MACHINE HEAD – L’Araba Fenice!

Pubblicato il 10/01/2006 da
Come dire di no a un’intervista con Robert Flynn? L’araba fenice, risorta dalle ceneri dell’impero, è pronta a tornare in cima alla montagna. Dopo averlo sentito alle prese con uno degli eventi del 2005 in ambito metal nel bene e nel male, il tanto discusso e celebrato Roadrunner Allstar, Metalitalia.com ha l’opportunità di ascoltarlo per tastare il polso alla sua principale creatura, sentirne il respiro mentre si prepara al ritorno. Dopo aver riconquistato la fiducia dell’etichetta storica, aver messo a ferro e fuoco i festival di un’Europa che li ha sempre sostenuti e aver pubblicato un’intensa testimonianza della loro furia live su DVD, è tempo di risalire in cattedra con la solita testarda determinazione. Tra riflessioni, anticipazione e aspettative il buon Robert si dimostra ancora una volta la solita simpatica, magnetica canaglia. Parola a Mr. “Don’t call me Robb” Flynn…

CIAO ROBERT, E’ UN PIACERE RISENTIRTI, VUOI RACCONTARCI COSA STATE FACENDO IN QUESTO PERIODO
“Grazie a te per l’interessamento! Come già saprete sono stato parecchio occupato con il progetto RR United, che avrà anche una incarnazione live per uno one-time-show probabilmente (cosa effettivamente concretizzatasi il 15 Dicembre 2005 al Nokia Theatre di New York, ndR), riguardo al quale anche i ragazzi della band hanno dato una mano ovviamente. Siamo poi ufficialmente in ‘writing mode’, cioè componendo i pezzi per il nuovo album, anche se siamo ad un livello iniziale è un piacere rimettersi al lavoro con i ragazzi, la motivazione è alle stelle”.

HAI GIA’ UN’IDEA SU QUANDO ENTRERETE IN STUDIO PER LE REGISTRAZIONI E A CHI SARA’ AFFIDATA LA PRODUZIONE?
“Abbiamo prodotto fino ad oggi demo su demo, e puntiamo ad entrare in studio a marzo. Per quanto riguarda la produzione ho prodotto ‘Through The Ashes Of The Empire’ con enorme soddisfazione e curerò la anche la produzione di questo album. Al mixer ci sarà ancora una volta Colin Richardson, il migliore a nostro parere, una vera sicurezza. E’ un disco che sentiamo molto importante, vogliamo prenderci il tempo che ci spetta e non cadere in decisioni affrettate”.

A CHE PUNTO SIETE DEL LAVORO E QUAL E’ LA DIREZIONE DEI BRANI?
“Abbiamo due song complete e ancora una dozzina di su cui stiamo lavorando duramente, delle quali circa la metà hanno già una forma ben definita. Non posso sbilanciarmi del tutto, ma ci sono delle parti decisamente molto heavy, con un occhio di riguardo per la musicalità della canzone, cosa a cui abbiamo sempre dato attenzione: ci sono un sacco di dialoghi tra le chitarre e una gran cura dell’armonia, dove ovviamente si inserisce anche il basso. E’ bellissimo, siamo molto eccitati al tornare a registrare dopo il successo di ‘Through The Ashes…’, stiamo davvero scrivendo come pazzi”.

A LIVELLO UMANO E COME ARTISTI VI SENTITE SOTTO PRESSIONE PER QUESTA USCITA?
“Ti dirò, dopo tutto quello che abbiamo passato nel corso degli anni ci sentiamo solo concentratissimi sul nostro lavoro. Il nostro obiettivo attuale è scrivere il più possibile per avere molte opzioni percorribili e poter scegliere il meglio, a livello qualitativo, dalle composizioni. Nel lavoro precedente abbiamo scartato ben quattordici canzoni, e ancora una volta il metodo di lavoro sarà il medesimo: solo la metà delle nostre creature arriverà su disco, e state certi sarà la parte migliore”.

IL VOSTRO OBIETTIVO PER IL NUOVO ALBUM?

“Scrivere il nuovo ‘Master Of Puppets’ (ride fragorosamente, ndR)!!!”.

NIENTE MALE COME META, I MIEI MIGLIORI AUGURI! PARLIAMO DEI MACHINE HEAD COME GRUPPO. NON SI PUO’ DIRE CHE LA VOSTRA FORMAZIONE SIA MAI STATA COMPLETAMENTE STABILE, SPESSO CI SONO STATI DEGLI AVVICENDAMENTI NEL CORSO DEGLI ANNI, IN PRIMIS I DUE CAMBI DI CHITARRISTA. PENSI CHE PHIL SIA L’UOMO GIUSTO FINALMENTE?

“Oh certo, è con noi da tre anni oramai, ho già suonato con lui in precedenza, è come se fosse stato con noi da sempre. A riguardo ti devo dire che tra pochi mesi Dave celebrerà dieci anni di attività con i Machine Head, quindi credo che la lineup attuale sia davvero solida, come mai è lo stata in passato”.

SIETE STATI TRA I PRIMI, NEL VOSTRO ACCLAMATISSIMO DEBUTTO, A INSERIRE SFURIATE HARDCORE NEL VOSTRO THRASH MODERNO. ORA CHE QUESTO E’ UN TREND CHE VA PER LA MAGGIORE, COME VI PONETE A RIGUARDO E QUANTO HARDCORE AVETE INSERITO NEL NUOVO DISCO?
“Continueremo a suonare come abbiamo sempre fatto, non avrebbe senso calcare la mano verso l’hardcore. Ci sono così tante band metalcore o swedish death che siamo già arrivati al livello di totale saturazione della scena, ti rendi conto? Se ne sento ancora un altra finisce che metto le mani addosso a qualcuno! Voglio un album malvagio, brutale e metal, senza alcun riferimento al sound svedese. Non ho problemi ad ammettere che non apprezzo molto quel tipo di sound, tutti quei riferimenti ai Maiden e tutte quelle melodie così felici, voglio sentire delle note fottutamente malvagie (fa un ghigno satanico, ndR)!!!”.

MOLTI POTREBBERO OBIETTARE CHE AI TEMPI DI “THE BURNING RED” O “SUPERCHARGER” AVETE DEVIATO PESANTEMENTE VERSO IL GENERE CHE ANDAVA PER LA MAGGIORE. CHE RICORDO HAI DI QUEL PERIODO E COME GIUDICHI QUEI CAPITOLI DELLA STORIA DEI MACHINE HEAD?
“Se vuoi farmi dire che sono stati un errore ti rispondo: assolutamente no. Fanno parte dell’evoluzione e della maturazione della band, un percorso necessario per passare da A al passo successivo B capisci? Come ci si può sognare poi di definire insoddisfacenti vendite intorno alle settecentomila copie in giro per il mondo? Settecentomila persone non possono sbagliarsi!”.

PERO’ E’ ANCHE VERO CHE DAL VIVO NON FATE MOLTI PEZZI DA QUEGLI ALBUM…
“Non è vero nemmeno quello, suoniamo ‘Bulldozer’, ‘Trephination’, ‘The Blood The Sweat The Tears’… o anche ‘The Burning Red’, che ritengo una delle migliori canzoni che abbiamo mai scritto”.

PENSI CHE A QUESTO PUNTO CONTINUERETE A SPERIMENTARE SUL SOUND DEI MACHINE HEAD O RITIENI CHE ABBIATE TROVATO LA VOSTRA STRADA DEFINITIVA?

“Penso che proveremo sempre cose nuove, non è che ci mettiamo a seguire un progetto preciso o a suonare su una formula predeterminata. La ragione per cui ‘Through The Ashes…’ è stato un successo tale è che non abbiamo seguito la ricetta, abbiamo aggiunto nuovi elementi come chitarre acustiche e nuove armonie nelle vocals. Tentiamo sempre di portare la barriera più in là e facendo questo necessariamente facciamo delle scelte, che saranno fruttuose o prive di fortuna, ma che dovremo necessariamente portare avanti”.

SAPETE CHE L’EUROPA AMA I MACHINE HEAD. QUANTO L’AMATE VOI?
“(Risate, ndR) (Cosa vuoi fare, rispondere male? E’ una domanda retorica, lo so! ndR) Amiamo la fottuta Europa, ci avete supportato anche nei momenti più bui, Europe kicks ass!”.

HAI UN ANEDDOTO PERTICOLARMENTE DIVERTENTE DA RACCONTARCI RIGUARDANTE I VOSTRI TOUR EUROPEI?

“Ne ho uno proprio sull’ultima volta che stavamo venendo in Italia. Durante il viaggio il nostro tour bus ha deciso di piantarci in asso, mentre percorrevamo le alpi svizzere. Ovviamente faceva un freddo cane ed eravamo inchiodati nella corsia di questa autostrada, destinati ad aspettare parecchie ore: tragicamente non potevamo nemmeno espletare le nostre funzioni sul bus perché… non c’erano i servizi! Eravamo dodici persone sul quel maledetto bus senza nemmeno la possibilità, per ore, di fare una cagata! A un certo punto a turno uno per uno ci siamo avventurati appena fuori dal guardrail dove trovammo un misero alberello che appena ci copriva, con un freddo del cavolo per fare la nostra cagatina… Nelle dieci ore di attesa quella cavolo di pianta si sarà presa venticinque cagate (risate generali, ndR), sarà stata l’aria di montagna!”.

EPPURE LA VOSTRA ESIBIZIONE FU OTTIMA, VI RICORDO ESTREMAMENTE IN FORMA…
“Mi ricordo di quel posto particolare dove suonammo (Transilvania Live di Milano, ndR), e forse è stato il nostro miglior concerto in Italia, la gente ci ha supportato alla stragrande”.

MEGLIO UN GRAN CONCERTO IN UN CLUB DI DIMENSIONI RIDOTTE COME IL TRANSILVANIA, OPPURE UNO SHOW DA HEADLINER COME AI GRANDI FESTIVAL A CUI AVETE PARTECIPATO?
“Dipende dal pubblico, abbiamo suonato in club con cinquecento persone che erano eccezionali come in festival dove il pubblico era noioso… Molto meglio la prima opzione per quanto mi riguarda, dipende tutto ed esclusivamente dala gente. Voglio che il pubblico impazzisca, non importa da quante persone sia composto, li voglio ubriachi, che saltano, si dimenano, fanno circle pit… è tutto quello di cui ci importa veramente”.

CHE NE PENSI DELLA ROADRUNNER RECORDS? AVETE AVUTO UNA STORIA TRAVAGLIATA MA POI SIETE TORNATI A FIRMARE PER LORO. CHE ASPETTATIVE CREDI ABBIA LA CASA DISCOGRAFICA NEI CONFRONTI DELLA BAND?

“Non ho idea di cosa si aspettino sinceramente. Penso siano eccitati perché ‘Through The Ashes…’ è stato un gran successo, sia in America che oltreoceano. Ovviamente ne sono molto felici, il modo in cui si è invertita la tendenza di quattro anni prima e di come le vendite siano state molto superiori alle aspettative è stato stupefacente oltre ogni più rosea previsione… Poi non so dirti, non parlo molto di quelle cose. Non ci hanno posto alcun vincolo e abbiamo carta bianca a livello artistico, questo è l’importante”.

PER CONCLUDERE UNA DOMANDA STUPIDA: QUAL E’ IL TUO DRINK PREFERITO?
“Adesso come adesso… La birra sicuramente!”.

TI PIACE IL CAMPARI? E’ UN OTTIMO APERITIVO ITALIANO…
“Mi piace pure il Campari! La prossima volta assaggerò qualche drink in italia, per il momento mi dò alla birra!”.

GRAZIE MILLE PER LA CHIACCHERATA, ROBERT, TI SALUTO…
“Ringrazio ancora Metalitalia.com, un saluto a tutti i fan italiani, cheers!”.

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