LYCUS – Wuthering heights

Pubblicato il 09/11/2013 da

“Tempest” dei Lycus non ha fatto altro che portare a galla un talento smisurato che i funeral doomster più attenti avevano già scoperto con il demo “MMXI”, vero e proprio oggetto di culto sulla scena. L’esordio della band è di quelli che lasciano il segno, cupo ed opprimente eppure vario ed appassionante come poche volte riesce ad essere il funeral. L’età media della band (poco più di vent’anni) e le loro fortissime motivazioni ci portano a credere che già nell’immediato futuro il loro nome verrà proiettato nell’Olimpo del genere. Nel frattempo abbiamo approfittato della disponibilità del chitarrista Jackson per entrare più approfonditamente nel mondo dei Lycus. Ne è venuto fuori un quadro di una band vivace, preparata e all’apparenza incorruttibile e determinata a cercare di migliorare passo dopo passo, senza forzare, anche a costo di perdere delle occasioni. Lasciamo quindi la parola a Jackson, ricordandovi di dare almeno un ascolto all’ottimo “Tempest”.

Lycus - band - 2013

PARTIAMO CON UN PO’ DI STORIA: QUANDO SI SONO FORMATI I LYCUS?
“Io e l’altro membro fondatore Trevor abbiamo dato il via alla band nel 2008 nell’area di Sacramento. Andavamo a scuola insieme e i nostri gusti musicali piuttosto simili ci hanno portati a jammare insieme. Col tempo la band si è formata e per almeno un anno ci abbiamo dato dentro con i live ed abbiamo pubblicato un demo. Successivamente abbiamo avuto problemi nel tenere insieme una line up stabile e ci siamo sciolti. Trevor ed io siamo rimasti amici ed abbiamo deciso di spostarci nella Bay Area nell’estate del 2010. In breve tempo abbiamo riformato i Lycus ed inciso il demo ‘MMXI'”.

DANIEL E DYLAN SI SONO UNITI SOLO DI RECENTE ALLA BAND. SONO RIUSCITI A DARE UN CONTRIBUTO ALLA STESURA DEI NUOVI BRANI?
“Sfortunatamente Dylan è arrivato dopo le registrazioni dell’album, quindi non ha potuto partecipare al processo creativo. Dan invece ha dato un grosso contributo in fase di songwriting. Sebbene stavolta sia andata in questo modo, non ho dubbi che Dylan in futuro possa influire positivamente sulla qualità del materiale che scriveremo”.

IL VOSTRO DEMO “MMXI” E’ DA CONSIDERARE UN MUST-HAVE PER OGNI FUNERAL DOOM FAN. CI SONO DIFFERENZE TRA QUEL LAVORO E L’ALBUM?
“Le differenze sono in parte dovute al processo di composizione. Ho composto il demo nella mia camera durante tre intense settimane di songwriting e poi con Trevor abbiamo perfezionato il tutto e registrato. L’intero processo è durato un paio di mesi. Per ‘Tempest’ volevamo la certezza di essere soddisfatti di ogni singolo riff e di ogni singolo brano. Dati gli alti standard che ci siamo imposti, l’album è stato scritto e registrato in due anni. Il risultato sono brani più maturi e più vicini al nostro ideale di suono”.

COSA VI HA FATTO CAPIRE CHE VOLEVATE AVERE UNA CARRIERA MUSICALE?
“Ha. Sono sicuro che nessuno che suona doom dà avvio ad una band con l’intento di formarsi una carriera. E’ talmente dura fare soldi nell’industria musicale di questi tempi che l’unica molla che ti deve mandare avanti è l’amore per ciò che fai. Se eventualmente arriveremo al punto da iniziare a guadagnare qualcosa con la band, sarebbe fantastico. Fino ad allora posso dire che siamo pienamente soddisfatti di fare ciò che ci piace, a prescindere dalle questioni monetarie”.

COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON IL FUNERAL DOOM?
“Credo di poter dire che siamo sempre stati addentro al doom, sin da giovanissimi, dato che abbiamo iniziato a suonare questa musica ad inizio 2007. Sfortunatamente Sacramento non ha una scena, il che è stato uno dei fattori che ci ha consigliato di spostarci a Oakland, dove ci sono scene fiorenti in più o meno tutti i sottogeneri metal”.

SECONDO VOI, COSA RENDE UNICA LA VOSTRA MUSICA?
“Siamo stati paragonati ad un sacco di grandi band funeral, ma alla prova dei fatti crediamo di avere un sound distintivo. Certo, chiunque cerca di stilare del nomi da comparare quando si ascolta una determinata band e la tua musica avrà sempre dei punti in comune con qualcosa che c’è già stato prima di te, ma quando si arriva al dunque crediamo di poter dire che la nostra proposta ha un tocco di unicità. Uniamo insieme diversi generi di metal e non ci soffermiamo mai su di un solo riff per troppo tempo”.

COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LA 20 BUCK SPIN E COSA NE PENSI DELL’ETICHETTA?
“Ci sarebbe piaciuto lavorare con loro in quanto la qualità del roster era per noi una garanzia. In realtà è stato Dave a cercarci, in quanto amico di Greg Wilkinson (il produttore di ‘Tempest’, ndR). Dopo essere rimasto impressionato dal nostro demo, Dave ci chiese di poter pubblicare l’album. Avevamo altri contatti con diverse etichette, ma abbiamo scelto la 20 Buck Spin, una label più piccola ma che ha la reputazione di pubblicare solo materiale di qualità. Sappiamo che Dave si è speso tantissimo per assicurare all’album la miglior pubblicazione possibile”.

QUANDO CREATE MUSICA SIETE PIU’ O MENO INTERESSATI AD ASCOLTARE NUOVE COSE FATTE DA ALTRE BAND?

“In realtà cerco sempre di ascoltare nuova musica, senza curarmi di cosa stia scrivendo in quel dato momento. Non credo vi sia un legame tra ciò che compongo e ciò che ascolto. C’è talmente tanta musica là fuori che potrai sempre trovare nuovi album ed artisti che fanno per te”.

SAPPIAMO CHE I MUSICISTI ODIANO FARE QUESTE COSE, MA C’E’ UNA PARTICOLARE CANZONE CHE VI RAPPRESENTA AL MEGLIO?
“In generale l’intero processo creativo di ‘Tempest’ è stato degno di nota e ho tanti bei ricordi di quel periodo. Uno in particolare riguarda ‘Coma Burn’. Stavamo jammando sul brano e avevamo problemi con il secondo riff, non lo ‘sentivamo’. A quel punto d’istinto abbiamo ripercorso l’intero brano ed io ho suonato quello che alla fine sarebbe diventato il secondo riff. Semplicemente suonava bene in quel punto della canzone. Per me è una delle cose più soddisfacenti che possano capitare quando stai scrivendo un album”.

IN CHE MODO IL POSTO DOVE VIVETE O DOVE AVETE VISSUTO INFLUENZA LA VOSTRA MUSICA?

“Non credo che il posto in cui vivo influenzi la mia musica, ma credo mi motivi a lavorare meglio. Per esempio ero in grossa difficoltà a scrivere musica a Sacramento, dove non ci sono grossi stimoli per musicisti ed artisti in generale”.

ORA PERO’ VIVETE A OAKLAND, DOVE LA SCENA E’ VIVA E FAMOSA PER I RAPPORTI ‘DI VICINATO’ E DI MUTUO SOCCORSO TRA LE BAND. COM’E’ LA VOSTRA RELAZIONE CON LA CITTA’ E CON LA SCENA?

“Qui la scena è fantastica, ci sono sempre grandi tour che passano dalla Bay Area e le band locali sono eccezionali, vedi Necrot, Brainoil, Laudanum, Noothgrush, Mortuous, Black Fucking Cancer ed in passato anche gli Asunder. Sul perché Oakland motivi la gente a creare musica brutale e depressiva non saprei. Forse per il fatto che è una città orrenda e devi convivere con crimini, abusi di droga, inquinamento ed altri sintomi del vivere in aree meno abbienti”.

DOVE VI VEDETE DA QUI A CINQUE ANNI? AVETE OBIETTIVI A LUNGO TERMINE?

“Ci piacerebbe fare un tour europeo e magari a febbraio ci riusciremo, spese di volo permettendo. Poi vorremmo comporre un album ancora migliore di ‘Tempest’ e credo ci vorrà del tempo per farlo”.

COSA CI DOBBIAMO ASPETTARE DALLE VOSTRE PERFORMANCE LIVE?

“Onestamente non usiamo costumi, candele, macchine del fumo, corpse paint, proiettori e roba del genere. Abbiamo sempre pensato che la cosa più importante sia la musica e lo deve essere anche per il pubblico pagante. Credo che se la musica riesca a parlare alla gente, non hai bisogno di distrazioni extra per agghindare il tuo show”.

SE AVESSI L’OPPORTUNITA’ DI CAMBIARE QUALCOSA NEL MUSIC BUSINESS, COSA FARESTI?
“Credo che non favorirei quelle band e quelle etichette che lavorano solo per fama e denaro, accantonando la passione. Ci sono un sacco di artisti completamente falsi sulla scena, che suonano per le ragioni sbagliate. Poi cercherei di porre rimedio al fatto che ora per un musicista è difficile fare una vita dignitosa quando è in tour”.

GRAZIE PER L’INTERVISTA.

“Grazie a voi e a chiunque si prenderà il tempo di leggere fino in fondo. Grazie in particolare a chi ha comprato il nostro album. Speriamo di poter venire in Europa e poter fare tappa in Italia”.

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