MARILYN MANSON – Il Diavolo veste Prada

Pubblicato il 24/06/2007 da

Niente più bibbie strappate, protesi artificiali, fenomeni da baraccone. Nella sua incarnazione più oscura, Marilyn Manson esce dall’incubo del matrimonio, raccontando del disco più vicino alla sua anima, finalmente maturo all’età di 38 anni, ma con una lolita al suo fianco che ne mantiene il solito perverso dualismo. E’ diverso e ha assunto un valore preciso anche a livello di mass media, che tralasciata la minaccia, pare si siano accorti della sua intelligenza poco comune, e della diversità del personaggio che ha calato la maschera horrorifica. E’ una persona sobria quella che accoglie la stampa in una stanza fredda e buia, al lume di candela: vestito di nero, poco trucco, addirittura un cappellino da trucker in testa. Contornato di lusso e pacato nei movimenti, cerca di spiegare la sua metamorfosi artistica e il suo dramma interiore, ma non lascia mai trapelare quanto sia frutto della sua anima e quanto sia farina del suo calcolato personaggio. Sempre affascinante.


DOPO CHE TI SEI DEDICATO A MOLTE DIVERSE ATTIVITA’ E’ FINALMENTE USCITO UN NUOVO ALBUM DI MARILYN MANSON: IN CHE MOMENTO HAI DECISO DI TORNARE A FARE MUSICA?
“Ho passato un periodo di crisi durante la mia esperienza matrimoniale, che si è conclusa come tutti sapete. Forse ho commesso l’errore di dedicarmi troppo alla relazione. Con questo disco ho cercato di ritrovare la mia identità, perché erano cambiate veramente troppe cose in me stesso. Volevo tornare alla musica per avere qualcosa in cui ritrovarmi appieno, in cui identificarmi: il risultato è il disco più personale che abbia mai prodotto”.

NON HAI AVUTO TIMORE NEL MOSTRARE LA TUA VITA PRIVATA ATTRAVERSO LA MUSICA?
“Ho capito che la paura è un sentimento da eliminare. In questi anni ho speso moltissimo tempo a difendere me stesso e la mia arte nelle interviste, ora ho realizzato che la cosa migliore è farlo con la mia musica. Riesco a esprimere me stesso perché non ho nessuna sorta di paura o esitazione. Al posto di farmi distruggere dai sentimenti, posso farmi ispirare da essi”.

HAI TRATTO SPUNTO DALLA SOFFERENZA INTERIORE CAUSATA DALLA FINE DELLA TUA RELAZIONE: PENSI CHE IL RISULTATO E’ TUO ALBUM PIU’ DARK E SOFFERTO?
“L’album non è partorito dal sentimento di rabbia nei confronti della mia ex-moglie o nei confronti dello shock relativo alla fine di una relazione importante. E’ una mia personale visione romantica, non una storia romantica. Il disco parla di me in quel particolare momento della mia vita, un momento di passaggio, è la descrizione più specifica e diretta della mia persona che sta subendo una trasformazione. Meglio ancora, non scrivo della trasformazione, è l’album che è la trasformazione stessa”.

JOHN 5 SI E’ DICHIARATO FRUSTRATO DAL NON POTER AVER MAI POTUTO INSERIRE ASSOLI NEI PEZZI, PERCHE’ TU ERI CONTRARIO. IN ‘EAT ME, DRINK ME’ INVECE NE TROVIAMO MOLTISSIMI, E VA SOTTOLINEATO CHE SKHOLD NON E’ DI CERTO A LIVELLO DI JOHN 5 COME CHITARRISTA. COME GIUSTIFICHI QUESTO CAMBIAMENTO?
“Riconosco che John è un chitarrista veramente dotato, non ho mai messo in dubbio il suo valore. La collaborazione tra musicisti è importantissima, e questa volta Skhold ha suonato la chitarra esattamente come l’avrei suonata io se fosse il mio strumento. Non ho mai desiderato che la precisione e l’abilità tecnica sovrastino le emozioni. Tim Skhold in questo album ha suonato nella mia stessa condizione d’animo, mi ha inspirato ed io ho ispirato lui, è stata una collaborazione fruttuosa e splendida”.

COME LA TUA MUSICA STA CAMBIANDO, A LIVELLO DI LIRICHE MA ANCHE DI UMORI, LA SOCIETA’ STA COMINCIANDO A VEDERE IN TE QUALCOSA DI DIVERSO DALL’ ‘ANTICRISTO’. TE NE SEI ACCORTO?

“Ho notato che mi sono sentito confuso su chi essere e cosa dire, nel momento in cui alcune persone si sono ispirate a me per il massacro di Colombine per esempio. Facendo questo album ho capito che non avrei dovuto difendere la mia interpretazione del bene e nel male, ma avrei dovuto mostrare chi sono, e soprattutto perché sono così. La cosa interessante è che in passato, cantando del male in maniera obiettiva e artistica, ero meno malvagio di quanto lo sono adesso, perché ora lo canto con umanità, e non trovo alcuna ragione per difenderlo. Sono contento di aver trovato questa dimensione, e anche di avere una associazione violenta con il romanticismo. Se parliamo di pittura, un quadro ti piace e ti tocca oppure non ti comunica nulla: puoi associare il dipinto alla persona che lo ha fatto. Ho trasmesso questo modo di fare arte anche nella musica, inconsciamente, per ridefinire me stesso”.

VUOI PARLARCI DEL VIDEO DI ‘HEART SHAPED GLASSES’?
“E’ il frutto di una importante collaborazione con James Cameron, che ha studiato questo effetto innovativo tridimensionale che non è mai stato utilizzato in precedenza. Se parliamo di trama ho pensato di non raccontare una storia, ma di mostrare le cose come sono più vicine alla realtà, in un certo senso avvicinandomi al motivo dell’intero album. In questo momento non mi interessa la finzione, voglio raccontare la mia realtà, quella personale”.

HAI PARTECIPATO A ‘BOWLING FOR COLUMBINE’ DI MICHAEL MOORE, E DA POCO HAI ASSISTITO, ASSIEME AL MONDO INTERO, AD UN’ALTRA STRAGE, IN VIRGINIA. PENSI CHE LE COSE CAMBIERANNO MAI NEGLI STATES?

“Non penso che le cose cambieranno, come io non smetterò di fare concerti e dischi. Ma non commenterò più, né rilascerò dichiarazioni drammatiche su questi fatti. Sono una persona diversa, non voglio mischiarmi con situazioni che non mi riguardano personalmente”.

STAI PER PARTIRE PER UN TOUR CON GLI SLAYER, UN GRUPPO CON UN’AUDIENCE MOLTO FORTE E MOLTO DIVERSA DALLA TUA. COME PENSI TI ACCOGLIERANNO?
“Ironicamente mentre componevo questo album stavo tentando di sedurre una persona, che è poi diventata la mia nuova partner. Non voglio cambiare il mio show o tentare di adattare la mia musica per piacere a nuove persone, ma la ritengo una sfida stimolante, almeno il riuscire a fare identificare qualcuno nelle mie liriche o a coinvolgerlo nella mia performance. Non sarà molto facile, ma sicuramente sarà motivante”.

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