MARILLION – Discover a lost art: play “Marbles”!

Pubblicato il 25/07/2004 da

Intervista a cura di Loredana Miele

In concomitanza con l’attesa data romana del Marbles Tour 2004, abbiamo incontrato il cordialissimo e disponibilissimo Steve Rothery per una distesa chiacchierata sul nuovo album, sui nuovi e vecchi progetti della band. Insomma: presente, passato, futuro, e di tutto un po’. A voi il frutto di questo amichevole colloquio con uno dei più grandi professionisti della scena internazionale! Buona lettura!

PRIMA DI TUTTO, PRIMA DI PARLARE DEL NUOVO ALBUM, CI PIACEREBBE SAPERE SE SIETESODDISFATTI DEL SINGOLO CHE HA PRECEDUTO L’USCITA DI "MARBLES". COME E’ STATOACCOLTO IN INGHILTERRA E IN EUROPA?
"Sì, certo che siamo soddisfatti! Intendo dire… abbiamo raggiunto la una dellepiù alte posizioni in classifica degli ultimi quindici anni. E’ molto più di quantonon ci aspettassimo, abbiamo avuto ottime vendite in Europa e negli Stati Uniti,’You’re Gone’ è stata mandata in onda da molte radio. Sta andando molto bene,speriamo che il secondo singolo ‘Don’t Hurt Yourself’ che è in uscita fra pochesettimane segua la scia del primo e aiuti il pubblico a comprendere di più quelche riserverà loro l’album".

COSA RACCONTA "YOU’RE GONE" A CHI SI AVVICINA ALLA NUOVA RELEASE DEI MARILLION,CONSIDERANDO IL FATTO CHE "MARBLES" E’ ESSENZIALMENTE UNA ‘STORIA’?
"Ogni canzone, tirata fuori dal contesto di un album, può in qualche modo apparirenon rappresentativa di per se stessa, ma penso però che per noi sia stata giustala scelta di ‘You’re Gone’ come primo singolo, perché è una canzone molto melodica,e insieme ricca di altri spunti. Non è la mia preferita dell’album, ma è una buonaradio track… be’, sai, devi pensare anche, nello scegliere un singolo, a qualerenda meglio l’identità della band, senza che sia troppo ‘poppy’, troppo country….penso proprio che funzioni bene, nel contesto".

LO STESSO SECONDO TE VALE ANCHE PER "DON’T HURT YOURSELF"?
"Sì, è una canzone diversa, e può secondo me funzionare anche meglio di ‘You’reGone’ in radio, potremmo dire che allo stesso modo consentirà alle persone dicapire meglio la band e spingerla più in alto… lo speriamo, abbiamo avuto un’ottimapartenza con quest’album e tutto sembra andare per il meglio. Il modo in cui procedonole cose ci aiuta anche quando suoniamo dal vivo e ci sta dando molta soddisfazione,anche perché abbiamo investito tante energie e soldi per la promozione di quest’album,molto più di quanto non sia stato fatto fin’ora per la band".

PARLIAMO ORA DEL NUOVO ALBUM. COM’E’ NATA L’IDEA DELLE BIGLIE?
"Abbiamo iniziato a scrivere quest’album come abbiamo sempre fatto: vedendoci,jammando e tirando fuori i primi accordi. Tutto è iniziato così, ancora una volta.L’album inizialmente non era stato pensato come un concept, ma Steve aveva creatouna ‘sezione’, per così dire, sulle marbles. ‘Marbles’ è una sua poesia, che èvenuta fuori durante il songwriting dell’album, e che infine ha conferito unacerta identità e unità all’intero lavoro. Infine abbiamo cercato di rappresentareal meglio l’idea delle biglie, così forte ed espressiva, anche attraverso un artworkdenso e pregno di significati".

C’E’ DA DIRE CHE IL CONCEPT RUOTA INTORNO AD UN’IDEA MOLTO STUZZICANTE… VOILA AVETE CHIAMATA UNA "ARTE PERDUTA", MA QUI TUTTI HANNO AVUTO LE PROPRIE BIGLIE,DA BAMBINI, ANCHE PERSONE DELLA NOSTRA ETA’…
"Oh, wow… be’, da noi in Inghilterra ormai è una cosa che più che altro appartienealle nostre generazioni. Credo che negli ultimi vent’anni i bambini si siano interessantipiù ai videogames, per cui l’idea delle biglie è più radicata e cara alle nostregenerazioni, assumendo così un certo sapore old-fashion… per le persone dellanostra età le biglie hanno conservato in sé una certa idea di innocenza, di nostalgia…".

PENSATE CHE OGGI "MARBLES" POSSA PORTARVI LE SODDISFAZIONI CHE MERITATE DA PIU’DI DIECI ANNI A QUESTA PARTE?
"Be’, in questo ci sta aiutando, in effetti. E’ difficile dire a quale livellodi ‘successo’, se così si può dire, ci porterà… stiamo già ripetendo in qualchemodo quel che abbiamo fatto con ‘Anoraknophobia’, che rappresentò un buon miglioramentorispetto all’album precedente. Certo, le cose ci lasciano indulgere in un certoottimismo ma, sai, bisogna ben giudicare ogni cosa, e il successo che ottienicon un album può non essere quello che avrai con l’album successivo. Non stiamocercando di far altro che riabilitare una band di un certo livello…(ride, nda)".

COSA VI ASPETTATE ADESSO DAI TEMPI CHE VERRANNO?
"Be’, penso che quest’album sia una grossa occasione… ma è davvero difficiledirlo. Già a questo punto stiamo andando meglio che con molti album che abbiamopubblicato in passato ma, tuttavia, questo mi piacerrebbe poterlo dire dopo averscritto altri cinque o sei album, almeno…".

COME MAI AVETE SCELTO DI OMETTERE QUATTRO CANZONI – UNA PIU’ BELLA DELL’ALTRA,PER ESSERE ONESTI – DALLA VERSIONE RETAIL CHE USCIRA’ NEI NEGOZI?
"Mah… be’… perché… domanda provocatoria, eh? Be’, vedi, il fatto è chesi è cercato di aggiungere un certo equilibrio nel rendere i vari aspetti di quelche suoniamo, e così non si potevano scegliere solo tracce melodiche, o solo letracce più lunghe e sperimentali… era appunto una questione di equilibrio, specialmenteperché si tratta di una versione retail. L’album doppio viene acquistato dai fandei Marillion, che sanno cosa li aspetta, ma pensa a chi si avvicina alla bandper la prima volta, o chi ‘torna’ alla band dopo molto tempo… abbiamo cercatodi fornire degli elementi che aiutino a mettere insieme i nostri tratti salienti.Per questo abbiamo dovuto estrarre tracce che funzionassero bene insieme in uncontesto più ampio…".

SI’, QUESTO E’ VERO… MA PERCHE’ LASCIARE FUORI "OCEAN CLOUD", UNO DEI PEZZIPIU’ BELLI DELL’ALBUM…?
"(ride, ndr) Ah, lo sapevo! Tutti hanno avuto da ridire contro questa scelta,ma cosa avremmo mai potuto fare? Lasciar fuori ‘The Invisible Man’, senza comunquepoi avere a disposizione spazio per inserire un’altra traccia? NO! E allora quale,’Neverland’? Nemmeno per sogno! Ma il cd purtroppo è uno, e non si poteva farealtrimenti… c’è stato bisogno di un compromesso..".

"ANORAKNOPHOBIA", ANCHE SE PIUTTOSTO FEDELE ALLA FORMA CANZONE, FU UGUALMENTEUN ALBUM COMPLESSO, COMPLETO E POLIEDRICO, UN LAVORO CHE IL VOSTRO FAN MEDIO HAASSORBITO IN TEMPI RELATIVAMENTE LUNGHI. L’ALBUM, TUTTAVIA, CONTINUA A DIRE QUALCOSADI NUOVO AD OGNI NUOVO ASCOLTO. SINCERAMENTE, PENSIAMO CHE LO STESSO SIA DESTINATOA FARE "MARBLES" NEL PROSSIMO FUTURO… SEI D’ACCORDO?
"Sì, sono d’accordissimo, e spero davvero che sia così! Onestamente questo èesattamente quel che tentiamo di fare, e del resto ci sono sempre diversi livellidi lettura in ciò che scriviamo. La nostra musica sembra del resto avere un appealche colpisce proprio sulla lunga distanza. E’ stupendo, a ben pensarci, quandoascolti una canzone per la prima volta e ti piace, e poi ritorni ad ascoltarlauna seconda volta e scopri in essa qualcosa che al primo ascolto non avevi notatoe che, pure, ti piace… è bello scoprire ogni volta un nuovo dettaglio che arricchisceil significato di una canzone per chi la ascolta, e ascoltarla e riascoltarlafino a torturarla…".

QUALE OBIETTIVO VI PREFISSATE DI RAGGIUNGERE IN QUESTO SENSO, CON IL NUOVO ALBUM?
"Be’, prima di ogni cosa cerchiamo di scrivere musica che ancora ci entusiasmi!Voglio dire, siamo ormai negli anni 2000, e abbiamo scritto davvero tanti album…non molte band riuscirebbero ad essere creative dopo tutto questo tempo, e noisiamo così fortunati da avere la libertà di poter prendere qualsiasi direzionedesideriamo, e questo penso sia anche ciò che mantiene vivo il nostro stile".

QUALI SONO GLI ELEMENTI CHE DIFFERENZIANO I DUE ALBUM ("ANORAK" E "MARBLES")TRA LORO?
"’Anorak’ ci ha permesso di ricercare, esplorare, esprimere ed abbracciare alcuniparticolari aspetti della nostra musica, soprattutto quelle influenze più moderneche ci hanno introdotti anche all’uso dei sequencer, là dove ‘Marbles’, in alcunicasi, sia prosegue il discorso del suo predecessore sia esplora un altro livellodi linguaggio, soprattutto nei suoi episodi dall’approccio più ‘cinematografico’,quei pezzi che in qualche modo suscitano visioni precise… ed in questo sensocredo che ‘Marbles’ guadagni una sua più precisa, forte identità".

QUALI PECULIARITA’, SE CE NE SONO, "MARBLES" HA IN COMUNE CON GLI ALTRI EPISODIDELLA VOSTRA DISCOGRAFIA, AL DI LA’ DELL’OVVIA SOMIGLIANZA CON LA STRUTTURA DELCONCEPT DI "BRAVE"?
"Non molte, in verità. ‘Marbles’ per noi è stato un album, dal punto di vistacreativo, piuttosto difficile da realizzare, per diverse ragioni. Dave Meeganci ha aiutati in fase di produzione molto più che in passato, e personalmenteper me qualche volta le cose si sono fatte un pochino più difficili perché nonsempre sono stato d’accordo con le decisioni che ha preso per alcune canzoni;per cui, sebbene talvolta io abbia pensato che l’album potesse andare troppo marcatamentenella direzione indicata da pezzi come ‘Ocean Cloud’ o ‘Invisible Man’, credoche alla fine siamo riusciti a raggiungere un ottimo equilibrio".

QUALI IMMAGINI FILTRANO DALL’ESTERNO NEGLI OCCHI DEL BAMBINO RITRATTO SULLA COPERTINADI "MARBLES"? COSA VEDIAMO SE UTILIZZIAMO UN PAIO DI BIGLIE COME LENTI D’INGRANDIMENTO?
"L’insania, la follia del mondo in cui viviamo. E i bambini di ‘Marbles’ forsevedono la mancanza di innocenza di questi tempi così oscuri… i bambini sonocosì esposti alla profonda malattia di questo mondo… e la stessa cover del disco,con il ‘Child’ che mostra entrambi i principi maschile e femminile… penso cheil bambino e la bambina mostrino insieme un’interessante comunione tra i due aspetti,e una infinita serie di allegorie attraverso le quali puoi guardare l’intero impiantodi ‘Marbles’".

CAMBIAMO ORA DECISAMENTE ARGOMENTO: COME STA ANDANDO IL TOUR?
"Sta andando splendidamente! Stiamo avendo ottimi responsi al nuovo album, grandeaffluenza di pubblico, non ci sopportiamo più l’un l’altro…(ride, ndr)".

HAI QUALCHE SIMPATICO, STRANO ANEDDOTO DA RACCONTARCI?
"Uhm, niente che possa raccontare in questa sede… davvero! (ride, ndr)".

LA PERSONA CHE TI STA INTERVISTANDO HA CIRCA LA STESSA ETA’ DEL PRIMONUCLEO DELLA BAND. UNA CURIOSITA’ QUINDI E’ LECITA: COME TI RAPPORTI ALLE NUOVEGENERAZIONI DI FAN, IN PARTICOLARE ALLE PIU’ GIOVANI?
"Be’, quando suoni in una band non sei pienamente consapevole del passare deltempo, e questo fa parte della vita, lo accetti senza pensieri come accetti diavere a che fare con la terra o la luce del giorno, e personalmente non ho maiavuto particolari problemi a relazionarmi con diverse generazioni di fan. Spessoincontro persone della vostra età in cui mi riconosco pienamente, ma forse pensarcisu troppo è una cosa senza molto senso: in una band tu fai quel che fai, e basta…certo, di tanto in tanto qualcuno ti chiede se non ti senti un po’ invecchiato,ma naturalmente la risposta è no, perché il tempo fino ad oggi non ha intaccatoper nulla il modo in cui mi fa sentire la musica che suono, e la passione concui lo faccio".

E COME TI SENTI, ALLORA, AL PENSIERO DI POTER RAGGIUNGERE E TOCCARE UN’AUDIENCETANTO DIVERSIFICATA?
"E’ fantastico, fantastico viaggiare per il mondo, vedere paesi per la primavolta e incontrare negli altri tanta passione e affetto per quello che fai…caspita, è forse la cosa più bella che si possa desiderare, poter fare quel chepiù ami nella vita e trovare sul tuo camminO persone che amano il prodotto deltuo lavoro quanto te!".

OGGI E’ COSA RISAPUTA CHE IL NOVANTA PER CENTO DELLE VOSTRE COMPOSIZIONI NASCEDA LUNGHE JAM SESSION DALLE QUALI SUCCESSIVAMENTE FILTRATE LE IDEE MIGLIORI ERIGETTATE LE BRUTTURE. IMMAGINIAMO, PERO’, CHE NON DEBBA ESSERE SEMPRE STATO COSI’:COME ERA ARTICOLATO IL SONGWRITING PER I PRIMI QUATTRO ALBUM DELLA VOSTRA CARRIERA?COME ERA ORGANIZZATA QUESTA FASE, VISTO CHE FISH, AL CONTRARIO DI HOGARTH, NONCONTRIBUIVA AL PROCESSO CREATIVO?
"Sì, è vero, oggi nel comporre cominciamo jammando e improvvisando… sostanzialmente,di solito c’è qualcuno che ha un’idea, e poi gli altri pian piano vi si ‘uniscono’e sviluppano il materiale in diverse direzioni e secondo le possibilità del propriostrumento: Mark e Steve alle tastiere, io a alla chitarra… e qualche volta iostesso mi cimento con le keyboards. Altre volte però lavoriamo separatamente suqualche idea, e poi ci vediamo per metterle insieme. Talvolta facciamo più chealtro lavoro di arrangiamento… non è una cosa che si svolge in maniera stigmatizzata,comunque. Per i primi lavori del passato, invece, si trattava di poche idee chetendevano ad evolversi: per ‘Fugazi’ ho scritto io circa tre quarti del materiale,per ‘Misplaced Childhood’ circa l’80% della musica proveniva sempre da me, e lostesso è stato per ‘Clutching At Straws’. Con ‘Seasons End’ in poi, abbiamo pocoa poco iniziato ad utilizzare il metodo compositivo attuale. Insomma, per me èstato un cambiamento fluido, quasi naturale, su cui forse non mi sono mai nemmenosoffermato più di tanto. Tuttavia è vero che in passato le idee venivano sviluppatetra di noi separatamente, in maniera più frammentata".

UNA CURIOSITA’: COSA ASCOLTA STEVE ROTHERY NEL 2004?
"Oh… in questo periodo ascolto più che altro album molto classici che ancoraamo, come quelli dei Pink Floyd, oppure che mi dia un certo tipo di emozione…Joni Mitchell, gli islandesi Sigur Ròs, di cui amo molto le atmosfere… insomma,cose un po’ mainstream (sorride, ndr)".

UN’ULTIMA DOMANDA UN PO’ OFF TOPIC: SAPPIAMO CHE HAI ASSISTITO, INSIEME A STEVEHOGARTH, AL RECUPERO DEL BLUEBIRD DI DONALD CAMPBELL. POTRESTI SOLO RACCONTARCIQUALCOSA DI QUELLA STORICA GIORNATA?
"Certo! Eravamo lì il giorno in cui il Bluebird è stato tirato fuori dalle acquedel lago di Coniston, e siamo stati presenti anche il giorno in cui è stato ritrovatoil corpo di Donald Campbell. Sapete, per quelli della nostra generazione, in Inghilterra,la figura del Bluebird che sfreccia sulle acque del Coniston Lake prima di schiantarsiè una immagine memorabile al pari di quella di Armstrong che posa il primo piedesulla Luna… il tipo di immagini che resta con te per tutta la vita. Campbellera un eroe inglese alla vecchia maniera, credo, di quelli capaci di perseguireil proprio obiettivo fino alle più tragiche conseguenze. Quel giorno per me èstato un grandissimo onore essere lì, ho scattato molte foto che forse finirannonel libro dei miei lavori fotografici che un giorno spero di pubblicare, fotoche non sono nei libri sul Bluebird fino ad oggi pubblicati, e di cui vado moltofiero. Magari… un giorno… speriamo!".
[N.b.: Se volete sapere chi è Donal Campbell e cos’è il suo K7-Bluebird, cliccate qui.
Se volete sapere come e da chi è stato recuperato, cliccate qui.
Se vi chiedete cosa c’entrino i Marillion con il recupero del K7-Bluebird, cliccate qui].

OK, STEVE, LA NOSTRA CHIACCHIERATA TERMINA QUI. TI RINGRAZIAMO PER IL TEMPO CHECI HAI DEDICATO. CI VEDIAMO QUESTA SERA AL CONCERTO… NON HAI QUALCHE ANTICIPAZIONERIGUARDO ALLA SETLIST?
"Grazie a voi, il piacere è stato tutto mio! Anticipazioni non ce ne sono…se avessimo in serbo delle sorprese, che sorprese sarebbero, poi? Comunque questasera, come forse saprete, suoneremo quasi tutta la versione singola di ‘Marbles’,con un piccolo assaggio dalla versione doppia…".

I TUOI SALUTI PER METALITALIA.COM…
"Saluto affettuosamente tutti i vostri lettori, fan dei Marillion e non! Perchiunque sia interessato alla nostra musica e voglia toccare con mano e farsiun’idea di tutto quello che la band è al giorno d’oggi, vi rimandiamo al nostrosito www.marillion.com, dal quale si possono scaricare delle audio clip delletracce del nuovo album. Grazie ancora, ci vediamo on the road!".

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