MONSTROSITY – Oltre quelle uova

Pubblicato il 08/02/2023 da

Prima che calcasse il palco del Boston Arms di Londra con i suoi Monstrosity, recentemente passati in Europa in compagnia degli Origin per un tour che ha toccato anche il nostro paese, abbiamo avuto modo di fare quattro chiacchiere con Lee Harrison. Raggiunto sul tour bus un paio d’ore prima del concerto, il batterista e leader della storica death metal band statunitense ci ha accolto con spontaneità e cordialità per fare il punto sull’attuale situazione del suo gruppo, le prossime mosse e il disco attualmente in lavorazione, non risparmiando qua e là aneddoti e qualche osservazione decisamente schietta sul proprio lavoro e sul tour allora in corso.

Artista: Monstrosity | Fotografa: Benedetta Gaiani | Data: 18 gennaio 2023 | Venue: Traffic Live | Città: Roma

 

SIETE DI NUOVO IN TOUR DA QUESTE PARTI, ANCHE SE SONO TRASCORSI OLTRE QUATTRO ANNI DALLA PUBBLICAZIONE DEL VOSTRO ULTIMO ALBUM, “THE PASSAGE OF EXISTENCE”. NEL MEZZO C’È PERÒ STATA LA PANDEMIA…
– Esattamente. La pandemia ha fatto slittare alcuni dei nostri piani, quindi eccoci di nuovo qui, anche se effettivamente l’ultimo album è ormai abbastanza vecchio. Quando noi o le etichette non ci complichiamo la vita da soli, ci pensa una pandemia (ride, ndR). Però le cose sembrano andare bene, anche se il tour è iniziato da poco. Si respira una bella atmosfera. Abbiamo diverse altre offerte per suonare in giro nei prossimi mesi, ma prima di tutto dovremo completare il nuovo album.

QUESTO TOUR È ANCHE UN MODO PER CELEBRARE IL TRENTESIMO ANNIVERSARIO DELLA PUBBLICAZIONE DEL VOSTRO DEBUT ALBUM “IMPERIAL DOOM”, AVVENUTA NEL 1992.
– Sì, in un certo senso è così, anche se non è stata un’idea del tutto nostra. L’agenzia che ha organizzato il tour ci ha chiesto se potessimo proporre qualcosa di speciale per queste date, così è venuta fuori l’idea di festeggiare l’anniversario di “Imperial Doom”. Non suoniamo però tutto il disco: ci siamo sentiti di recuperare soltanto qualche pezzo e di aggiungerli a quel paio che comunque suoniamo sempre. Personalmente non sono un grande fan del nostro debutto.

COME MAI?
– Non mi piace come suona. La produzione ha diverse pecche: la batteria è troppo alta, le chitarre sono troppo basse… e non credo che tutti i brani siano di altissimo livello. Secondo me il risultato finale è un po’ acerbo. C’è però a chi piace: evidentemente oggigiorno basta che un disco sia di quel periodo per essere considerato un capolavoro. Se a qualcuno trasmette così tanto, ne sono felice, ma a mio avviso come band abbiamo fatto di meglio in seguito.

TI RIFERISCI A “MILLENNIUM”?
– “Millennium” è già un disco superiore, anche se è uscito in ritardo rispetto al previsto e ha sofferto la generale mancanza di popolarità del death metal in quel periodo. Fosse uscito qualche tempo prima – o magari qualche tempo dopo – avrebbe forse avuto un maggiore impatto. Resta comunque una bella prova: tutte le parti più tecniche sono opera di Jason Morgan, il nostro chitarrista dell’epoca, mentre io mi occupai di comporre il resto. È il nostro capitolo più tecnico e strutturato: per molti anni abbiamo evitato di proporre quei pezzi dal vivo perché sembrava che il pubblico non riuscisse a seguirli, mentre con il tempo quel tipo di songwriting ha preso maggiormente piede nella scena. Se ci pensi, anche gruppi come i Cynic sono stati davvero compresi solo in seguito. Per anni “Millennium” è stato una sorta di oggetto di culto, poi gradualmente ha iniziato a essere capito. Meglio tardi che mai. Credo e spero che lo stesso avvenga per un disco come “Spiritual Apocalypse”, un altro lavoro che secondo me meriterebbe di più.

RESTANDO SUL PASSATO REMOTO, CREDO CHE LA PRESENZA DI GEORGE ‘CORPSEGRINDER’ FISCHER AL MICROFONO NEI VOSTRI PRIMI DUE ALBUM ABBIA GARANTITO A QUESTI ULTIMI UN MINIMO DI POPOLARITÀ NEGLI ANNI SUCCESSIVI…
– Sì, se non sbaglio “Millennium” viene citato apertamente in un DVD dei Cannibal Corpse di alcuni anni fa e quello ha fatto sì che il disco tornasse a vendere discretamente dopo tantissimo tempo dalla sua uscita. Mi sarebbe piaciuto che ottenesse maggior successo in generale, ma, come ti dicevo, le tempistiche furono completamente sbagliate. Riuscimmo ad andare in tour per quel disco solo quando praticamente eravamo già pronti per entrare in studio e incidere l’album successivo.

“IN DARK PURITY”, UN ALTRO GRANDE ALBUM, A MIO AVVISO…
– Questo è il mio album preferito della band. Lo vedo addirittura come il nostro vero debutto. È il primo disco di cui sono interamente soddisfatto: dai pezzi alla produzione, passando per la nostra esecuzione, tutto è davvero di alto livello. Non è un caso che continuiamo a proporne molti brani, quando suoniamo dal vivo.

FORSE LA COPERTINA NON È DELLE MIGLIORI. E QUI ANDIAMO A TOCCARE UN TASTO UN PO’ DOLENTE. C’È UNA COSA CHE SEMBRA DA SEMPRE METTERE D’ACCORDO FAN E DETRATTORI DEL GRUPPO, OVVERO GLI ARTWORK. COME TI PONI DAVANTI ALL’AFFERMAZIONE “LE COPERTINE DEI MONSTROSITY FANNO CAGARE”?
– Ognuno ha i suoi gusti (ride, ndR). Allora, partiamo dal principio: quella di “Imperial Doom” è un classico dipinto di Dan Seagrave di quel periodo. Forse è diventata meno iconica di altre copertine di quegli anni, ma non vedo cosa abbia che non va. “Millennium” è il presunto vero tasto dolente: tutti che mi rompono i coglioni per quelle uova. Le famigerate cazzo di uova. Le cose sono andate così: detto che, all’epoca, di Dan Seagrave ce n’era solo uno e che ci aveva detto di non avere modo di realizzare qualcosa per noi in quel periodo, finimmo per rivolgerci a un altro artista per la copertina. Questo, dopo non so quanti mesi di attesa, si presentò con un disegno orribile. Ho ancora in mente degli scheletri che comparivano in un angolo, una cosa imbarazzante, sembravano disegnati da un minorato mentale. Purtroppo capimmo subito che avremmo dovuto rivolgerci altrove, ma il tempo stringeva e così optammo per quell’artwork digitale, con le uova, anche con l’idea di fare qualcosa di nuovo. Chiaramente la cosa non è invecchiata benissimo, ma se pensate che quella copertina faccia schifo, dovreste vedere la bozza che ci venne proposta dall’altro artista. Per quanto riguarda invece gli altri artwork, a me sembra che non abbiano niente che non vada. Quello di “In Dark Purity” mi piace molto e sono contento di come il concept si leghi all’artwork della raccolta “Enslaving the Masses” e a quello del nostro ultimo album, “The Passage of Existence”, il quale ha anche dei rimandi al suddetto “Millennium”. Basta farci caso!

UN ALTRO ‘PROBLEMA’ CHE AFFLIGGE I VOSTRI PRIMI ALBUM, È LA LORO SCARSA REPERIBILITÀ. “IMPERIAL DOOM”, IN PARTICOLARE, NON VIENE DEGNAMENTE RISTAMPATO DAGLI ANNI NOVANTA…
– Purtroppo sta tutto nelle mani della Nuclear Blast Records, ma non parlo con quella gente da secoli. Non so che piani abbiano in merito. Se mi chiedi se mi piacerebbe che fosse più facilmente reperibile, ti rispondo di sì, ovviamente, ma onestamente non è un problema che mi toglie il sonno. Per me è il nostro peggior album. Non è un disco di cui vado particolarmente fiero, preferisco concentrarmi sul presente.

HAI MENZIONATO INFATTI UN NUOVO ALBUM. A CHE PUNTO SIETE?
– Sì, la batteria e le chitarre sono già state registrate, ci occuperemo del resto nei prossimi mesi. Ho composto buona parte delle canzoni per il disco e sto lavorando con Mark Lewis, il produttore che ha lavorato su “The Passage…”, per la produzione. Mi trovo bene a lavorare con lui, è un buon amico ormai.

I CAMBI DI LINE-UP SONO UN QUALCOSA DI RICORRENTE NEI MONSTROSITY: CHI HA INCISO O STA INCIDENDO QUESTO ALBUM?
– Sto facendo affidamento sulla formazione che puoi vedere quest’oggi. Io alla batteria – e alla chitarra, in studio – Mark van Erp al basso, Edwin Webb alla voce e Matt Barnes, il quale è con noi da diversi anni ormai, all’altra chitarra. Sono molto soddisfatto di come sta venendo questo disco, è più cattivo e serrato di “The Passage…”, mi è venuta voglia di spingere di più.

È STRESSANTE AVERE A CHE FARE CONTINUAMENTE CON QUESTI CAMBI DI FORMAZIONE?
– Lo è, eccome. Al di là delle nostre pecche in studio, dei ritardi e dei problemi con le case discografiche, i continui cambi di line-up sono forse il principale motivo per cui non siamo mai riusciti a mantenere il giusto ritmo e il profilo necessario per imporci tanto quanto altre band della nostra generazione. Poi, più vai avanti con l’età, più diventa complicato trovare compagni di viaggio che siano disposti a credere nel progetto quanto te. Guardami: sono qui su un tour bus con altre venti persone e la mia cena è un tramezzino e una banana. È una vita dura, non è per tutti e capisco che a molti questa cosa non vada giù. Io ho dedicato la mia vita a questa band, ma i Monstrosity sono ‘miei’, non faccio testo.

AD ALTRE BAND LE COSE SONO CERTAMENTE ANDATE MEGLIO. QUESTA È UNA DOMANDA CHE FACCIO SPESSO AI VETERANI COME TE: CHI SONO A TU AVVISO I COSIDDETTI “BIG FOUR” DEL DEATH METAL?
– Guardando alla loro popolarità e all’impatto che queste band hanno avuto sulla scena, direi i Cannibal Corpse, gli Obituary, i Morbid Angel e i Deicide. Potrei citartene altre, sappiamo tutti che Malevolent Creation o Cynic hanno fatto grandi cose in carriera, ma se pensiamo alla grandezza delle prime che ho citato, allora non c’è confronto.

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