BAND CHE TI HANNO FATTO APPASSIONARE AL METAL?
– Penso di essermi appassionato veramente con le prime band metalcore: gli As I Lay Dying con la loro “94 Hours” erano un gruppo veramente importante a quei tempi dalle mie parti, loro con Killswitch Engage e Lamb of God furono la mia prima vera passione nei primi 2000. C’erano anche le band Trustkill: It Dies Today, Bleeding Through… questi sono i gruppi che mi hanno introdotto davvero al metal, che mi hanno spinto oltre alla semplice curiosità.
PARLIAMO DELLA VIRALITÀ. ANCHE UN GENERE ESTREMO COME IL VOSTRO È SOGGETTO A MEME, REACTION E TREND DI TIK TOK, CHE SPESSO SI RIVELANO CRUCIALI PER ALCUNI GRUPPI. COME GUARDI A QUESTI FATTORI CONTEMPORANEI? LI ABBRACCI? LO TROVI NORMALE?
– A mio parere, abbracciare la filosofia del ‘virale’ è davvero dannoso. Come gruppo cerchiamo di essere più autentici possibile. È molto difficile essere autentici quando si cerca di forzare una reazione virale nella gente, con premeditazione e degli schemi precisi. È bello avere quel tipo di reazione quando si è reali, ma cercarla di proposito quando si è autentici è quasi impossibile, se me lo chiedi. Se succede, va bene, non respingo la cosa. A noi è successo in maniera organica. L’ho apprezzato, ma non abbiamo fatto mai nulla di diverso da quello che abbiamo sempre fatto.
Vedo un sacco di gente sedersi e studiare come diventare virali su internet. Vedo che spesso è più un ‘facciamo reagire le persone’, invece che ‘pubblichiamo qualcosa di davvero valido’. Paradossalmente, quando qualcuno reagisce davvero è perché si trova davanti a un buon prodotto! Cercare di andare virali, saltare sul trend in voga o sul social del momento è controproducente.
SICCOME AI LORNA SHORE È COMUNQUE ACCADUTO DI DIVENTARE VIRALI, HAI AVUTO LA SENSAZIONE DI DOVER DIMOSTRARE QUALCOSA?
– Onestamente sì, ho provato questa sensazione lo scorso anno. Dopo il boom iniziale, ho notato moltissima negatività nei nostri confronti, probabilmente perché la gente si era stancata di quella istantanea sovraesposizione.
Sentire il bisogno di smentirli, sperimentare quel genere di pressione è avvenuto quasi in maniera inconscia. Volevamo dimostrare che non eravamo solo una meteora, un meme di internet, e più che provarlo agli altri volevamo provarlo a noi stessi. Volevamo essere sicuri di sopravvivere a quei fatidici quindici minuti di notorietà.
AGGIUNGENDO AL DEATHCORE UN CARICO EMOTIVO INEDITO, I LORNA SHORE HANNO AVUTO UN ENORME SUCCESSO, MA ANCHE QUALCHE COMMENTO NEGATIVO (VI HANNO CHIAMATO ‘EMO’, ADDIRITTURA). PENSI SIA QUESTO IL SEGRETO DEL SUCCESSO DI “PAIN REMAINS”?
– Per qualcuno il motivo è quello, ci hanno detto spesso di aver notato questo spessore emotivo che ci fa emergere, che ci differenzia dalle altre band del movimento. Non ne sono completamente sicuro, almeno non so se è solo per quello. La musica in generale è emozione, quindi, con tutta probabilità, “Pain Remains” ha avuto più risonanza in determinate persone che cercavano quel tipo di emozione.
Mi fa piacere, ma, riallacciandomi al discorso precedente, non è un fattore che abbiamo voluto inserire di proposito, è il frutto di un processo organico di evoluzione e di scrittura. Abbiamo valutato molte idee sul tavolo e siamo stati tutti d’accordo nell’inserire quel tipo di elemento, quel tipo di energia che ha dato vita alla trilogia che chiude il disco.
Non ti so attestare se la nostra proposta è diversa da quella degli altri gruppi, quello che ti posso assicurare è che abbiamo messo moltissime energie in questo disco, lasciando che i brani fossero caratterizzati non solo dalle nostre emozioni, ma anche dalle nostre esperienze e dalla nostra umanità sopra la logica.
COME SIETE ARRIVATI A QUESTO PUNTO? È STATO UN PROCESSO DI CRESCITA, È MATURITÀ ARTISTICA O FORSE È ANCHE IL CONTRIBUTO DI WILL?
– È da molto tempo che lavoro mettendo le mie emozioni nella musica. Ci metto le mie esperienze, ci metto i miei stati d’animo. Il livello odierno è stato raggiunto in anni e anni di scrittura. Al momento di scrivere “Pain Remains” stavo passando un periodo molto duro, per questo sono affiorate certe emozioni. Mi sentivo nel mezzo di una tempesta: non era mai successo prima, mai con questa intensità.
PENSI CHE IN FUTURO SEGUIRETE QUESTA STRADA?
– Mi ripeto: ogni cosa che faremo sarà conseguenza dell’essere autentici. Non potremmo ricreare quel feeling di proposito. Non potrei mai sedermi e tentare di evocare un preciso stato d’animo, che si tratti di una canzone arrabbiata o di una canzone più oscura. Vedremo.
TI DICO DUE PAROLE BRUTTE: “CLEAN VOCALS”. SAPPIAMO CHE WILL È PIUTTOSTO BRAVO A CANTARE, PRENDERESTI IN CONSIDERAZIONE DELLE PARTI PULITE?
– Dovrà essere naturale e organico, farlo in una maniera in cui tutti se l’aspettano sarebbe controproducente. Ho visto moltissimi gruppi fare un tentativo giusto per spuntare una casella, col risultato che la canzone non viene bene. Se mai lo faremo, dovrà aver senso all’interno della canzone; inoltre, se parliamo di “Pain Remains”, penso che non avrebbe avuto senso farlo in nessuna delle canzoni del disco. Non ne abbiamo mai nemmeno discusso, se accadrà in futuro dovremo essere tutti convinti di farlo…
NON C’È MAI STATO QUALCHE PRODUTTORE O QUALCHE RAPPRESENTANTE DELL’ETICHETTA CHE VI HA SPINTO IN TAL SENSO?
– Se l’etichetta ci spingesse a fare qualsiasi cosa, passerebbe un brutto momento. Per fortuna, hanno sempre capito le nostre necessità di artisti senza influenzare il nostro operato in nessun modo, anzi: ci hanno fatto capire più volte che vogliono che i Lorna Shore siano i Lorna Shore, restando in disparte per quanto riguarda la direzione artistica.
Se qualcuno tentasse di intromettersi, la mia risposta sarebbe un secco “no“. Ho fatto un sacco di cose in vita mia che non avevo voglia di fare, un sacco di lavori in cui dovevo obbedire a qualcuno. I Lorna Shore sono un’estensione di noi stessi, non faremo mai nulla perché ci viene imposto. Ho scelto la musica per avere questo senso di libertà, volevo scappare dalle costrizioni di un lavoro ordinario.
HAI ACCENNATO A DISCUTERE, ALL’ESSERE SULLA STESSA BARCA, MA CHI HA L’ULTIMA PAROLA QUANDO PARLIAMO DI SCRITTURA?
– Uhm, probabilmente… sicuramente io (ride, ndR). Non mi piace pensare a me stesso in questa prospettiva, ma è così. Non dico di decidere tutto, perché c’è molto dialogo all’interno del gruppo. Ci sono state situazioni in cui io ero per una certa via e il resto del gruppo no, e non penso sia il caso di forzare nessuno in una direzione che non si vuol intraprendere o per cui non si è pronti. Per esempio, c’erano delle idee che io e il produttore ai tempi volevamo realizzare per cui il gruppo non si è dimostrato entusiasta, e ho pensato non fosse il caso di insistere. Qualche tempo dopo, ironicamente, tutti cambiarono idea e in quel caso io dissi loro di no, perché si erano già dimostrati spaventati di quella direzione.
Dobbiamo essere tutti sulla stessa strada, altrimenti il risultato non sarà positivo. Sono io a possedere la visione, a conoscere la direzione, sono nella band da più tempo di tutti. Sono pignolo. Sono testardo. Tendo a esprimere la mia opinione spesso e volentieri, più di chiunque altro. Però non è mai “mangia questa minestra o salta dalla finestra“, penso che ci siano quattro persone nel gruppo e che le loro opinioni siano valide quanto le mie.
Cambio molto spesso idea tenendo in considerazione il pensiero degli altri, voglio capire il motivo del disaccordo e trovare un modo di lavorarci, altrimenti si lascia perdere. Sono grato in ogni caso che siamo quasi sempre sulla stessa lunghezza d’onda.
WILL SI È MOSTRATO IN MANIERA MOLTO ESPLICITA UN FAN DEGLI SLEEP TOKEN: FARESTI UN FEATURING CON VESSEL O È PIÙ FACILE CHE VEDREMO LUI OSPITE IN UN LORO BRANO?
– Non mi piace avere alcun cantante ospite nei nostri brani. Siamo i Lorna Shore e vogliamo perpetuare la nostra arte. Hai mai visto Picasso dipingere con qualcun altro? Il modo in cui gli altri gruppi ospitano dei cantanti di solito non è collaborativo, si tratta di “abbiamo scritto la canzone, ecco otto barre libere, cantaci sopra“. È collaborazione? No, ti ho solo lasciato uno spazio.
Voglio che Lorna Shore lascino un segno là fuori, facendo qualcosa che sia del tutto personale. Se c’è la volontà di fare qualcosa di diverso o di scegliere una strada inedita preferirei che Will accettasse la sfida di percorrere quella strada lui stesso, uscendo dalla sua zona di comfort. Si tratta dei Lorna Shore, voglio fare affidamento ai componenti del gruppo.
COME MAI IL TOUR COI BRING ME THE HORIZON NON SI È REALIZZATO ALLA FINE?
– Lato nostro si è trattato solamente di una questione di tempistiche. Quando ci arrivò l’offerta era pianificato per il 2022, ma è stato posticipato per la pandemia. Successivamente accettammo un altro tour, e alla fine per questo non riuscimmo a prender parte alle date riprogrammate. Eravamo molto contenti di quell’offerta, abbiamo accettato subito, ma non è andata purtroppo.
COSA COMPARIRÀ NEL TUO SPOTIFY 2023 WRAPPED?
– Uff… non sto ascoltando molta musica, sai? Siamo in tour da così tanto tempo. Quando siamo in tour non ho alcuna voglia di mettermi ad ascoltare musica dopo aver suonato. Ascolto un sacco di podcast, guardo molti video, preferisco leggere un libro.
Di solito ascolto molta musica anni ’80, anche pop. Vediamo, quest’anno ho ascoltato molto i Meshuggah dopo averli visti suonare all’Hellfest. Ho ascoltato parecchio anche Ingested e Distant, i gruppi con cui siamo in tour. Ovviamente anche Shadow Of Intent, Brand Of Sacrifice, Bodysnatcher e Boundaries, per la stessa motivazione. Ho ascoltato molto l’ultimo Cannibal Corpse.
Anche quando sono a casa suono tutto il giorno e alla fine non mi viene voglia di ascoltare altri gruppi. Sai cosa ascolto parecchio? Le colonne sonore dei film. Mi guardo il film e poi ascolto la colonna sonora. A volte ascolto anche della musica elettronica, giusto per staccare dal metal.
PROGRAMMI PER IL 2024?
– Ci prenderemo una bella pausa! Abbiamo in programma qualcosa per metà 2024, ma siamo stati in tour molto a lungo, da quando è uscito l’EP nel 2021 praticamente, ora ci siamo guadagnati un bel break.
HAI MAI SOFFERTO DI MALINCONIA POST-TOUR?
– Nelle piccole pause che ci siamo presi ultimamente, direi di no, poi siamo sempre impegnati con la band anche quando non siamo in tour, quindi è difficile staccare completamente e cadere in quello stato d’animo. Secondo me, stavolta stiamo aspettando tutti di poter passare del tempo a casa e vivere per qualche settimana una vita normale, quindi a mio parere non ci sarà quest’eventualità.