MOONLIGHT HAZE – Notti di luna

Pubblicato il 30/08/2020 da

Come detto anche in fase di recensione, i nostrani Moonlight Haze sono giunti in meno di due anni al loro secondo album, che come il suo predecessore ha già fatto largamente discutere una buona fetta di ascoltatori e appassionati di sonorità più o meno sinfoniche, dentro e fuori dall’Italia. Inoltre, da notare il fatto che questa band sia una di quelle che stanno cercando in tutti i modi possibile di svolgere una sana attività live nonostante le difficoltà caratteristiche di questi tempi, e anche per questo un confronto direttamente con loro ci sembrava più che doveroso. Per fortuna è giunta direttamente la bella e talentuosa vocalist Chiara Tricarico a saziare la nostra sete di informazioni, dall’alto della sua esperienza all’interno di una scena che oggi più che mai necessita di sostegno e cuore da parte di più fruitori possibile. Buona lettura!

 

CIAO CHIARA, PARTIAMO PARLANDO DEL VOSTRO SECONDO ALBUM: A LIVELLO DI ELEMENTI E SONGWRITING, CHE SAPORE VOLEVATE DARGLI RISPETTO ALL’ESORDIO?
– Ciao! Durante il processo di composizione di “Lunaris”, come era già successo per “De Rerum Natura”, non abbiamo voluto porre limiti alla nostra ispirazione e il nostro scopo era primariamente quello di creare un album che piacesse in primo luogo a noi stessi. Ovviamente, dopo l’’esperimento’ del debut album sapevamo già quali elementi ci avevano convinti di più e che avremmo voluto mantenere ed enfatizzare, come ad esempio le influenze folk orientali e la varietà di stili a livello vocale e di influenze musicali. Devo dire che siamo molto soddisfatti del risultato, perchè siamo riusciti ad esprimere quello che avevamo in mente!

IMMETTERE SUL MERCATO DUE ALBUM IN DUE ANNI È UNA SCELTA CORAGGIOSA, COME MAI NON AVETE PREFERITO PRENDERVI MAGARI UN PO’ DI TEMPO IN PIÙ?
– Il motivo è molto semplice: scrivere e registrare il primo album è stata un’esperienza talmente positiva ed entusiasmante per noi, che non vedevamo l’ora di rimetterci all’opera. Inoltre ci sentivamo molto ispirati e quindi la scorsa estate, circa un mese dopo l’uscita del primo disco, io e Giulio eravamo già al lavoro sui nuovi pezzi, anche sull’onda dell’entusiasmo che ci aveva portato il feedback molto positivo che avevamo ricevuto per “De Rerum Natura”.

PENSI CHE INSERIRETE ANCORA PIÙ BRANI IN LINGUA ITALIANA SULLO STILE DI “ENIGMA” IN QUELLO CHE SARÀ IL VOSTRO TERZO ALBUM?
– Il fatto che “Enigma” abbia un testo in italiano è stato qualcosa di molto spontaneo: ad un certo punto ho avuto come l’impressione che le parole ‘emergessero’ dalla musica in italiano, quindi ritengo sia abbastanza difficile per me pianificare una cosa del genere ma… perchè no? Per quanto faccia sempre un certo effetto particolare sentire un pezzo power metal in italiano, mi piace molto come suona nella mia lingua madre, quindi non escludo che, se dovessi sentirmi ispirata di nuovo in quel senso, potrebbero esserci alter canzoni in italiano anche nei prossimi dischi.

COSA CREDI CHE SERVA PER EMERGERE IN UNA SCENA CON PARECCHIE PROPOSTE, COME QUELLA SYMPHONIC POWER METAL?
– Domanda molto difficile… credo che una delle prerogative sia quella di avere un messaggio vero da portare all’ascoltatore, cosa che penso sia anche l’essenza del fare musica. Possiamo essere tutti tecnicamente dei mostri e scrivere le canzoni seguendo tutte le possibili mode del momento, ma ritengo che avere qualcosa da dire, da esprimere attraverso la musica, faccia davvero la differenza, altrimenti il tutto si riduce ad un contenitore vuoto. Poi ovvio che cercare di fare sempre tutto curando ogni dettaglio sia parte del processo necessario per creare un prodotto di qualità e che venga percepito come tale.

SEI SODDISFATTA DI QUANTO RAGGIUNTO IN QUESTI (ANCORA POCHI) ANNI INSIEME COME BAND, ANCHE PER QUANTO RIGUARDA IL LIVELLO DI COESIONE TRA VOI SINGOLI MUSICISTI?
– Assolutamente sì! Quando io e Giulio abbiamo fondato la band a fine 2018, come già ti accennavo, il nostro scopo primario era quello di scrivere un disco che piacesse soprattutto a noi… Era tutto un esperimento, non sapevamo nemmeno se il disco sarebbe mai stato pubblicato. Diciamo che la nostra filosofia era “alla peggio avremo un disco davvero figo e scritto, suonato e cantato come piace a noi da sparare a tutto volume nelle nostre auto mentre saremo in viaggio”, giusto per farti capire (risate, ndr). Poi invece Scarlet Records (e Avalon/Marquee in Giappone) ha creduto in noi e pubblicato entrambi i nostri lavori e anche la risposta del pubblico è stata molto entusiasta, anche in un periodo difficile come quello di uscita di “Lunaris”, che ha appunto visto la luce nei mesi scorsi, nel bel mezzo della situazione supercomplicata a livello mondiale che tutti conosciamo. Anche per quanto riguarda la nostra coesione interna come band, pur essendo andati abbastanza sul sicuro coinvolgendo AJ, Alberto e Marco che conoscevamo già da tempo sia a livello personale che professionale, posso dirti che è davvero bello vedere la nostra evoluzione a livello di ‘gioco di squadra’. All’inizio dovevamo ancora scoprire tante cose di noi, della nostra musica e del nostro modo di lavorare insieme, e ancora abbiamo tante cose in cui dobbiamo crescere, ma già abbiamo notato la differenza tra il processo di composizione e registrazione del primo e del secondo disco: in quest’ultimo ci siamo divertiti ancora di più e tutto è stato ancora più ‘in relax’ (lo so, sembra assurdo parlare di relax avendo pubblicato due dischi nel giro di dodici mesi, ma eravamo mentalmente davvero tranquilli e concentrati), perchè sapevamo già cosa aspettarci dagli altri membri della band e conoscevamo già quali dinamiche avrebbero funzionato meglio.

AVETE ANNUNCIATO UNO SHOW SPECIALE AL LEGEND DI MILANO, VOLETE DARCI QUALCHE DETTAGLIO IN PIÙ?
– Esatto, il 19 di settembre saremo al Legend di Milano per un doppio concerto speciale di presentazione dal vivo (finalmente!) del nuovo album “Lunaris”. Si tratterà di una serata particolare perchè ovviamente saranno rispettate tutte le norme di distanziamento sociale e quindi ci saranno posti a sedere limitati e con prenotazione obbligatoria. Inoltre suoneremo due scalette diverse, la prima alle 21.00 e la seconda alle 23, con Lethien degli Elvenking e Nicoletta Rosellini dei Kalidia presenti sul palco con noi come ospiti rispettivamente nel primo e nel secondo set e alcune canzoni saranno quindi presentate in versioni particolari. Noi davvero non vediamo l’ora di suonare le canzoni del nuovo disco dal vivo!

E’ PIUTTOSTO STRANO VEDERE UNA BAND METAL SUONARE IN UN CONTESTO DI ‘DISTANZIAMENTO SOCIALE’. COME È STATA ACCOLTA DAL PUBBLICO QUESTA VOSTRA SCELTA?
– Direi che l’annuncio è stato accolto in modo molto entusiasta: in molti ci hanno scritto per dimostrarci di aver apprezzato questa scelta che, per certi versi, è stata coraggiosa, data la particolarità della proposta. In questi mesi di stop forzato e anche durante tutto il lockdown, abbiamo cercato di mantenere il contatto con chi ci segue ad esempio con la produzione di video playthrough e di altri contenuti, ma ovvio che salire su un palco di fronte ad un pubblico in carne ed ossa è tutta un’altra storia. Diciamo che noi, nel nostro piccolo, oltre a non vedere l’ora di suonare dal vivo le nostre nuove canzoni, volevamo anche portare un messaggio di voglia di ripartire, perchè di voglia di ripartire ne abbiamo a palate!

CREDI CHE IL PUBBLICO METAL, E IN PARTICOLARE QUELLO DEL POWER, PREFERISCA UNO ‘SHOW IN FORMATO RIDOTTO’, RISPETTO A ‘NESSUNO SHOW’?
– Riguardo alle preferenze del pubblico in senso lato, direi che lo scopriremo nei prossimi mesi… Per quanto riguarda me, che faccio parte di questa stessa audience che va ai concerti metal, soprattutto power/symphonic, posso dirti che, senza dubbio preferisco ricominciare a sentire musica dal vivo anche se con modalità particolari e in ‘versione ridotta’, ma anche concerti in streaming, piuttosto che non sentire musica dal vivo per niente. Ovvio che poi tutti speriamo che si possa tornare in tempi relativamente brevi ai concerti come tutti ce li ricordiamo perchè per noi metallari scatenarsi in completa libertà tra birre a pogo è parte del divertimento, ma per il momento dobbiamo essere ancora attenti e non possiamo cambiare magicamente la realtà a nostro piacimento.

PARLIAMO DI TE COME CANTANTE. NEL NUOVO ALBUM SPAZI TRA VARI REGISTRI E STILI DIFFERENTI. VUOI DIRCI COME HAI SVILUPPATO IL TUO CANTATO NEL CORSO DEGLI ANNI E DA DOVE NASCE QUESTA TUA VERSATILITÀ?
– Esatto, nel nuovo disco ho variato ancora di più rispetto al primo per quanto riguarda gli stili vocali, soprattutto utilizzando ancora di più una vocalità pop/rock e inserendo anche alcune harsh vocals, seguendo di volta in volta il mood della canzone, per potermi esprimere al meglio. Una delle poche cose che avevamo deciso a tavolino prima di iniziare la composizione del disco era quella di porci ancora meno limiti nelle sperimentazioni e nelle ‘ibridazioni’. Quando avevo iniziato il mio percorso di studio del canto, mi ero concentrata sul canto lirico, perchè è stato sempre qualcosa che mi ha attirata e appassionata fin da quando ero bambina (e tuttora mi piace utilizzarlo di tanto in tanto, come si può notare ad esempio in “Enigma” o “Wish Upon a Scar”), per poi concentrarmi sullo studio del canto moderno in sue diverse sfaccettature. Mi piace utilizzare tanti stili diversi perchè lo strumento della voce non lo si può cambiare a seconda della canzone (come potrebbe fare, ad esempio, un chitarrista utilizzando una chitarra elettrica piuttosto che un’altra o utilizzando, al bisogno, una chitarra acustica), ma si può imparare a sfruttarne al massimo le potenzialità… In un certo senso utilizzare tanti registri e stili diversi mi permette di utilizzare la voce come potrebbe fare uno strumentista con la sua pedaliera degli effetti: serve esprimere dolcezza, rabbia, forza, tranquillità, ecc.? Ecco che posso variare a livello vocale per portare il mio messaggio ed entrare al massimo nel mood della canzone, anche se poi ovvio, lo strumento e il timbro sono sempre quelli. Ovviamente il fatto di scrivermi da sola le melodie di voce e di sentirmi completamente libera di inserire ciò che preferisco per quanto riguarda le melodie e gli arrangiamenti di voce mi ha fatta sentire molto più sicura di ‘osare’ in ciascuna canzone.

IN PASSATO HAI COLLABORATO CON VARIE BAND ITALIANE E ANCHE CON ARTISTI INTERNAZIONALI. QUALI TI HANNO DATO PIÙ SODDISFAZIONI, QUALI PIÙ RIMPIANTI E QUALI INVECE RICORDI MENO BELLI?
– Sicuramente quasi ogni percorso è disseminato di momenti più piacevoli e di altri molto meno piacevoli, ed il mio non fa di certo eccezione: in passato non mi sono sempre e solo trovata a registrare dischi in serenità e a fare concerti in situazioni idilliache, ma purtroppo anche in situazioni estremamente negative e talvolta circondata da persone che non mi apprezzavano e/o non mi davano libertà di esprimermi, cosa che a livello artistico è assolutamente deleteria. Ma per come sono fatta io di carattere e per quella che è la mia esperienza professionale e di vita, ho imparato a trovare anche nelle cose brutte uno stimolo per migliorare me stessa e quello che mi circonda e preferisco di gran lunga pensare alle esperienze positive, quindi di queste ti parlerò. Ti cito una di quelle più recenti e che mi ha veramente dato tante soddisfazioni e mi ha insegnato tanto: qualche mese fa sono stata chiamata da Tarja Turunen come backing vocalist per due concerti speciali e per la registrazione del DVD live per festeggiare i suoi quindici anni di carriera solista. Penso sia abbastanza evidente che Tarja sia stata da sempre per me una delle maggiori fonti di ispirazione (ti dico solo che ho iniziato a voler cantare in una band symphonic metal dopo aver sentito le sue vocals su “Wishmaster”), quindi far parte di questi eventi ed avere avuto in quell’occasione anche la possibilità di cantare con lei un duetto è stato qualcosa di veramente emozionante. Inoltre, per l’occasione, sono stati coinvolti sedici musicisti da tutto il mondo, compresi Rafael Bittencourt degli Angra e Dough Whimbish dei Living Colors, quindi potrai immaginare come passare una settimana a fare prove e suonare dal vivo con musicisti con così tanti anni di carriera e di tale spessore e professionalità sia stata davvero una scuola incredibile per me che, rispetto a loro, sono appena all’inizio. Queste situazioni ti fanno capire quanto ci sia sempre da imparare ed il tutto è stato estremamente stimolante. Davvero un’esperienza al 100% positiva che porterò sempre nel cuore.

PUOI DIRCI COSA BOLLE IN PENTOLA TRA LE COLLABORAZIONI CHE HAI ORA?
– Al momento, oltre ad essere alle fasi conclusive di scrittura del disco nuovo dell’altra mia band, i Sound Storm, ho anche preso parte come autrice di alcuni testi e come guest singer del nuovo disco del Vivaldi Metal Project, che penso uscirà nei prossimi mesi. Per quanto riguarda i Moonlight Haze, siamo ancora alle prese con la promozione di “Lunaris” e ci stiamo impegnando molto per preparare al meglio la presentazione del disco del 19 settembre al Legend, in modo da offrire al pubblico un’eperienza coinvolgente al massimo.

HAI MAI PENSATO DI FARE UN VERO E PROPRIO ALBUM SOLISTA?
– Allora… ci ho pensato e non mi dispiacerebbe affatto come esperienza, anche se non ho avuto materialmente il tempo di mettermi a lavorarci in maniera concreta. Diciamo che è qualcosa che mi frulla nella testa da un po’, più che altro anche perchè mi piacerebbe sperimentare qualcosa di diverso da quello che faccio/ho fatto con le diverse band con cui ho collaborato negli ultimi anni, magari anche esplorando generi che non ho ancora affrontato, inserendo del materiale che ho composto negli anni e riprendendo qualche collaborazione con artisti che stimo. Per il momento però resta solo un’idea piuttosto vaga… chissà se e quando troverò il tempo di realizzarla.

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