MACHINE HEAD – La Metamorfosi

Pubblicato il 13/10/2011 da

Riconquistata la vetta, sarebbe stato facile per i Machine Head tanto restarci ancorati con un album sullo stile di “The Blackening” quanto cadere di nuovo in preda alle vertigini, come successo loro di recente. Invece con “Unto The Locust” Robb Flynn e soci centrano per l’ennesima volta il bersaglio grosso, confezionando un album destinato al podio delle poll di fine anno ed in grado di sbaragliare la concorrenza come solo la Red Bull in Formula 1. A raccontarci la genesi dell’ennesimo capolavoro targato Machine Head il metronomo Dave Mc Clain.

COM’ERA L’UMORE DELLA BAND DOPO TRE ANNI DI TOUR ININTERROTTO DI SUPPORTO A “THE BLACKENING”?
“Ci siamo divertiti parecchio, ma alla fine avevamo voglia di staccare un po’ la spina. Sai, Robb tiene famiglia, Phil ha un bambino, quindi dopo tanto tempo in giro sentivamo tutti il bisogno di stare un po’ con i nostri cari, così ci siamo presi un paio di mesi di pausa prima che Robb ci chiamasse tutti a raccolta per iniziare a lavorare sul nuovo materiale”.

PARLANDO DEL NUOVO ALBUM, QUAL ERA IL VOSTRO OBIETTIVO QUANDO SIETE ENTRATI IN STUDIO PER REGISTRARE “UNTO THE LOCUST” E COSA TI RENDE PIU’ ORGOGLIOSO DI QUESTO DISCO?
“Credo che negli ultimi tre dischi siamo maturati album dopo album, spingendoci oltre i nostri limiti con l’aggiunta ogni volta di qualcosa di nuovo, il tutto però sempre all’interno di un filo conduttore reso possibile anche e soprattutto dalla stabilità della line up negli ultimi tre lavori. Per quanto riguarda ‘Unto The Locust’, puoi sentire un flavour molto più classico che mancava ai suo predecessori, direi che questo è l’elemento distintivo, dovuto al fatto che, come dicevo prima, cerchiamo sempre di crescere ogni volta come musicisti invece di fossilizzarci su dove siamo arrivati”.

E’ STATA UNA SCELTA MEDITATA E ‘FATICOSA’ QUELLA DI SPINGERVI VERSO QUESTE SONORITA’ PIU’ CLASSICHE O E’ VENUTA FUORI IN MODO DEL TUTTO NATURALE?
“Robb ultimamente ha iniziato ad ascoltare un sacco di musica classica, sta anche prendendo lezioni di chitarra classica, quindi questo probabilmente ha influenzato il nostro modo songrwiting in modo naturale, rendendo il tutto ancora più stimolante e divertente rispetto a quanto già non fosse in passato”.

CHE TIPO DI MUSICA VI PIACE ASCOLTARE ULTIMAMENTE, QUALCOSA DI VICINO AL VOSTRO STILE O COSE RADICALMENTE DIVERSE?
“Tutti noi ascoltiamo roba molto diversa. Personalmente ascolto molta musica metal, soprattutto quello classico con cui sono cresciuto, ma anche musica country, purtroppo però sono l’unico nella band a cui piace questo tipo di roba (risate, ndA). Robb invece è sicuramente quello che si tiene più al passo coi tempi, ascolta un sacco di nuova musica ed è lui che mi fa conoscere band che altrimenti non avrei mai ascoltato; Adam ascolta di tutto, dall’hardcore all’hip hop, mentre Phil è più orientato all’hard rock e all’alternative tipo Sevendust”.

VISTO CHE AVETE REGISTRATO ‘SOLO’ SETTE CANZONI, PER QUANTO MOLTO COMPLESSE, VI E’ AVANZATO DEL MATERIALE DALLE SESSIONI DI REGISTRAZIONE?
“Abbiamo un paio di canzoni già definite a livello musicale, ma a cui mancano ancora le liriche e qualche melodia; Robb ha provato a portarle comunque in studio per vedere se arrivava l’ispirazione giusta, ma non erano al livello delle altre, per cui per ora sono rimaste nel cassetto”.

IL CORO DI BAMBINI CHE APRE “THIS IS WHO WE ARE” CREDO SIA STATA UNA SORPRESA PER TUTTI, COME AVETE DECISO DI INTRODURLO NELLA CANZONE?
“Devi sapere che Robb è un grande fan dei Pink Floyd e del loro album ‘The Wall’, quindi credo sia una sorta di omaggio alla loro ‘Another Brick In The Wall’. Inoltre, se non ricordo male, Robb mi ha detto che mentre stava lavorando proprio sulle liriche di quella canzone c’erano di là i suoi bambini che stavano cantando nell’altra stanza, e questo ha influenzato la stesura del pezzo. Comunque credo che questo tipo di intro sia molto adatto, dona alla canzone un’atmosfera quasi inquietante. Inoltre in questo modo abbiamo potuti far conoscere al mondo le qualità canore dei nostri eredi, hanno tutti un futuro da cantanti assicurato (risate, ndA)”.

PERSONALMENTE HO MOLTO APPREZZATO CANZONI COME “DARKNESS WITHIN”, MA NON PENSI CHE I FAN PIU’ OLTRANZISTI POSSANO RIMANERE SCONCERTATI DI FRONTE A SETTE MINUTI DI PROGRESSIVE METAL PIENO DI MELODIE VOCALI?
“Il nostro obiettivo non è fare qualcosa che possa piacere alla gente, quello che ci importa è solo evolvere come muscisti e suonare quello che piace a noi. Sicuramente questa è una traccia che si discosta più delle altre dal nostro stile, ma non credo qualcuno possa offendersi o gridare allo scandalo per una canzone del genere”.

IN PASSATO AVETE GIA’ SPERIMENTATO NUOVE SONORITA’ PER VOI INEDITE, PENSO AI TEMPI DI “SUPERCHARGER”, SUSCITANDO REAZIONI NON SEMPRE POSITIVE DA PARTE DEI VOSTRI FAN: SICURAMENTE “UNTO THE LOCUST” E’ UN DISCORSO DIVERSO, MA NON AVETE AVUTO NEMMENO QUALCHE DUBBIO DURANTE LE REGISTRAZIONI, SPECIE DOPO IL SUCCESSO RACCOLTO CON DUE ALBUM HEAVY COME “THROUGH THE ASHES OF EMPIRES” E “THE BLACKENING”?
“Non sono d’accordo, noi abbiamo sempre fatto largo uso delle melodia, quindi non c’è niente di nuovo in questo senso rispetto a ‘Through The Ashes..’ e ‘The Blackening’, se non quell’evoluzione di cui ti parlavo prima”.

“BE STILL AND KNOW” HA UN CORO VERAMENTE MAESTOSO E SEMBRA DAVVERO INFLUENZATA DAL SOUND LEGGENDARIO DEGLI IRON MAIDEN: POSSIAMO DIRE CHE QUESTA TRACCIA E’ IN QUALCHE MODO LEGATA ALLA COVER DI “HALLOWED BE THY NAME” CHE AVETE REALIZZATO QUALCHE TEMPO FA?
“Assolutamente sì. Amo profondamente questa canzone, ha un chorus veramente fantastico ed è comunque pesantissima. Il bello del nuovo disco è proprio questo, che non c’è una traccia uguale all’altra pur avendo tutte le canzoni marchiato a fuoco il trademark dei Machine Head”.

COSA RAPPRESENTA LA LOCUSTA IN COPERTINA E QUAL E’ IL TEMA PORTANTE DELL’ALBUM?
“Non c’è un motivo particolare, semplicemente la canzone ci piaceva molto ed aveva un significato molto personale, quindi abbiamo deciso di usarla come titolo dell’album”.

QUAL E’ IL POSTO PIU’ STRANO IN CUI HAI SUONATO O REGISTRATO?
“Mmmh, abbiamo suonato in diversi posti strani, ad esempio per ‘Through The Ashes Of Empires’ c’era un contest per cui un fan poteva vincere un concerto privato a casa sua, quindi siamo andati a casa del vincitore, abbiamo montato tutta l’attrezzatura nel giardino di casa sua, ci siamo fatti una birra e un barbecue insieme ed abbiamo iniziato a suonare”.

PENSI CHE ABBIATE GIA’ COMPOSTO IL VOSTRO ALBUM DEFINITIVO O PENSI CHE IL MEGLIO DEBBA ANCORA VENIRE?
“Specialmente con gli ultimi tre dischi penso abbiamo raggiunto l’apice, a partire da ‘Through The Ashes…’ arrivavamo da un momento veramente brutto per la band e con quel disco siamo resuscitati; così al tempo stesso dopo l’uscita di ‘The Blackening’ sentivamo di aver fatto ancora meglio e lo stesso oggi con ‘Unto The Locust’. Non sappiamo ancora dove potremmo arrivare con il prossimo disco, di sicuro cerchiamo di suonare ogni nota come se fosse l’ultima e siamo veramente orgogliosi della direzione presa dagli ultimi lavori”.

BENE DAVE, E’ TUTTO PER OGGI, PASSO E CHIUDO, A TE IL MICROFONO…
“Ci vediamo in Italia molto presto, non vediamo l’ora di tornare dalle vostri parti e vi aspettiamo numerosi!”.

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