METHEDRAS – L’irrefrenabile voglia di esplorare

Pubblicato il 18/08/2023 da

Esplorare, arricchirsi, aprire il sound, spaziare, sorprendere, innovare.
Concetti ed obbiettivi che caratterizzano il nuovo corso dei Methedras: rinnovamento di stile, influenzato anche da una sorta di minirivoluzione avvenuta in seno alla band lombarda e marchiato, come avvenuto in altri gruppi, dal fermo obbligato delle attività artistiche scaturito dal periodo pandemico.
Una cascata di novità presenti con prepotenza nell’ultimo lavoro del quartetto tricolore, “Human Deception”, rilasciato poco più di due mesi fa: un full-length ricco di sfaccettature, capace di presentare a trecentosessanta gradi la nuova veste dei Methedras, i quali sono stati in grado alzare il livello propositivo, aumentando così l’interesse generale.
I cambiamenti in serie sono stati così snocciolati e discussi insieme ad Andrea Bochi, fondatore della band brianzola. Buona lettura!

CIAO RAGAZZI E BENTORNATI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. PRIMA DI ENTRARE NEI DETTAGLI DEL VOSTRO NUOVO ALBUM, FACCIAMO BREVEMENTE UN PASSO INDIETRO, GIUSTO DI QUATTRO ANNI, QUANDO, POSSIAMO DIRE CHE È INIZIATO UN NUOVO CORSO DEI METHEDRAS CONSEGUENTEMENTE AL PRIMO AVVICENDAMENTO NELLA BAND. COSA È AVVENUTO DOPO LA RELEASE DI “THE VENTRILOQUIST”?
– Ciao! Innanzitutto grazie mille per l’interesse e lo spazio concessoci! Guarda, subito dopo la release di “The Ventriloquist” ci siamo dedicati alla sua promozione dal vivo, suonando diverse date in Italia e all’estero, compresi due grossi eventi a cui abbiamo partecipato nel 2019: come supporto agli Slayer in quel di Bucarest e la presenza al Metal For Emergency insieme agli Anthrax.
A distanza di tempo e, a mente lucida, posso dire che lo stress accumulato nei primi mesi di quell’anno, subito dopo l’uscita di un album che era fermo da due per la mancanza di un cantante, e per il quale avevamo firmato addirittura con la Massacre Records, ci ha provato molto e a novembre il delicato equilibrio che aveva permesso il ritorno dello storico singer, è saltato definitivamente e malamente, arrivando addirittura agli insulti.

AVVICENDAMENTI CHE SI SONO TRADOTTI IN GIUSEPPE ‘REX’ CARUSO NEL RUOLO DI CANTANTE E EDO SALA ALLA BATTERIA: COME E’ NATA LA SCELTA DI COINVOLGERE I DUE MUSICISTI?
– Rex è un amico di vecchia data nonché ex fonico della band, ha fatto molti tour internazionali con noi, ci conoscevamo già molto bene. Il pensare a lui mi è sorto spontaneo dopo la realizzazione dell’ennesimo fallimento alla comparto voce, e, devo dire, che è andato ben oltre le aspettative raggiungendo linee vocali mai nemmeno ipotizzate in precedenza, aumentando portata e apertura dei brani in modo esponenziale.
Edo invece lo conosceva bene Daniele. Dopo l’abbandono del nostro batterista (Daniele Gotti, ndr), anche nel suo caso è stato un passaggio obbligato ma naturale, accolto con grande favore. Edo in quattro mesi ha imparato tutte le parti nuove e molte le ha riscritte, aggiungendo un gran tocco di potenza e controllo senza eguali; il lavoro sulla batteria, sia in fase di esecuzione che mixaggio, è stato davvero eccezionale.

I DUE INNESTI VI HANNO DATO LA POSSIBILITA’ DI METTERVI AL LAVORO DEL NUOVO ALBUM “HUMAN DECEPTION”, UN DISCO CHE PRENDE UNA DIREZIONE, SE NON COMPLETAMENTE DIVERSA, QUANTOMENO MOLTO PIU’ COMPLESSA E VARIA RISPETTO A “THE VENTRILOQUIST”, CONTRADDISTINTO DA UNA FURIA GLOBALE SENZA SOSTA. QUANDO AVETE DECISO DI CAMBIARE, PER COSI’ DIRE, STILE?
– Esattamente dopo che, per la seconda volta consecutiva, finivamo con un disco nuovo da promuovere – ovviamente con tutti i costi annessi che si possono immaginare – senza la voce che avrebbe dovuto cantarlo! A quel punto ci siamo detti che qualcosa doveva radicalmente cambiare per poter andare avanti; ci siamo rimboccati le maniche per l’ennesima volta e abbiamo iniziato a ragionare.
Ed è stato a quel punto che è nata in noi, complice anche tutto il terribile periodo pandemico, una forte propulsione a cambiare l’approccio compositivo alla nostra musica, un irrefrenabile bisogno di esplorare, di arricchirsi, di aprire il sound il più possibile, spaziando anche in territori che non conoscevamo, con il desiderio di stratificare, sorprendere, innovare, ma senza rinnegare le radici e la potenza di fuoco che abbiamo sempre avuto. E dopo quattro anni, posso finalmente dire di ritenerci molto soddisfatti del risultato finale, grazie anche al contributo di artisti, compagni ed esseri umani incredibili e molto dotati, dentro e fuori la band.

ABBIAMO LETTO CHE LE REGISTRAZIONI SI SONO SVOLTE IN TERRA SVEDESE, PRESSO I FREDMAN STUDIO: CHE ESPERIENZA E’ STATA? PUOI RACCONTARCI QUALCOSA DI PIU’ IN MERITO?
– Volevamo uno studio di caratura internazionale per questo album, collaborando con qualcuno di leggendario che avesse contribuito a plasmare uno dei nostri generi preferiti, e, allontanandoci stilisticamente sempre più dal thrash della Bay Area, l’altra portante dominante rimaneva quella del death scandinavo. Il cerchio a quel punto si è chiuso, puntando in direzione Svezia, per la precisione dal signore che ha inventato il ‘Göteborg sound’.
Il risultato è stato incredibile! A detta di coloro che lo hanno ascoltato, indipendentemente dai gusti musicali, il responso è unanime: tutti concordano nel dire che la produzione è veramente stellare, amplifica le componenti innovative, sublimandole in un suono davvero micidiale, freddo ma caldo allo stesso tempo, coinvolgente, ammaliante, ma, appena abbassi la guardia diventa oscuro, sadico, perverso.

ENTRIAMO ORA NEL DISCO E PARTIAMO DAL TITOLO: COS’E’ LA “HUMAN DECEPTION” CHE ACCOMPAGNA QUEL VOLTO INTENTO A SDOPPIARSI IN COPERTINA?
– Si tratta dell’inganno umano, della rappresentazione sintetica del male assoluto dei nostri tempi; noi stessi che, con le nostre menzogne e algoritmi, cerchiamo di plasmare tutto, profilare i comportamenti, simulare i sentimenti, mercificare le reazioni, finendo col distruggere tutto quello che sottende la nostra stessa vita: il nostro pianeta, madre natura, l’amore per il prossimo, il senso di condivisione, e il desiderio di serenità.
L’autore dell’artwork si chiama Cameron Gray ed è un artista australiano visionario, poliedrico, molto giovane che ha conseguito anche premi importanti. Lo abbiamo scoperto online per caso e ci siamo subito innamorati delle sue opere; cercavamo qualcuno che fosse in grado di mettere su carta le idee che ci balenavano in mente da musicisti, e l’artwork che ha confezionato è davvero strabiliante, pieno di dettagli. A volte mi perdo ancora a fissarlo nonostante siano ormai parecchi mesi che l’ho davanti agli occhi praticamente tutti i giorni.

E COME SI SVILUPPANO I TESTI DEI VARI EPISODI?
– I testi sono stati scritti da Rex, appena dopo il lockdown, periodo in cui ha sofferto in prima persona le restrizioni antipandemiche: lavorando nella filiera dello spettacolo, ha sentito profondamente quel momento, come tutti i suoi colleghi, è rimasto molto colpito, in senso negativo, dalle reazioni estreme che ne sono scaturite.
I vari pezzi sono pervasi da un senso di critica molto accentuato, soprattutto a livello sociale, dove dilagavano caos e disinformazione, gente convinta delle proprie idee a tal punto da rompere amicizie pur di sostenerle, come narrato in “Know It All”, in una generale sopraffazione da innegabile condizionamento mediatico (“Injected Thoughts”). Altri brani parlano di invece argomenti più o meno connessi, dove gli obiettivi privilegiati della nostra critica sono l’ignoranza, l’arroganza (“Envy Society”), l’individualismo, l’antropocentrismo (“A new deal”), la superbia umana (“Another Fall”), il nichilismo e la disperazione (“Layers Of Grief”), passando per la crisi che riguarda l’ambiente ed il clima (“Chernobyl”), così come la sfera più interiore e psicologica (“Psychotic”).

UNO DEGLI ASPETTI PIU’ INTERESSANTI CHE COLPISCE L’ASCOLTATORE E’ SICURAMENTE LA VARIETA’ DELLE TRACCE. AVETE ACCORPATO PIU’ GENERI, SENZA CADERE IN QUELLA TIPICA SITUAZIONE IN CUI IL TROPPO STROPPIA. IL RISULTATO PERFETTO DI QUANTO DICEVI IN PRECDENZA.
– Esatto, come ho sottolineato prima, il nostro desiderio fortissimo era quello di cambiare, trasformandoci in qualcosa di imprevedibile, inaspettato. Non nascondo che uno degli obiettivi principali era proprio quello di stupire gli ascoltatori, spiazzarli, togliergli qualsiasi certezza e gettarli nel caos, perfettamente controllato, del nuovo sound, per vedere come avrebbero reagito, soprattutto quelli che ci conoscono da tempo.
L’intento era di dar vita ad una sorta di catena: stupore che crea curiosità, che crea interesse, che crea vera affiliazione, compartecipazione e, in ultimo, riuscire a condividere le nostre emozioni con qualcuno che le sappia davvero ascoltare e comprendere.

UNO DEI BRANI MIGLIORI E’ SICURAMENTE “PSYCOTHIC”, QUASI UN SIMBOLO DI QUESTA NUOVA VESTE DEI METHEDRAS. COM’E’ AVVENUTA LA SCRITTURA E LA SCELTA DI CERTE SOLUZIONI STILISTICHE DI QUESTO PEZZO?
– “Psychotic” esprime a chiare lettere il disagio di una mente ossessionata dallo sconforto, dalla depressione, dalla frustrazione, dalla tristezza; sentimenti che sfociano nella totale mancanza di identità, nel sentirsi rinnegati a priori da tutti, inutili, confusi, insoddisfatti, fino a diventare completamente pazzi e, appunto, psicotici.
Tutto il tema compositivo si è basato su questi concetti, alternando repentinamente parti più cadenzate e drammatiche, ad altre più tirate e coinvolgenti, in modo da simulare musicalmente i vari stati d’animo che una mente disturbata possa sperimentare nel corso di una crisi, di un cosiddetto blackout, il tutto condito dalla sublime prestazione del grandissimo Francesco Ferrini dei Fleshgod Apocalypse il quale, secondo me, in questo brano, ha scritto le orchestrazioni migliori di tutto l’album.

A PROPOSITO DI BRANI, QUAL E’, SECONDO VOI, QUELLO CHE RAPPRESENTA I METHEDRAS DEL 2023?
– Sceglierne solo uno questa volta è veramente difficile; c’è troppa carne al fuoco, molte chiavi di lettura diverse. Se posso prenderne tre opterei, a gusto personale, per “Know It All”, ” Another Fall” e, guarda caso, proprio “Psychotic”: tutti rappresentano in modo incontrovertibile e simultaneo, ognuno per lo stile o sotto genere che lo contraddistingue, l’universo poliedrico dei Methedras di oggi, che finalmente si sono spogliati della loro dura e intransigente scorza, per abbracciare territori più vasti e articolati, e diciamo anche un po’ più ‘luminosi’, pur rimanendo fedeli, il DNA è sempre quello alla fine, al loro marchio di fabbrica, costituito a livello embrionale ormai quasi trent’anni fa.

ABBIAMO AVUTO LA POSSIBILITA’ DI ASCOLTARE ALCUNI NUOVI PEZZI ANCHE IN SEDE LIVE E QUELLO CHE E’ APPARSO EVIDENTE E’ L’AMALGAMA VENUTASI SUBITO A CREARE ALL’INTERNO DELL BAND. UNA COESIONE ESPLOSA ANCHE IN STUDIO?
– Assolutamente: la coesione con i nuovi membri è stata immediata ed efficace, nel senso che non ha creato troppi rallentamenti; è stato un processo molto naturale e stimolante. Alzando il livello dei musicisti si suona tutti meglio, e la resa, dal vivo come in studio, è notevolmente aumentata anche per questo motivo.

A DISTANZA DI UN MESE DALLA PUBBLICAZIONE, VI RITENETE SODDISFATTI DI QUANTO REALIZZATO?
– Ti rispondo dicendoti solamente che lo ascolto ancora volentieri, a distanza di un anno esatto da quando lo abbiamo registrato in Svezia. E’ davvero longevo, grazie a questa sua mutaforma che spiazza e non stanca mai; le recensioni stanno tutte andando molto bene e colgono l’essenza di quanto volevamo condividere con gli ascoltatori.

OGNI VOLTA CHE UNA BAND ITALIANA SFORNA UN NUOVO DISCO, VIENE MESSA SUL PIATTO LA SITUAZIONE METAL NEL NOSTRO PAESE. VOI COSA NE PENSATE? COME SIAMO MESSI?
– Siamo ormai un paese che non ha nulla da invidiare agli altri: le band ci sono, le etichette e le agenzie anche. Ultimamente ho visto anche una maggiore coesione e professionalità, servizi più mirati al pubblico e investimenti. Un sacco di gente là fuori ci crede, e questo è solo un bene. Ci vorrebbe solo un pubblico un po’ meno autoreferenziale e polemico e saremmo al top!

ULTIMA DOMANDA. PIANI FUTURI: COSA PREVEDONO I PROSSIMI PROGRAMMI IN CASA METHEDRAS?
– Nell’immediato spingeremo ancora l’ultimo nato a livello promozionale con nuovi lyric video e playthrough. Vorremmo quindi tornare a suonare all’estero come si deve. A tal proposito, nel mese di maggio, abbiamo fatto una puntata nell’est Europa: è stato bello e importante dopo anni di nulla, ma, devo ammettere, poteva andare meglio a livello promozionale. Al prossimo giro, possibilmente in paesi europei più occidentali, metteremo in campo una strategia promozionale diversa e localizzata sul territorio così da raccogliere ancor più consenso; vedremo che carte pescheremo dal mazzo.

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.