MINSK – L’ispirazione dell’Ora Blu

Pubblicato il 30/10/2015 da

Mentre una larga fetta di colleghi partiti da similari stilemi musicali hanno ammorbidito le asperità dei primi anni di carriera e si sono avvicinati a uno stile più tranquillo e dilatato, gli statunitensi Minsk hanno mantenuto fede a quello sludge progressivo e multiforme che li ha caratterizzati fin dagli esordi di “Out Of A Center Which Is Neither Dead Nor Alive”. Il percorso di esplorazione di nuovi suoni ed emozioni non conosce ostacoli per questa band, sospinta da artisti devoti alla propria musica con il trasporto di veri e propri missionari. Tra i molti personaggi con cui si viene in contatto scrivendo su queste pagine, i Minsk si sono mostrati tra quelli più profondi nelle riflessioni e generosi nell’elargire al prossimo la propria visione della musica e della vita. Ospitiamo quindi con grande piacere sulle nostre pagine questa chiacchierata-fiume con il chitarrista/cantante Chris Bennett e il cantante/tastierista Tim Mead, artisti a tutto tondo che fanno di tutto per offrire la miglior musica possibile e diffonderla a chiunque abbia la voglia e la pazienza di approcciarsi alla loro monumentale proposta.

Minsk - immagine band 3 - 2015

SONO PASSATI SEI ANNI FRA “WITH ECHOES IN THE MOVEMENT OF STONES” E “THE CRASH & THE DRAW”. COME AVETE IMPIEGATO QUESTO TEMPO? È STATO DIFFICILE INIZIARE A LAVORARE SU NUOVA MUSICA DOPO UN PERIODO COSÌ LUNGO?
Christopher Bennett: “Il 2009 è stato un anno molto intenso per noi, speso quasi interamente nella promozione di ‘With Echoes In The Movement Of Stones’. A quel punto ci siamo resi conti che necessitavamo di alcuni cambiamenti, risultati nell’ingresso di alcuni nostri grandi amici nella line-up e nella loro permanenza nella stessa negli anni a seguire. Abbiamo cominciato a scrivere nuovi brani nel 2010 e abbiamo deciso che avremmo pubblicato nuova musica soltanto quando ci avessimo preso coscienza che era tutto a posto, esattamente come lo volevamo noi. Non abbiamo avuto alcun tipo di pressione per completare il nuovo album in un tempo prestabilito, così ci siamo presi tutto il tempo necessario per registrare nella nostra sala prove dei demo dell’intero disco. È stato tempo ben speso, ci ha dato il lusso di considerare l’album non soltanto dalla prospettiva di una canzone alla volta, ma nella sua interezza. Non siamo mai passati da un intenso lavoro di preproduzione come è accaduto per ‘The Crash & The Draw’, questa volta abbiamo deciso di darci dentro con questo tipo di attività e credo ci abbia aiutato, una volta entrati in studio, a registrare in modo definitivo quanto avevamo composto. Anche se avevamo annunciato che la band si sarebbe presa una pausa dopo il disco precedente, in realtà non siamo rimasti inattivi. Durante gli ultimi sei anni sono accadute molte cose ‘dietro le quinte’ e abbiamo trascorso molto tempo a scrivere nuova musica. Solo, sentivamo il bisogno di compiere un passo indietro, fermarci a radunare le idee per i nostri passi futuri. Scrivere musica per i Minsk è stata ed è tutt’ora una parte importante delle nostre vite”.

A LEGGERE LE NOTE NEL LIBRETTO, LE LIRICHE DELL’ULTIMO ALBUM SAREBBERO BASATE SULLE TEORIE DI ERMETE TRISMEGISTO E KHALIL GIBRAN. NON SONO ARGOMENTI FACILI DA TRATTARE E SPIEGARE, DA QUALE PROSPETTIVA AFFRONTATE LE TEMATICHE DI QUESTI DUE FAMOSI E MITIZZATI PENSATORI?
Timothy Mead: “Abbiamo inserito questi due nomi nel libretto perchè sono stati entrambi tra le fonti di ispirazione di ‘The Crash & The Draw’, ma il disco non è affatto basato sulle idee di questi due personaggi. Vero, sono due figure affascinanti, con idee molto profonde, però l’inserimento del loro nome nella lista dei ringraziamenti è dovuto nello specifico alla presenza di loro citazioni in alcuni testi. I concetti esplicitati da questi pensatori sono ardui da comprendere, non c’è dubbio, questo è anche uno dei motivi per cui sono così intriganti per noi. Per quanto mi riguarda, la prosa di Gibran è così magnetica che mi spinge a sondare quale siano i veri significati delle sue previsioni metafisiche e a sentirmene sinceramente intimorito. Parlando di Trismegisto, cosa potrei dire? Tutta la conoscenza umana potrebbe essere racchiusa nelle sue dottrine, come potrebbe non essercene assolutamente traccia. Probabilmente, quanto da lui enunciato è solo un tentativo di guidare qualcuno verso qualcosa di utile e benefico per il suo Io”.

IN QUESTO DISCO PASSATE IN RASSEGNA MOLTI APPROCCI DIVERSI, TRANSITANDO DA MOMENTI MOLTO MELODICI AD ALTRI HEAVY E CRUDELI CHE RICHIAMANO I NEUROSIS DI “SOULS AT ZERO” E “THROUGH SILVER IN BLOOD”. COME AVETE DECISO LO STILE DA ADOTTARE IN OGNI CANZONE E QUALI SONO LE RAGIONI CHE VI GUIDANO A SCRIVERE CANZONI TANTO DIFFERENTI L’UNA DALL’ALTRA?
Christopher Bennett: “Le canzoni scaturiscono dall’interno di noi stessi in una forma difficile da descrivere. Valutiamo tutti gli elementi ruvidi e melodici che possono essere trovati in qualsiasi tipo di musica, la nostra speranza è di incorporare queste componenti all’interno dei nostri brani. Ognuno di essi dovrebbe raccontare una storia, o almeno narrare una parte di una storia più grande. Intendiamo suscitare l’idea di viaggio e movimento all’interno delle nostre composizioni, e cerchiamo di portare l’ascoltatore, e noi stessi, verso la sensazione di partire da un luogo e arrivare in un altro proprio tramite l’insistenza su diverse tipologie di dinamiche. Gli elementi più duri della nostra musica scaturiscono da noi stessi con grande naturalezza, proviamo una specie di reverenza per i momenti in cui queste parti entrano in circolo nella nostra musica e possono essere fruite assieme a quelle più melodiche e facilmente assimilabili. Noi siamo solo dei conduttori di energia sonora, attraverso le nostre persone passano flussi di suono ed emozioni che vengono infine trasferiti nelle canzoni finite. Questo per spiegare che non forziamo i pezzi ad assumere una certa forma e non inserieamo per forza alcune parti al fine di suscitare un determinato feeling. Noi guardiamo all’album nella sua interezza e mi piace pensare che i suoi singoli capitoli assumano una precisa fisionomia in ragione del ruolo che occupano all’interno del disco visto come un unico organismo”.

IN “THE CRASH & THE DRAW” CI SONO MOLTI OSPITI. CHI SONO? È STATO DIFFICILE LAVORARE CON COSÌ TANTE PERSONE?
Timothy Mead: “Hanno collaborato un sacco di persone a quest’album e la cosa ci inorgoglisce, perché abbiamo sempre considerato i Minsk una grande famiglia e ci fa un enorme piacere avere avuto l’aiuto di così tanta gente sull’ultimo album. Il loro contributo è stato fondamentale. MD Wallace è accreditato per i synth e gli spunti noise: quando il grosso della musica era stato messo assieme ed era chiaro come si sarebbero sviluppate le canzoni ci siamo incontrati più volte per delineare quale potesse essere il miglior ‘contorno’ di sintetizzatori o altre cose più brutali, che potessero fungere da perfetta descrizione e accompagnamento al mood dei pezzi che avevamo per le mani, aumentandone la profondità. Cory Flanigan è un nostro amico di lunga data, una persona perspicace, che capisce al volo cosa gli viene chiesto. Le sue abilità hanno permesso di punteggiare ogni track di interessanti filler, oltre che con paesaggi ambient di grande impatto, cosa particolarmente evidente in ‘Onward Procession’. Le voci femminili che puoi sentire in alcuni segmenti proprio di ‘Onward Procession’ sono opera delle Amoureux (Kayla Bennett, Mandi Coombs, Elizabeth Guerrero e Sarah Whetstone), anche loro amiche da tempo immemore della ‘famiglia’ Minsk. Era importante per noi avere un contributo femminile all’interno del disco e il risultato finale ha superato di gran lunga le nostre previsioni. Normand Burns ha dato invece un grosso aiuto nell’ispirare alcune parti di ‘The Way Is Through’. Rispondendo alla seconda parte della tua domanda, ti posso dire che non è stato affatto difficoltoso coordinare tutti gli artisti che hanno fatto qualcosa per l’album. In fin dei conti, erano tutte collaborazioni cercate da noi in prima persona, non ce le ha imposte nessuno. Ci hanno aiutato a sviluppare l’album in direzioni altrimenti impossibili da percorrere, aggiungendo elementi magari non immediatamente percepibili e che danno alle canzoni tutt’altra dimensione. Per la maggior parte, quindi, sono state collaborazioni intraprese con spirito quasi ‘gioioso’. Intendiamoci, non è stata una passeggiata mettere assieme un numero così elevato di elementi, segmenti di musica registrati in luoghi e tempi molto diversi. Considera tutte le prove, la pre-produzione, la condivisione di file di grandi dimensioni da uno all’altro, sessioni di registrazioni aggiuntive di cui si sono occupati due membri del gruppo, Aaron (Austin, chitarrista/cantante, ndR) e Kevin (Rendleman, batterista, ndR). Aaron inoltre si è sobbarcato decine di ore per modulare le parti di sintetizzatore, scrivere, modificare i suoni per incastrare le melodie esistenti con gli arrangiamenti elettronici e inserire le nuove parti con quanto avevamo già pronto.

USATE DIVERSI TIPI DI LINEE VOCALI: DUE PRATICAMENTE IN GROWL, UNA PIÙ HARDCORE, UNA MOLTO PULITA. ASCOLTANDO L’ALBUM NELLA SUA INTEREZZA, IL TIMBRO DI VOCE MIGLIORE MI È SEMBRATO QUELLO PULITO E CREDO SAREBBE UNA BUONA IDEA INCREMENTARLE IN FUTURO. VOI COSA NE PENSATE? CHE METODO DI LAVORO UTILIZZATE PER FAR INTERAGIRE AL MEGLIO LE QUATTRO TIPOLOGIE DI CANTATO DISPONIBILI?
Christopher Bennett:“Sono il primo ad ammettere che potremmo aumentare il contributo della voci pulite nella nostra musica. Mi pare comunque che abbiamo compiuto degli importanti passi in avanti in questa release nella gestione delle voci. Io, Tim, Aaron e Zac (Zachary Livingston, anche bassista, ndR) portiamo ognuno il nostro stile vocale e l’obiettivo è sempre quello di usare la voce che in un particolare frangente è più efficace dal punto di vista emozionale. Sia le voci più sporche che quella pulita hanno pari importanza nel suono dei Minsk, ad ogni disco abbiamo migliorato l’interazione fra le diverse vocalità e possiamo offrire ogni volta una gamma emotiva più vasta e dettagliata. Sono molto contento sia del risultato finale, sia del processo che ha portato ad esso”.

SECONDO ME LE CANZONI MIGLIORI DELL’ALBUM SONO LA PRIMA, “TO THE INITIATE”, E L’ULTIMA, “WHEN THE WALLS FELL”. C’È QUALCOSA DI SPECIALE CONNESSO CON LA COMPOSIZIONE DI QUESTI DUE PEZZI? QUALI SONO LE VOSTRE TRACCE PREFERITE NELL’ALBUM?
Timothy Mead:“C’è un motivo ben preciso se le due canzoni che hai nominato sono una all’inizio e l’altra alla fine di ‘The Crash & The Draw’. Abbiamo sentito che esse rappresentavano benissimo il punto di partenza e di approdo per l’intero progetto, non potevano che essere poste dove poi sono state messe nella tracklist. Non credo ci sia nulla di diverso nella loro composizione rispetto a tutti gli altri capitoli dell’album e io personalmente non ho una canzone preferita all’interno di ‘The Crash…’. Come ha detto Chris, l’intera fase di scrittura è stata intrapresa con grande energia da parte nostra, la mia speranza è che ogni pezzo possa essere forte a sufficienza da essere apprezzato per quello che vale in sé e per sé, e che allo stesso tempo il disco nella sua interezza rappresenti un’esperienza più grande della semplice somma delle sue singole parti”.

LA TRACKLIST È DIVISA IN TRE PARTI: LE PRIME DUE CANZONI, LE QUATTRO SEZIONI DI “ONWARD PROCESSION” E LE ULTIME CINQUE TRACCE. QUALI SONO LE RAGIONI DI QUESTO SCHEMA?
Chris Bennett: “La suddivisione della tracklist è una diretta conseguenza della complessiva dinamica che volevamo raggiungere. Certamente abbiamo prestato attenzione al flusso sonoro che avrebbe avuto l’album nella sua versione in vinile. Era importante, infatti, che ‘Onward Procession’ stesse sulla seconda facciata dell’lp, per la sua lunghezza e perché è rappresentativa di un anno ‘celestiale’. Il primo lato ti permette di dare uno sguardo panoramico a quello che sarà l’intero percorso dell’album; da qui in poi, speriamo che l’ascoltatore accolga il nostro invito ad andare in profondità ed esplorare bene il resto del contenuto”.

Minsk - immagine band 2 - 2015
RIGUARDO AL CONCEPT VISIVO, VEDO DEI LUPI, ALBERI, UN OCCHIO E UNA PIGNA INTRECCIATI IN UNA FIGURA GEOMETRICA COMPLESSA, DOVE IL COLORE DOMINANTE È IL BLU SCURO. COSA SIGNIFICANO LE IMMAGINI E LE SCELTE CROMATICHE?
Timothy Mead: “Alla pari della musica, la nostra speranza è che anche le immagini creino un feeling globale che possa poi condurre l’ascoltatore a diverse interpretazioni di quanto ha sotto gli occhi. Sono esitante a scomporre la simbologia in modo troppo dettagliato, perché spero che l’esperienza individuale vissuta da ognuno con ‘The Crash & The Draw’ possa portare a estrapolare molti significati e connessioni strettamente legati alla sua personalità del singolo. Il colore prevalente, il blu, si riferisce a qualcosa nominato direttamente nel titolo di una canzone, ‘The Blue Hour’ (‘Onward Procession III. The Blue Hour’, ndR), la cosiddetta ‘ora blu’, quel periodo poco prima dell’alba tanto amato da artisti e intellettuali; vuole essere un riferimento simbolico a quello speciale momento della giornata e a tutte le possibilità che evoca. Le figure geometriche e i simboli numerici si collegano ad alcuni degli ermetici concept che vengono passati in rassegna nell’album. La pigna è un marcato riferimento al terzo occhio, storicamente rappresentato molte volte proprio con il simbolo della pigna. Le teste di lupo, una creazione originale di Corinne Reid, possono avere invece molteplici interpretazioni, alcune ovvie, altre più nascoste e ineffabili, che comprendono paradossali sentimenti di paura, timore, sicurezza e forza”.

AVETE REALIZZATO UN ALTRO ALBUM PER RELAPSE, COME I VOSTRI PRECEDENTI DUE DISCHI. POSSO SUPPORRE CHE ABBIATE DEI BUONI NUMERI DI VENDITA, SE RIUSCITE A RESTARE IN UNA LABEL TANTO IMPORTANTE. PER ORA, SIETE SODDISFATTI DELL’APPREZZAMENTO DEL PUBBLICO PER “THE CRASH & THE DRAW”? QUALI SONO NORMALMENTE I DATI DI VENDITA CHE RIUSCITE A OTTENERE?
Chris Bennett: ”Prestiamo pochissima attenzione ai dati di vendita. Siamo concentrati sulla creazione di dischi che siano profondamente significativi per noi stessi. Abbiamo la fortuna che una label così importante, con venticinque anni di storia alle spalle e che ha rilasciato dischi importantissimi e molto influenti per tutta la scena metal, abbia dato e continui a dare fiducia ai Minsk. Quando io e Tim abbiamo fondato la band, non avevamo immaginato che la nostra musica potesse raggiungere un numero così elevato di aree del pianeta. Saremo sempre grati alla Relapse di averci aiutato nel diffondere la nostra musica. Per l’ultimo disco le reazioni sono state generalmente molto positive, lo stesso si può dire dei nostri lavori precedenti. Mi piacerebbe che sempre più persone abbiano la possibilità di ascoltare la nostra musica e ne possano essere influenzate. Ci sentiamo fortunati di avere questa immensa opportunità, quella di offrire il nostro rumore a chiunque abbia voglia di ascoltarlo e apprezzarlo”.

QUEST’ANNO AVETE INTRAPRESO UN TOUR EUROPEO ASSIEME AI FLOOR. COME È ANDATA QUEST’ESPERIENZA? COME GIUDICHI LE VOSTRE LIVE PERFORMANCE DEL TOUR? VI HO VISTO ALL’OPERA NELLA DATA DI MILANO, E NONOSTANTE AVESTE SOLO QUARANTA MINUTI A DISPOSIZIONE AVETE TENUTO UN OTTIMO CONCERTO, CI AVETE TRAVOLTI!
Timothy Mead: “Lo show di Milano è stato memorabile, con tutte quelle favolose band assieme in una sola serata (si trattava dell’Anteprima Solomacello del 18 aprile, gli altri gruppi erano Botanist, Kayo Dot, City Of Ships e Junius, ndR). L’intero tour è stato fantastico, tutte le volte che siamo venuti in Europa le cose sono andate molto bene per noi e ci siamo goduti appieno ogni momento. Abbiamo trascorso delle belle giornate assieme ai Floor, costruendo rapporti umani forti, che non si sono affievoliti con la fine del tour. Anche il responso del pubblico ogni notte è stato molto buono, di solito siamo molto critici verso le nostre performance ma devo dire che ci siamo comportati bene un po’ ovunque, dando il meglio in ogni data, e l’audience ce l’ha riconosciuto. Stiamo costantemente cercando di migliorare la nostra resa dal vivo, suonare diciassette concerti in diciassette giorni è stato duro e faticoso, ma ci è servito”.

MOLTE BAND DEL COSIDDETTO “POST-METAL” HANNO INIZIATO SU COORDINATE MOLTO VIOLENTE E DOPO ALCUNE RELEASE HANNO INIZIATO A INTRODURRE PARTI PIÙ MELODICHE. NEUROSIS, ISIS, CULT OF LUNA, THE OCEAN, ORA SONO MENO ESTREMI DEGLI INIZI. VOI AVETE AGITO IN MODO DIVERSO, INSISTENDO SULLO SLUDGE E FACENDOLO EVOLVERE SENZA PERDERE IN PESANTEZZA E RUVIDEZZA, PUR FACENDO BUON USO DELLA MELODIA. COME È CAMBIATO NEL TEMPO IL VOSTRO APPROCCIO ALLA MUSICA E AL RAPPORTO FRA MELODIE E VIOLENZA, IMPATTO E ATMOSFERA?
Chris Bennett: “Invecchiando, le nostre esperienze di vita si accumulano e influenzano perennemente la musica. Di pari passo con quanto accade nelle nostre esistenze si evolve il suono dei Minsk. Ogni album va a comprendere un certo range di esperienze ed emozioni. Il nostro obiettivo è quello di trasporre gli avvenimenti delle vite di ognuno di noi nel sound della band. Da un punto di vista personale, sono dell’idea che la potenza del sound sia più importante che mai. Gli elementi grezzi, primitivi, viscerali rivestono la massima importanza di questi tempi. Succedono molte cose nella vita di ognuno che fanno di tutto per spingerti lontano dalla vera natura e dal reale potenziale dell’animo umano. La cultura di massa cerca di sotterrare gli istinti del singolo individuo, quello che sente veramente. La società in genere non ci incoraggia a usare la nostra volontà al massimo del suo potenziale per realizzare i propri veri desideri. Noi riversiamo tutta la nostra anima nella musica perché essa è l’unica via possibile per illustrare le nostre doti, le nostre qualità. È un discorso che faccio per i membri dei Minsk, ma che riguarda n generale tutte le persone. Ogni essere vivente presente sul pianeta è unico e vogliamo celebrare questo fatto con la massima convinzione. Abbiamo rincorso sempre lo scopo di evocare una specie di ‘bella bruttezza’ (‘beautiful ugliness’ è l’espressione utilizzata, ndR) nei nostri album. Per quanto questo concetto possa essere interpretato in maniera diversa da una release all’altra, noi cerchiamo sempre di non venire meno a questo impegno”.

QUANTO C’È DEI MINSK NELLA VOSTRA VITA DI TUTTI I GIORNI, E QUANTO C’È DELLE VOSTRE NORMALI GIORNATE NELLA MUSICA CHE SUONATE?
Timothy Mead: “Detto banalmente, ti confermo che c’è molto dei Minsk nelle nostre giornate ed è stato così fin dagli inizi. Il solo fatto di poter strutturare gli altri impegni e doveri in modo tale da garantirci sufficiente spazio di manovra coi Minsk rappresenta una costante sfida per tutti noi, qualcosa su cui dobbiamo lavorare insistentemente. La nostra speranza è sempre stata quella che quello che siamo noi come persone si rifletta direttamente in quanto creiamo, non ci siano quindi differenze sostanziali tra quello che rappresentiamo come persone e quello che rappresenta la musica dei Minsk. Abbiamo sempre perseguito l’onestà nelle nostre azioni artistiche, in modo tale che quanto scrivessimo riflettesse quello che eravamo davvero in un determinato momento. Certo, le sfide che ti sono poste davanti cambiano ogni giorno in ogni ambito, ma la mia speranza è quella che, quando il giorno è ormai concluso, si possa affermare che quanto è stato compiuto è un conseguenza pura e distillata di chi siamo singolarmente, così come è la rappresentazione dello spazio che ci ritagliamo per portare avanti l’avventura dei Minsk”.

COSA SIGNIFICA PER VOI SUONARE IN UNA METAL BAND, VISITARE NUOVE NAZIONI PER TENERE CONCERTI, REALIZZARE NUOVI ALBUM?
Chris Bennett: “Significa tutto per noi. Senza metal, hardcore, punk saremmo tutti quanti persone molto diverse. Hardcore, punk, metal, noise, folk e tutti i generi ad essi legati, assieme allo skateboard, hanno salvato la mia vita. Tutte queste cose mi hanno permesso di diventare la persona che avevo intenzione di essere. E ora, portare la mia musica all’esterno, incontrare persone fantastiche in giro per il mondo, connettermi con gli altri a un livello più profondo, sentirli affermare che quanto suono assume un grosso significato per loro, sono tutte evenienze che mi appagano e mi fanno sentire felice della mia vita. Ultimamente, queste esperienze sono quanto mi rendono l’esistenza meritevole di essere vissuta appieno. Mi rinvigoriscono, mi esaltano, danno benzina alla mia anima per andare avanti, sono il più grande regalo che potessi desiderare”.

IL VOSTRO NOME È STATO PRESO DA QUELLO DELLA CAPITALE DELLA BIELORUSSIA. SIETE MAI STATI IN QUESTO PAESE? CHE COSA VI HA GUIDATO NELLA SCELTA DEL MONICKER?
Timothy Mead: “Non siamo ancora stati in grado di andare fino in Bielorussia. Sia la distanza che la situazione politica di quel paese sono stati ostacoli insormontabili in questi anni. Certamente ci piacerebbe volare a Minsk e suonare in quella città, abbiamo conosciuto grazie ad internet molte persone che vi abitano che vorrebbero vederci suonare laggiù e sarebbe eccitante coronare questo sogno. Nell’ultimo tour, a Varsavia, abbiamo incontrato diverse persone che avevano viaggiato apposta dalla capitale della Bielorussia per assistere al concerto e conoscerci. È stato emozionante scoprire che alcuni ragazzi avevano percorso così tanti chilometri per riuscire ad assistere a un nostro concerto, questo ci ha motivato ulteriormente per il futuro nel cercare di andare a suonare proprio a Minsk quanto prima. Abbiamo scelto questo nome per identificare il gruppo perché siamo rimasti affascinati dalla lunga storia di resistenza, lotta, agitazione e ricostruzione della città. A volte Minsk è descritta come la fenice che rinasce dalle proprie ceneri, una metafora che si ricollega perfettamente a quanto volevamo realizzare con la nostra proposta”.

QUAL È LA BAND MIGLIORE CHE AVETE SCOPERTO QUEST’ANNO?
Chris Bennett: “Non riesco nemmeno a cominciare con l’elencarti tutti i fantastici gruppi che sembrano spuntare da ogni dove su base giornaliera. Viviamo in tempi eccitanti, dove l’ammontare di musica interessante sembra crescere esponenzialmente nell’arco di pochissimo tempo, a un ritmo vertiginoso. Alcuni degli highlight del 2014 e del 2015 sono stati Volahn, Romannis Motte, Teitanblood, Zatokrev, The Old Wind, Triptykon, Anatomy Of Habit”.

GRAZIE PER AVER RISPOSTO COSÌ ESAUSTIVAMENTE ALLE NOSTRE DOMANDE!
Timothy Mead: “Grazie a voi per l’interesse e per l’intervista. Abbiamo risposto molto volentieri ai vostri quesiti, speriamo di essere nuovamente dalle vostre parti il prima possibile”.

 

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