MACHINE HEAD – Risorti dalle ceneri

Pubblicato il 06/12/2003 da

In seguito alla pubblicazione di un album fenomenale come il nuovo “Through The Ashes Of Empires”, Metalitalia.com non poteva certo evitare di fare quattro chiacchiere con i Machine Head, gli artefici di uno dei lavori che più piacevolmente ricorderemo di questo bel 2003. La band è finalmente tornata a suonare la musica ad essa più congeniale, tirando fuori dal cilindro un lotto di brani che finalmente è riuscito a lasciare il segno in coloro che, non perdendosi d’animo, avevano continuato a seguire la band atraverso le sue recenti, sfortunate, peripezie. L’intervista che vi apprestate a leggere è avvenuta alcune ore prima del favoloso concerto che il quartetto ha tenuto in quel di Milano un paio di settimane fa. Il nostro interlocutore, incontrato in compagnia di un paio di esponenti di Haternal e Hmportal, è stato un influenzatissimo Adam Duce, bassista e fondatore della band insieme al carismatico frontman Robb Flynn. Nonostante fosse visibilmente indisposto Adam ha risposto a tutte le nostre domande sempre in modo tutto sommato accettabile, non lesinando qualche risata.

ALLORA ADAM, IL NUOVO ALBUM APPARE MOLTO PIU’ PESANTE E COMPLESSO DEI SUOI DUE IMMEDIATI PREDECESSORI, UNA SORTA DI ‘BACK TO THE ROOTS’. IL RITORNO A SUONI PIU’ AGGRESSIVI E’ STATO SCELTO CONSCIAMENTE O E’ AVVENUTO PER CASO?
“No, non direi che sia stato deciso consciamente. Abbiamo inizato a comporre i brani tutti insieme, e questi sono venuti più lunghi del solito. Volevamo scrivere brani che trascendessero ogni categoria e credo che ci siamo riusciti”.

CHE CI DICI RIGUARDO AL MAKING DEL DISCO?
“Be’, è una domanda piuttosto generica… diciamo che abbiamo registrato la batteria e tutti gli altri strumenti come al solito, facendo tutto da soli. Una volta completato questo processo Rob ha portato il materiale in Inghilterra, dove è stato finalmente mixato”.

L’ARTWORK QUESTA VOLTA E’ ASSAI DIVERSO DAI VOSTRI STANDARD, E’ INCENTRATO SU COLORI FREDDI COME IL BLU E IL VERDE. PERCHE’ QUESTA SCELTA?
“Questa volta il disco è molto più oscuro dei suoi predecessori ed è stato naturale per noi scegliere un artwork, in questo caso la foto di una statua situata in un cimitero, che rappresentasse al meglio il mood dei brani”.

SONO PASSATI ORMAI MOLTI ANNI DA QUANDO AVETE FATTO IL VOSTRO ESORDIO NELLA SCENA. QUANTO CREDI CHE ESSA SIA CAMBIATA DA ALLORA?
“Certamente tutto è molto cambiato da allora. Ero un ragazzo quando abbiamo dato vita ai Machine Head, avevo diciannove anni e ora ne ho trentuno… sono fottutamente vecchio (ride, nda)! Quando abbiamo inciso ‘Burn My Eyes’ la scena di Seattle spopolava, c’era il grunge… noi odiavamo il grunge! Noi volevamo fare metal, e quello lo puoi sentire su quel disco! Ma le cose poi sono cambiate di nuovo, ora chiamano metal ciò che non lo è, proprio come è accaduto negli anni Ottanta. Ora accomunano al metal il nu metal solo perché c’è della gente che suona la chitarra, proprio come accadeva vent’anni fa con il glam e tutti quei gruppi schifosi come i Poison”.

I VOSTRI ULTIMI DUE ALBUM SONO STATI MOLTO CRITICATI DALLA STAMPA E DAI FAN… TU COSA NE PENSI? NE SEI ANCORA SODDISFATTO?
“Io non faccio parte della stampa e non me ne frega un cazzo di che cosa pensa e dice. Quegli album mi piacciono tutt’ora e se la stampa li critica non mi interessa”.

NEL BRANO “IMPERIUM” E’ PRESENTE UN RIFF CHE SEMBRA MOLTO ISPIRATO DALLA SCENA SVEDESE, COSA NE PENSI? APPREZZI IL METAL SVEDESE?
“Conosco gli Entombed… mi piacciono, siamo andati in tour con loro e con altre band di quel paese come Misery Loves Co. e Mary Beats Jane. Ma non sono d’accordo sul fatto che qualcosa del nostro disco sia ispirata al metal svedese, nessuno di noi può essere definito un fan di quella musica. Direi che siamo stati ispirati da gente come Exodus, Metallica e Slayer… ovvero da band che sono venute prima di noi, non dopo! Queste cose comunque le ho lette su altri magazine e credo che possano valere per band come Shadows Fall o Chiamaira, ma non per noi”.

PARLIAMO DEL TITOLO: “THROUGH THE ASHES OF EMPIRES”. NELLA SCELTA SIETE FORSE STATI ISPIRATI DALLA TRAGEDIA DELLE TORRI GEMELLE O DALL’ATTUALE GUERRA IN IRAQ?
“Siamo stati ispirati da molte cose mentre scrivevamo il disco. Gli imperi, usando questo termine anche come una metafora, nascono e decadono, è sempre accaduto e ciò non deve essere strettamente connesso alla guerra, alle Torri Gemelle o agli attacchi dei fottuti terroristi. Puoi anche leggere il titolo in questo modo: tra le ceneri degli imperi che sono stati creati e poi distrutti, noi, i Machine Head, siamo sempre rimasti in piedi, al nostro posto”.

L’ARRIVO NELLA BAND DI PHIL DEMMEL SEMBRA ESSERE COINCISO CON UN MIGLIORAMENTO NELLA CURA DEGLI ARRANGIAMENTI E DEGLI ASSOLI, SEI D’ACCORDO?
“Phil è un chitarrista grandioso, ogni cosa che ha scritto è davvero bella e ogni suo assolo è interessante e pieno di tecnica. La band ha guadagnato molto con il suo arrivo”.

ALCUNI MESI FA AVETE PUBBLICATO UN LIVE ALBUM. OLTRE AD ESSERE VOLTO A  TESTIMONIARE LA VOSTRA BRAVURA ON STAGE, E’ STATO FORSE ANCHE UN MODO PER PRESENTARE I BRANI TRATTI DA “SUPERCHARGER” E DA “THE BURNING RED” IN UNA VESTE PIU’ HEAVY?
“Diciamo che per quanto concerne quei dischi le critiche maggiori che ci sono piovute addosso riguardavano la produzione, che era molto differente da quelle passate… la produzione è il guaio maggiore di quei lavori, è troppo leggera! Ma i pezzi heavy c’erano eccome, infatti lo puoi sentire sul live”.

TROVI CHE CI SIANO DIFFERENZE TRA IL PUBBLICO AMERICANO E QUELLO EUROPEO?
“Un ragazzo europeo non ha bisogno di vedere che tutti apprezzano qualcosa prima di incominciare ad amarla a sua volta. Il pubblico americano invece fa così…  credo che questa sia la principale differenza”.

PER QUALE MOTIVO AMATE COSI’ TANTO PROPORRE DELLE COVER AD OGNI VOSTRO SHOW?
“E’ una cosa che ci diverte, amiamo rovinare le canzoni degli altri (ride, nda)!”.

SIETE ANCORA IN CONTATTO CON I VOSTRI VECCHI CHITARRISTI, AHRUE LUSTER E LOGAN MADER?
“Per quanto mi riguarda non rivolgo più la parola ad Ahrue, mentre con Logan ormai ci si sente una volta l’anno. Entrambi volevano fare cose differenti, cose che io non apprezzo…”.

POTRESTI FARE CHIAREZZA SULLA VOSTRA SITUAZIONE CONTRATTUALE, CHE AL MOMENTO E’ PIUTTOSTO CONTORTA?
“Al momento il disco negli Stati Uniti non è uscito perché non abbiamo una label, in Europa è fuori su Roadrunner ma solo sotto licenza. Più avanti firmeremo sicuramente per una nuova casa discografica, ma credo che per quanto riguarda gli Stati Uniti dovremo aspettare il prossimo anno per pubblicare il disco: ci vuole tempo per pianificare la pubblicità, e poi sotto Natale c’è troppa confusione, le major fanno uscire tutta quella merda tipo Cristina Aguilera…”.

AVETE ANCHE VOI IN PROGRAMMA LA REALIZZAZIONE DI UN DVD?
“No (ride, nda)!”.
 
OK, GRAZIE ADAM…
“Grazie a voi”.

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