LOUDNESS – Fulmini a ciel sereno

Pubblicato il 16/07/2015 da

A pochi giorni dall’inedita ed attesa calata in Italia dei Loudness, Metalitalia.com ha l’onore ed il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Akira Takasaki, chitarrista dotato di uno straordinario estro creativo, nonché cardine irremovibile di una delle band più celebri dell’hard rock provenienti dall’Estremo Oriente. Con lui avremo il piacere di ripercorrere alcune tappe fondamentali di una carriera trascorsa tra alti e bassi causati da alterne fortune commerciali, ardite sperimentazioni artistiche e frequenti cambi di formazione. Tutti questi eventi non hanno spento in lui la volontà di continuare a divulgare il verbo di un collettivo giunto in prossimità dei trentacinque anni di carriera. Non particolarmente loquace, ma inappuntabile come un orologio svizzero o un abito italiano, il protagonista sciorina risposte a tratti traboccanti di uno strano ‘sense of humour’, che rendono ancora più interessante il nostro dialogo…

Loudness - Band - 2015

LA PROSSIMA SETTIMANA VI ESIBIRETE PER LA PRIMA VOLTA NELLA VOSTRA CARRIERA IN ITALIA… ABBIAMO ASPETTATO QUASI TRENTACINQUE ANNI PRIMA DI VEDERE I LOUDNESS IN AZIONE! QUALI SONO LE TUE ASPETTATIVE IN MERITO A QUESTO EVENTO COSI’ SPECIALE?
“Mi auguro di trascorrere delle ‘Crazy Nights’ con i fan italiani! La band è in ottima forma, così avrete modo di percepire il nostro spirito guerriero dal lontano Oriente”.

NEL 2014 AVETE PUBBLICATO IL NUOVO DISCO “THE SUN WILL RISE AGAIN”. COME E’ STATO ACCOLTO?
“Il disco non è ancora stato distribuito su scala mondiale, ma ti posso assicurare che in Giappone è stato accolto molto bene, sia dai fan sia dagli addetti ai lavori. Le vendite sono anche aumentate rispetto al nostro precedente studio album ‘2・0・1・2’”.

DI QUALI BRANI DEL VOSTRO ULTIMO LAVORO SIETE PARTICOLARMENTE SODDISFATTI?
“Mi piacciono tutte le canzoni, ma la mia preferita rimane, appunto, ‘The Sun Will Rise Again’. Sono molto soddisfatto del video promozionale e sono convinto che quel brano rappresenti al meglio il nostro attuale stato mentale”.

C’E’ UN ARGOMENTO SPECIFICO CHE HA ISPIRATO LE TEMATICHE?
“Sicuramente sono rimasto segnato dal grande terremoto e tsunami che hanno colpito qualche anno fa il Giappone. Le liriche sono incentrate sulla sorprendente forza e sull’incredibile spiritualità che ha dimostrato di possedere il popolo nipponico”.

FACCIAMO UN TUFFO NEL PASSATO REMOTO, AKIRA… QUALI SONO I RICORDI PIU’ BELLI CHE CONSERVI DEI TEMPI DEL MITICO “THUNDER IN THE EAST”?
“Eravamo molto giovani ed indisciplinati, ma le rigorose direttive imposte dal produttore Max Norman ci hanno aiutato ad ottenere un risultato incredibile con quel disco. Abbiamo affrontato alcuni momenti molto difficili, ma ripensandoci ora ti assicuro che una lezione del genere ci è servita a dare il meglio di noi stessi. Prova ad immaginare alcune scene del film ‘Rock Of Ages’ ed il gioco è fatto (ride, ndR)”.

NEL 1986 AVETE INCISO IL SUCCESSIVO “LIGHTNING STRIKES”…
“Abbiamo rinnovato la fiducia a Norman, il quale ha svolto un lavoro impeccabile su ‘Thunder In The East’. Da quel disco emerge un sound diretto, con pochi fronzoli, mentre su ‘Lightning Strikes’ ha preteso una maggior precisione in fase esecutiva. Gli arrangiamenti sono più complicati, ma paradossalmente hanno una struttura più pop ed un simile contrasto ci ha dato parecchio filo da torcere durante la scrittura dei brani. Una sfida del genere ha permesso di migliorarmi molto come musicista e da quelle basi ho affinato ulteriormente il mio stile”.

CON “HURRICANE EYES” AVETE AMMORBIDITO ULTERIORMENTE IL SOUND, SPINGENDOLO AI CONFINI DELL’AOR. TI SEI PENTITO DI QUESTO COMPROMESSO CON IL MUSIC BUSINESS DELL’EPOCA?
“Non sono d’accordo con quello che in genere si dice di questo disco. Il sound delle chitarre è praticamente identico a quello di ‘Lightning Strikes’. L’unica differenza risiede nel processo di registrazione, missaggio e produzione, curati in questa occasione in maniera egregia da Eddie Kramer, un’autentica leggenda del rock”.

QUALI SONO LE DIFFERENZE PRINCIPALI CHE SONO EMERSE NEL LAVORARE CON DUE PRODUTTORI DALL’APPROCCIO COSI’ DISTANTE COME MAX NORMAN ED EDDIE KRAMER?
“Penso che Eddie abbia uno stile tradizionale, dotato di una forte impronta artistica e sensoriale. Max invece è attratto dalle nuove tecnologie ed in ogni occasione cerca di sfruttare al massimo queste potenzialità”.

CON IL CANTANTE STATUNITENSE MICHAEL VESCERA AVETE REALIZZATO DUE OTTIMI DISCHI COME “SOLDIER OF FORTUNE” E “ON THE PROWL”. SEI ANCORA SODDISFATTO DEL RISULTATO OTTENUTO?
“Onestamente, con il senno di poi avrei fatto alcune scelte differenti sul missaggio, ma per quanto riguarda la perfomance vocale di Vescera non ho nulla da dire, anzi, ha svolto un lavoro incredibile. E’ un ottimo cantante e ogni tanto riascolto volentieri quei due dischi”.

NEL 1992 VESCERA E’ STATO RIMPIAZZATO DA MASAKI YAMADA, NOTO PER ESSERE IL CANTANTE DEGLI EZO. MI PUOI SPIEGARE I MOTIVI CHE VI HANNO PORTATO ALLA SEPARAZIONE?
“In quel periodo eravamo impegnati in tour nel Nord America ma, giorno dopo giorno, ci siamo allontanati sempre di più l’un l’altro. In queste condizioni di assenza totale di fiducia, non potevamo proseguire la nostra relazione. Abbiamo deciso di separarci da Mike a New York City ed abbiamo reclutato Yamada, che ad oggi rimane uno dei miei cantanti preferiti in assoluto. E’ curioso il fatto che, attualmente, il buon Masaki viva proprio a New York City, una strana coincidenza del destino ci lega a quella metropoli (ride, ndR)”.

“LOUDNESS”, “HEAVY METAL HIPPIES”, “GHETTO MACHINE”, “DRAGON” E “ENGINE” SONO I DISCHI PIU’ PESANTI E SPERIMENTALI DELLA VOSTRA CARRIERA. PERCHE’ IN QUEL PERIODO AVETE DECISO DI APPESANTIRE IL VOSTRO SOUND IN MANIERA COSI’ NETTA?
“La mia sensibilità artistica cresce giorno dopo giorno, sono sempre alla ricerca di nuove idee in grado di sposarsi al meglio con i Loudness. Quegli album sono votati ad un futuro prossimo… forse in alcuni casi troppo sperimentali per la scena musicale degli anni Novanta. Ma un giorno la maggioranza dei fan si accorgerà di quanto fossero validi quei lavori e, anche quando non ci saremo più sulla Terra, la musica vivrà nelle anime delle nuove leve”.

CI PUOI SPIEGARE COME SIETE ARRIVATI NEL 2001 ALLA REUNION CON IL CANTANTE STORICO MINORU NIIHARA?
“Ho collaborato con Masaki Yamada per circa otto anni, con il bassista Naoto Shibata e con il batterista Hiro Homma per sei… tre ragazzi di Hokkaido e soltanto uno da Osaka, io. Mi sono chiesto quale fosse il valore reale dei Loudness. Una notte mi sono apparsi in sogno gli Dei, che mi hanno indicato quale strada intraprendere ed ecco il risultato: era giunto il momento di ricongiungersi con i membri originali del gruppo”.

COS’ALTRO VORRESTI REALIZZARE NELLA TUA CARRIERA CHE NON HAI ANCORA OTTENUTO?
“Nulla di particolare, onestamente. La mia quotidianità è basata su di una forte disciplina che mi permette di raggiungere degli ottimi risultati con tanto sacrificio e duro lavoro”.

AKIRA, SEI NEL MUSIC BUSINESS DA PIU’ DI TRENT’ANNI. C’E UN ANEDDOTO IN PARTICOLARE CHE TI ANDREBBE DI CONDIVIDERE CON NOI?
“Quando suonavo nei Lazy (gruppo nel quale il Nostro militava negli anni Settanta, dedito ad un pop rock di facile presa, ndR) mi esibivo sempre davanti ad una platea composta dal 99% di ragazze. Con il debutto dei Loudness le percentuali si sono incredibilmente invertite! Abbiamo aperto gli show di alcune delle più grandi rock band di sempre e qualche volta gli abbiamo pure fatto il mazzo (ride, ndR). Una volta mi sono ritrovato ad esibirmi in un assolo di batteria, pazzesco”.

QUALCHE ANTICIPAZIONE SUI VOSTRI PIANI FUTURI?
“Stiamo lavorando al nostro trentacinquesimo anniversario e parteciperemo ad un festival importante in Giappone, per poi approdare negli Stati Uniti. In autunno ritorneremo in Europa e chissà se ci rivedremo ancora una volta, qui da voi in Italia”.

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