MASTODON – Una sfrontata creatività

Pubblicato il 29/10/2021 da

Come sfruttare i tempi morti del lockdown, lo stop ai tour, l’impossibilità di imbastire piani futuri di alcun tipo? Scrivendo nuova musica. Tanta nuova musica. Lavorandoci sopra in lungo e in largo, aggiungendo, limando, perfezionando, sperimentando, fino a dare alla luce un album che vale per due, in termini quantitativi, e che vale parecchio soprattutto in termini qualitativi, quelli che contano per davvero. Recuperando animosità metallica, stringendo i ranghi e sforzandosi di non accendere mai il pilota automatico, i Mastodon rientrano sul mercato in pompa magna con il doppio full-length “Hushed And Grim”, quasi un’ora e mezza di musica che non potrà che segnare indelebilmente il panorama rock contemporaneo. Rock senz’altri suffissi non perché la band si sia ulteriormente ingentilita nei toni, tutt’altro: quanto per la capacità di comprendere una mole di suoni, atmosfere, sentimenti, sottogeneri, tali da poter essere manifesto di un intero modo di concepire il rock in questa fase della sua storia. Per coloro che hanno storto il naso di fronte all’esaurirsi degli estremismi e al fiorire della vena classic rock, suoneranno gradite le complessità e l’asprezza di molte canzoni del nuovo disco; allo stesso tempo, il tocco melodico e il talento nell’azzeccare un’hit dietro l’altra sarà famigliare per chi è più affezionato a “Once More ‘Round The Sun” ed “Emperor Of Sand”. Di questo importante passo compiuto abbiamo parlato con il batterista/cantante Brann Dailor, l’instancabile motore ritmico di una formazione nel pieno delle sue forze artistiche.

ARRIVAVATE DA ALCUNE PUBBLICAZIONI RELATIVAMENTE SOFT, SE PENSIAMO A “EMPEROR OF SAND” E L’EP “COLD DARK PLACE”, MENTRE IL NUOVO ALBUM È PIÙ COMPLESSO, DENSO DI PARTICOLARI E RIMETTE IN MOSTRA UNA FORTE VENA PROGRESSIVE. A COSA È DOVUTA QUESTA STERZATA STILISTICA?
– Noi non ci avvaliamo di un processo di scrittura standardizzato, non ragioniamo molto prima di metterci a scrivere nuova musica, non ci sono mai idee precostituite che ci guidano. Iniziamo a buttare giù nuova musica e ci facciamo trascinare dal flusso creativo. Non stiamo a interrogarci su dove possa condurci. Non ci sono nemmeno grandi discussioni tra di noi per decidere quale direzione debba prendere il nuovo materiale. Ci mettiamo al lavoro e osserviamo cosa accade. Questa volta, avere molto tempo disponibile ha pesato in qualche maniera: tanti mesi senza nulla di pianificato, l’impossibilità di definire quando saremmo potuti tornare a suonare dal vivo, ci ha fornito tempo aggiuntivo da dedicare alla scrittura dei brani. Questo ha probabilmente influenzato il modo in cui le canzoni sono state costruite, la complessità che senti e i tanti particolari presenti nei pezzi. Il poter rimettere mano di continuo alla musica ci ha forse portato ad aggiungere tanti elementi, a rifinire ogni cosa nel dettaglio, più del solito. D’altronde, non avevamo scadenze impellenti a pressarci.

GUARDANDO AL TITOLO DEL DISCO, ALLA COPERTINA, A COME SI SVILUPPA LA MUSICA, VERREBBE DA SUPPORRE CHE STIATE RACCONTANDO IN “HUSHED AND GRIM” UNA STORIA LUNGA E MOLTO ARTICOLATA. POTRESTI ENTRARE PIÙ NEL DETTAGLIO DEI TEMI TRATTATI DURANTE L’ALBUM?
– Il cuore concettuale del disco è piuttosto semplice: quello ritratto in copertina potremmo chiamarlo ‘l’albero della vita’, semplificando la questione: esso racchiude la vita delle persone, le loro esperienze, che sopravvivono dopo la loro morte proprio all’interno dell’albero. È anche una riflessione sulle diverse stagioni della vita, sul senso di quello che si è fatto, il guardarsi indietro a un certo punto della propria esistenza. In particolare, ci concentriamo sulla vita dopo la morte: con la morte dici addio al mondo naturale, alla realtà che conosci, e guardi avanti, verso qualcosa che ancora non conosci.

QUAL È L’ELEMENTO MUSICALE CHE UNISCE TUTTE LE TRACCE DELL’ALBUM, SE VE N’È UNO?
– La nostra personalità musicale, il fatto che siamo noi quattro a scrivere la musica, ritengo sia l’elemento sempre presente in quello che puoi ascoltare in “Hushed And Grim”. Canalizziamo al suo interno le nostre influenze, i nostri ascolti, il nostro vissuto. Una cosa fondamentale all’interno della band, oggi come vent’anni fa quando ci siamo formati, è l’eterogeneità, i diversi punti di vista che abbiamo sulla musica. Questo fattore non è mai stato una difficoltà, piuttosto qualcosa che ci ha sempre portato a creare qualcosa che ci soddisfacesse. E ancora oggi la diversità dei nostri ascolti, l’esplorare suoni lontani dal metal per portarli all’interno del progetto, ci sorprende, ci arricchisce in un modo che ogni volta porta delle novità all’interno dei Mastodon.

RIGUARDO AI VOSTRI ASCOLTI, C’È QUALCHE ARTISTA TRA QUELLI ASCOLTATI PIÙ DI RECENTE CHE VI HA ORIENTATO AL SUONO PIÙ HEAVY E URGENTE DI “HUSHED AND GRIM”, RISPETTO AGLI IMMEDIATI PREDECESSORI?
– Non è intervenuto nulla di nuovo tra i nostri ascolti recenti tale da modificare il nostro approccio alla musica. L’heavy metal non è mai uscito da quello che sentiamo, rimaniamo appassionati di musica pesante e questo interesse non è mai scemato nella band. Ogni occasione è buona per affrontare materiale ‘super heavy’, ma in fondo lo faccio da quando sono un ragazzo, l’amore per questi suoni è rimasto e non li ho mai abbandonati. Quindi no, non ci sono state modifiche nei miei gusti o in quelli degli altri, in misura così netta da portarci verso un certo tipo di approccio in “Hushed And Grim”.

CI SONO TANTE CANZONI SUL NUOVO DISCO CHE RECLAMANO UNA FORTE ATTENZIONE, E TUTTAVIA GIÀ AFFASCINANO AI PRIMI ASCOLTI. TRA QUELLE CHE CATTURANO FACILMENTE L’ATTENZIONE, METTEREI SICURAMENTE “GOBBLERS OF DREGS”. DI COSA PARLATE IN QUESTO BRANO E COME AVETE LAVORATO PER DONARGLI QUESTA STRUTTURA E QUESTI ARRANGIAMENTI?
– I primi riff, quelli che reggono la prima parte del pezzo, credo siano stati scritti nell’ultimo tour europeo che abbiamo fatto, circa tre anni fa. Alla seconda metà ci siamo arrivati molto più avanti e ha richiesto un lavoro lungo e meticoloso. Le atmosfere ‘space’ di questa parte ci piacciono molto, ce le siamo proprio godute mentre le scrivevamo e suonavamo. Unire questi due spezzoni di canzone non è stato immediato, ci sono atmosfere prog rock, un groove di batteria abbastanza immediato e alcune delle voci da me preferite, mi piace moltissimo come canta Troy in “Gobblers Of Dregs”. E mi emoziona molto anche l’ultimo assolo. Sì, assieme alla traccia che la precede, “Savage Lands”, è una delle mie preferite dell’album.

LA SCELTA DI DAVID BOTTRILL COME PRODUTTORE DA COSA È STATA MOTIVATA? COSA ANDAVATE CERCANDO, CHIAMANDO A LAVORARE CON VOI UN PRODUTTORE DI QUESTO TIPO, CHE IN PASSATO HA COLLABORATO CON BAND COME TOOL E KING CRIMSON?
– Ammiriamo molto il suo lavoro, siamo grandi fan di diversi album da lui prodotti con le band che hai citato, Peter Gabriel e altri ancora. Visto che l’idea di avere un disco prodotto da lui ci girava in testa da tempo, abbiamo deciso di chiamarlo per sapere se fosse disponibile. Avere lui come produttore si colloca nella nostra idea di essere una metal band che guarda con interesse a quello che accade fuori dal metal; ad esempio, David è un grande fan della world music, la sua sensibilità per questo tipo di musica pensavamo potesse aiutarci a dare una differente interpretazione del nostro sound. Ritengo che con lui siamo riusciti ad ottenere una nuova versione dei Mastodon.

PUBBLICARE UN DOPPIO ALBUM È UN’IDEA MATURATA PER IL GRAN NUMERO DI CANZONI COMPOSTE, OPPURE CI AVETE PENSATO NEL MEZZO DEL PROCESSO CREATIVO, PRIMA DI ARRIVARE A SCRIVERE TUTTE LE TRACCE POI FINITE SU “HUSHED AND GRIM”?
– Inizialmente pensavamo di fermarci alla durata che adottiamo di solito, circa cinquanta-cinquantacinque minuti. Solo che siamo trovati ad avere le demo di oltre venti canzoni, quindi già abbiamo limato qualcosa, scendendo a quindici. Con David, il nostro produttore, abbiamo deciso di registrarle tutte quante e provare a scegliere cosa ci piacesse di più. A quel punto però ci è venuto difficile sceglierne solo sette od otto da usare per l’album. Abbiamo ascoltato tutto quello che avevamo suonato e onestamente ci pareva tutto solido, valido, non volevamo scartare nulla. A quel punto ci siamo convinti che “Hushed And Grim” dovesse essere un doppio album. Anche David si è trovato d’accordo con noi. Penso in fondo che da una band come la nostra, arrivati a questo punto della carriera, anche i nostri fan possano aspettarsi che azzardiamo una pubblicazione così ponderosa, non penso si trovino troppo spiazzati dal dover ascoltare tutta questa mole di musica.

QUALE È STATA LA SFIDA PIÙ GRANDE DOVUTA AL FATTO DI DOVER SCRIVERE UN ALBUM SIMILE, COSÌ VASTO, LUNGO E COMPLESSO?
– Banalmente, un album che dura il doppio del normale richiede il doppio del lavoro. Non è necessariamente qualcosa di difficoltoso, non abbiamo dovuto affrontare sfide particolarmente ostiche, ma se già realizzare un album prevede tante attività e una sua difficoltà intrinseca nel terminare il progetto, doverne realizzare due in un colpo solo, necessita molto impegno. Aumentano i momenti di frustrazione, quelli in cui credi non arriverai mai al termine di una cosa così lunga. Per fortuna avevamo tempo sufficiente da dedicargli e non abbiamo dovuto sbrigarci per rispettare scadenze stringenti. E abbiamo amato il periodo dedicato a “Hushed And Grim”, ci piace creare, ci piace stare in studio, quindi è stato qualcosa di piacevole, non solo stress.

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