Alcuni anni fa eravamo rimasti piacevolmente impressionati dalla scoperta dei Miscreance, giovane band italiana partita da un thrash metal vecchia scuola – sotto il moniker Atomic Massacre – e poi approdata a una forma ben più rifinita di death-thrash. Il demo “From Awareness to Creation” ha fatto scalpore tanto in Italia quanto all’estero, portando il gruppo tricolore a venire considerato una sorta di oggetto di culto tra i fan di classici come Sadus, Pestilence e Death. A quattro anni di distanza da quella prima fatica, i Miscreance sono finalmente tornati con il loro primo album, “Convergence”, opera che amplia il discorso avviato con il demo, arricchendolo di nuovi preziosi dettagli. Un debut di indubbio valore la cui genesi viene approfondita nell’intervista che segue, condotta con i due chitarristi della formazione: Andrea Granauro e Tommaso Cappelletti.
SI PUÒ DIRE CHE I MISCREANCE NASCANO ‘DALLE CENERI’ DEGLI ATOMIC MASSACRE, THRASH METAL BAND ATTIVA TRA IL 2013 E IL 2018. RACCONTATECI LA GENESI DELLA BAND E IL MOTIVO CHE VI HA PORTATO AD ADOTTARE IL NOME ATTUALE.
Andrea Granauro: – Innanzitutto ciao Luca/Metalitalia! I Miscreance non sono altro che un proseguo naturale del progetto Atomic Massacre, in quanto tre membri su quattro della formazione di “Convergence” erano nella line-up negli Atomic Massacre fin dall’inizio del progetto, nel 2013. Verso la metà del 2018, poco prima della registrazione di “From Awareness To Creation”, ci siamo resi conto tutti assieme che il moniker rappresentava fortemente un altro periodo del gruppo (a cui siamo tuttora legatissimi), soprattutto nel sound che inizialmente era molto più vicino a gruppi ‘classici’ come Kreator, Slayer e Sodom. Quindi abbiamo deciso di cambiare nome in Miscreance in quanto ci sembrava più attinente all’impronta musicale verso cui ci stavamo dirigendo.
IL DEMO “FROM AWARENESS TO CREATION” È STATO UN COSIDDETTO FULMINE A CIEL SERENO – E NON SOLO NEL PANORAMA ITALIANO. A QUATTRO ANNI DALLA SUA PUBBLICAZIONE ORIGINARIA, COME VEDETE QUEL LAVORO? SI TRATTA SICURAMENTE DI UNO DEI MIGLIORI DEMO SENTITI NEGLI ULTIMI ANNI, A MIO AVVISO.
Tommaso Cappelletti: – Siamo tutt’ora increduli di come quel demo sia riuscito a girare così tanto (soprattutto fuori dall’Italia) e del riscontro che continua ad avere tutt’oggi. Di sicuro quando lo abbiamo registrato nel 2018 non ci saremmo mai aspettati nulla di simile, tanto meno che potesse anche esser ristampato in vinile un giorno! Comunque ai nostri occhi rimane sempre un lavoro di cui siamo soddisfatti, sia perché è stato il nostro ‘biglietto da visita’ per farci conoscere, sia per lo stile dei pezzi che continua ad essere coerente con ciò che stiamo scrivendo anche adesso.
DA ASCOLTATORE, CI È VOLUTO UN PO’ PIÙ DI TEMPO DEL PREVISTO PRIMA DI AVERE FRA LE MANI NUOVA MUSICA DA PARTE DEI MISCREANCE. COME AVETE VISSUTO I QUATTRO ANNI TRASCORSI TRA IL DEMO E LA PUBBLICAZIONE DEL VOSTRO DEBUT ALBUM, “CONVERGENCE”? LA PANDEMIA HA RALLENTATO I VOSTRI PIANI?
Andrea Granauro: – A dirla tutta, forse la pandemia è ciò che ci ha rallentato meno! Strumentalmente il disco è pronto da circa due/tre anni, siamo rimasti moltissimo tempo senza un cantante, da pochi mesi dopo aver pubblicato la demo (2018) fino a fine 2020, infatti un buon 70% delle tracce del disco sono state composte lavorando esclusivamente sulle parti strumentali e di arrangiamento. Nel 2021 abbiamo integrato in formazione Loris (Viridian Aura) come cantante ma ci siamo concentrati subito sulla preparazione dello split (uscito a fine 2021) con gli australiani Vile Apparition, dove abbiamo registrato alcuni pezzi ‘scartati’ del periodo della demo. Poco prima della registrazione del suddetto split, Loris è uscito dalla formazione: trovandoci quindi ad un punto di non ritorno e a dover ricominciare tutto da capo, abbiamo provato a far cantare Andrea F. (batteria/voce) e siamo rimasti entusiasti perché era ciò che cercavamo fin dall’inizio! In poche settimane abbiamo preparato e registrato lo split e in pochi mesi siamo entrati in studio per “Convergence”.
LA VOSTRA PROPOSTA È UN THRASH-DEATH TECNICO CHE SEMBRA PRINCIPALMENTE INFLUENZATO DA SADUS, ATHEIST, DEATH ED OBLIVEON. COME SIETE ARRIVATI A QUESTO SUONO? QUANDO E COME AVETE SCOPERTO LO STILE IN QUESTIONE E QUALI ALTRI FONTI DI ISPIRAZIONE VI SENTITE DI CITARE?
Tommaso Cappelletti: – Chi mastica un po’ il genere si accorgerà immediatamente di quali sono le nostre principali influenze, tuttavia abbiamo sempre cercato di riprendere ciò che ci piace di più ascoltare ma in chiave nuova e con un tocco che fosse solamente nostro. Ciononostante, inizialmente non sapevamo bene come incanalare il continuo vulcano di idee che avevamo e questo ci ha portato a scrivere e riscrivere pezzi se non addirittura a scartarli. E’ stato solo col passare del tempo che abbiamo acquisito piena coscienza di ciò che stavamo facendo e di come sarebbe dovuto essere “Convergence”. C’è voluto un po’, ma è stato un processo del tutto naturale, sia perché abbiamo sempre suonato tanto insieme ma anche perché fra noi c’è sempre stato un bellissimo rapporto anche al di fuori del gruppo e quando suoni con persone che ti capiscono al volo tutto vien da sé.
IL DISCO SUONA ESTREMAMENTE SPONTANEO, CON UN SUONO CALDO E ORGANICO CHE FA EMERGERE IL TOCCO DI TUTTI I MUSICISTI. UNA PRODUZIONE D’ALTRI TEMPI, PER CERTI VERSI. IMMAGINO SIATE SODDISFATTI DEL RISULTATO FINALE.
Andrea Granauro: – Per la produzione dobbiamo ringraziare Marino De Angeli (Bridge Audio Produzioni), che ha capito perfettamente ciò che cercavamo, ovvero una produzione che suonasse attuale ma pur sempre ‘retrò’ nelle intenzioni, quindi niente trigger, niente amplificatori digitali e via discorrendo.
Un altro aiuto ce l’ha sicuramente dato il fatto che questi pezzi sono stati suonati all’infinito in sala prove e negli anni abbiamo cercato di curare il più possibile la coesione, il sound e anche il più insignificante degli arrangiamenti.
OLTRE ALLA RICERCA A LIVELLO DI SUONO E PRODUZIONE, CHE COSA AVETE CERCATO DI FARE DI NUOVO SU “CONVERGENCE” RISPETTO AL DEMO? COME PENSATE CHE LA VOSTRA MUSICA SI SIA EVOLUTA?
Andrea Granauro: – Crediamo che, come tutto il nostro percorso a partire da quando suonavamo come Atomic Massacre, “Convergence” non sia altro che una prosecuzione naturale, quindi totalmente spontaneo e figlio dei nostri ascolti quotidiani. Facendo un ragionamento a posteriori, si può probabilmente notare che abbiamo integrato una componente più melodica (se così si può dire) e abbiamo lavorato per rendere ‘tecnica’ la forma canzone e gli arrangiamenti piuttosto che i riff in sé, cosa per cui si potrebbe aprire un capitolo a parte, per quanto riguarda la nostra concezione di ‘metal tecnico’.
DI COSA PARLA “CONVERGENCE”? VI SIETE BASATI SU UN CONCEPT O I VARI BRANI TRATTANO ARGOMENTI DIVERSI?
Andrea Granauro: – Ogni brano in realtà è un po’ un mondo a sé stante, si va ad esempio da temi più evocativi e ancestrali come il mito di Prometeo Incatenato su “Flame of Consciousness”, fino a parlare anche di emozioni umane e realtà completamente distopiche. In tutto ciò, il titolo “Convergence” gioca il ruolo di collante e ha più un significato simbolico dell’avventura che c’è stata dietro al disco: nonostante tutte le difficoltà ed ostacoli che abbiamo avuto in questi anni alla fine ogni tassello del mosaico è andato al suo posto fino ad arrivare alla sua nascita.
PENSATE CHE IL PANORAMA METAL SIA DIVENTATO PIÙ RICETTIVO PER PROPOSTE SIMILI ALLA VOSTRA NEGLI ULTIMI TEMPI? PER FORTUNA IN QUESTI ANNI SI È TORNATI AD APPREZZARE UN CERTO TIPO DI METAL VECCHIA SCUOLA. SOUND COME IL VOSTRO FORSE SAREBBERO STATI CONSIDERATI TROPPO ‘DÈMODÈ’ UNA VENTINA DI ANNI FA, MA OGGI L’UNDERGROUND È PIENO DI REALTÀ CHE HANNO RISCOPERTO SUONI E ATTITUDINE PIÙ ORGANICI E PROGRESSIVI.
Andrea Granauro: – Assolutamente d’accordo, nello specifico si tratta di un fenomeno anche molto recente poiché già anche solo cinque o sette anni fa probabilmente la ricettività di questo genere sarebbe stata diversa rispetto ad ora. Sebbene sia una cosa estremamente positiva perché finalmente sono tornati ad uscire un sacco di dischi di qualità, il pericolo è di far saturare nuovamente il genere con il rischio di ricadere nel banale. Comunque noi siamo sicuri della direzione che stiamo seguendo in questo momento e sappiamo che c’è un elevato potenziale anche nel nuovo materiale a cui stiamo lavorando.
CHE TIPO DI ASPETTATIVE AVETE ATTORNO A “CONVERGENCE”? QUANDO POTRÀ ESSERE CONSIDERATO UN ‘SUCCESSO’ PER VOI?
Andrea Granauro: – Per noi è già un successo, a cominciare dal primo istante in cui siamo entrati in studio. Essere arrivati a registrare un disco così dopo anni di sacrifici, line-up ‘mozzate’ e incalcolabili dosi di sfortuna, ripaga tutti gli sforzi fatti. Appena avuto il mastering finale abbiamo tutti convenuto che è uscito esattamente come lo immaginavamo nella nostra testa fin dall’inizio!
SI PARLA DI UN TOUR EUROPEO CON I CILENI RIPPER. AVETE GIÀ QUALCHE CONFERMA A RIGUARDO? SI TRATTA DI UN GRUPPO PARTICOLARMENTE AFFINE AI MISCREANCE, PENSO SI TRATTI DI UN BEL PACCHETTO PER I FAN DEL THRASH-DEATH METAL PIÙ VIRTUOSO.
Tommaso Cappelletti: – Per il momento siamo ancora in fase di definizione, insieme ai ragazzi dei Ripper stiamo scrivendo a destra e a manca per suonare in giro però le risposte sono lunghe ad arrivare nella maggior parte dei casi. L’unica cosa veramente certa però è che siamo veramente gasatissimi per questo tour, sia perché dev’essere bellissimo girare per l’Europa suonando la propria musica e sia perché i Ripper sono una delle nuove realtà più fighe che ci siano!
VISTO CHE CI SONO VOLUTI ANNI PER COMPLETARE E PUBBLICARE IL PRIMO ALBUM, PENSATE DI ACCORCIARE I TEMPI PER IL PROSSIMO? AVETE GIÀ QUALCOSA DI PRONTO?
Andrea Granauro: – Ovviamente, essendo “Convergence” pronto da svariato tempo, non siamo rimasti con le mani in mano: abbiamo pronto un singolo che dovrebbe vedere luce su una compilation di band technical thrash/death provenienti da tutto il mondo, e soprattutto una sorta di concept album di cui siamo circa a metà della fase compositiva.
Sarà un disco folle con tematiche fuori da ogni schema, più veloce e molto più oscuro di “Convergence”, ma sempre nel nostro stile. Non vediamo l’ora!