MELLOWTOY – Reazioni a catena

Pubblicato il 18/03/2015 da

Era il 2004 quando, trainati dalla cover di “Save a Prayer” dei Duran Duran, i Mellowtoy esordivano sul mercato discografico, sfruttando l’onda lunga dell’ancora popolare movimento nu-metal. Dopo dieci anni e tre album – corredati da decine di show di spalla ad alcuni dei nimi più importanti della scena rock / alternative metal, nonchè dagli infiniti cambi di line up -, il sestetto meneghino è tornato più in forma che mai con questo nuovo “Lies”, disco della maturià e dal flavour decisamente più internazionale. A raccontarcene la gestazione, così come altre curiosità sulla band, è il chitarrista / membro fondatore Titta Morganti…

mellowtoy - band - 2014

SIETE ORMAI IN ATTIVITA’ DA UN DECENNIO…POSSIAMO CONSIDERARE “LIES” COME IL MIGLIOR REGALO PER IL PRIMO ANNIVERSARIO “IMPORTANTE”?
“Sì dai, diciamo che ci siamo fatti un bel regalo. Ci abbiamo lavorato parecchio e sinceramente pensavamo di riuscire a fare uscire il disco l’anno passato, esattamente 10 anni dopo l’esordio”.

NEL CORSO DI QUESTI ANNI I CAMBI DI LINE UP SONO STATI UNA COSTANTE PER VOI, PROBABILMENTE RALLENTANDO LA VOSTRA ATTIVITA’ DISCOGRAFICA…POSSIAMO DIRE CHE, CON I RAGAZZI ORA NELLA BAND, AVETE TROVATO LA QUADRATURA DEL CERCHIO?
“Eh, cambiare tanti elementi nel corso degli anni è stata sicuramente dura. Inevitabilmente queste cose ricadono sulla velocità di realizzazione dei brani, anche perchè ad un certo punto ti ritrovi a dover scegliere se scrivere in maniera piuttosto egoistica, o se aspettare che i nuovi arrivati si inseriscano pian piano nel processo di composizione che all’interno delle band è sempre un discorso piuttosto delicato. Adesso la sinergia all’interno dei mellowtoy è perfetta…speriamo che duri!”.

IMMAGINO IL TITOLO DEL DISCO FACCIA RIFERIMENTO ALLE BUGIE CHE VENGONO PROPINATE DAI MEDIA…E’ COSI’, O C’E’ QUALCHE RIFERIMENTO AUTO-BIOGRAFICO?
“In parte è cosi, diciamo che in questo momento tutto quello che riguarda i media, la politica e la finanza è per una grossa percentuale falso, quindi in realtà è la società intera che si basa su fondamenta instabili. Il titolo del disco si riferisce prevalentemente a queste tematiche. Non c’è nulla di autobiografico, e anche se lo fosse non te lo direi, del resto un bugiardo non ammetterebbe mai di mentire”.

UNA DELLE PRINCIPALI NOVITA’ DI “LIES” E’ RAPPRESENTATA DALLA PRODUZIONE DI MARCO COTI ZELATI DEI LACUNA COIL…COME AVETE PRESO QUESTA SCELTA, E COME HA INFLUITO IL SUO APPORTO IN CABINA DI REGIA?
“Sai, la scelta di un produttore artistico è sempre un po’ difficile perchè le band solitamente sono molto gelose dei propri brani e noi ovviamente non facciamo eccezione. Per questo motivo abbiamo deciso di affidarci ad una persona vicina alla band. Conosciamo ;arco da tempo, è un amico, e abbiamo pensato che fosse la scelta giusta considerata la sua visione della musica non circoscritta all’Italia. Volevamo dei suoni e delle canzoni che si avvicinassero ad un sound più americano, pur mantenendo le nostre caratteristiche, ed in questo Marco è stato praticamente perfetto. E’ stato molto interessante confrontarci con il suo songwriting e con la sua esperienza musicale, e devo dire che il tutto è stato molto naturale. Si è creata un’ottima alchimia, e penso che sia davvero riuscito a tirare fuori il massimo dalla band”.

MI HA MOLTO COLPITO “A LETTER FROM THE PAST”, CARATTERIZZATA DA UN’URGENZA RITMICA INEDITA AL RESTO DELLA TRACKLIST…CI POTETE RACCONTARE QUALCOSA SULLA GENESI DEL PEZZO?
“Come hai detto è un pezzo piuttosto incalzante. Cercavamo una base ritmica un po’ diversa dai nostri standard per dare un po’ di movimento alla track list, ma sinceramente le canzoni ci vengono così, non è che ci pensiamo più di tanto: riff di chitarra, batteria, la si suona in 3/4 modi diversi e si tenta di capire qual è la versione più efficace. In realtà è tutto molto più semplice e meno studiato di quello che si pensi. Il fatto di studiare i pezzi a tavolino secondo me funziona solo nel pop, nel metal non c’è spazio per queste cose”.

ALTRO EPISODIO A SE’ STANTE E’ LA SCHEGGIA “S.A.T.A.N.”, 30 SECONDI AL LIMITE DELL’HARDCORE: COM’E’ NATA L’IDEA DI CHIUDERE COSI’ IL DISCO, E COSA RAPPRESENTA L’ACRONIMO?
“‘S.A.T.A.N.’ è nata in una maniera strana. Io e Matteo, il batterista, abbiamo una passione per l’hardcore old school, e una sera stavamo sclerando dietro una parte di batteria un po’ stronza. Abbiamo fatto una pausa e lui mi ha detto: ‘Titta, ma facciamo un disco hardcore, lo scriviamo in 20 minuti e vaffanculo’. Abbiamo iniziato a cazzeggiare, e in due minuti avevamo ‘S.A.T.A.N.’. L’acronimo sta per ‘sono andato tanto a naso’, perchè durante la pausa stavamo parlando di Lapo. E’ una stronzata, ma non amiamo prenderci molto sul serio, e quindi abbiamo tenuto il titolo cosi”.

IN QUEST’OCCASIONE AVETE BEN DUE OSPITI, OVVERO CHRISTIAN MACHADO DEGLI ILL NINO E PAOLO COLAVOLPE DEI LANCIATISSIMI DESTRAGE: COME SONO NATE QUESTE COLLABORAZIONI?
“Con Paolo è stato tutto molto naturale: siamo amici, a volte ci si vede ai concerti, ci si beve una birra insieme, abbiamo la stessa booking agency e penso che in buona sostanza a lui piacciano i Mellowtoy e a noi piacciono i Destrage, che sono dei pazzi furiosi. COn Cristian è successa un po’ la stessa cosa, siamo stati in tour con Ill Nino in Russia e Inghilterra, ed abbiamo un ottimo rapporto, così abbiamo deciso di proporgli una collaborazione e lui si è detto entusiasta della cosa. Siamo davvero onorati di averli entrambi su ‘Lies’”.

AVETE SUONATO CON MOLTE DELLE BAND PIU’ FAMOSE DELLA SCENA ALTERNATIVE, DAI PAPA ROACH AGLI ILL NINO, PASSANDO PER I DISTURBED, GLI STONE SOUR E GLI ALTER BRIDGE: QUAL E’ IL SEGRETO MIGLIORE CHE AVETE ‘RUBATO’ DA QUESTE ESPERIENZE, E QUALE LA BAND CHE VI HA PIU’ IMPRESSIONATO?
“Segreti in fondo non ce ne sono, abbiamo però imparato a gestire bene i tempi, a capire come si muovono queste superband durante i soundcheck e altre piccoli trucchetti. Il fatto di poterli vedere bene da bordo palco è un grande privilegio, e ti fa carpire tante piccole cose. A volte adottano delle soluzioni tecniche semplicissime e ti dici: ‘cazzo suono da dieci anni e non ci ho mai pensato, sono proprio un pirla!’. Forse quelli che mi hanno impressionato di più sono stati gli Alter Bridge, che sono praticamente perfetti. Anche se penso che lo show dei Papa Roach negli ultimi anni sia una cosa strepitosa, e che jacoby in questo momento sia un frontman pazzesco, forse solo Corey Taylor con gli Stone Sour mi ha fatto la stessa impressione”.

SO CHE AVETE IN PROGRAMMA UN TOUR IN GIRO PER LA PENISOLA: AVETE PREPARATO QUALCHE SORPRESA PARTICOLARE PER I VOSTRI FAN? E VI STATE GIA’ MUOVENDO ANCHE PER UNA TOURNE’ ALL’ESTERO?
“Sì, il tour italiano è appena partito con il botto e ne siamo felicissimi, siamo entusiasti della resa live dei nuovi brani e dello show che porteremo in giro. Per la prima volta siamo riusciti ad uscire a mezza produzione quindi sarà uno show particolare, curato anche nell’aspetto visivo con luci studiate su misura. E’ una cosa che volevamo fare da tempo, e finalmente ci siamo. Per quanto riguarda l’estero, ci sono già parecchie cose in fase di lavorazione ma sai, per scaramanzia preferisco non dire nulla”.

NELL’ERA DI INTERNET, A MENO DI NON ESSERE UNA BAND ‘ARRIVATA’, SUONARE METAL RICHIEDE GROSSI SACRIFICI…QUAL E’ LA MOLLA CHE, PIU’ DI TUTTE, VI SPINGE AD ANDARE AVANTI?
“La musica. Noi godiamo proprio nel suonare, è ancora la cosa che più ci piace fare. Tutti i sacrifici e il grande impegno che ci vuole sono giustificati solo da questo: passione, divertimento e r’n’r. Tutto il resto è un contorno, la musica è l’unica cosa che conta”.

COME DETTO PRIMA, AVETE SUONATO CON MOLTI GROSSI NOMI DELLA SCENA NU/ALTERNATIVE: PENSANDO IN GRANDE, QUAL E’ LA BAND CON CUI PIU’ DI TUTTE VI PIACEREBBE SUONARE, E PERCHE’?
“Ci sono tantissime band con le quali mi piacerebbe condividere il palco, ma se devo pensare proprio in grande, cioè se mi chiedessi ‘scegli una band e i ti metto sul palco prima di loro’…i Metallica. semplicemente perchè sono i Metallica, hanno scritto almeno cinque dei miei dischi preferiti, li ho visti suonare un sacco di volte e, al di là del suonare bene o male, a me sono sempre piaciuti un botto”.

DA VETERANI DEL NU METAL MADE IN ITALY, COME VEDETE LO STATO ATTUALE DELLA SCENA, IN ITALIA E OLTREOCEANO?
“penso che la scena nu metal sia estinta da anni ormai. C’è una scena italiana, che definirei rock metal, che secondo me sta venendo fuori bene. di band italiane fighissime ce ne sono veramente tante, al volo mi vengono in mente Destrage, Furor Gallico, Flashgod Apocalypse, What A Funk, Elvenking, Speedstroke, Folkstone. Piano piano sembra che qualcosa si stiamo muovendo e ne sono ben felice”.

PRIMA DEI SALUTI, UN ANEDOTTO CURIOSO DELLA VOSTRA LUNGA ESPERIENZA ON THE ROAD?
“Il fatto di girare molto ti insegna tantissime cose, la più importante penso sia quella di portarsi sempre sul furgone un fornello da campeggio con la bombola e l’occorrente per farsi la pasta, parmigiano e sughi pronti. Nell’est europeo questa cosa diventa fondamentale e ti permette di fare la carbonara ai gruppi americani…da quel giorno saranno felici di averti in tour con loro e i tuoi soundcheck saranno molto piu’ lunghi!”

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