MOB RULES – Scozzesi, vichinghi e marziani!

Pubblicato il 12/05/2016 da

Che la letteratura e la storia umana fossero da sempre una fonte di ispirazione importante in molte branche della musica metal lo sapevamo già da tempo, ma i Mob Rules hanno voluto col nuovo disco ricordarcelo in maniera marcata. Quasi tutte le liriche delle canzoni del recente “Tales From Beyond” hanno infatti solide radici affondate in eventi storici o in libri di un certo spessore; radici che contribuiscono a regalarci un lavoro maturo e a fuoco, fortunatamente non soltanto dal punto di vista solamente musicale, ma anche da quello (a volte trascurato) dei testi. Avendo intervistato proprio Jan Christian Halfbrodt, tastierista e principale autore delle liriche della band teutonica, non potevamo non soffermarci su questo particolare aspetto, chiedendogli di narrarci qualche storia interessante…

mob rules - band - 2012

QUATTRO ANNI DOPO IL VALIDO “CANNIBAL NATION” ECCOVI TORNARE SUL MERCATO. PRIMA DI CONCENTRARCI BENE SU “TALES FROM BEYOND” MI PIACEREBBE FARE IL PUNTO SU COSA ABBIA FATTO LA BAND IN QUESTO PERIODO…
“In realtà dopo il rilascio di ‘Cannibal Nation’ ci siamo effettivamente presi un po’ più di tempo di quanto pensavamo per promuoverlo e portarlo in tour. Abbiamo fatto una piccola serie di date da headliner in patria, e poi ci siamo buttati sui vari festival estivi, visto che arrivava la stagione. E’ stato dopo quelli che ci siamo accorti che oramai erano vent’anni che la band esisteva, e così è nata l’idea del box del 20° anniversario… una cosa tira l’altra e, come hai detto tu, eccoci qua ben quattro anni dopo. Quanto passa veloce il tempo! ”.
GIÀ CHE L’HAI NOMINATO, PARLIAMO UN’ATTIMO DEL BOX CELEBRATIVO “TIMEKEEPER”, USCITO ORAMAI DIVERSI MESI FA. QUALI SONO STATE LE VOSTRE EMOZIONI E IMPRESSIONI NEL REALIZZARE QUESTO TRAGUARDO TEMPORALE DELLA VOSTRA BAND? VENT’ANNI DI CARRIERA NON SONO CERTO POCHI!
“Hai ragione! Beh, è stata di sicuro una bella sensazione realizzare che siamo ancora qui dopo tutto il tempo che è passato, e con ben sette album all’attivo. Una cosa del genere non è certo scontata, e puoi star sicuro che ognuno di noi è fiero di questo risultato. Proprio per via di questo orgoglio abbiamo deciso di realizzare il cofanetto celebrativo, per condividere la nostra fierezza e felicità con tutti i fan. Tra l’altro, su ‘Timekeeper’, le varie canzoni sono state ri-registrate con l’aiuto dei vari musicisti che si sono alternati in line-up nel corso di questi due decenni, e quindi anche rivedere le loro facce è stata una bella esperienza per noi”.
INFATTI IL VOSTRO PRIMO EP, “SAVAGE LAND PT. I” È TARGATO PROPRIO 1996, VENT’ANNI FA. ERA UN PERIODO VERAMENTE D’ORO PER IL POWER METAL EUROPEO, E SI PUÒ DIRE CHE VOI SIETE COMPARSI DIRETTAMENTE SUL CARRO DEI VINCITORI. ORA, PURTROPPO, IL CARRO È PARCHEGGIATO DA UN PO’ DI TEMPO, E QUASI TUTTE LE BAND CHE LO TRAINAVANO ALL’EPOCA SONO SCOMPARSE O, PIÙ PROBABILMENTE, HANNO INGLOBATO ELEMENTI DIVERSI NELLA PROPRIA MUSICA PER SOPRAVVIVERE. VOI COME AVETE AFFRONTATO QUESTO DRAMMATICO CAMBIAMENTO AVVENUTO NELLA SCENA HEAVY EUROPEA?
“Questo cambiamento di cui parli è stato un fenomeno assolutamente spontaneo e naturale. Nemmeno io so spiegarti come mai sia accaduto così velocemente. Forse proprio per le sue caratteristiche di rapidità e spontaneità, ti posso dire che non siamo riusciti a prevederlo o capirlo in alcun modo, quindi non abbiamo seguito nessuna regola o piano predefinito al riguardo. Abbiamo certo modificato un po’ il nostro sound, abbiamo aggiunto elementi progressivi, realizzato una suite da più di venti minuti, abbiamo esplorato lidi confinanti con lo speed tedesco e approfondito il discorso dei midtempo. Abbiamo scritto ballad con elementi acustici, e in tempi recenti anche aggiunto un po’ di sapore celtico ad alcune nostre composizioni. Alla fine, però, siamo sempre gli stessi Mob Rules di un tempo, tutte queste modifiche le abbiamo fatte perché volevamo, non per stare attaccati a un carrozzone che non sapevamo dove sarebbe andato. Ad ogni modo,penso che il power metal stia tornando, e che la sua popolarità sia di nuovo in crescita. Avantasia, Powerwolf, Orden Ogan sono solo tre esempi di band che stanno raccogliendo oggi un successo del tutto simile a quello raccolto ai tempi dai vari capostipiti del power metal negli Anni ‘90”.
E’ PERÒ OPINIONE DI MOLTI CHE QUESTO TIPO DI MUSICA RICHIEDESSE, E FORSE RICHIEDE ANCORA, UNA CERTA ‘SVECCHIATA’, PROPRIO PER SLEGARSI DA CANONI TROPPO RIGIDI. PER VOI È STATO DIFFICILE MUOVERVI E TROVARE UNA VOSTRA IDENTITÀ IN UN GENERE DI PER SE CON PALETTI ALL’APPARENZA COSÌ FISSI E DEFINITI?
“E’ una domanda con molti livelli di risposta. Certamente, un aspetto volendo difficile è che fin dall’inizio siamo sempre stati paragonati a qualcuno, proprio per via del fatto di adottare uno stile già ben definito. ‘Questi assomigliano ai Maiden’. ‘Questa song ricorda i Queensryche, quest’altra i Savatage’. Sono cose che sentiamo ancora adesso, ma è normale, e non ci dispiace. Anzi, penso che siamo stati comparati a talmente tante band diverse tra loro che, forse, si può quasi pensare che abbiamo creato qualcosa di nuovo, che idealmente si pone nel mezzo dei nomi che ho citato. Capisci? Un po’, Queenryche, un po’ Maiden un po’ Helloween, ma alla fine clone di nessuno. Questa è una definizione buona di personalità per una band, io penso. Alla fine, con questo presupposto, per noi non è difficile essere noi stessi o comporre nuove canzoni. ‘Tales From Beyond’ ad esempio è stato scritto ex-novo in meno di un anno, e questo mostra che avevamo un sacco di creatività inespressa. Pensa che io e Sven (Ludke, chitarra, ndR) abbiamo avanzato ancora un gran numero di pezzi o estratti che potranno certamente diventare ottime canzoni in futuro…”.
MA QUAL È PER TE IL SEGRETO PER SOPRAVVIVERE A DUE DECADI DI METAL IN CONTINUA EVOLUZIONE SENZA LITIGARE O, APPUNTO, FINIRE L’ISPIRAZIONE?
“Prima di tutto, essere realistici, e non lasciare terreno bruciato dietro di se. Ci sono fin troppe band che crescono alla velocità della luce e poi altrettanto velocemente ripiombano nell’anonimato. Ok, è un po’ bastardo da parte mia dare un giudizio così duro, ma se ci pensi, c’è una forte verità in questo: non sempre il successo immediato è garanzia di qualità o di longevità. I Mob Rules hanno subito veramente tanti scossoni in formazione durante gli anni, ma non sempre questi sono negativi. Alle volte cambiare l’organico porta forze fresche e mantiene alta ispirazione e entusiasmo. Gli unici membri restanti della band originale sono il cantante Klaus (Dirks, ndR) e Matthias (Mineur, chitarre, ndR). E’ triste per chi se ne è andato, e forse un po’ brutale nei loro confronti, ma questi abbandoni hanno mantenuto lo spirito vivo secondo me”.
QUALI SONO LE PRINCIPALI FONTI DI ISPIRAZIONE PER VOI DURANTE LA COMPOSIZIONE? E DURANTE LA SCRITTURA DEI TESTI?
“Ovviamente ascoltiamo molta musica, di molti stili diversi. C’è sempre molto da scoprire in giro per il mondo, e essere aperti negli ascolti porta influenze e nuove idee sia dal punto di vista compositivo che da quello meramente esecutivo. Con questo non voglio dire che copio qualcosa scritto da altri, ma solo che è importante essere aggiornati sui passi delle band più rivoluzionarie, senza perdere mai di vista i cosidetti classici. Per quanto riguarda la nostra band, comunque, la maggior parte delle idee arrivano da Sven. Come ho detto prima, quando lui ha una buona idea, fosse anche solo un riff o un fraseggio di qualche decina di secondi, lo registra sul suo PC. Quando ci troviamo per mettere assieme le canzoni, usa dei programmi per combinare questi frammenti, e da lì partiamo. Spesso poi decidiamo un tema per una canzone che ancora non esiste, anche dal punto di vista lirico, e vediamo se nella sua libreria c’è un passaggio che si sposa a quel tema. Insomma, diciamo che quando componiamo iniziamo sempre col definire un immagine a grandi linee, e poi cerchiamo di realizzarla con quello che abbiamo”.
NOTO CHE SPESSO E VOLENTIERI USATE FATTI, EVENTI O PERIODI STORICI COME SUOLO FERTILE PER I VOSTRI TESTI. DA DOVE NASCE LA VOSTRA PASSIONE PER QUESTA PARTICOLARE BRANCA DELLE SCIENZE UMANISTICHE?
“La storia è la miglior fonte di ispirazione che puoi avere! Questo perché si tratta di cose successe davvero. Crediamo che il power metal possa essere più che solo draghi e cavalieri, e per noi appoggiarci a fatti e eventi storici significa essere in qualche modo più ‘adulti’, se mi passi il termine. E poi, è una sorgente infinita di idee e temi, visto che parliamo di migliaia d’anni di storia dell’umanità! La musica è un buon modo di trasportare tutto ciò alle persone, e troviamo che sia bello oltre che utile ascoltare un brano e scoprire magari qualcosa che non sapevi sul passato di un popolo o di una persona”.
SICCOME ABBIAMO TROVATO PROPRIO INTERESSANTI ALCUNI TESTI DI “TALES FROM BEYOND”, VORREI SOFFERMARMI UN ATTIMO SU QUESTO ASPETTO. PRIMA DI TUTTO POTRESTI PARLARMI DELLA SUITE DI APERTURA “DYKEMASTER’S TALE”? E’ ISPIRATA A UNA QUALCHE LEGGENDA DELLA VOSTRA MADREPATRIA?
“Si, il testo è tratto da un libro che adoro! E’ chiamato ‘Der Schimmerlreiter’, che tradotto significa ‘Il Cavaliere Sul Cavallo Bianco’. Un sacco di ragazzini tedeschi lo hanno letto a scuola, certo, ma per noi era importante in maniera particolare perché è ambientato a pochi passi da dove proveniamo noi, sulla costa tedesca del Mare del Nord. La costa in questione è protetta da colline artificiali che chiamiamo ‘Dykes’ ancora oggi, e queste colline salvano l’entroterra dalle frequenti inondazioni. Ai tempi, i ‘dykemaster’ sorvegliavano queste colline, e la storia di cui parla il libro narra proprio di un ragazzo, diventato poi uno di loro, che inventa e costruisce una nuova forma di dyke, salvando la vita di tutte le persone dei villaggi protetti da questa costruzione. Però, proprio a causa del suo genio, la gente finì per temerlo, schivarlo o addirittura odiarlo. Non lo capirono. Un triste giorno, il nostro protagonista morì a causa di un vecchio Dyke che non resse l’urto dell’acqua, e si dice che il suo fantasma infesti ancora la costa, monito della cecità degli uomini, ma ancora benigno guardiano dei Dyke. Non è una storia figa per una canzone power metal? Penso che si possano davvero sentire le onde, in sottofondo, quando si ascolta quella canzone!”.
IMMAGINO QUINDI CHE I POSTI DOVE VIVETE O AVETE VISSUTO SIANO UNA PARTE FONDAMENTALE DELLE INFLUENZE CHE FORMANO LA BASE DELLA VOSTRA MUSICA…
“Proveniamo tutti da città diverse, in verità, ma io e Sven siamo cresciuti a Nordenham, un paese veramente piccolo di circa 28000 persone (piccolo?! E i paesi da 2000 abitanti che ci sono in tutta Italia cosa sono? ndR) che ha una scena metal veramente fiorente. Già a scuola, al liceo, c’erano le prime band serie, e si esibivano tutte in un club molto noto chiamato Jahnhalle. Un posto figo, che supportava la scena underground e dava a tutti una chance importante di farsi vede. Il risultato è che nei dintorni della nostra città è pieno di musicisti più o meno esperti, tutti disponibili a dare una mano o a fare da insegnati. Crescere lì ha sicuramente aiutato la mia carriera e mi ha dato una base importante che mi ha poi portato dove siamo ora. Devo proprio tanto a questo remoto posto! Pensa che anche Corvin Bahn (negli Uli John Roth, ndR) e Michael Ehrè (alla corte dei Gamma Ray, ndR) vengono da questa città!”.
“SOMERLED”, UNA DELLE VOSTRE CANZONI, GUARDA PERÒ OLTRE MARE, PRECISAMENTE ALLE ISOLE SCOZZESI. PARLA DI VICHINGHI PERÒ. CI SPIEGHI QUALCOSA? DERIVA DA UNA LEGGENDA O DA UN ROMANZO ANCHE QUESTA?
“Si tratta di veri fatti storici, anche se potrebbe essere benissimo la base di un film hollywoodiano o di un libro di qualche autore fantasy famoso alla Martin! Ho scoperto la storia quando la canzone era già quasi del tutto scritta. Il titolo ai tempi era ‘Wardrums’, titolo che derivava da un idea di Sven che immaginava un armata scozzese che arrivava da lontano, suonando cupi tamburi di guerra. Nikolas (Fritz, batteria, ndR), però, quando ascoltò la musica, si immaginò piuttosto uno stormo di aerei, qualcosa sullo stile di ‘Aces High’, per capirci. Feci un quindi po’ di ricerche sulla storia scozzese e scoprii appunto dell’esistenza di Somerled, personaggio nato nel 1113 dall’unione tra un uomo scozzese e una donna vichinga. Col titolo di ‘Thane Of Argyle’, fu in grado di mantenere la pace tra le varie tribù vichinghe che risiedevano lungo la costa scozzese, e sposò la figlia del Re vichingo dell’epoca. Successe però che il Re venne assassinato, e che il suo primigenito dalla Norvegia ne prese il posto, comportandosi però come un tiranno e non mostrandosi interessato a mantenere l’unione che si stava creando tra le tribu barbare e le popolazioni scozzesi. Il popolo residente chiese dunque aiuto a Somerled, che con poche navi più ingegnosamente progettate riuscì a mettere in ginocchio la potente flotta del nuovo Re. Fu quindi chiamato ‘Signore delle Isole’, e diventò alla fine Re di un regno indipendente che copriva buona parte della costa scozzese. Ecco, con i drakkar al posto degli aeroplani abbiamo unito l’idea guerresca di Sven e l’idea di questo esercito che si avvicina come l’aveva pensata Nicholas. Carino, vero?”.
MOLTO INTERESSANTE… POTREMMO A QUESTO PUNTO NON CONCLUDERE CON LA TITLE TRACK, SUITE COMPOSTA DA BEN TRE PARTI E COMPLESSIVAMENTE LUNGA  PIÙ DI QUINDICI MINUTI? QUI PERÒ, SE NON SBAGLIO, LA STORIA PROPRIAMENTE DETTA C’ENTRA POCO, SIAMO INFATTI QUALCHE ANNO NEL FUTURO, SU MARTE…
“’Tales From Beyond’ è liberamente tratta dagli eventi narrati sul libro ‘The Martian’, che ultimamente è tornato alla ribalta grazie al noto film con Matt Damon. In realtà, decisi di usare questa storia ben prima di sapere che un film era stato proposto per quel libro, ma questo dimostra solo che l’idea di realizzare qualcosa da quel libro, musica o riduzione cinematografica che sia, era più che buona. In realtà, il libro mi colpì parecchio, e siccome eravamo in cerca dell’argomento per la suite che avrebbe dato il titolo all’album proprio in quel momento, la fine della mia lettura cadde a fagiolo, diciamo. Presentai l’idea agli altri, e piacque subito. Abbiamo però deciso di non narrare l’intera storia, ma di usarla in maniera più astratta. La prima parte è basata sulla tempesta spaziale che separa il protagonista dal resto della squadra e lo porta alla situazione in cui rimarrà bloccato per tutto il romanzo. L’abbiamo immaginato come l’inseguire un sogno che sai perfettamente dove ti porterà, salvo poi vedere quel sogno mutarsi in un incubo dove ogni punto di riferimento è perduto, spazzato via dalla tempesta. Questo senso di confusione è chiaramente rappresentato dalla parte caotica presente nel centro della traccia. La seconda parte rappresenta la solitudine, un sentimento che mi fu veicolato in maniera potente leggendo le pagine stesse del libro. Un amico una volta mi disse che se si guarda in uno specchio, di notte, vedendo solo la tua immagine e non l’ambiente dietro di te, prima o dopo ti può capitare di non riconoscere più la tua immagine, di vedere uno straniero, di là nello specchio. Ecco, l’immagine per me rappresentava bene la solitudine e lo straniamento del protagonista, e abbiamo rappresentato tutto ciò col clima cupo e malinconico della traccia, sottolineando tutto con il mellotron e le chitarre acustiche. Nella parte tre arriva la speranza, una parte fondamentale dell’intero racconto. Il protagonista è carismatico e positivo, e quando le cose vanno male, cerca sempre di rialzarsi. Il non rinunciare alle possibilità che la vita ci offre e continuare a combattere era di sicuro un perfetto messaggio per chiudere una suite come questa!”.

 

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