MASTODON – …Et in pulverem reveteris

Pubblicato il 01/04/2017 da

A cura di Chiara Franchi e Giovanni Mascherpa

Che ci piaccia o no, l’Imperatore della Sabbia avanza inesorabile verso di noi. La pubblicazione di “Emperor Of Sand”, nuova fatica discografica dei Mastodon, è infatti ormai imminente; ma questa affermazione un po’ profetica nasconde, come avrete modo di leggere, rimandi ad eventualità molto più oscure che incombono sulle nostre teste. Chi sta già toccando ferro (o altro) se ne faccia una ragione: come infiniti altri musicisti, poeti, scrittori e pittori, anche i Mastodon hanno prodotto la loro riflessione sulla finitezza umana e sui limiti del tempo che ci è concesso. Nulla di così originale, anche se qualcosa nel linguaggio della band è cambiato: se si tratti di evoluzione o di involuzione, di ricerca o di autocitazione, lo lasciamo decidere a fan e critica (con particolare riferimento al più severo e paziente tra tutti i recensori, ovvero il Tempo). Da parte nostra, preferiamo limitarci ricostruire le origini di “Emperor Of Sand” con chi l’ha fatto, per saperne di più su com’è venuto alla luce. A raccontarcelo è il baffuto chitarrista Bill Kelliher, che ci ha intrattenuto al telefono raccontandoci letteralmente vita, morte e miracoli di questo disco. Che al di là del giudizio ‘estetico’,  potrebbe rivelarsi l’opera più intima e personale finora realizzata dalla band.

PARLIAMO SUBITO DEL VOSTRO NUOVO ALBUM, “EMPEROR OF SAND”. I SINGOLI CHE AVETE PUBBLICATO SONO PIUTTOSTO DIVERSI L’UNO DALL’ALTRO: DOBBIAMO ASPETTARCI UN ALBUM MOLTO VARIEGATO?
“Quando componiamo una canzone siamo molto concentrati su ciò che stiamo facendo e non pensiamo mai veramente agli altri brani. Ci diciamo, ‘Ok, scriviamo questo pezzo partendo dalle fondamenta’. Quando compongo molto spesso penso in chiave ‘pop’, o al punk rock che ascoltavo da ragazzino: mi piace sentire una strofa, poi un ritornello, poi una strofa, poi di nuovo il ritornello, un bridge e poi un altro ritornello alla fine. Mi piace scrivere canzoni che traccino una sorta di ‘cerchio’. Per esempio, “Show Yourself” è molto diretta, molto ‘pop’ per essere un pezzo metal. Segue uno schema abbastanza semplice. Ma poi tutti gli altri brani dell’album sono piuttosto densi: succedono un sacco di cose, sia a livello di drumming, che di voci, che in tutto il resto. Per me, ‘Show Yourself’ è una canzone più semplice da ascoltare e da digerire. È come un’oasi nel deserto – se capisci cosa intendo. È davvero diretta e si presta ad essere ascoltata, mentre le altre nostre canzoni sono parecchio complesse. Ad esempio, ‘Sultan’s Curse’ ha una struttura del tipo strofa, ritornello, strofa, ritornello, bridge, poi un altro bridge, un altro bridge ancora e un solo di chitarra: tutt’altra cosa. La batteria segue più o meno la stessa linea – strofa, ritornello, c’è un bridge fuori di testa e poi ancora una strofa e un finale anche quello fuori di testa. ‘Andromeda’, invece, è più pesante. Comincia con un riff heavy, bello grosso. È un riff malinconico, ma quelli che lo seguono sono come giustapposti, piuttosto diversi l’uno dall’altro. Il secondo, ad esempio, è più allegro. Così, la canzone suona un po’ tipo “riff cattivo e arrabbiato – riff simpatico e amichevole – riff cattivo e arrabbiato” e avanti così (ride, NdR). Secondo me è una dinamica interessante, perché cattura molte emozioni in un unico brano. Quanto agli altri pezzi inclusi nell’album, trovo che ognuno di loro abbia qualcosa di molto speciale da offrire. Siamo una band che inizia a comporre quattro brani e poi mette nei dischi di tutto: lasciamo che l’album venga come viene. Ogni canzone è speciale e importante per noi. In ogni pezzo deve esserci qualcosa di speciale: un bel bridge, un bel ritornello, qualcosa che entri in sintonia con l’orecchio di chi ascolta. Ogni brano è una sorta di parte singolare del nostro lavoro. Per me le nostre canzoni sono tutte molto originali, non sono cloni le une delle altre”.

SIAMO CONTENTI CHE TU CI ABBIA SPIEGATO COSì TANTE COSE A PROPOSITO DEI NUOVI BRANI, ANCHE PERCHÉ, IN UN CERTO SENSO, HAI ANTICIPATO LA PROSSIMA DOMANDA. “SHOW YOURSELF” È SICURAMENTE IL PEZZO CHE HA INCURIOSITO DI PIÚ SIA NOI CHE I NOSTRI LETTORI, PERCHÉ È MOLTO DIVERSO DA CIÒ A CUI I MASTODON CI HANNO ABITUATI. AD ESSERE SINCERI, HA LASCIATO PERPLESSI PARECCHI DEI VOSTRI FAN…
“A noi piace mixare cose diverse. Ci piace mescolare sound differenti. Quando scriviamo un riff, qualsiasi esso sia, da ‘Blood And Thunder’ a ‘Curl Of The Burl’, ci preoccupiamo solo di quello che sentiamo: importa solo se una canzone ci piace, se ci muove qualcosa dentro, se ci fa tenere la testa e le braccia incollate a quello che stiamo facendo. È divertente, questa cosa dei nostri fan. Voglio dire, tutti hanno un’opinione dietro le tastiere dei loro computer e tutti dicono qualcosa di diverso. Ma questo è il motivo per cui non ci preoccupiamo di cosa piace alla gente. Se provassimo ad accontentare tutti i nostri fan, a cambiare il nostro modo di scrivere per farli felici, ci giocheremmo il rispetto e l’originalità. Perché è questo che succede quando ti svendi. Non puoi accontentare tutti i fan, devi lavorare sodo per te stesso ed è proprio questo che facciamo. Un pezzo come ‘Show Yourself’ può essere diverso, pop, catchy, che ne so, ma voglio dire: a noi andava bene così quando l’abbiamo scritto, quindi…va bene così”.

PARLIAMO UN PO’ DEL CONCEPT DIETRO A “EMPEROR OF SAND”. NON SIETE NUOVI AI CONCEPT ALBUM, MA VORREMO SAPERNE DI PIÚ SULLA TRAMA E SUI TEMI CHE VI HANNO ISPIRATI PER QUESTA NUOVA RELEASE. IL TITOLO STESSO È PIUTTOSTO MISTERIOSO: COSA SIGNIFICA ESATTAMENTE?
“Quando scriviamo un concept, una storia, dietro ci sono sempre molte metafore. Il deserto e la sabbia sono una metafora del tempo. L’Imperatore della Sabbia è la Morte, qualcuno che controlla il tuo tempo e la tua vita. In realtà il senso è un po’ diverso per ciascun componente della band, ma per me è che ognuno di noi ha solo una certa quantità di tempo a disposizione. Spesso ce ne dimentichiamo, viviamo come se fossimo eterni e se non dovessimo mai morire. Ma quando gli anni passano, quando le persone cominciano ad ammalarsi di cancro e a morire… be’, è un argomento triste. Mentre scrivevamo l’album ho perso mio padre. La moglie del nostro bassista, invece, ha dovuto sottoporsi a delle terapie per il cancro.  È viva, ma abbiamo dovuto cancellare il tour europeo. Anche la madre del nostro batterista sta molto male. Quindi questi temi erano qualcosa che affollava le nostre menti. Abbiamo scritto una storia che parla di un condannato a morte e che è diventata “The Sultan’s Curse”. Sai, quando i medici ti dicono che hai un cancro al cervello e che ti restano sei mesi di vita… Ecco, la storia racconta di come ci si sente a vagare per il deserto alla ricerca di una cura per quel cancro, che è come tentare di procacciarsi acqua e cibo mentre il sole ti picchia sulla testa con le sue radiazioni – e anche questo richiama in qualche modo l’esperienza di un malato di tumore… Ogni canzone racconta uno stadio diverso di questa lotta contro la malattia. Quindi è molto personale. I fan sono molto legati ai nostri testi e alla nostra musica e scrivendo qualcosa sul cancro sentivo di poter trasmettere loro qualcosa”.

COMPRENDIAMO QUANTO SIA PERSONALE CIÒ CHE CI STAI RACCONTANDO… NE SIAMO SINCERAMENTE COLPITI E VI AUGURIAMO CON TUTTO IL CUORE CHE QUANTO STATE AFFRONTANDO SI RISOLVA PER IL MEGLIO. CAMBIANDO RADICALMENTE ARGOMENTO, PUOI PARLARCI DELLA SCELTA DI TORNARE A LAVORARE CON BRENDAN O’ BRIEN, CHE AVEVA GIÀ COLLABORATO CON VOI SU “CRACK THE SKYE”?
“Volevamo fare un disco epico, quindi ci serviva un produttore epico, che potesse dare all’album la stessa epicità di ‘Crack The Skye’. Brendan sa come tirar fuori il massimo da una performance, sia a livello musicale, che di voci. E poi lavora molto in fretta, è una persona davvero efficiente. Inoltre volevamo qualcuno che vivesse vicino a noi, perché non volevamo allontanarci troppo da casa durante le registrazioni. Brendan vive a Los Angeles, ma ha uno studio dalle nostre parti, dove abbiamo lavorato. È una persona con cui ci troviamo molto bene, è come se prendesse le nostre idee e riuscisse a renderle tridimensionali. Lavorare con lui è una bella esperienza”.

SIETE UNA BAND IN CUI QUASI TUTTI I MEMBRI HANNO UN SACCO DI SIDE PROJECT. VI DIVERTITE A SUONARE COSE DIVERSE, AVETE BISOGNO DI DARE ALTRI SFOGHI ALLA VOSTRA CREATIVITÀ, O MAGARI AVETE TROPPE IDEE  CHE VI FRULLANO PER LA TESTA?

“No, non direi. Vedi, noi siamo in tour con tanti musicisti diversi ogni anno. Conosci gente, fai amicizia e ti chiedono: ‘Hey, ti va di fare un side project? Suoneresti nel mio disco?’. È abbastanza naturale. Ho diversi side project, ma i Mastodon sono la mia priorità. Sono la mia vita e si prendono la maggior parte del mio tempo, quando si tratta di comporre, registrare e andare in tour. Gli altri ragazzi della band…non so, sembra che abbiano tempo per un sacco di altre cose! Ma tutto questo è sano, quando suoni con altre persone è come se ti ricordassi di quanto è bello avere una casa. Non so se mi spiego”.

I LEGEND OF THE SEAGULLMEN SONO IN PAUSA?
“Non ne ho idea. Non suono con loro”.

OK, AMMETTIAMO CHE TE L’ABBIAMO CHIESTO PER SAPERE SE TRAMITE DANNY CAREY (BATTERISTA DEI TOOL, IMPEGNATO CON BRENT HINDS NEL PROGETTO LEGEND OF THE SEAGULLMEN, NdR) AVESTE QUALCHE NOTIZIA SUL NUOVO ALBUM DEI TOOL, DELLA CUI ESISTENZA INIZIAMO FORTEMENTE A DUBITARE….

“Non ne so nulla! (Ridacchia, NdR)”.

HA –HA. OK, CI ABBIAMO PROVATO. OGGI COME OGGI, MOLTI ARTISTI CITANO I MASTODON TRA LE LORO INFLUENZE. VEDETE QUALCUNO, NEL PANORAMA MUSICALE ATTUALE, CHE STIA IN QUALCHE MODO PORTANDO AVANTI LA VOSTRA EREDITÀ, MAGARI RIELABORANDOLA IN CHIAVE PERSONALE?
“Hm, non saprei…Trovo che i Baroness abbiano qualcosa dei Mastodon. Forse anche i Celeste. Ma davvero non saprei, tanto più che alcune cose dei Baroness stanno influenzando me in questo momento! Quindi c’è qualcosa di incestuoso in tutto questo”.

E SE INVECE DOVESSIMO PARLARE DELLE BAND CHE TI HANNO ISPIRATO QUANDO HAI INIZIATO A SUONARE?
“Oh, direi i Melvins, i Guns N’ Roses, i Black Flag, i Ramones, i Bad Brains, tutto il punk rock. E poi i Metallica, gli Slayer…”.

ULTIMA, INEVITABILE DOMANDA: SARETE PRESTO IN ITALIA?
“In estate, spero. Amo l’Italia, è un posto fantastico: fan grandiosi, ottimo cibo e donne bellissime!”.

 

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