Se c’è un gruppo con cui davvero non potevamo esimerci dallo scambiare di nuovo quattro chiacchere, questo è sicuramente i Mastodon, una delle realtà più fulgide e significative del metal dei nostri tempi, uno dei pochi gruppi in grado di scomodare nomi leggendari e smuovere pareri ingombranti. Il nome della formazione comincia a girare anche per il grande pubblico, testimone la calda accoglienza all’Heineken Jammin Festival, dove la formazione ha suonato nell’assolato pomeriggio e si è successivamente concessa alla stampa. Da vicino i quattro, sprofondati su eleganti divanetti nel backstage con la obbligatoria birra-sponsor in mano, non sembrano davvero la colossale macchina heavy metal che dimostrano di essere sul palco: nelle parole come nell’estetica, i ragazzi si confermano un poker di redneck sudisti, appassionati di musica country anche se tatuati dappertutto. Esempio lampante il vulcanico Brant, che domina l’intervista sotterrando i colleghi divertiti…
COME VI SIETE TROVATI SUL PALCO DELL’HEINEKEN JAMMIN FESTIVAL?
BRANT: “La risposta del pubblico italiano è stata fantastica, tanto che non ce lo aspettavamo. Purtroppo suonare col sole in faccia è stato dannatamente faticoso, un bagno di sudore!”.
POTETE PARAGONARE LA “BLOOD MOUNTAIN” DEL VOSTRO DISCO ALLA WARNER BROS. COME MONTAGNA DA SCALARE?
BRANN: “Non abbiamo ricevuto molte pressioni dalla casa discografica. Inizialmente eravamo perplessi su certi punti: non siamo una band da classifica, non avremo mai pezzi adatti ad essere passati in radio, siamo in un certo senso una realtà atipica per una major label: i collaboratori e i discografici hanno però saputo dimostrare che conoscono i Mastodon”.
BRANT: “Ai tempi della firma non ci era chiaro nemmeno quale sarebbe stata la nostra prossima mossa. Eravamo convinti in ogni caso che il firmare per una major non avrebbe potuto cambiarci. Non vendiamo milioni di album, siamo una realtà minore, stiamo scalando ancora la montagna”.
PRESTO UNA MAJOR LABEL POTREBBE CHIEDERVI ALMENO UNA GROSSA HIT, COME REAGIRESTE?
BRANN: “Non pensiamo a nulla mentre scriviamo canzoni, non ci creiamo aspettative né tanto meno la costruiamo per soddisfare le aspettative di alcuno. Il nascere di una canzone per i Mastodon è un procedimento completamente artistico”.
OGNI VOSTRO ALBUM E’ CARATTERIZZATO DA UN ELEMENTO: ABBIAMO AVUTO L’ACQUA (LEVIATHAN), IL FUOCO (REMISSION), LA TERRA (BLOOD MOUNTAIN). QUALE SARA’ IL PROSSIMO?
BRANT: “Non possiamo dirtelo, non provarci!”.
BILL: “Per questa volta, in via del tutto straordinaria, possiamo fare un’eccezione e rivelare un indizio: l’elemento non sarà l’aria”.
VOGLIAMO PARLARE DI “AQUA TEEN HUNGER FORCE”?
BRANT: “Lavorare a quel progetto è stato il momento più divertente della mia vita!”.
BRANN: “Ci chiamarono sabato pomeriggio e ci dissero che avevano bisogno di una canzone per il film di animazione. Poi aggiunsero: ce la potete inviare per lunedì?”.
BILL: “E’ stato fatto alla velocità della luce, forse per questo ci siamo divertiti moltissimo”.
CI RACCONTERESTE IL VOSTRO BACKGROUND MUSICALE?
BRANT: “C’è molto country nelle influenze di tutti sicuramente…”.
BILL: “Molte influenze punk-hardcore per la mia formazione…”.
BRANN: “Provengo da una famiglia molto musicale, dove tutti i miei parenti suonavano uno strumento, mio nonno era un cantante country, mia nonna era in un gruppo jazz, mia madre suonava in una cover band che spaziava dai Rush ai Judas Priest. Io ho assorbito tutto quello che ho avuto attorno nell’infanzia e quando ho cominciato a camminare da solo mi sono dato al metal, scoprendo gli Slayer e qualche tempo dopo tutto l’underground hardcore e thrash del periodo”.
TROY: “(Svegliandosi dal coma profondo, ndR) La mia musica preferita è il country più eclettico à la Wille Nelson, non posso fare a meno di ascoltarlo tutti i giorni. Apprezzo anche artisti originali come Bjork o il rock classico, che resiste negli anni ed è davvero immortale”.
BRANT:“Ho apprezzato sin da giovanissimo il suono orientato alla chitarra, così tra un guaio e l’altro non ho potuto fare a meno di imparare a suonare uno strumento così affascinante. Rimasi affascinato in maniera particolare dai Melvins e qualche tempo dopo dai Fantomas, ho consumato ‘The Directors Cut’ nel mio lettore”.
IN CHE SENSO QUESTI ARTISTI HANNO INFLUENZATO LA VOSTRA MUSICA?
BRANT: “Ho iniziato a suonare imitando King Buzzo e facendo cover dei Melvins, e in gioventù ho sempre cercato di arrivare a fare qualcosa di simile al suo guitar work. Quando suono la chitarra acustica però è una cosa completamente diversa… Mettendo assieme le influenze talmente vaste della formazione possiamo avere un suono distintivo”.
LE VOSTRE PERFORMANCE SONO DAVVERO INTENSE: A COSA PENSATE QUANDO SIETE SUL PALCO?
BRANT: “A volte urlo così forte che vedo degli elefanti rosa, e gli ampli sono talmente forti che quasi non posso credere che stia accadendo davvero. Guardo la gente. Vorrei incrociare lo sguardo, toccare ognuna delle persone che ci sta guardando. Sono serissimo sul palco, gli unici istanti in cui esco dal mio personaggio sono quando mi giro per guardare Brann. Non posso suonare senza guardarlo!”.
BILL: “E’ vero, guarda solo lui, non mi degna mai di uno sguardo!”.