L’atteso ritorno sulle scene dei Morbid Angel è destinato a fare parlare parecchio, questa volta in positivo. Dopo avere dato scandalo con alcune trovate di dubbio gusto sull’ormai famigerato “Illud Divinum Insanus” (2011) ed essersi nuovamente separato dal controverso frontman David Vincent, l’Angelo Morboso torna a fare ciò per cui è famoso e apprezzato con “Kingdoms Disdained”, disco che vede il ritorno del bassista/cantante Steve Tucker e l’esordio ufficiale del nuovo batterista Scott Fuller (Annihilated, Abysmal Dawn). In occasione del decimo full-length ufficiale della loro discografia, Trey Azagthoth e soci rispolverano quindi il death metal per cui sono famosi, il sound che li ha resi uno dei gruppi più influenti della storia di questo genere musicale. Non chissà quale ritorno alle origini – e non poteva essere altrimenti vista la presenza di Tucker, frontman del gruppo fra il 1997 e il 2004 – ma certamente un’orgogliosa operazione di rafforzamento che dà di nuovo lustro ad una realtà che è stata sin troppo bistrattata negli ultimi tempi. Ne parliamo con il suddetto Tucker, raggiunto telefonicamente dopo qualche intoppo tecnico di troppo…
ABBIAMO POCO TEMPO, QUINDI ANDIAMO SUBITO AL SODO: CON “KINGDOMS DISDAINED” I MORBID ANGEL TORNANO A TUTTI GLI EFFETTI A SUONARE DEATH METAL…
– Non sono stato coinvolto nella realizzazione del disco precedente, quindi non so quale fosse l’attitudine della band in quel periodo. Io mi limito a dire che se mi viene chiesto di lavorare ad un disco dei Morbid Angel, questo inevitabilmente finirà per essere un disco death metal. Con questa band non voglio suonare altro, quindi se ci sono io, i Morbid Angel suonano death metal al 100%. Trey mi ha spiegato che voleva comporre un disco compatto e con tutti i nostri classici trademark e ciò è quello che abbiamo cercato di fare.
TU E TREY VI SIETE DIVISI LA COMPOSIZIONE DEL MATERIALE?
– In verità la maggior parte dei brani è stata scritta da lui. Io ho portato tre pezzi completi, Trey ha composto tutto il resto. Ovviamente ci siamo espressi sulle rispettive idee e abbiamo cercato di dare al tutto un taglio più coerente possibile. Come ti dicevo, non so cosa sia successo esattamente in occasione dell’album precedente: mi piace pensare che, con me a bordo, Trey abbia composto con la mia voce e la mia attitudine in mente, recuperando una proposta che suona più vicina al classico sound Morbid Angel. Non avrebbe avuto senso chiedermi di tornare per poi scrivere qualcosa che ha poco a che vedere con il nostro materiale storico.
COME TI SEI TROVATO A COMPORRE PER I MORBID ANGEL DOPO TUTTO QUESTO TEMPO?
– E’ stata un’esperienza strana: insolita e familiare allo stesso tempo. Su “Gateways…”, ad esempio, avevo avuto modo di comporre diversi pezzi a quattro mani con Trey, mentre per “Kingdoms Disdained” ho appunto portato dei brani completi che poi sono stati approvati da lui. La differenza sostanziale è che in questi ultimi anni ho avuto modo di suonare la chitarra più spesso e di scrivere interi album per altri progetti partendo da quello strumento, mentre in passato magari mi vedevo solo come un bassista/cantante. L’esperienza accumulata come chitarrista nell’ultimo periodo mi ha fatto affrontare la composizione per i Morbid Angel in un modo diverso. E’ stato avvincente.
ANCHE PER LA PRODUZIONE SIETE ANDATI SUL SICURO, METTENDOVI NELLE MANI DI ERIK RUTAN…
– La scelta è stata ovvia: non solo Erik ha fatto parte di questa band e ha piena conoscenza di come debba suonare un nostro album, ma è anche uno dei miei migliori amici. Con Erik non dobbiamo perdere tempo a conoscerci e a spiegare cosa abbiamo in mente: lui sa dove mettere le mani per esaltare le nostre qualità, mentre noi dobbiamo solo dare il massimo nelle nostre rispettive performance. E’ un grande produttore e un grande motivatore. Puoi sentire la sua mano nella produzione del disco e puoi certamente accorgerti di quanto ci abbia spronato a dare il massimo nel corso delle registrazioni. L’album suona enorme, intenso e organico, proprio come i migliori capitoli della nostra discografia.
STATE TORNANDO CON UN ALBUM CHE PROBABILMENTE VI RIPORTERA’ SULLA BOCCA DI TANTI APPASSIONATI DI DEATH METAL. I CANNIBAL CORPSE HANNO IN RAMPA DI LANCIO “RED BEFORE BLACK” E NEL 2017 TANTI ALTRI VETERANI SONO TORNATI CON DEI NUOVI ALBUM. PERCHE’ LA COSIDDETTA VECCHIA GUARDIA E’ ANCORA TANTO RILEVANTE AL GIORNO D’OGGI SECONDO TE?
– Perchè abbiamo genuino entusiasmo e siamo persone che non hanno mai cercato di seguire le mode del momento. Amiamo questa musica e la suoniamo con vera passione. Pat O’Brien è un altro mio grande amico e ogni volta che sta lavorando ad un nuovo album dei Cannibal Corpse non perde occasione di mostrarmi alcuni dei riff che sta preparando: ha davvero l’entusiasmo e il modo di approcciarsi alla realizzazione di un nuovo disco tipici di un ragazzino. Sicuramente le band della nostra generazione hanno anche vissuto dei periodi un po’ bui, ma se suoni con il cuore e non fai calcoli, alla fine riuscirai sempre a ritrovare ispirazione. I Cannibal Corpse lo stanno dimostrando e spero che presto si possa dire lo stesso dei Morbid Angel.
FINORA AVETE RILASCIATO SOLO IL SINGOLO “PILES OF LITTLE ARMS”: TI SEI PREOCCUPATO DI LEGGERE I COMMENTI ONLINE?
– Non più di tanto, se devo essere sincero. Devo ammettere che ogni volta che i Morbid Angel hanno rilasciato un album con me, le reazioni ai primi brani sono sempre state un po’ fredde o comunque mai completamente esaltanti. Queste però cambiano una volta che il disco è propriamente disponibile e il pubblico ha avuto modo di ascoltarlo con attenzione. Dischi come “Formulas…” e “Gateways…” oggi sono molto rispettati, ma ci è voluto del tempo per convincere tutti. Si tratta pur sempre di opere complesse, che vantano anche elementi distanti da quelli dei primi lavori del gruppo.
VI ASPETTIAMO IN EUROPA DA PARECCHIO TEMPO: CHE COSA HA PORTATO ALLA CANCELLAZIONE DI QUESTO TOUR EUROPEO? GIA’ IN ESTATE AVETE DOVUTO RITIRARE LA VOSTRA PARTECIPAZIONE DAI FESTIVAL…
– Si è trattato nuovamente di un problema di passaporti. Le cose si sono fatte più complicate del previsto e non siamo riusciti ad avere tutto pronto per tempo. Mi rendo conto che la pazienza dei nostri fan europei è stata messa a dura prova, ma faremo il possibile per tornare dalle vostre parti nella prima metà del 2018 e per offrire un grande concerto. Purtroppo una band del calibro dei Morbid Angel non può lasciare nulla al caso in termini di documentazione: non possiamo partire in tour senza avere le giuste autorizzazioni e i passaporti completamente in regola. Il problema sta per essere risolto e presto potrete vederci fuori dagli USA.
PENSI CHE PROPORRETE UNA SCALETTA SIMILE A QUELLA DELL’ULTIMO TOUR AMERICANO? HA FATTO SCALPORE LA VOSTRA SCELTA DI SUONARE SOLO BRANI DAI DISCHI SU CUI HAI CANTATO…
– Credo che quella sia stata un’esperienza estemporanea. Il tour americano è partito poco dopo il termine della lavorazione del nuovo album. Io e Trey non collaboravamo da parecchio tempo e ciò ha riportato alla mente tanti vecchi ricordi risalenti ai ‘nostri’ album. Abbiamo riascoltato dischi come “Formulas…” e “Gateways…” e ci siamo accorti che quei lavori contenevano davvero tanti ottimi brani, così ci siamo detti: “perchè non rispolverare tutto questo materiale?”. Non l’abbiamo fatto con alcun intento polemico: la discografia dei Morbid Angel è molto corposa ormai, abbiamo semplicemente voluto concentrarci su una parte di essa e darle giustizia, ma in futuro gli altri album non verranno mai dimenticati. Ho sempre suonato pezzi estratti da ogni album nei primi tour con il gruppo e non avrò problemi a farlo in futuro. Devi poi considerare che Scott è più giovane di me e Trey: i primi dischi dei Morbid Angel che ha ascoltato sono quelli in cui canto io e per lui è stato naturale iniziare a fare pratica su quei brani alla batteria. Insomma, una serie di fattori ha portato a quella decisione, ma non si tratta di alcun tipo di presa di posizione nei riguardi di ex membri della band. In futuro ci sarà spazio per ogni periodo della carriera nei nostri concerti.