MAGNUM – Tra sogni e realtà

Pubblicato il 12/04/2016 da

Sembra non aver fine la straordinaria creatività scaturita dalla brillante mente del chitarrista e compositore britannico Tony Clarkin, da sempre impegnato nella scrittura di ottime composizioni, puntualmente confluite in dischi qualitativamente ineccepibili. Impegnato nella promozione del recente “Sacred Blood ‘Divine’ Lies” dei Magnum, il musicista inglese si concede a viso aperto ai lettori di Metalitalia.com per una lunga e articolata intervista, palesando una straordinaria passione e un costante impegno per il proprio lavoro. Per nulla nostalgico dei bei tempi che furono, altresì dotato di una spiccata immaginazione proiettata verso il futuro, Mr. Clarkin assume la fisionomia di un’inesauribile fonte di energia, in grado di illuminare un panorama musicale odierno sempre più vasto e, a tratti, confuso.

magnum - band - 2015

AVETE INCISO BEN SEI STUDIO ALBUM NEGLI ULTIMI DIECI ANNI DELLA VOSTRA CARRIERA. DIREI CHE STATE ATTRAVERSANDO UN PERIODO ARTISTICO STRAORDINARIAMENTE PROLIFICO…
“E’ vero, abbiamo una media altissima nei confronti di tanti nostri colleghi, ma non siamo un gruppo che se la prende con comodo. Lavoriamo sodo in ogni occasione, cercando di donare una forma concreta alle nostre idee e, solo quando siamo convinti del risultato finale, la canzone prende una forma definita. Mi annoio a morte se non compongo nuova musica per un lungo periodo di tempo, è una parte fondamentale della mia vita. D’altronde sono un musicista, no? (ride, ndR) Al tempo stesso, ci piacerebbe fare più tour suonando in città che non abbiamo mai visitato, ma i promoter hanno bisogno di una sveglia! Ci sono tanti nostri fan in giro per il mondo, che ci vorrebbero vedere suonare dal vivo, ma sembra che agli organizzatori piaccia fare orecchie da mercante”.

COME SI E’ SVOLTO IL PROCESSO DI COMPOSIZIONE IN QUESTA SPECIFICA OCCASIONE?
“Ho concepito le canzoni in casa, subito dopo la pubblicazione del nostro penultimo album ‘Escape From The Shadow Garden’. Inizialmente, ho abbozzato alcune idee su nastro ed una volta che la struttura dei brani mi è sembrata sufficientemente solida, ho trasferito i file nel nostro studio, lavorandoci in seguito con Bob Catley. Successivamente ho rifinito le mie parti di chitarra aggiungendo ulteriori riff, melodie ed assoli. A lavoro ultimato, i ragazzi hanno contribuito a fornire ulteriori input con le loro parti strumentali. Sono assolutamente consapevole che un processso compositivo del genere non funzionerebbe per tutte le band, anzi, ma direi che per noi rappresenta la soluzione ottimale”.

LE REGISTRAZIONI HANNO SUBITO QUALCHE PARTICOLARE INTOPPO?
“Non direi, tutto è filato liscio come l’olio, per fortuna. Abbiamo impiegato quattro o cinque giorni per registrare tutte le sezioni strumentali, successivamente Bob e il bassista Al Barrow hanno inciso velocemente le loro parti vocali. Ma il fattore più importante è quello di aver azzeccato la scaletta, sembra che ogni cosa sia al posto giusto (ride, ndR)”.

HAI MAI INCONTRATO QUALCHE DIFFICOLTA’ NELLA STESURA DEI TESTI?
“Curiosamente, negli anni passati ho avuto qualche serio problema nell’ultimare determinate liriche, ma questa volta le cose hanno preso una piega differente. Le parole si sono incastonate naturalmente nel tessuto dei brani ed una volta che mi sono reso conto di tutto ciò, ti assicuro che mi sono sentito da dio. Sono veramente contento di avere ancora qualcosa da dire”.

UN TITOLO COME “SACRED BLOOD ‘DIVINE’ LIES” CELA UN SIGNIFICATO SPECIFICO?
“Penso che un titolo del genere sia potente e drammatico, ma non ha nulla a che fare con la religione, credimi. La title track stessa è una critica rivolta alle star del pop ed ai politici, che spesso sono convinti di sentirsi superiori agli altri. Vengono idolatrati dalle persone comuni come se fossero degli dèi scesi in terra, nonostante in alcune occasioni si comportino da perfetti idioti”.

AVETE SCELTO “CRAZY OLD MOTHERS” COME PRIMO SINGOLO DEL NUOVO ALBUM. PER QUALE MOTIVO AVETE ATTUATO QUESTA SCELTA?
“Non posso dire che sia un singolo in senso stretto, è semplicemente un brano per il quale abbiamo girato un video promozionale. Posso capire che possa essere inteso come un singolo vero e proprio, ma non l’abbiamo pubblicato per sfondare nelle classifiche (ride, ndR). L’industria musicale è cambiata in peggio negli ultimi anni, purtroppo”.

IN QUALE LUOGO AVETE GIRATO IL VIDEO?
“Nei Robannas Studios, a Birmingham. Non sono sicuramente noti al grande pubblico, ma ti assicuro che dispongono di uno staff e di un equipaggiamento altamente professionale. La pre produzione ci ha portato via un sacco di tempo, ma nonostante tutto direi che sono contento del risultato finale ottenuto”.

TOGLIMI UNA CURIOSITA’, TONY. COME E QUANDO AVETE SCELTO DI CHIAMARVI MAGNUM?
“Da una banale conversazione tenuta con un gruppo di nostri amici. Stavamo cercando di concepire una denominazione valida per la nostra futura band, quando ad un tratto un tizio ha tirato fuori il nome Magnum, associandolo ad una grossa bottiglia di champagne. Non c’è nulla di particolarmente drammatico, misterioso o eccitante dietro tutto questo, mi dispiace (ride, ndR)”.

FACCIAMO UN SALTO INDIETRO NEL TEMPO. “VIGILANTE” E “WINGS OF HEAVEN” SONO CONSIDERATI DUE DEI MIGLIORI ALBUM DI HARD ROCK MELODICO DEGLI ANNI OTTANTA. QUAL E’ IL TUO GIUDIZIO A DISTANZA DI CIRCA TRENT’ANNI DALLA LORO PUBBLICAZIONE?
“Beh, innanzitutto, grazie. Ci siamo divertiti tantissimo a registrare quei lavori, se la memoria non mi inganna (ride, ndR), e tuttora ne sono molto orgoglioso. Eravamo una band completamente diversa ed anche il modo in cui venivano registrati i dischi lo era! Di certo, la tecnologia non era così all’avanguardia come in questo periodo storico. Se utilizzata con cognizione di causa, può essere uno strumento fondamentale che permette di semplificare il tuo lavoro, a patto che non venga sacrificata la creatività. Capita spesso durante le sessioni di registrazione di cambiare idea su un riff o una rullata, e ti assicuro che i computer sono di una comodità disarmante, nell’aggiungere o eliminare determinate parti. Al tempo stesso può rivelarsi un’arma a doppio taglio, perché se continui ad aggiungere o togliere parti, rischi di mandare a monte alcuni riff che non avevano bisogno di essere toccati! Per questo motivo è sempre opportuno chiedere aiuto ad un ottimo ingegnere del suono, il quale ti può fornire alcuni preziosi suggerimenti su come sviluppare al meglio le tue idee”.

DUE PAROLE SULLA VOSTRA COLLABORAZIONE CON IL CELEBRE PRODUTTORE KEITH OLSEN SU “GOODNIGHT L.A.”? UN DISCO A DIR POCO MERAVIGLIOSO, PURTROPPO FINITO TROPPO PRESTO NEL DIMENTICATOIO…
“Grazie ancora per i complimenti, Gennaro. Ti assicuro che collaborare con un personaggio del calibro di Keith Olsen è stata un’esperienza a dir poco fantastica. Un produttore di quel calibro è in grado di fare una differenza abissale, apportando una nuova ed eccitante dimensione in fase di registrazione”.

CHI SI OCCUPA DI FORMALIZZARE LA SCALETTA DEFINITIVA DI UN VOSTRO TOUR?
“Bob Catley, fine, stop! (ride, ndR). Tocca a lui proporre una scaletta adeguata per i nostri concerti. Ha sempre delle ottime idee su come ordinare al meglio i brani, trovando degli adeguati escamotage per far riposare le sue corde vocali. I nostri show sono spesso molto lunghi e richiedono un massiccio impegno al microfono. Per questo motivo, è fondamentale che lui si senta a suo agio nell’interpretazione dei brani scelti, senza per questo scontentare le aspettative del nostro pubblico. Abbiamo un vasto repertorio di classici e siamo consapevoli che è impossibile soddisfare le aspettative di ogni singola persona. Facciamo però il possibile per accontentare tutti coloro che pagano il biglietto, è nostro dovere dare il massimo”.

C’E’ UNA CITTA’ IN CUI TI PIACEREBBE ESIBIRTI, MA PER VARI MOTIVI NON E’ MAI ACCADUTO?
“In oltre quarant’anni di carriera abbiamo suonato in un sacco di posti, fatico davvero a ricordarmeli tutti (ride, ndR). Abbiamo vissuto alcune ottime esperienze, altre disastrose, ma se dovessi scegliere una nazione dove poter suonare anche stasera stessa direi gli Stati Uniti. Mmm… anche il Giappone direi, i fan laggiù sono incontenibili”.

IN OLTRE QUARANT’ANNI DI CARRIERA AVETE MANTENUTO UNA COERENZA ARTISTICA INVIDIABILE, PUR PROGREDENDO COME MUSICISTI E COME AUTORI…
“Abbiamo sempre fatto ciò che abbiamo ritenuto giusto. E’ fantastico che un’etichetta come la SPV non interferisca minimamente con la nostra visione artistica e ci conceda la massima libertà espressiva. Mi auguro di proseguire ancora per tanti anni, anche se sono consapevole di non essere più un giovanotto (ride, ndR). Ho ancora tantissime cose da dire, la band è in ottima forma e mi auguro che i nostri fan continuino a seguirci con la stessa passione dimostrata fino ad oggi. Siamo loro eternamente grati per il supporto”.

QUALI PROGETTI HAI IDEATO NEL PROSSIMO FUTURO?
“Non so se ci crederai, ma sono già al lavoro sul nostro nuovo album! Al tempo stesso, non vedo l’ora di tornare a suonare dal vivo e di conoscere più gente possibile ai nostri concerti. E ringrazio di cuore anche te, Gennaro, per il tuo supporto e per il tempo che hai dedicato a questa lunga intervista. Compresa la traduzione in italiano (risate, ndR)”.

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