PER PRIMA COSA BENTORNATI! COME MAI AVETE DECISO DI RIPARTIRE CON LA BAND?
“Accidenti, qui c’è un equivoco di fondo: in realtà i Mekong Delta non si sono mai sciolti, ma dopo l’uscita di ‘Picture At An Exhibition’ abbiamo deciso di prenderci una pausa per concentrarci su altro. Ho molte passioni nella vita e per un po’ mi sono dedicato a quelle. Peraltro ho approfondito molto lo studio dell’elettronica e dell’informatica applicata alle nuove tecnologie di registrazione digitale, questo perchè volevo che il nuovo disco della band avesse un suono eccellente, a differenza del passato. Fatto sta che qualche tempo fa ho iniziato ad avere delle idee che dovevo assolutamente mettere in musica, così ho chiamato a me i ragazzi che oggi suonano nei Mekong Delta ed abbiamo iniziato a comporre del nuovo materiale”.
SI’, PERO’ SOLO TU ED ULI AVETE FATTO PARTE DEI MEKONG DELTA IN PASSATO: COSA MI DICI DI LEO E PETER? PERCHE’ SONO STATI SCELTI LORO?
“Peter ha avuto una sorta di canale preferenziale (ride, ndR): essendo il presidente di un fan club dei Mekong Delta, appena saputo che ero alla ricerca di un chitarrista mi ha subito mandato dei demo contenenti nostri vecchi brani. Ho poi avuto modo di ascoltarlo nella sua band, i Theory In Practice, dove svolge un lavoro egregio. Quando l’ho contattato e abbiamo provato un po’ insieme ho subito capito che era lui la persona giusta, in grado di apportare delle novità nel nostro sound senza snaturarlo. Per quanto riguarda Leo invece è arrivato tramite audizioni: ero piuttosto sconsolato, in quanto prima di lui avevo già provato moltissimi singer, ma nessuno riusciva ad interpretare le linee vocali che avevo scritto in maniera adeguata. Poi arriva questo ragazzo e mi chiede di poter leggere gli spartiti dei brani! Sono stato piacevolmente sorpreso, in quanto è difficile trovare un cantante che sappia leggere la musica e che quindi si integri totalmente con gli strumenti. L’audizione oltretutto è andata benissimo e così eccoci qui”.
HAI PROVATO A CONTATTARE I VECCHI MEMBRI DELLA BAND, COME JORG MICHAELS?
“No, non l’ho contattato. In realtà non ci sentiamo da parecchio e poi ho sentito che lui ha una clausola contrattuale che non gli permette di suonare al di fuori degli Stratovarius, quindi il problema non si è posto. Comunque è giusto dire che la mia prima scelta è stata Uli: sicuramente Uli incide più di chiunque altro sul songwriting”.
ULI PERO’ HA MOLTI PROGETTI: RIUSCIRA’ A SEGUIRVI ANCHE DAL VIVO?
“Credo di sì, la nostra volontà, mia e di Uli è quella di suonare il più possibile on stage, dato che in passato una serie di circostanze ce l’hanno spesso impedito. Ovviamene ora stiamo studiando i dettagli e stiamo cercando di fare incastrare le date in modo tale da poter organizzare un tour senza incidere più di tanto sul lavoro degli altri progetti di Uli”.
OK, PARLIAMO DEL NUOVO ALBUM: COME SI E’ SVOLTO IL PROCESSO DI COMPOSIZIONE?
“Tutto è filato abbastanza liscio, senza particolari intoppi. La quasi totalità dei brani è stata scritta da me, con l’indispensabile aiuto di Uli. Lo stesso per le linee vocali: le ho scritte io e le hanno rifinite Leo e un mio carissimo amico. Abbiamo cercato di rispettare i canoni cari ai Mekong Delta ma non ci siamo dannati l’anima per farlo: diciamo che veniva tutto molto naturale. Ovviamente, data la complessità dei brani, ci abbiamo messo diverso tempo per cesellarli a dovere, ma siamo estremamente soddisfatti del risultato finale”.
“LURKING FEAR” SEMBRA PIU’ AGGRESSIVO DEI VOSTRI PRECEDENTI LAVORI: HAI ANCHE TU QUESTA IMPRESSIONE?
“Sì. Si dice sempre che quando un album è molto aggressivo è perchè bisogna scaricare la rabbia repressa che chi lo compone si porta dentro. Nel nostro caso è uscito così forse per il lungo periodo di inattività, forse perchè dovevamo dimostrare prima di tutto a noi stessi di essere in grado di tenere alto il nome della band o per mille altri motivi. Tieni presente che comunque l’album contiene in sè anche sensazioni già presenti nei nostri precedenti lavori e che non è tutto in your face, ma poggia anche su un forte senso della melodia e su strutture progressive complesse che forse in passato non siamo mai stati in grado di comporre”.
PERCHE’ PROPORRE UN ALLEGRO DI SCHOSTAKOWITSCH?
“Perchè è una sfida: hai sentito l’originale del brano? E’ una cosa quasi impossibile da suonare e da riproporre, soprattutto con il basso. Essendo io amante delle sfide sono voluto andare fino in fondo e proporre la nostra versione sull’album. Credo di aver dato il meglio di me in quel brano, ne vado estremamente orgoglioso”.
COME DEFINIRESTE LA VOSTRA MUSICA: PROGRESSIVE THRASH E’ CORRETTO?
“La definizione che noi amiamo dare alla nostra proposta è: ‘musica intelligente per persone intelligenti’ (ride, ndR)”.
TOGLICI UNA CURIOSITA’: COME MAI AD INIZIO CARRIERA VI PRESENTAVATE CON DEGLI PSEUDONIMI?
“Guarda, francamente lo facevamo principalmente perchè non avevamo particolarmente fiducia che la gente, sapendo che venivamo dalla Germania, si sarebbe interessata ai Mekong Delta. Le band tedesche dell’epoca erano tutte molto grezze, mentre noi già proponevamo un connubio simile a quello che utilizziamo oggi tra metal e musica progressiva ed orchestrale, seppure molto meno curato. Poi Jorg Michaels ha proposto la storia degli pseudonimi e a noi andava benissimo appropriarci di nomi inglesi, decisamente più vendibili sul mercato. Questa è la ragione per la quale siamo diventati celebri per la nostra aura di mistero: non volevamo far sapere al mondo che eravamo tedeschi (ride, ndR)”.
NON ABBIAMO I TESTI A DISPOSIZIONE, MA SEMBRA CHE LE TRACCE TRATTINO DI PROBLEMI SOCIALI E LEGATI ALLA RELIGIONE: CE NE PUOI PARLARE?
“Hai detto bene: i testi vertono su tematiche sociali, politiche e religiose. Alla nostra età non ci sentiamo più di trarre giudizi che sanno di condanna, ma ci limitiamo a fare valere il nostro punto di vista su queste cose. Ad esempio, negli ultimi anni le guerre di religione si sono moltiplicate ed il mondo occidentale sembra avere un conto aperto con l’Islam. Io non sono anti islamico, sono contrario a tutte le religioni, in quanto non credo sia sensato imporre un punto di vista unico su dei concetti così ampi e personali come le tematiche legate alla fede. Questo è quello che le religioni, soprattutto quelle monoteiste, fanno”.
“LURKING FEAR” E’ UN TITOLO TRATTO DAL RACCONTO DI LOVECRAFT?
“Questo è un aneddoto divertente. Forse saprai che il sottoscritto è un grandissimo fan di Lovecraft e quindi parrebbe quasi scontato che ‘Lurking Fear’ (in italiano ‘La Paura In Agguato’, ndR) sia in effetti ispirato al grande scrittore. Il problema è che io non sapevo che una sua novella avesse questo titolo! Intendiamoci, il racconto lo conoscevo, ma sapevo solo il titolo tedesco, ‘Die Lauernde Furcht’! E’ stata davvero una coincidenza incredibile, o magari si è venuto a creare questo rapporto subliminale tra me e lo spirito di Lovecraft (ride, ndR)”.
COME VANNO LE COSE CON LA AFM?
“Molto bene, siamo davvero soddisfatti del loro lavoro. Non siamo assolutamente pentiti della scelta fatta: avevamo diverse proposte contrattuali da valutare, però riteniamo di aver fatto davvero la scelta giusta”.
COME MAI LA TUA LABEL, LA AAARGH RECORDS HA CESSATO LE ATTIVITA’?
“E’ stata una scelta difficile ma necessaria. A livello economico le cose non andavano benissimo, ma riuscivo a tirare avanti più che dignitosamente. Il problema era che non riuscivo a trovare nulla di particolarmente interessante da produrre, nessuna band che mi faceva saltare dalla sedia. Non mi andava di mettere sotto contratto gruppi magari bravi ma per i quali non mi scattava la scintilla, mi sembrava una presa in giro nei confronti degli eventuali acquirenti”.
OK, ABBIAMO FINITO: CONCLUDI CON UN MESSAGGIO PER I FANS ITALIANI…
“I Mekong Delta sono tornati per restare, con la migliore formazione di sempre. Mi raccomando, quando verremo dalle vostre parti venite numerosi e non ve ne pentirete di certo”.