MANOWAR – I signori dell’acciaio

Pubblicato il 17/09/2012 da

A cura di Andrea Raffaldini e Alessandro Corno

Ancora una volta i Manowar sono riusciti a creare un polverone che, con l’uscita del nuovo “The Lord Of Steel”, ha letteralmente spaccato i giudizi dei fan. C’è chi li venera come Dei del Metallo, c’è chi ha apprezzato l’ennesimo disco scritto in onore dell’heavy metal, ma questa volta sono anche piovute diverse critiche per la produzione decisamente anomala utilizzata sui nuovi brani. Inoltre, i Kings Of Metal sono tornati in Italia dopo molti anni per incendiare il pubblico del Gods Of Metal con un concerto di altissimo livello. Quale occasione migliore per metterci in contatto con il leader e bassista Joey DeMaio e parlare insieme dell’ultimo nato in casa Manowar? DeMaio come sempre non si smentisce: le sue ‘sparate’, la sua dedizione anima e corpo al Verbo dell’heavy metal sono ormai una costante che, dopo trent’anni, risulta ancora credibile ed in grado di avvicinare nuovi seguaci alla nobil causa!


JOEY, QUANDO SIETE ENTRATI IN STUDIO, CHE TIPO DI DISCO VOLEVATE REALIZZARE?

“La nostra visione era quella di un disco ruvido e brutale, con un sound unico, caratterizzato da elementi vintage e da tutte quelle caratteristiche che abbiamo sviluppato nel corso di tutti questi anni”.

A PROPOSITO DI SOUND, “THE LORD OF STEEL” PRESENTA SUONI COMPLETAMENTE DIVERSI RISPETTO AI VOSTRI PRECEDENTI LAVORI. IN PARTICOLARE IL TUO BASSO E’ STATO PRODOTTO IN MODO MOLTO MODERNO E NON SONO MANCATE CRITICHE VERSO LA VOSTRA SCELTA…
“E’ divertente quanto mi stai dicendo. La maggior parte delle persone che hanno ascoltato il disco sostiene che suoni molto old school, tipo Grand Funk, o in modo simile a quanto proposto da band come i Mountain, il che per noi è un complimento. In ogni modo, i suoni e la strumentazione che trovi sul disco sono gli stessi che uso quando suono dal vivo. Ci sono centinaia e centinaia di fan che possono confermare quanto ti ho appena detto. Ovvio che la produzione è molto diversa rispetto ad un disco come il precedente ‘Gods Of War’, perché quando hai a che fare con tanti strumenti, con un’intera orchestra e tanti cori, è necessario trovare i giusti spazi per poter ospitare e creare il giusto sound. Meno strumenti ci sono, più puoi suonare in modo potente! Come artista voglio offrire al pubblico sempre nuove esperienze, ‘The Lord Of Steel’ è un album che colpisce dritto in mezzo agli occhi!”.

UN BRANO COME “MANOWARRIORS” SI PUO’ CONSIDERARE UN TRIBUTO DEI MANOWAR AI LORO FAN?
“Esattamente. Paghiamo tributo ai migliori fan del mondo, quelli che ci hanno sempre supportato!”.

SO CHE HAI INCONTRATO SYLVESTER STALLONE E GLI HAI FATTO ASCOLTARE LA CANZONE “EXPENDABLE”. CI RACCONTI COME E’ AVVENUTO L’INCONTRO?
“Stavo visitando i NuBoyana Studios in Bulgaria, uno dei più grandi studi cinematografici dell’intera Europa, proprio mentre lì si trovava Sylvester Stallone impegnato a girare delle scene per il film ‘Mercenari 2’. Gli ho detto di volergli suonare la canzone ‘Expendable’ perché era ispirata al lavoro che stava facendo. Così ci siamo messi a suonarla e ad un certo punto Stallone ha iniziato a fare headbanging di fronte a tutto il suo entourage. Alla fine anche il suo staff si è unito alle danze. E’ stato un momento davvero stupefacente”.

RIMANENDO IN TEMA DI FILM, IL BRANO “EL GRINGO” E’ STATO USATO COME COLONNA SONORA. CI RACCONTI COME E’ ANDATA?
“Un mio caro amico mi ha presentato David Varod, il president dei NuBoyana Film Studios. David istantaneamente si è innamorato della musica dei Manowar e ci ha fatto incontrare il produttore Moshe Diamant, un vero veterano di Hollywood, che ha pensato che la nostra musica fosse perfetta per dei film. Per questo ci ha offerto di lavorare per la realizzazione di ‘El Gringo’. Il nostro prossimo progetto sarà sulla colonna sonora di ‘Soldiers’, il nuovo film di Jean-Claude Van Damme, che ha recitato la parte del cattivo proprio nel film ‘Mercenari 2’. Piccolo il mondo, vero?”.

NEL 2008 HAI ANNUNCIATO CHE STAVI LAVORANDO AD UN CONCEPT SCRITTO INSIEME ALL’AUTORE TEDESCO WOLGANG HOHLBEIN. HAI POI ACCANTONATO QUESTA IDEA?
“Abbiamo iniziato a lavorare sul materiale di questo progetto prima che Donnie tornasse nella band. I Manowar sono l’unione di quattro persone, non un solo cervello. Ogni membro porta il proprio contributo, unico ed indispensabile, per cui abbiamo dovuto ripartire da zero per coinvolgere attivamente Donnie sin dall’inizio del processo creativo. Circa un anno fa ho scritto alcune idee, tutti ne abbiamo parlato e siamo stati d’accordo che questo tipo di energia era quella giusta per il progetto. Continueremo con la Norse Saga, ma in futuro”.

PER QUALE MOTIVO AVETE SCELTO DI PUBBLICARE “THE LORD OF STEEL” IN FORMATO DIGITALE MESI PRIMA DELLA RELEASE IN CD?
“I Manowar hanno sempre lavorato con la tecnologia più moderna. Grazie a ciò i nostri fan avranno più opzioni per scegliere come e quando poter ascoltare la nostra musica. Siamo orgogliosi di poter offrire ai fan scelte diverse. Possono optare per la versione digitale oppure per quella limitata che abbiamo realizzato in collaborazione con Metal Hammer UK, edizione in cui è presente un artwork apposito. Ed ancora sarà disponibile una versione in vinile ed altre sorprese ancora. I nostri fan potranno decidere quale opzione scegliere”.

CREDI CHE IL FORMATO CD ABBIA I GIORNI CONTATI?
“No, credo che formato digitale e fisico continueranno a coesistere. Aggiungo però che i prodotti in digitale rappresentano un modo incredibile per far raggiungere la nostra musica a tutte quelle persone che, come me, odiano dover aspettare un lungo tempo. Stiamo vivendo in un mondo sempre in movimento”.

COSA DOVRANNO ASPETTARSI I VOSTRI FAN DAL PROSSIMO TOUR?
“Del puro heavy metal frantuma-teste, con un’imponente setlist che spazierà dal nuovo disco a tutti i nostri vecchi classici”.

CREDI CHE D’ORA IN AVANTI  I MANOWAR SUONERANNO PIU’ SPESSO IN ITALIA?
“Assolutamente sì. Gli italiani hanno la musica nel sangue ed è sempre un immenso piacere celebrare un grande metal party con voi!”.

SIETE TORNATI AL GODS OF METAL DOPO TANTI ANNI DI ASSENZA. COME TI E’ SEMBRATA L’ATMOSFERA DEL FESTIVAL?
“Essere headliner per la quarta volta, più di qualsiasi altra band, è stato fantastico! I promoter ed i loro team si sono dimostrati super ed il pubblico era zeppo di fan vecchi e nuovi!”.

DURANTE IL CONCERTO AL GODS OF METAL HAI RICORDATO SCOTT COLUMBUS. QUANTO TI MANCA?
“Molto, come tutte le buone persone che sono passate per la mia vita, non lo dimenticherò mai. Così come non dimentico e non perdono i ‘bastardos’!”.

TRENT’ANNI FA AVETE PUBBLICATO IL VOSTRO DISCO D’ESORDIO, “BATTLE HYMNS”. CAMBIERESTI QUALCOSA DI QUANTO FATTO FINO AD OGGI?
“Non cambierei proprio nulla. Noi siamo il risultato della nostra esperienza e non vorrei cambiare nemmeno una virgola di quanto abbiamo fatto”.

DOPO TANTI ANNI, AVETE ANCORA LA STESSA RABBIA E PASSIONE DELLA GIOVENTU’?
“No, non la stessa, molto di più! Il metal è la mia vita, nulla cambierà fino al giorno in cui morirò!”.

NELLA RIEDIZIONE DI “BATTLE HYMNS”, CHRISTOPHER LEE HA PRESO IL POSTO DI ORSON WELLES. SECONDO TE COS’HANNO IN COMUNE QUESTI DUE GRANDI ATTORI?
“Le cose in comune sono molte, entrambi sono artisti con un incredibile carisma e riescono a mostrare un talento inarrivabile in ogni cosa di cui si occupano, anche in aree molto diverse da quelle in cui lavorano abitualmente”.

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