Non deve essere semplice emergere nel mare di uscite in ambito melodic doom/death metal eppure, con tenacia ed abnegazione, i Marianas Rest ce l’hanno fatta: i finlandesi hanno da poco pubblicato il loro quarto album, “Auer”, una raccolta di canzoni che riescono a bilanciare in modo ottimale potenza e melodia e che rappresentano la loro opera più completa e matura. La loro musica si muove sugli stilemi tipici del genere, ossia atmosfere malinconiche, riff taglienti, voce in growl, ma i nordici riescono a darne un’interpretazione personale, grazie ad una crescita evidente a livello di scrittura e personalità.
Ne parliamo con Nico Mänttäri, uno dei due chitarristi della band.
CIAO NICO, CONGRATULAZIONI PER IL NUOVO ALBUM E BENVENUTO SU METALITALIA.COM. E’ LA PRIMA VOLTA CHE VI OSPITIAMO SULLE NOSTRE PAGINE, QUINDI TI CHIEDEREI DI PARTIRE DAL PRINCIPIO E RACCONTARCI LA VOSTRA STORIA. COME VI SIETE INCONTRATI? COME E’ NATA LA BAND? C’E’ UN SIGNIFICATO DIETRO AL VOSTRO NOME?
– Grazie a voi per averci ospitato!
La band è stata fondata dopo alcune discussioni ‘alcoliche’ tra il sottoscritto e l’altro chitarrista Harri. Volevamo cominciare suonando qualcosa di piuttosto lento e di altrettanto pesante. Penso non ci fossero idee precise su come la nostra musica dovesse uscire, come se fosse un progetto terapeutico. E da quel momento abbiamo iniziato a chiedere in giro se qualcuno fosse stato interessato a suonare con noi; andò a finire che trovammo i giusti musicisti nella nostra cerchia di amici.
Il nome viene dalla Fossa delle Marianne, ma con un significato personalizzato da noi: volevamo che rappresentasse la nostra musica, che fosse freddo, profondo, cupo, che facesse sentire sotto pressione, ma che portasse anche vibrazioni di serenità. Così c’è stato il classico brainstorming tra noi e Marianas Rest ne è stato il risultato conseguente.
IN “AUER” SEMBRATE AVER TROVATO IL BILANCIAMENTO PERFETTO TRA MELODIA ED AGGRESSIVITA’, SIA NELLA MUSICA SIA NELLA VOCE. E’ IL FRUTTO DI UN LAVORO DI RICERCA? IL VOSTRO PROCESSO DI SCRITTURA E’ STATO QUELLO DI SEMPRE O E’ CAMBIATO NEGLI ANNI?
– Grazie! Penso che la differenza, questa volta, sia dovuta al fatto che siamo partiti con il processo di scrittura con molto anticipo e, a causa della pandemia e dei suoi effetti sulla possibilità di suonare dal vivo, abbiamo avuto molto tempo a disposizione. Abbiamo finito per sperimentare più del solito su modi diversi di esprimere noi stessi, come usare voci pulite per esempio, e per provare a costruire atmosfere in maniera più profonda.
Il processo di composizione è sempre stato bene o male lo stesso durante gli anni. Si parte da una piccola idea o da una semplice sensazione e da lì si comincia a suonare con il gruppo al completo. Se dobbiamo menzionare qualcosa, è che questa volta avevamo il concept e la storia di base dell’album già pronti prima ancora di entrare in studio.
PARLANDO PROPRIO DI CONCEPT, IL TITOLO DELL’ALBUM PUO’ ESSERE TRADOTTO CON ‘NEBBIA’ O QUALCOSA DI SIMILE. C’E’ UN MOTIVO PARTICOLARE PER CUI AVETE SCELTO QUESTA PAROLA? I TESTI SONO LEGATI A QUESTO TERMINE?
– Il termine finlandese ‘auer’ si riferisce in maniera specifica a quelle situazioni in cui nell’aria sono presenti delle impurezze che distorcono la luce. Nel nostro caso, il protagonista della storia sta osservando ciò che lo circonda, nel mezzo della distruzione più totale. In un momento di completo silenzio, quando il caos si è impadronito di lui, egli vede la luce risplendere attraverso la cenere e le rovine.
IN “SIRENS” AVETE COME OSPITE UN PERSONAGGIO FAMOSO QUALE AARON STAINTHORPE. COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON IL CANTANTE DEI MY DYING BRIDE? AVETE ANCHE REALIZZATO UN VIDEO PER QUESTO PEZZO. DI COSA PARLA? CHI E’ IL REGISTA CHE SE N’E’ OCCUPATO?
– Siamo entrati in contatto con Aaaron tramite un amico comune. Ad un certo punto dovevamo decidere se avere degli ospiti sull’album e abbiamo realizzato che in “Sirens” c’era un momento in cui una voce drammatica sarebbe stata necessaria per raccontare la storia nel modo più adeguato. Una volta che il nome di Aaron venne a galla durante la discussione, capimmo esattamente che era ciò che volevamo. Così, dopo molte considerazioni, dovute perlopiù al nostro nervosismo, abbiamo messo insieme tutto il nostro coraggio e chiesto ad Aaron se avesse voluto cantare in questa parte della canzone. Per fortuna ha risposto subito di sì e fatto un gran lavoro!
Il pezzo in sé è un pianto di disperazione, una supplica per avere una seconda possibilità.
Il video è una creazione del nostro regista Jar Heino e dell’altro chitarrista Harri. Qual è il suo significato? Penso sia solo quello di esprimere e sottolineare il percorso emotivo della canzone. Ma è solamente una mia opinione, gli ideatori di qualsiasi cosa tendono sempre a tenere la catena dei loro pensieri per se stessi.
COSA CI RACCONTI INVECE DI “DISEASED”, L’ALTRO SINGOLO? ANCHE PER ESSO AVETE REALIZZATO UN VIDEOCLIP. PERCHE’ E’ STATO SCELTO COME SINGOLO?
– “Diseased” era un pezzo che, già in fase di demo, volevamo usare come singolo. Ha un andamento particolare ed un feeling truculento. Volevamo che rappresentasse una sorta di ‘botta’ per l’album.
SI PUO’ AFFERMARE CHE “AUER” E’ L’ALBUM PIU’ VARIO CHE AVETE PUBBLICATO FINO AD ORA?
– Sì, decisamente; come già menzionato, “Auer” è il frutto di molta sperimentazione. Abbiamo provato ad estendere i confini entro cui i Marianas Rest si sono sempre mossi.
“AUER” E’ ANCHE IL SECONDO ALBUM REALIZZATO PER UN’ETICHETTA IMPORTANTE COME NAPALM RECORDS. COME VI TROVATE A LAVORARE PER LORO? C’E’ DIFFERENZA RISPETTO A REALTA’ PIU’ PICCOLE DELLE QUALI AVETE FATTO PARTE, COME INVERSE AND SLIPTRICK RECORDS? CI SONO VANTAGGI E SVANTAGGI? SENTITE PIU’ PRESSIONE IN QUESTA NUOVA ESPERIENZA?
– Lavorare con Napalm Records è fantastico, e loro sono ottime persone. Con un’etichetta più grande, ovviamente, c’è più lavoro da fare, più interviste e più promozione. Ma ci piace farlo e, soprattutto, molta più gente ha la possibilità di ascoltare ciò che noi mettiamo sul tavolo.
A livello personale, non sento più pressione rispetto a prima. Penso che, se avessi iniziato a rimuginare troppo su quest’aspetto, la musica e tutti gli aspetti che la circondano ne avrebbero risentito.
PUR ESSENDO SEMPRE UNA BAND GIOVANE, SIETE ORMAI ARRIVATI A CELEBRARE IL PRIMO DECENNIO DI CARRIERA E L’IMPRESSIONE E’ CHE SIATE RIUSCITI A CRESCERE ALBUM DOPO ALBUM, MANTENENDO INTATTI TUTTI I TRATTI DISTINTIVI DELLA VOSTRA MUSICA. C’E’ QUALCOSA DI DIVERSO ORA RISPETTO A DIECI ANNI FA? QUAL E’ IL SEGRETO DIETRO QUESTA EVOLUZIONE? COME VEDETE, IN RETROSPETTIVA, I VOSTRI VECCHI LAVORI?
– L’essenza della band è sempre stata la stessa attraverso gli anni. Siamo ancora grandi amici che fanno musica per il divertimento che provano nel farla. Questo, penso, sia il segreto. Per quanto riguarda l’aspetto musicale, sembra che il suono dei Marianas Rest sia molto simile nella testa di ciascuno di noi componenti della band, così il suo sviluppo avviene a livello di subconscio. Non dobbiamo pensarci più di tanto.
Sono molto orgoglioso dei nostri vecchi album. Ascoltandoli ora, riesco a capire dove in passato abbiamo avuto delle idee o degli sviluppi che oggi avremmo affrontato in modo differente, ma alla fine quei pezzi sono una buona rappresentazione di ciò che la band era allora, e anche adesso possono dire la loro.
SI PUO’ AFFERMARE CHE SUONATE DEATH/DOOM METAL MA CI SONO CHIARAMENTE ALTRE INFLUENZE NELLA VOSTRA MUSICA. COME LA DESCRIVERESTE?
– In questa band, anche se siamo tutti fan della musica metal, ascoltiamo tonnellate di roba diversa. Ciascuno dei membri del gruppo ha le proprie influenze esterne al metal, siano la techno degli anni ’90 o il blues, fino a Lana Del Rey o i Roxette, e oltre. Non abbiamo in realtà un forte orientamento verso un genere musicale preciso.
Chiamerei il nostro genere metal malinconico, poiché è più basato sulle atmosfere che su qualsiasi altro aspetto.
LA STORIA DEL DEATH/DOOM METAL INIZIA AD ESSERE PIUTTOSTO LUNGA, POICHE’ IL GENERE E’ NATO ORMAI PIU’ DI TRENT’ANNI FA. COME MAI E’ ANCORA COSI’ POPOLARE, CON TANTE BAND CHE TUTTORA LO SUONANO E TANTE PERSONE CHE LO ASCOLTANO? QUAL E’, IN PARTICOLARE, LA RAGIONE PER CUI VOI LO SUONATE?
– E’ un genere che ho imparato ad amare da ragazzino. Penso che, nella musica metal, perlomeno per le band che mi piace ascoltare, l’aspetto più eccitante sia il modo in cui possa muovere le emozioni. Che siano rabbia o dolore o altro, nel metal sembra di affrontarli in modo onesto. Questa è la ragione per la quale mi piace suonare questo genere. E’ terapeutico e, ripeto, onesto.
DAL TUO PAESE, LA FINLANDIA, ARRIVA MOLTA MUSICA MALINCONICA. LA TUA TERRA PUO’ ESSERE CONSIDERATA UN’INFLUENZA SULLA VOSTRA MUSICA? COME VEDRESTI I MARIANAS REST IN UN ALTRO POSTO?
– Spesso qui in Finlandia è tutto grigio, o comunque scuro. Deve avere un effetto sulle menti della gente. Tuttavia, personalmente non trovo influenze dalla natura e/o da ciò che ci circonda. Per me sono più le situazioni mondane e il modo in cui gira il mondo in generale ad avere un effetto in modo inconscio.
PER QUANTO RIGUARDA IL FUTURO, AVETE GIA’ DEI PROGETTI?
– Vedremo. Non ho notizie da dare al momento. Ma abbiamo già parecchie idee, e molto è in fase di fermentazione, anche se non so dirti cosa andrà a compimento. La speranza è che nel nostro futuro ci siano molti show e molta nuova musica…