“Il tour sta andando davvero molto bene. Penso che sia circa la settima volta che suoniamo con loro in realtà!”.
COME STA BILL? (all’epoca dell’intervista Bill era stato da poco ricoverato per un malore, ndR)
“Bill sta molto meglio, è ancora all’ospedale e non potrà riunirsi a noi fino a quando non faremo ritorno a casa. Abbiamo ancora dieci o dodici show che dovremo fare senza di lui, praticamente il resto di questo tour. Ieri l’abbiamo sentito per telefono e ci ha detto che era il momento in cui si sentiva meglio da una settimana a quella parte, quindi sta decisamente migliorando”.
LA TAPPA DELL’UNHOLY ALLIANCE A MILANO E’ LA PRIMA IN CUI SUONATE COME UN TRIO? COME TI PARE SUONARE IN FORMAZIONE RIDOTTA?
“Quella di Milano è credo la settima, è tutta la settimana che suoniamo in tre. Diciamo che funziona bene, contando anche che siamo degli opener. Chiaramente la situazione si porrebbe in modo completamente diverso se fossimo noi gli headliner, e la mancanza di Bill inciderebbe di più”.
NEL NUOVO ALBUM “CRACK THE SKYE” C’È UNA TRACCIA SEPARATA IN QUATTRO MOVIMENTI, “THE CZAR”. COME MAI QUESTA SCELTA MOLTO PROG-ISH?
“Be’, prima di tutto è una sorta di omaggio alle band prog che erano solite fare queste lunghe suite divise in movimenti, mutevoli e complesse, come ad esempio fanno spesso i Mars Volta e molte altre band. Ci sembrava poi che questi quattro movimenti uniti insieme formassero un brano molto coeso e completo”.
ANCHE QUESTO DISCO È UN CONCEPT. CI PUOI DIRE DI COSA SI TRATTA?
“Il concept tratta letteralmente di ‘aprire una breccia’ nel cielo, di esplorare nuove dimensioni con il corpo e con la mente, di esperienze extracorporee e viaggi in altre dimensioni…è molto psichedelico e ‘trippy’ come concept!”.
AVETE PARLATO DI UN’EVOLUZIONE DEL VOSTRO SOUND PER QUESTO ULTIMO ALBUM, ADDIRITTURA CHE PER ALCUNI POTRESTE NON SEMBRARE PIU’ VOI. PUOI SPIEGARCI IN COSA CONSISTE?
“Per questo disco abbiamo composto sia parti più semplici e focalizzate rispetto al passato, sia le parti più bizzarre che abbiamo mai scritto probabilmente. Parlando di suono, ha un feeling molto rock, Bill e Brant hanno suonato con chitarre e amplificatori degli anni ’70, abbiamo cercato di creare un suono grasso e pieno. Musicalmente siamo cambiati in questo modo, invece per quanto riguarda il songwriting abbiamo cercato di tirar fuori quello che noi siamo diventati come band, guardando i due anni appena trascorsi, c’è un’atmosfera molto profonda e sentita in quello che abbiamo composto. Per quanto riguarda le parti cantate, abbiamo cercato di creare delle melodie molto curate, anche con due voci, e che ben si adattassero alle parti suonate. Quindi in sostanza siamo cresciuti musicalmente cercando di adattare bene il cantato alle parti vocali, in termini di suono, poiché abbiamo usato questi amplificatori degli anni ’70 che suonano davvero bene, e poi per quanto riguarda il songwriting perchè abbiamo cercato di dare la nostra impronta fino in fondo, di comunicare quello che sentiamo in questo momento come band”.
ANCHE SU QUESTO DISCO C’È UN BRANO IN CUI CANTA SCOTT KELLY (uno dei due cantanti dei Neurosis, ndR). COME MAI AVETE SCELTO ANCORA LUI?
“E’ un cantante fantastico, innanzitutto. Ogni volta che componiamo una parte che sentiamo potrebbe essere stata scritta dei Neurosis, lo chiamiamo e gli diciamo: ‘Scott, abbiamo una parte per te!’, e lui risponde: ‘Fantastico, mandatemela!’. Vedi, non è soltanto uno dei nostri più grandi eroi e idoli, musicalmente parlando, è anche un nostro caro amico, e noi lo siamo per lui. Quando vogliamo collaborare con lui ci dice ‘Chiamatemi, non c’è problema’; abbiamo davvero un bel rapporto”.
E POI HA UNA GRAN VOCE!
“Assolutamente, la sua voce è così massiccia e potente!”.
AVETE SCELTO BRENDAN O’ BRIEN COME PRODUTTORE PER “CRACK THE SKYE”. COME VI SIETE TROVATI E COME MAI AVETE SCELTO UN PRODUTTORE COSI’ INUSUALE PER UN GENERE COME IL VOSTRO?
“La collaborazione con Brendan ha funzionato perfettamente. E’ conosciuto per le sue produzioni di dischi rock, come Bruce Springsteen, Pearl Jam e Black Crows, quindi era la scelta più ovvia per ottenere un sound molto Seventies. Ad esempio Brann ha usato una batteria degli anni ’60 e come ti ho detto prima Brent e Bill degli amplificatori degli anni ’60 e ’70: insomma, Brendan ci ha aiutato molto a ottenere questo suono molto rock. E poi è un ottimo musicista, suona molto bene il piano e la chitarra, ha un ottimo orecchio per le melodie vocali… ed inoltre è un tipo simpatico! Insomma, crediamo che il disco sia davvero molto buono, e pensiamo che senza Brendan non sarebbe uscito così bene”.
AVETE UNA TOUR ETHIC MOLTO MARCATA, SIETE SEMPRE IN GIRO PER IL MONDO. PUOI PARLARMENE?
“Sai, noi quattro abbiamo sempre voluto uscire là fuori e fare in modo che la nostra band si realizzasse, e non stare in casa e aspettare chissà quale chiamata. Se non fai girare il tuo nome in giro da solo, con i tuoi mezzi, sarà molto più difficile che gli Slayer ti chiamino e ti dicano: ‘Ehi, volete venire in tour con noi?’ o che i Metallica ti chiedano di fare loro da spalla. Dato che non avremo mai spazio in TV o nelle radio, dobbiamo prendere la nostra musica e metterla di fronte alla gente con i concerti, e questo è quello che facciamo da nove anni a questa parte. Abbiamo questa etica del dovere molto forte, pensiamo che stia a noi fare in modo che la nostra band venga conosciuta e si realizzi”.
AVETE IN PREVISIONE DI VENIRE IN EUROPA DA HEADLINER L’ANNO PROSSIMO?
“Sì, pensiamo proprio di sì. Siamo stati molto fortunati a supportare band del calibro di Slayer, Tool, fra poco supporteremo i Metallica, e in autunno, finito il tour con i Metallica appunto, cercheremo di trovare il momento migliore per fare un tour mondiale da headliner. E’ importante per noi, perché siamo venuti qui molte volte come support act, ma per le persone che vogliono vederci come si deve un tour da headliner è sicuramente molto meglio”.
SAREBBE FANTASTICO SE FACESTE UN TOUR IN EUROPA COME AVETE FATTO NEGLI USA QUALCHE ANNO FA, CON CONVERGE E BARONESS…
“Sì, sono d’accordo, sarebbe davvero fantastico”.
C’È QUALCHE BAND DEL PANORAMA MUSICALE CHE SENTITE PARTICOLARMENTE VICINA COME MODO DI APPROCCIARE LA MUSICA?
“Band dei giorni nostri intendi? Be’, sicuramente. Sono molto affascinato dai Mars Volta e dagli Isis, ogni volta che vado a un concerto degli High On Fire rimango esterrefatto dalla loro potenza, i Torche sono fra le mie ultime scoperte… quindi direi che queste band sono le mie preferite al momento”.
SEI ANCHE UN APPASSIONATO DI MUSICA COUNTRY. COME MAI QUESTA PASSIONE?
“Il country classico, ti parlo di John Prine, Willie Nelson, Johnny Cash, George Jones – che è fra i miei preferiti – fa parte di un’era dove il songwriting era molto sincero, si trattava semplicemente di comunicare le proprie emozioni nel modo più diretto possibile, non c’erano montature o stronzate del genere, era davvero autentico e spesso molto triste – e questo è il mio lato preferito della faccenda. Penso che ascoltare cantautori come Prine e Jones mi abbia formato molto come individuo, ricordandomi di tenere sempre i piedi per terra e di attaccarmi alle cose importanti della vita come la famiglia, i viaggi e l’arte”.
DOVE E COME È STATO COMPOSTO “CRACK THE SKYE” ?
“La maggior parte della musica è stata composta da Brent su una chitarra acustica (Brent era all’epoca in via di guarigione da un infortunio alla testa, ndR), e ha trovato una parte di sé che gli ha permesso di tirare fuori questi pezzi davvero fantastici. Una volta che Brent componeva qualcosa, noi ci inserivamo e cercavamo di tirarne fuori il miglior arrangiamento possibile, e poi parlavamo di vocals e chi doveva cantare cosa. Quindi direi che Brent ha scritto la maggior parte del disco, ha davvero trovato un luogo della sua anima da cui tirare fuori questa musica davvero bella. Alle volte serve una situazione negativa per tirare fuori il meglio di te”.
QUINDI CANTATE ANCORA IN DUE SUL NUOVO DISCO?
“Sì, diciamo che questa volta cantiamo praticamente in quantità uguali”.
PIU’ O MENO COME ABBIAMO POTUTO SENTIRE IN “SLEEPING GIANT”?
“Sì, circa. Ci sono alcune canzoni in cui lui si occupa del registro più acuto e io di quello più grave, e sono pezzi che mi piacciono davvero molto. Credo che la combinazione delle nostre due voci funzioni meglio su questo disco di quanto non abbia mai fatto in passato. Abbiamo cercato di trovare il giusto equilibrio e di capire quale voce andasse meglio su quale parte”.