MANTAR – Due è il numero perfetto

Pubblicato il 16/04/2014 da

L’esordio di questo duo turco-tedesco con base operativa ad Amburgo ha piacevolmente solleticato i nostri appetiti, per via di un azzeccato pot-pourri anfetaminizzato di black metal darkthroniano, rock’n’roll invasato e riconoscibilmente motorheadiano, punk, noise e sboccate esplosioni alla Kvelertak. Incuriositi non poco da quanto prodotto musicalmente, ci siamo fatti spiegare vita, morte e miracoli dell’ancora breve storia dei Mantar dal cantante-chitarrista Hanno, che ci è sembrato non stare più nella pelle per gli ottimi risultati di critica raggiunti con “Death By Burning” e gli imminenti impegni live.

NON SAPPIAMO NULLA DEI MANTAR, POTRESTE DIRCI QUALCOSA SULLA VOSTRA STORIA E SULLE VOSTRE ESPERIENZE PASSATE?
“Finora siamo sempre rimasti radicati nel profondo underground tedesco. Entrambi abbiamo suonato in passato con molte band locali, con alcune di queste abbiamo registrato del materiale, ma si è trattato essenzialmente di roba che è circolata poco, era disponibile solo qui in Germania. Abbiamo frequentato per anni le peggiori sale prove e club della Germania, e ci siamo fatti la nostra gavetta. Ora siamo contenti di avere finalmente una maggiore visibilità grazie ai Mantar. Io ed Erinc ci conosciamo da diciassette anni, ma solo negli ultimi tempi abbiamo deciso di mettere su una band assieme, e devo dire che è stata un’ottima scelta, le cose funzionano. Credo dipenda molto dal fatto che ci conosciamo da tanto tempo e quindi c’è un forte legame tra di noi, condividiamo la stessa visione della musica e non solo”.

AVETE UN GRANDE NUMERO DI INFLUENZE, CHE VANNO DAI MELVINS AI DARKTHRONE, DAI MOTÖRHEAD AGLI HELMET. COME SIETE RIUSCITI A METTERE ASSIEME TUTTE LE TIPOLOGIE DI MUSICA DA CUI SIETE INFLUENZATI?
“Guarda, non abbiamo mai pianificato nulla su come avesse dovuto suonare il disco, non ci siamo messi a tavolino a decidere cosa avremmo dovuto fare. Semplicemente, tutto è accaduto con molta naturalezza. L’unico programma che ci siamo dati era di trovarci e suonare nella maniera migliore possibile. Sicuramente ci piacciono tanti gruppi e molto differenti tra di loro, ma non ci siamo mai messi d’accordo per suonare un certo tipo di musica”.

MOLTE CANZONI HANNO DEI TITOLI CURIOSI: PARLO DI “ASTRAL KANNIBAL”, “INTO THE GOLDEN ABYSS”, “THE BERSERKERS PATH”. COSA SI NASCONDE DIETRO QUESTI TITOLI? DA COSA TRAETE ISPIRAZIONE PER LE VOSTRE LIRICHE?
“La voglia da parte di un uomo di combattere la propria battaglia finale. Il ritorno alla natura. E la generale malattia che affligge l’intera umanità. Questi a grandi linee sono i temi portanti dei nostri testi. Non giudico nessuno, comunque, semplicemente racconto. Non diamo alcun messaggio, non mi interessa cosa pensa la gente, non desidero assolutamente che chi mi ascolta sia d’accordo con quello che dico. Il nostro unico messaggio è il potere della nostra musica. Essa è troppo importante per doverci focalizzare su altri aspetti comunicativi. ‘The Berserkers Path’ è una delle nostre canzoni preferite, l’ha scritta un nostro amico, che è anche il ragazzo che parla nel brano. Si chiama Kent ‘The Norsemen’ Hensley. E’ un ultimate fighter americano (ultimate fighter è una sorta di reality show nato per la promozione delle arti marziali miste ed è uno show di grande successo negli States, ndR), che ora vive ad Amsterdam. E’ interessato alle stesse tematiche affrontate nei nostri testi, così gli abbiamo chiesto di leggere qualcosa di quello che abbiamo scritto e il risultato è quello che si può sentire in ‘The Berserkers Path’. Più in generale, ritengo abbastanza importante che le tracce abbiano un titolo interessante. A dirla tutta, i titoli delle canzoni nascono nella mia testa prima che inizi a scrivere i testi!”.

AVETE UTILIZZATO UN AMPIO VENTAGLIO DI SOLUZIONI NEI SINGOLI PEZZI: IL POST-METAL DI “WHITE NIGHTS”, L’AGGRESSIONE MOTORHEADIANA DI “THE STONING”, IL BLACK METAL CON UN TOCCO DI ROCK’N’ROLL DI “CULT WITNESS” E “THE HUNTSMEN”. PUOI DIRCI QUALCOSA SULL’ORIGINE E IL PROCESSO COMPOSITIVO DI QUESTI BRANI?
“Essendo una formazione a due elementi diventa abbastanza facile comporre nuovo materiale. Di solito tutto scaturisce dalle jam che facciamo assieme. Quando qualcosa di quello che stiamo provando ci piace, cominciamo a ripeterlo per ore. Siamo in grado di immergerci in una sorta di trance, o se preferisci di meditazione, quando stiamo suonando. E’ un modo di lavorare produttivo per noi e vale la pena di andare avanti in questo modo. La struttura della musica fluisce in modo molto naturale. Ci concentriamo sulle singole parti e poi la canzone si compone da sé, come fossero pezzi di un puzzle che si incastrano alla perfezione. Si crea un’energia unica tra di noi, un qualcosa che non mi è capitato di provare in passato nelle altre band in cui ho militato. Scrivere musica per noi non è affatto un lavoro. E’ solo ciò che accade quando ci mettiamo a suonare assieme, nulla di più. Se quando attacchiamo i nostri strumenti ci accorgiamo che quella magia, quella scintilla che si crea di solito non si accende, spegniamo tutto e lasciamo la sala prove, tutto qua. I vari tipi di metal che senti nel disco derivano semplicemente dai nostri gusti musicali. Ci piace il materiale pesante e suonare cose molto dure, non è che ci mettiamo a ragionare sul fatto di comporre una canzone post-metal, black metal o altro ancora, tutte quelle influenze che intervengono sul disco sono semplicemente i singoli tasselli del Mantar sound”.

PERCHE’ AVETE DECISO DI NON USARE IL BASSO?
“Non è che abbiamo deciso di non usare il basso, abbiamo soltanto pensato di suonare come un duo. Non volevamo nessun altro nella band che potesse avere idee diverse dalle nostre, o che potesse indebolire quella speciale energia che intercorre tra di noi. Ecco perché abbiamo deciso di andare avanti con questa formazione, che funziona alla grande. E poi, se conosci la tua strumentazione, diventa facile creare i suoni che normalmente uscirebbero da un basso, basta avere i giusti amplificatori ed effetti e il gioco è fatto”.

DOVE AVETE TROVATO LA STRANA E TERRIBILE COVER DI “DEATH BY BURNING”? EVOCA UN DESTINO TREMENDO PER LA RAGAZZA RITRATTA, L’IMMAGINE RAPPRESENTA L’ANNUNCIO DI UNA TRAGEDIA IMMINENTE.
“L’unica cosa che so riguardo alla copertina del disco è che quando la guardo mi sento a disagio come all’ascolto della nostra musica, il mood è il medesimo. E’ un disegno molto dark e inquietante, appena l’ho visto ho pensato che dovesse apparire come cover del nostro disco. Si integra a meraviglia con il suono e le liriche di ‘Death By Burning’. Dobbiamo ringraziare l’autore, Aron Wiesenfeld, che ci ha dato il dipinto. E’ davvero un bravo ragazzo e un grande artista. Gli abbiamo semplicemente chiesto se potevamo usare l’immagine per il nostro album e lui ci ha dato il permesso di farlo”.

HO LETTO MOLTE BUONE RECENSIONI SUL VOSTRO CONTO, QUALI PENSI CHE SIANO I MOTIVI DI QUESTI GIUDIZI? QUALI SONO I PUNTI SALIENTI DEL VOSTRO ALBUM D’ESORDIO?
Non saprei, forse l’apprezzamento che stiamo riscuotendo potrebbe derivare dal fatto che non proveniamo da una specifica scena, ciò significa che non ci comportiamo secondo canoni ben precisi e non tentiamo di soddisfare un determinato tipo di pubblico. Suoniamo musica pesante, non c’è altro modo di definirci. Diciamo che probabilmente abbiamo la capacità di unire i fan dell’heavy metal e del rock in generale, non importa che questi ascoltino death metal, black metal, punk, o anche solo rock’n’roll, a quanto pare siamo in grado di mettere d’accordo persone con gli ascolti più disparati”.

COSA AVETE PENSATO QUANDO SIETE STATI CONFERMATI AL ROADBURN FESTIVAL PRIMA ANCORA CHE “DEATH BY BURNING” USCISSE?
“E’ stata una gran cosa, sono davvero entusiasta del fatto che ci siano ancora persone in grado di apprezzare le qualità di una band quando è agli esordi”.

NEGLI ULTIMI ANNI ABBIAMO CONOSCIUTO ALCUNI NOTEVOLI GRUPPI FORMATI DA SOLO DUE ELEMENTI, COME I BLACK COBRA, GLI EAGLE TWIN, I BOLZER, TUTTA GENTE CHE ON-STAGE NON HA ALTRI MUSICISTI AL PROPRIO FIANCO. PENSATE DI RIMANERE ANCHE IN FUTURO CON QUESTA LINE-UP?
“Credo che almeno nel breve periodo rimarremo così come siamo. E’ così fottutamente facile gestirsi in due! Non so se saremo mai in grado di cambiare rispetto a come siamo messi adesso”.

COME SIETE ARRIVATI AL CONTRATTO CON LA SVART RECORDS? C’ERANO ALTRE LABEL INTERESSATE A VOI?
“Sì, in effetti abbiamo parlato anche con altre label, ma sono contento che alla fine si sia firmato con la Svart. I tipi che la gestiscono mi piacciono molto, siamo arrivati alla firma in un modo molto semplice: abbiamo mandato loro il nostro materiale, ci hanno contattato e hanno detto che a loro piaceva, e così l’accordo è stato raggiunto in pochissimo tempo”.

IMMAGINO CHE, VISTA LA MUSICA CHE SUONATE, COSI’ DI IMPATTO E DEFLAGRANTE, APPREZZIATE IL RITORNO IN AUGE DEL VINILE AVVENUTO NEGLI ULTIMI ANNI. PENSI CHE LA VOSTRA PROPOSTA SUONI MEGLIO SU QUESTO SUPPORTO?
“Adoriamo il vinile, ma non credo che la nostra musica possa suonare meglio su vinile, credo suoni bene in generale. Le discussioni senza fine su eventuali vantaggi del vinile le trovo noiose e senza costrutto. Non ce ne frega granché di queste diatribe. Poi, se le persone si divertono di più con gli LP, che escano di casa e vadano a comprarli! Se invece tu preferisci gli mp3, fai pure, a me non interessa. A dirla tutta, il mio supporto preferito è la cassetta, per me è il massimo per la riproduzione della musica pesante, suona così deliziosamente sporca su nastro, è fantastica!”.

QUALI SONO I VOSTRI PROGRAMMI PER I PROSSIMI MESI? STATE PREPARANDO UN TOUR ABBASTANZA ESTESO O SOLO ALCUNE DATE SELEZIONATE?
“Spero di suonare letteralmente nel mondo intero. Mi piacerebbe suonare in Italia il prima possibile, ma per il momento dobbiamo ancora cominciare. A maggio saremo in tour in Portogallo e Spagna, mentre ad aprile, come già detto, saremo presenti al Roadburn. Quindi, in estate, avremo alcuni festival in Germania e nei paesi scandinavi. Abbiamo anche un invito per suonare in Turchia e spero di volare presto nel sud-est asiatico. Conosco molte persone che vivono lì e devo dire che hanno una bella scena da quelle parti. Specialmente in Malesia, sono già stato in tour da quelle parti. Se qualcuno volesse chiamarci a suonare dalle sue parti o portarci in tour non esiti a chiamarci. Sarete più che benvenuti. Vi ringraziamo infine per l’interesse mostrato verso i Mantar, l’apprezziamo veramente molto, se poi conoscete qualcuno che fosse in grado di farci suonare dalle vostre parti, ditegli di chiamarci, non vediamo l’ora!”.

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