MANILLA ROAD – Intervista a Mark

Pubblicato il 15/09/2001 da

La leggenda è finalmente tornata a nuova vita! Da tanti anni speravo nel come back di Mark Shelton e dei suoi Manilla Road, uno dei gruppi che ha maggiormente contribuito alla diffusione dell’epic metal negli anni ottanta. Durante le varie manifestazioni metal italiane, spesso conoscevo vecchi defenders che tenevano nel cuore il ricordo della band autrice di album miliari come “Crystal Logic”, “The Deluge” o “Open The Gates”, e giovani ragazzi che per la prima volta scoprivano i Manilla Road, ma tutti erano unanimi nel riconoscere il grande valora dello storico trio americano. Con la partecipazione allo scorso Bang Your Head prima, e la pubblicazione di “Atlantis Rising” poi, il sogno si è avverato: come l’araba fenice risorge dalle proprie ceneri, anche i Manilla Road, forti di una line-up rivoluzionata (Shelton è l’unico “superstite” della formazione originaloe)sono tornati a calcare i palchi di tutto il mondo, questa volta con l’intento di rimanere sulla cresta dell’onda per parecchio tempo ancora. Quando contattai Mark Shelton per fare quest’intervista mi sono stupito della sua disponibilità e soprattutto della sua simpatia, anche perché si è premurato di rispondere il più velocemente possibile alle domande che gli ho inviato, nonostante tutti i suoi impegni con la promozione del nuovo album. Ma ora sentiamo quello che il cantante/chitarrista ha da dirci…
INNANZITUTTO, QUALI SONO LE RAGIONI CHE VI PORTARONO ALLO SCIOGLIMENTO NEL ’90?
“Purtroppo c’era cattivo sangue tra Randy Foxe (batterista) e Scott Park (bassista), e questo astio arrivò ad un punto irreparabile. Non riuscivano più a convivere e a sopportarsi, quindi ho deciso di sciogliere la band piuttosto che di scegliere di cacciare via uno dei miei due amici. Ho optato per questa scelta sperando che in futuro le cose sarebbero migliorate…invano.”

QUANDO HAI RIFORMATO I MANILLA ROAD HAI CONTATTATO I VECCHI MEMBRI?
“Scott Park è da molto tempo fuori dal music business, anzi proprio non suona più, quindi è stato automaticamente scartato. Ho provato invece a convincere Randy a venire con noi in Germania l’anno scorso, ma non è riuscito a staccarsi dal suo attuale stile di vita, non se la sentiva di affrontare i grossi impegni che un tour e un nuovo disco avrebbero comportato.. Avevo quindi bisogno di cercare nuove persone che mi affiancassero e, credimi, ora siamo la migliore line-up di tutta la storia dei Manilla Road: Mark Anderson al basso, Bryan Hellroadie Patrick ha suonato la batteria in una canzone del nuovo ‘Atlantis Rising’, mentre attualmente ha il ruolo di co-cantante e chitarrista. Questi ragazzi spaccano veramente e sono molto onorato di avreli al mio fianco.”

RECENTISSIMAMENTE SONO STATI RISTAMPATI I VOSTRI “THE DELUGE” E “MYSTIFICATION”: MI DAI UN PARERE SU QUESTE NUOVE RELEASES?
“Non ho ancora ricevuto la mia copia di ‘The Deluge’, quindi non posso esserti molto utile. L’unica cosa che posso dirti è che io ero presente alle sessioni di re-mastering e il master è uscito con un suono davvero valido, sicuramente migliore dell’originale. ‘Mystification’ è cambiato moltissimo, positivamente, dalla prima versione: Dennis Gulby della Sentinel Steel ha voluto una rimasterizzazione e un vuono missaggio che ha fatto davvero la differenza. L’album suona molto meglio di come mi ero immaginato, e ne sono davvero felice. Un po’ di tempo fa sono usciti anche ‘Crystal Logic’ e ‘Open The Gates’, anch’essi rimasterizzati, ed anche in questo caso non posso che essere più che soddisfatto del risultato.

PARLIAMO DI “MYSTIFICATION”: COME MAI DECIDETTI DI AVVICINARTI A SONORITA’ PIU’ THRASH?
“Non sono sicuro che userei la parola thrash. Ogni tanto ci piaceva suonare il più veloce e furiosi possibile, è accaduto così come è successto per tanti aspetti della nostra musica. Durante la nostra carriera abbiamo spesso cambiato direzione, verso il passato o il futuro non importa, di stile e ogni nostro disco suona in maniera diversa. Non ci piace ristagnare come una palude ‘Mystification’ contiene elementi vicini al thrash, ma anche canzoni epiche e melodiche tipiche dei Manilla Road. Ci piace sperimentare…credo che questo serva a mantenere ineressante una band!

NEGLI ANNI OTTANTA I MANILLA ROAD ERANO UNA CULT BAND ED ORA SEMBRA CHE LA TUA BAND SIA STATA IMPROVVISAMENTE RISCOPERTA. PERCHE’?
“Penso che i Manilla Road negli eighties fossero una band avanti nei tempi. Francamente non ho una risposta definitiva alla tua domanda, so solo che i nostri fans degli anni ’80 lo sono ancora adesso e non ci hanno mai abbandonato. A differenza dei Metallica che hanno gradualmente cambiato il loro audience col crescere della loro popolarità, noi abbiamo conservato i nostri estimatori che con il loro incessante supporto ci hanno aiutato a mantenere vivo il nome di Manilla Road e a causarne la resurrezione. Durante tutti questi anni non ho mai veramente pensato che la band fosse veramente morta, credevo sempre che saremmo tornati a nuova vita e di questo ringrazio con tutto il cuore i nostri fans, i media e le labels con cui stiamo lavorando, il sogno sta divenendo realtà.”

CHE MI DICI DELLA TUA BAND POST MANILLA ROAD, GLI SHARK?
“Gli Shark erano composto da me, Bryan Hellroadie Patrick e Mark Anderson. Abbiamo iniziato quel gruppo mentre aspettavamo che Randy Foxe trovasse il tempo per lavorare con noi, ma nulla di questo successe. Puoi così capire che già da tempo volevo fare un nuovo album dei Manilla Road, e quando abbiamo visto come Randy fosse totalmente fuori dai nostri disegni ci siamo messi in contatto con diverse label per proporre la nostra musica. I commenti generali sono stati positivi, ma, poiché il nostro sound era praticamente uguale a quello dei Manilla Road, tutte le case discografiche mi hanno detto che sarebbe stato ‘un dovere’ continuare l’avventura da Manilla Road. Quello che doveva essere il primo album degli Shark è quindi diventato ‘Atlantis Rising’. Abbiamo poi reclutato Scott Peters alla batteria per poter concludere i lavori.”

PARLANDO DI “ATLANTIS RISING” NON SI PUO’ NEGARE CHE COME SOUNG SIA MOLTO VICINO AI VECCHI MANILLA ROAD…
“Vero, la nostra intenzione era quella di tornare all’approccio epico che i Manilla Road avevano all’inizio della carriera. Unendo questi elementi insieme alle idee che hanno portato i nuovi ragazzi della band, proprio per non fossilizzarci, abbiamo dato alla vita a questo ‘Atlantis Rising’.

TI PIACE IL METAL EPICO MODERNO, SICURAMENTE PIU’ ‘POMPOSO’ E MENO DIRETTO DELL’EPIC ANNI 80?
“Ora come ora i miei gusti musicali sono molto vasti, adoro ogni tipo di musica. Ovviamente l’epic metal rimane il mio stile preferito e ritengo che ci siano diverse band davvero valide. Mi riferisco a The Lord Weird Slough Feg, Cauldron Born, Overlorde, Powers Court, Dream Weaver, Domine. Adoro poi i vecchi dinosauri come Halford, Judas Priest and Iron Maiden, mentre per quanto riguarda le mie influenze più dirette, cito Michael Schenker e Alex Lifeson. Proseguo l’elenco citandoti gli Hawkwind, i Black Dabbath e i Deep Purple, anche se questi ultimi non sono più gli stessi da quando non c’è più Blackmore. Per finire sono anche un fan dei Voivod e dei Candlemass.”

L’ANNO SCORSO VI SIETE ESIBITI AL BANG YOUR HEAD: COSA RICORDI DI QUEL GIORNO?
“Ragazzo, è stata una guerra! Non eravamo al 100% poiché il nostro drummer (Troy Olson) si era unito alla band da solo un mese e mezzo, comunque alla fine sono rimasto soddisfatto dalla nostra prova. Il pubblico ci ha supportato tantissimo, siamo stati trattati come dei re. Sono rimasto molto sorpreso quando abbiamo visto persone da tutta Europa giunte in Germania per vedere il nostro show, in particolar modo un gruppo di fans italiani e greci ci hanno dimostrato tutto il loro calore. Abbiamo un grandissimo debito di gratitudine per quel che state facendo per noi, anche con quest’intervista. Questi momenti non li dimenticherò maio, credo proprio che li porterò con me nella tomba.”

HEY GRAZIE! SPERIAMO ALLORA DI POTERVI VEDERE ANCHE QUI IN ITALIA!
“Proprio in questo periodo stiano facendo un tour negli States. Lo scorso Giugno abbiamo suonato in Michigan al ‘Classic Metal Festival’, poi a Baltimora. In questo periodo siamo anche in studio per registrare nuovo materiale, ma per il 2002 stiamo cercando di programmare un tour europeo, col quale passeremo in Italia e grecia.”

SECONDO TE, QUAL E’ STATO IL PIU’ GROSSO ERRORE CHE I MANILLA ROAD HANNO COMMESSO NELLA LORO CARRIERA?
“Il non trasferirsi in Europa quando, diversi anni fa, iniziammo a diventare popolari nella scena underground europea.”

QUAL E’ IL PIU’ BEL DISCO DEI MANILLA ROAD?
“Sicuramente ‘Atlantis Rising’ (te pareva, ndJR), poi direi ‘The Deluge’.”

IN CONCLUSIONE, VUOI AGGIUNGERE QUALCOSA?
“Vorrei ringraziarti per la possibilità che ci hai offerto con quest’intervista, inoltre voglio dire ai fans che senza di loro probabilmente non sarei qui a chiacchierare dei Manilla Road con te. Grazie per aver tenuto i Manilla Road vivi nei vostri cuori per tutti questi anni. May The Lords Of Light Be With You. Up The Hammers & Down The Nails.”

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