MESHUGGAH – Destination Devastation!

Pubblicato il 01/06/2005 da
 
Tornano i Meshuggah, e lo fanno con il disco più sperimentale e difficile della loro carriera: il mostruoso “Catch 33”. Poca melodia, velocità ridotta ai minimi termini, riff uno più contorto dell’altro, strutture complicatissime… tutti i marchi di fabbrica della band svedese sono stati elevati all’ennesima potenza in modo da far apparire il tutto ancora meno digeribile del solito! Un azzardo? Per certi versi sì, anche se una certa qualità e le solite finezze non mancano affatto nemmeno questa volta. Nel 2005 capire che cosa passa per la testa dei Meshuggah corrisponde quasi a compiere un’impresa, Metalitalia.com però ha avuto modo di scambiare qualche parola con il batterista Thomas Haake e l’intervista che segue probabilmente aiuterà qualcuno a vederci più chiaro…
 
 

UN MINI E UN FULL LENGTH IN MENO DI UN ANNO… SIETE DIVENTATI DEGLI STAKANOVISTI!
“Insomma, non esageriamo (ride, ndR)! Diciamo che negli ultimi tempi ci stiamo togliendo un po’ di sfizi, non siamo andati tantissimo in tour e abbiamo così avuto modo di dedicarci a vari progetti”.

PARLIAMO SUBITO DEL VOSTRO PARTO PIU’ RECENTE: COME E’ NATO “CATCH 33”?
“Abbiamo iniziato a lavorare a ‘Catch 33′ credo un paio di anni fa. All’epoca pensavamo di aver esaurito i nostri obblighi contrattuali nei confronti della Nuclear Blast e così ci siamo messi a comporre del nuovo materiale un po’ diverso dal solito, giusto per provare qualcosa di nuovo. Dopo un breve periodo però abbiamo perso l’ispirazione e ci siamo fermati, non riuscivamo più a scrivere cose che calzassero con il concept di ‘Catch 33′. Per fortuna in quei giorni eravamo in contatto con Jason dei Mushroomhead, il quale ci chiedeva da un po’ se eravamo interessati a pubblicare qualcosa per la sua nuova casa discografica. Abbiamo accettato e abbiamo composto il mini ‘I’, che è uscito pochi mesi dopo. Lavorare a questo progetto, così diverso dalla musica a cui ci stavamo dedicando poco tempo prima, ci ha permesso di ricaricare le batterie e infatti siamo riusciti a completare il nuovo album nei mesi immediatamente successivi”.

COME DESCRIVERESTI IL SUO CONTENUTO MUSICALE AI NOSTRI LETTORI?
“Direi che ‘Catch 33′ è una sorta di colonna sonora, una monolitica soundtrack meshugghiana! E’ un album molto vaiegato, lento e pesante ma, a mio modo di vedere, anche estremamente melodico. Melodico alla maniera dei Meshuggah, ovviamente, il che non vuol dire affatto che utilizziamo melodie consonanti, ritornelli, etc. Il disco ha un andamento molto armonico e dinamico, che lo rende profondamente differente da ‘Nothing’ e da qualsiasi altro nostro vecchio disco. Abbiamo anche sperimentato dei nuovi effetti e dei break atmosferici per noi del tutto inediti… c’è molta carne al fuoco, volevamo provare tante cose nuove e questo ha ovviamente influito sulla durata del disco. Non so che altro aggiungere… è un album sperimentale, è la colonna sonora di un viaggio”.

MA IN UN FUTURO CREDI CHE VI MUOVERETE ANCORA IN QUESTA DIREZIONE?
“Non penso, il prossimo album sarà con tutta probabilità una collezione di vere e proprie canzoni. Del materiale è già stato registrato ma non so ancora dirti che piega prenderà l’intero disco, è troppo presto. Comunque speriamo di registrarlo già entro la fine dell’anno, a noi piacerebbe tornare al più presto sul mercato con qualcosa di nuovo ma tutto dipenderà da quanto staremo in tour per ‘Catch 33′”.

TORNIAMO ALL’ULTIMO ALBUM: PERCHE’ AVETE DECISO DI DIVIDERE LA CANZONE IN TRACCE? PER “I” NON LO AVEVATE FATTO…
“Noi avremmo voluto lasciarla intera, ma la Nuclear Blast ci ha pressato affinché la dividessimo in più tracce. Alla fine credo che non si tratti di una scelta completamente malvagia: i fan ad un certo punto avranno sicuramente un passaggio preferito e in questo modo potranno riascoltarlo più facilmente”.

LE PARTI DI BATTERIA DELL’ALBUM SONO STATE REGISTRATE DA UNA DRUM MACHINE, PER QUALE MOTIVO?
“Ormai sono quasi dieci anni che componiamo la nostra musica facendo largo uso di computer. Ognuno a casa imbraccia la chitarra, registra dei riff al computer, programma delle parti di batteria e fa sentire ciò che ha preparato agli altri del gruppo. Questa volta quando abbiamo avuto modo di ascoltare insieme l’mp3 con tutti quarantesette minuti di musica ci siamo accorti che il tutto suonava in modo perfetto e che non aveva senso entrare in uno studio per ri-registrare ogni strumento. La batteria suonava naturale, come se l’avessi suonata io, le chitarre non avevano nulla che non andasse e così via. Ho visto che su internet molti si sono arrabbiati per questa nostra scelta ma sinceramente non vedo dove sia il problema… io sono in grado perfettamente di riproporre dal vivo ogni parte, idem gli altri ragazzi del gruppo. Ovviamente non tutto il materiale di ‘Catch 33’ si presta ad essere suonato in un concerto, però posso garantirti che se decideremo di suonare qualche traccia saremo in grado di riproporla in maniera impeccabile”.

QUINDI LA SCELTA DI NON REGISTRARE IN PRIMA PERSONA LE PARTI DI BATTERIA NON E’ STATA CAUSATA DAI PROBLEMI AI POLSI CHE AVEVI AVUTO TEMPO FA…
“No, assolutamente. I polsi ora sono ok, semmai ho dei problemi alla schiena (ride, ndR)! Scherzi a parte, purtroppo negli ultimi tempi il mio fisico mi sta dando delle noie di continuo però non al punto da impedirmi di suonare, come invece successe un paio d’anni fa. Oggi posso incidere un album e suonare dal vivo senza problemi, devo solo stare molto attento a riscaldarmi prima di sedermi dietro ai tamburi”.

HO LETTO CHE ALCUNE PARTI DI CHITARRA DEL DISCO SONO STATE REGISTRATE DAL VOSTRO FRONTMAN JENS KIDMAN: SE NON ERRO NON SUONAVA LA CHITARRA DAI TEMPI DEL DEBUT ALBUM!
“Esattamente, Jens questa volta aveva particolarmente voglia di tornare ad incidere dei riff e noi naturalmente non abbiamo avuto nulla in contrario. Devo dire che da qualche anno a questa parte stiamo tornando a lavorare come una vera squadra quando si parla di songwriting. Ricordo che per ‘Chaosphere’ o ‘Nothing’ ognuno aveva registrato le sue parti da solo mentre oggi si lavora tutti assieme, proprio come succedeva ai tempi di ‘Contradictions Collapse’ e ‘None'”.

VOGLIAMO ORA PARLARE DEL TITOLO DEL DISCO? PERCHE’ “CATCH 33”?
“Come avrai potuto immaginare, si tratta di un gioco di parole basato sul modo di dire ‘Catch 22’, che nella lingua inglese si usa per descrivere un circolo vizioso di paradossi. Quando abbiamo dovuto intitolare il disco ci siamo accorti che i testi parlavano di contraddizioni, negazioni e paradossi, ovvero tutte cose che hanno a che fare con quel modo di dire, ‘Catch 22′. Abbiamo quindi deciso di intitolare l’album proprio con quella frase, sostituendo però il 22 con il 33, un numero che, in un modo o nell’altro, nella nostra carriera abbiamo incontrato spesso. E’ abbastanza strano ma tantissime volte ci è capitato di suonare in luoghi che avevano quel numero civico, di salire in macchine che avevano il 33 sulla targa, ecc.”.

I TESTI SONO STATI ANCORA UNA VOLTA SCRITTI DA TE?
“Sì, ma questa volta anche Marten mi ha dato una mano. Sono abbastanza diversi dai nostri vecchi testi, direi che le parole di ‘Catch 33’ costituiscono quasi una sorta di poema metafisico… una sorta di viaggio fantastico tra la vita e la morte. Si tratta di roba piuttosto bizzarra che, come al solito, non mi va di spiegare troppo. Preferisco che l’ascoltatore dia una propria interpretazione al tutto”.

“CATCH 33” ESCE PER NUCLEAR BLAST: QUAL E’ LA VOSTRA SITUAZIONE CONTRATTUALE AL MOMENTO?
“Allora, come ti dicevo pensavamo di non dovere più nulla alla Nuclear Blast dopo la pubblicazione della raccolta ‘Rare Trax’. Loro però non consideravano affatto questa uscita un album vero e proprio e pretendevano un altro disco al più presto. Non ti nascondo che abbiamo litigato abbastanza per questo, però alla fine siamo giunti ad un compromesso: loro ci hanno lasciato pubblicare ‘I’ per la Fractured Transmitter Records mentre noi gli abbiamo concesso ‘Catch 33’. Ora comunque ci siamo riappacificati e infatti stiamo valutando di rifirmare per loro (la band nel frattempo ha effettivamente annunciato di essere tornata a far parte dell scuderia Nuclear Blast, ndR)”.

PARLIAMO ORA DELLA LINE UP: VEDO CHE NON SIETE ANCORA RIUSCITI A TROVARE UN BASSISTA FISSO…
“Non è che non siamo riusciti a trovarlo, il punto è che non lo vogliamo proprio! Al momento ci troviamo benissimo in quattro e non ce la sentiamo affatto di inserire un’altra personalità nel nostro gruppo: discutiamo già abbastanza tra noi, chissà che cosa accadrebbe se dovessimo tener conto anche delle opinioni di un altro ragazzo. Penso che andremo avanti così ancora per lungo tempo: dal vivo ci aiuta Dick Lovgren, che è già stato bassista session per In Flames e Arch Enemy, e con lui ci troviamo alla grande. Lui è contento di questa situazione, noi pure…quindi perché cambiare?”.

COSA ASCOLTANO I MESHUGGAH IN QUESTO PERIODO?
“Mike Patton, Squarepusher, Strapping Young Lad… in generale non seguiamo più molto la scena metal, preferiamo ascoltare musica elettronica o cose bizzarre come qulle partorite dai gruppi che ti ho detto”.

OK THOMAS, GRAZIE MILLE PER IL TEMPO CONCESSOMI…
“E’ stato un piacere, grazie a te per l’intervista e un saluto ai fan italiani!”.

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