Il 2019 ci ha riconsegnato dei Misþyrming cresciuti sotto tutti i punti di vista e pronti a conquistare i vertici della scena black metal mondiale. Dopo un esordio che li ha catapultati dalle remote terre islandesi su alcuni dei palchi più prestigiosi al mondo (vedasi quello del Roadburn), i ragazzi di Reykjavík hanno confezionato un secondo disco straordinario per intensità e ricchezza dei contenuti, filtrando quella che ormai è una declinazione riconoscibilissima del metallo nero con abbondanti dosi di melodia e spunti folk/rock. Lasciamo al leader D.G., raggiunto via mail la scorsa estate, il compito di introdurvi nell’universo di “Algleymi” e della sua creatura musicale…
SONO TRASCORSI QUATTRO ANNI DAL VOSTRO ESORDIO. NEL FRATTEMPO, SIETE CRESCIUTI COME UOMINI E MUSICISTI, AVETE SUONATO CON FREQUENZA DAL VIVO E IL VOSTRO NOME È CIRCOLATO AL DI FUORI DEI CIRCUITI PURAMENTE BLACK METAL. VI ASPETTAVATE TUTTA QUESTA ATTENZIONE? COME VEDETE OGGI “SÖNGVAR ELDS OG ÓREIÐU”?
– A dirla tutta, non mi aspettavo né che il progetto sarebbe andato a buon fine, né che se fosse decollato lo avrebbe fatto così in fretta. La ragione per cui ho fondato i Misþyrming non era certo diventare famoso, ma piuttosto seguire le orme di coloro che mi hanno ispirato. Dal momento in cui sono stato introdotto al metal, prima classico e poi estremo, sono rimasto affascinato dalle sue caratteristiche, volendo poi creare qualcosa che mi restituisse quella soddisfazione. Salire su un palco con la mia chitarra, oltre ovviamente a realizzare un album, era per me un sogno. Sono grato di avere avuto la passione necessaria a realizzare “Söngvar elds og óreiðu”, e il fatto che sia stato accolto tanto bene è ancora oggi una ricompensa inestimabile. Quando lo riascolto mi capita di muovere qualche critica verso la produzione amatoriale, ma chiaramente non si tratta di qualcosa che ne ha impedito il riconoscimento o l’apprezzamento.
A FRONTE DEL SUCCESSO DI PUBBLICO E CRITICA DI “SÖNGVAR ELDS OG ÓREIÐU”, VI SIETE SENTITI SOTTO PRESSIONE AL MOMENTO DI COMPORRE IL SUO SUCCESSORE? QUALI OBIETTIVI AVEVATE IN MENTE DI RAGGIUNGERE CON “ALGLEYMI”?
– È passato un po’ da quando ho scritto “Algleymi” (2015-2016), ma non credo di essermi sentito sotto pressione. Ricordo un moto artistico ambizioso simile a quello del primo album. Gli obiettivi che mi ero prefissato per questo disco non erano poi così diversi da quelli di “Söngvar…”. Si è trattato di un processo mirato ma spontaneo.
RISPETTO AL PASSATO, UNO DEGLI ELEMENTI CHE PIÙ RISALTANO DURANTE L’ASCOLTO DI “ALGLEYMI” È L’AUMENTO DELLA MELODIA. COME VI SIETE MOSSI IN QUESTA DIREZIONE?
– Suppongo abbia molto a che fare con i miei ascolti. Diventare più melodici non era un obiettivo di partenza, è successo solo per quello che era il mio stato mentale dell’epoca.
QUALI ARGOMENTI AFFRONTANO I TESTI DEL NUOVO DISCO? ALCUNI TITOLI MI HANNO PIUTTOSTO INCURIOSITO, PENSO AD ESEMPIO A QUELLO DI “ICELAND, CASTRATED DUMP”…
– Per il presskit del disco ho scritto che ‘”Algleymi” concettualizza il culto dionisiaco dell’intossicazione e del sesso rituali’. È un’osservazione delusa e rancorosa verso la società moderna, in particolar modo di quella occidentale. Il tema è affrontato con metafore riguardanti, appunto, i culti dionisiaci e i fertili paesaggi islandesi. Spero che le traduzioni dei testi inserite nel booklet rendano le mie parole più chiare.
SE DOVESSI FARE UN RAFFRONTO CON UN’ALTRA OPERA D’ARTE (UN FILM, UN LIBRO, UN QUADRO, ECC.), A COSA PARAGONERESTI “ALGLEYMI” E, PIÙ IN GENERALE, LA VOSTRA MUSICA?
– Se ci penso, mi viene solo da paragonarlo ad altra musica, piuttosto che a qualche altra forma d’arte. Il primo album era rosso e un po’ ingenuo, il secondo blu e più maturo… immagino quindi che “Algleymi” sia “Ride the Lightning”.
QUALE TIPO DI EMOZIONI VORRESTE SUSCITARE CON LA VOSTRA MUSICA?
– Ho da sempre una connessione catartica con la mia musica, e spero che questa abbia il medesimo impatto sul pubblico. Questo è tutto ciò che rappresentano i Misþyrming. Che si tratti di impulsi aggressivi, ferocia e violenza, delusione e nichilismo… qualsiasi sia la ragione per cui vorresti alzare il volume e vivere uno specifico attimo in simbiosi con la musica.
“ALGLEYMI” ESCE PER LA FRANCESCE NORMA EVANGELIUM DIABOLI. AVETE RICEVUTO ALTRE OFFERTE? IN TANTI, ME COMPRESO, SI ASPETTAVANO UNA FIRMA PER UNA LABEL PIÙ GRANDE…
– Non credo sia una sorpresa per nessuno sapere che sì, abbiamo ricevuto una serie di buone offerte dopo il successo del nostro primo album. Ma cosa rende ‘grande’ un’etichetta? Un mucchio di soldi, lunghi contratti e un roster di più di mille dischi? Non è quello che sto cercando in questo momento. La Norma Evangelium Diaboli ha un roster accuratamente selezionato, con alti standard di qualità sotto ogni aspetto.
NELLA RECENSIONE DI “ALGLEYMI”, HO PARAGONATO LA SCENA BLACK METAL ISLANDESE A QUELLA SCANDINAVA DI PRIMI ANNI NOVANTA, PER LA VOLONTÀ DI PLASMARE UNA NUOVA TIPOLOGIA DI SOUND PARTENDO DA BASI CONSOLIDATE. COSA NE PENSATE?
– Direi che è un gran bel paragone! I nerd storici del black metal, me compreso, guardano agli anni Novanta come all’epoca d’oro del genere. Senza nulla togliere alla Svezia, quella norvegese è sempre stata la scena più discussa per i fatti di cronaca e, soprattutto, per il numero sterminato di capolavori consegnati al mondo. Cosa (e come) sta succedendo in Islanda non saprei dirtelo, ma è indubbio che la scena sia viva e che molte altre cose buone vedranno la luce in futuro. Non è un fenomeno passeggero o che finirà presto.
NELLE NUOVE FOTO PROMOZIONALI NON INDOSSATE PIÙ I CAPPUCCI. PER QUALE MOTIVO? ERAVATE STANCHI DI QUESTO DI TREND UNDERGROUND?
– Esiste una linea sottile fra moda e tradizione, essendo la tradizione qualcosa di più accettato e consolidato. Tradizione suona meglio di trend, giusto? L’anonimato e il mistero fanno parte della storia del black metal, e ne rappresentano un lato intrigante e perfino intimidatorio. C’è un equilibrio tra la suddetta tradizione e l’essere originali. Nessuno reinventerà la ruota al giorno d’oggi, ma è ancora possibile dare un’interpretazione personale alla propria creazione artistica. Limitare ciò che fai sulla base delle preferenze altrui è noioso e poco interessante. Ecco che così si vedono cappucci sui volti di molte band emergenti con praticamente zero originalità. Tuttavia, esistono gruppi che usano il corpsepaint con l’intento di essere originali? No. È tradizione, e se fatta bene sembra dannatamente cool. All’inizio mi sono ispirato al lato visivo di formazioni come i Portal, ma in un secondo momento ho cambiato idea sull’estetica dei Misþyrming. Non era appropriato per noi indossare i cappucci, soprattutto dal vivo. Sono a loro favore quando servono a distogliere l’attenzione dagli individui, facendo ricadere il focus sulla musica e sui suoi contenuti.
COSA SIGNIFICA PER VOI IL BLACK METAL? PENSATE ESISTA UN GIUSTO APPROCCIO PER SUONARE QUESTA MUSICA?
– Potrebbe suonare come un’opinione poco popolare, ma sono un vero purista quando si tratta degli aspetti tradizionali del black metal. È una cultura d’élite. Alcuni gruppi che generalmente vengono considerati black metal non si qualificano come tali dal mio punto di vista. Ad esempio, se la loro musica non è aggressiva e radicale. O se la band si comporta in modo idiota. Fanculo tutti quei “Fatemi vedere le corna! Posso avere un po’ di casino?!?”. Tutto ciò appartiene ad altre culture.
CHE PROGRAMMI AVETE PER IL FUTURO?
– I piani per il futuro sono brillanti. Un tour da headliner è fissato per la seconda parte di settembre con Darvaza e Vortex of End. Abbiamo appena cominciato a lavorare con l’agenzia di management Dragon Productions, e sembra che nel 2020 saremo molto impegnati, toccando nuovi territori e rimettendo piede in altri già familiari.