La band di Atlanta, ormai in piena sbornia da popolarità, licenzia un nuovo, e già discussissimo album, per cui Metalitalia.com, come al suo solito, non si è certo lasciata sfuggire l’occasione per farsi svelare i retroscena di questo nuovo capitolo direttamente per bocca dei diretti interessati. Durante la conversazione con Troy Sanders, rimaniamo sorpresi e un pò spiazzati dalla presenza di una “moderatrice” in linea, sempre pronta a dettare le tempistiche dell’intervista e a chiudere il discorso proprio sul più bello, altro segno inequivocabile che la band fa ormai parte di un business e di una macchina promozionale più da rock star e da jet-set, che da fenomeno metal underground come era fino a poco tempo fa. La chiacchierata che abbiamo avuto con Troy Sanders, anche se ingiustificatamente breve, è stata comunque piacevolissima e ancora una volta ci siamo trovati di fronte un individuo genuino, sincero ed estremamente disponibile, che in ogni parola detta ha fatto trapelare sempre e solo una cosa: che questi ragazzi amano la musica e amano ciò che fanno.
CIAO TROY, COME STANNO I MASTODON IN QUESTI GIORNI? E CHE PIANI AVETE PER L’IMMEDIATO FUTURO?
“Siamo tutti e quattro in gran forma e molto eccitati dell’imminente uscita del nostro nuovo album, che avverrà tra qualche giorno. I nostri programmi si stanno facendo sempre più impegnativi e fitti in questi giorni. La settimana prossima voliamo a New York City per registrare una performance live al Late Show With David Letterman, e un paio di settimane dopo questa apparizione ci imbracheremo in un tour americano di cinque settimane con i Red Fang e i Dillinger Escape Plan. Questo tour andrà avanti fino a Natale, ma poi durante le feste vogliamo prenderci una pausa per ricaricare le batterie. La pausa comunque durerà poco, già dal nuovo anno saremo in tour in Europa per un breve stop, per poi continuare fino in Australia dove ci attende il Sundwave Festival. Direi che più o meno questi sono i nostri piani per il futuro imminente. Per ora null’altro è stato confermato, ma già sappiamo che sarà un anno molto denso e impegnativo”.
A PROPOSITO DEI DILLINGER ESCAPE PLAN, SBAGLIO O QUALCUNO DI LORO STA COLLABORANDO CON UNO DI VOI IN UN NUOVO PROGETTO? POTRESTI DIRCI DI PIU’ IN PROPOSITO?
“Sì infatti è vero, Brent Hinds, sta lavorando con Ben (Weinman, ndR) a questo nuovo progetto. Per ora sono riusciti a metterci mano solo sporadicamente, ma siccome spenderemo le prossime settimane in tour con i Dillinger, spero sinceramente che quei due riescano a sviluppare il progetto di più. In fondo quando sei in tour, alla fine durante la giornata hai parecchio tempo libero per cui spero che trovino il tempo da dedicare a questa cosa. Non so ancora nulla del progetto, nè che nome abbiano scelto, nè che direzione musicale abbiamo intrapreso, ma se Ben dei Dillinger e Brent dei Mastodon hanno unito le forze, qualunque cosa sia che hanno in cantiere, sono sicuro che sarà favoloso!”.
RIMANENDO SUL TEMA DEI VOSTRI SIDE-PROJECT, COSA MI PUOI DIRE DEI PRIMATE? PER CASO E’ UN MODO PER BILL (KELLIHER, ndR) DI TORNARE A SUONARE MUSICA PIU’ PESANTE?
“Sì, credo che abbia aiutato a dare vita a quella band proprio per questo motivo. I Primate sono formati da Bill e tre altri nostri amici di Atlanta. Io personalmente per ora sento di essere legato artisticamente solo ai Mastodon, ma capisco i miei compagni di band che trovano stimoli ed eccitamento nel lavorare con altri musicisti, e credo anche che sia utile per loro in quanto con questi altri progetti riescono a sfogarsi anche in altri campi musicali limitrofi invece di essere forzati sempre e solamente in una sola proposta. Ho visto Bill molto contento dei Primate, e credo che si stia divertendo molto con quei ragazzi”.
BENE, ORA TUFFIAMOCI NELLA DISCUSSIONE SUL NUOVO ALBUM. AVETE UN NUOVO LOGO, NUOVO ARTWORK, AVETE LAVORATO CON UN NUOVO PRODUTTORE, E AVETE INTRODOTTO TEMI MOLTO DIVERSI DA QUELLI NATURALI E MITOLOGICI TIPICI DEI LAVORI PRECEDENTI. SEMBRA CHE PARECCHIO STIA CAMBIANDO NEL VOSTRO IMMAGINARIO MUSICALE. POSTRESTI APPROFONDIRE QUESTE NOVITA’ INTRODOTTE CON “THE HUNTER”?
“Hai completamente ragione. Questo album per noi è stata una faccenda diversa da quanto fatto fino ad ora. Ci siamo liberati dall’idea di dover a tutti I costi fare un concept album. Con ‘The Hunter’ abbiamo preferito un approccio al songwriting e alle tematiche molto più libero e disinvolto, in modo da poter coprire più temi ed esprimerci in più ambiti. L’ispirazione d’altronde è arrivata da varie direzioni stavolta, e non ce la siamo sentiti di tradire questa spontaneatà e libertà che ci è capitata. Inoltre siccome amiamo tanti tipi di arte diversi, abbiamo anche deciso che dopo dieci anni era arrivato il momento di lavorare con un nuovo artista, e così abbiamo fatto. Conobbimo Mike Elizondo per puro caso parecchio tempo fa e ci siamo subito sentiti in sintonia con lui. Abbiamo legato subito e quando ha sentito I nostri nuovi demo è rimasto immediatamente entusiasmato. Mike è stato bravissimo nel catturare lo stato della band in quel determinato momento e metterlo su nastro senza perdere nulla di quello che avevamo in mente. Inoltre venivamo da due anni di tour non stop in supporto di ‘Crack The Skye’ in cui abbiamo per lo più suonato quel disco da cima a fondo a quasi tutti gli show. Quell’album è molto stratificato e complesso e riprodurlo dal vivo per due anni ci ha spinti, una volta tornati a casa, a voler cambiare direzione e creare qualcosa di meno vincolante, più eterogeneo e più versatile. Inoltre va detto che con ‘Crack The Skye’ avevamo chiuso il capitolo degli elementi. Quello è stato il nostro album sull’etere che ha chiuso la quadrilogia sugli elementi che avevamo voluto fare fin dall’inizio. Continuare in quella direzione insomma sarebbe stato stupido e insensato, ecco perchè questo nuovo album sembra più diverso dagli altri. E’ un nuovo inizio, e questa cosa ci ha giovato molto, perchè dopo dieci anni passati a lavorare nello stesso modo avevamo veramente bisogno di un cambiamento. Questo album è stato una boccata d’aria fresca per la band. E’ stato molto rigenerativo. Poi a noi piace stupirci di noi stessi, per cui siamo andati in una nuova direzione con convinzione e curiosità. Ci siamo detti ‘basta, viriamo in una nuova direzione e vediamo dove andiamo a finire’. E’ eccitante lavorare così, e siamo molto soddisfatti di questo”.
QUINDI “THE HUNTER” NON E’ UN CONCEPT ALBUM? GIRANO PARECCHIE VOCI CHE IL DISCO SIA UN CONCEPT SU UNA TRAGICA MORTE CHE UNO DI VOI A AVUTO IN FAMIGLIA DI RECENTE…
“Il titolo del disco e la title track si, si riferiscono a Brad, il fratello di Brent (Hinds, ndR), scomparso da poco in un tragico incidente di caccia appunto. La canzone parla di lui e il disco è a lui dedicato, per questo ha quel titolo, ma le rimanenti canzoni esplorano altri temi non correlati. ‘The Hunter’ è un disco rock and roll tradizionale. Ogni canzone ha il suo significato a se stante e vive tranquillamente da se, senza essere forzato in una tematica ricorrente. Era una vita che I Mastodon non facevano un disco in questo modo, è davvero una bella soddisfazione”.
ANCHE LA DURATA MEDIA DEI PEZZI E’ SCESA PARECCHIO, E SEMBRA CHE ABBIATE COMPOSTO CANZONI PIU’ COMPATTE E ABBORDABILI STAVOLTA. ANCHE QUESTO DIPENDE DALL’APPROCCIO GENERALE DI CUI PARLAVI POCO FA?
“Sì, esatto, questo disco come ti dicevo è nato in libertà totale, sensa regole, senza temi, e senza regole prestabilite. Non sapevamo cosa avremmo fatto. Non ci siamo mai detti cose del tipo ‘ora scriviamo due canzoni corte e pesanti poi una lunga e psichedelica’ o cose del genere. Ci siamo messi a scrivere quello che ci veniva al momento, senza alcun freno o inibizione. E’ stato un processo molto divertente e anche molto bello, lavorare in libertà, anche ‘da se stessi’, ogni tanto giova alla salute della band, ed il tutto è avvenuto nella maniera più semplice, organica e spontanea possibile. Credo che questo album in tal senso si un lavoro molto autentico. E poi ti ripeto, portare ‘Crack The Skye’ in tour per due anni ci aveva messi in una determinata situazione, e stavolta volevamo solo lavorare in liberà totale. Praticamente volevamo accenderci un fuoco nuovo sotto al culo e sentire una nuova spinta! Siamo molto felici, credo che suonare queste canzoni dal vivo sarà fantastico”.
IN GENERALE IL DISCO SEMBRA PIU’ PSICHEDELICO, COLORITO E REVIVALISTA DEI VOSTRI LAVORI PRECEDENTI. SEMBRA PIU’ ANCORATO AL ROCK AND ROLL DI UN TEMPO CHE ALLE INFLUENZE PIU MODERNE DEI MELVINS E DEI NEUROSIS DALLE QUALI SIETE PARTITI IN PRINCIPIO. SEI DACCORDO?
“Non credo sia così semplice crare uno spartiacque così netto. Noi amiamo tanti tipi di musica differenti e diamo voce a tutte le nostre influenze quanto più possiamo. Certamente come dici tu amiamo moltissimo il rock and roll di una volta, soprattutto lo psych-rock degli anni settanta. Anzi, per la verità, quella scena è forse l’unica che tutti e quattro amiamo allo stesso modo e con la quale siamo tutti cresciuti. E’ davvero una cosa che ci accomuna, forse più delle altre influenze che abbiamo individualmente, per cui risalterà sempre e comunque nella nostra musica. Però alla fine dei conti, conta sempre il discorso fatto in precedenza. Quando abbiamo cominciato a mettere mano al disco non avevamo idea di quale suono avrebbe avuto il lavoro finito. E’ successo così, il tutto è avvenuto molto spontaneamente e quasi casualmente. Questo è il sound finale che è forse prevalso su tutto il resto, ma in generale anche in questo senso, non era certo stato prestabilito o deciso a priori. E’ venuto così, noi scirivamo musica dal cuore, e lo facciamo con tantissimo amore, riff dopo riff, finchè alla fine non abbiamo un album tra le mani di cui siamo felici”.
A PROPOSITO DEL VOSTRO “NUOVO” SOUND. LE TASTIERE FANNO ORMAI PARTE IN PIANTA STABILE DEL SOUND DEI MASTODON, O SONO SOLO UNA SPERIMANTAZIONE TEMPORANEA CHE STATE PROVANDO IN QUESTO MOMENTO?
“Anche in questo caso non so ce si sia una qualsivoglia decisione ponderata dietro. Proviamo cose nuove, e se elementi nuovi come le tastiere o i sintetizzatori aggiungono più profondità e significato a un pezzo, in quei casi ci piace sperimentare e ampliare il discorso, ma non significa che questo approccio lo applichiamo automaticamente a tutti i pezzi. Non so dove andremo in questo senso, ma per ora ci siamo accorti che nelle giuste dosi e senza strafare, le tastiere ci hanno aiutato a tirare fuori ancora più qualità da parecchi dei nostri pezzi più recenti”.
SIETE ANCORA LEGATI AL VOSTRO STILE SIA VOCALE CHE CHITARRISTICO PIU’ PESANTE DEGLI ESORDI? PENSATE CHE RIFARETE UN DISCO IN FUTURO IN CUI TORNERANNO A FARSI SENTIRE LE VOSTRE INFLUENZE SLUDGE METAL E HARDCORE? OPPURE PER VOI QUELLO E’ UN CAPITOLO CHIUSO?
“Bella domanda… Chi lo sa? Una cosa è certa, ovvero che per i Mastodon le possibilità sono illimitate e non si può mai sapere cosa faremo al prossimo giro di boa. Di certo so che ora come ora siamo molto soddisfatti con la direzione che la band sta prendendo, e siamo molto contenti di come ci concentriamo sulla nostra maturazione musicale invece di riproporre gli stessi schemi ancora e ancora. Credo che comporre musica in maniera diversa ci abbia fatto maturare tanto come musicisti, e la ricerca della melodia è una cosa che di recente ci sta emozionando tanto e facendo crescere tantissimo. Creare armonie vocali e intrecci di chitarre più delicati è molto avvincente ed è qualcosa che vogliamo continuare a scoprire. Detto ciò, ti ripeto che non si può mai sapere dove finiremo musicalmente, ma credo che ora come ora, dovrebbe probabilmente succedere qualcosa che ci fa veramente incazzare, per farci ritornare alla creazione di un disco pesante e arrabbiato dall’inizio alla fine. Quel tipo di musica, sarà sempre parte di noi, è nel nostro sangue, ma per ora stiamo esplorando altri terreni, e questo ci rende felici. Vedremo!”.