MORGOTH – Condannati A Vivere

Pubblicato il 27/07/2012 da

Dopo una dozzina di anni d’assenza dalle scene, i death metaller tedeschi Morgoth sono tornati a farsi sentire per celebrare il ventennale dell’uscita del loro debut album “Cursed”. Il gruppo rappresenta da sempre un nome storico della scena death metal europea, nonostante, a conti fatti, abbia dedicato al suddetto genere musicale soltanto la prima parte della propria carriera. Ma, del resto, l’EP “The Eternal Fall” e appunto “Cursed” sono lavori che sono rimasti nel cuore di buona parte dei death metal fan del globo per anni e anni, cosa che è appunto il motivo principale dietro questa reunion, che dal 2011 sta visitando i palchi di tutti i maggiori festival. In concomitanza con la pubblicazione del nuovo live CD/DVD celebrativo “Cursed To Live”, disponibile da qualche giorno su Century Media Records, abbiamo avuto l’occasione di scambiare quattro chiacchiere al telefono con lo storico frontman Marc Grewe, che ha fatto luce sulla reunion e sui futuri piani dei Morgoth con estrema cordialità. Di seguito le sue parole…

I MORGOTH SONO UFFICIALMENTE TORNATI. COME CI SI SENTE AD ESSERE DI NUOVO “IN VITA” DOPO ESSERE STATI LONTANI DALLA SCENE DAL 1998 AL 2010?
“Ci si sente benissimo. Crediamo di aver fatto la scelta giusta tornando in attività in occasione del ventesimo anniversario della pubblicazione di ‘Cursed’. Avevamo ricevuto diverse proposte in passato, ma abbiamo sempre deciso di prenderci il nostro tempo. Questa occasione speciale è stata la molla che ci ha fatto scattare. Siamo di nuovo suonando assieme da poco più di un anno e le cose vanno per il meglio: tutti i concerti sono stati un successo”.

LA TUA ESPERIENZA CON GLI INSIDIOUS DISEASE HA INFLUITO SULLA DECISIONE DI RESUSCITARE IL NOME MORGOTH? GLI ALTRI MEMBRI DELLA BAND TI HANNO PRESO COME ESEMPIO?
“In effetti il nome Morgoth è tornato a circolare con maggior insistenza una volta che sono entrato a far parte degli Insidious Disease. Quel disco ha riscosso un buon successo e nelle interviste mi sono spesso trovato a rispondere a domande sui Morgoth. Alcune persone mi hanno chiesto di una reunion, ma ho sempre glissato. Poi, per curiosità, ho parlato a Sebastian di cosa stava accadendo e lui mi ha detto che avrebbe acconsentito a una reunion in occasione del ventesimo anniversario di ‘Cursed’. Da lì abbiamo quindi iniziato a pensare alla lineup e a un possibile piano di azione. Il resto è storia… abbiamo ricevuto offerte per alcuni festival e il tutto si è concretizzato”.

LA LINEUP DELLA BAND PERÒ NON È AL 100% QUELLA STORICA…
“Sì, purtroppo abbiamo avuto alcuni problemi, ma io, Sebastian ed Harry abbiamo tutti fatto parte dei Morgoth negli anni ’80 e ’90. Soprattutto Sebastian è autore di gran parte del nostro repertorio. Oggi abbiamo una nuova sezione ritmica, composta da Soti Kelekides al basso e da Marc Reign alla batteria, che alcuni si ricorderanno per essere stato un membro dei Destruction sino a pochi anni fa. Questa formazione è molto solida, andiamo d’accordo e sul palco abbiamo trovato un ottimo affiatamento”.

FACCIAMO ORA UN PASSO INDIETRO NEL TEMPO: PERCHÈ I MORGOTH SI SCIOLSERO NEL 1998?
“Ci furono vari fattori: all’epoca i membri della band avevano visioni differenti su come la nostra musica doveva suonare. Inoltre, pensavamo di aver già detto tutto come Morgoth: l’ultimo album, ‘Feel Sorry For The Fanatic’, non aveva più niente a che vedere con il death metal. Eravamo stanchi di questo genere o comunque non volevamo più essere identificati solo con esso. Infine, i fan erano rimasti talmente disorientati da questo nostro cambio di stile che avevano iniziato ad abbandonarci. In sintesi, eravamo un po’ esauriti e all’epoca ci sembrò logico mettere la parola fine alla nostra avventura”.

COME VEDI “FEEL SORRY FOR THE FANATIC” OGGI? LO RIPUBBLICHERESTI?
“Secondo me è un buon album, ma pubblicarlo dopo ‘Odium’ fu una scelta troppo azzardata. Avremmo dovuto dare alle stampe qualcos’altro tra i due dischi, in modo da rendere l’evoluzione più graduale e digeribile. I buoni pezzi ci sono, ma non suonano certamente come i Morgoth che i fan e gli addetti ai lavori conoscevano. È un album altamente sperimentale… forse avremmo dovuto pubblicarlo sotto un altro nome. Tuttavia, all’epoca ci sembrò la cosa giusta da fare: fotografa quello che erano i componenti dei Morgoth in quel periodo. Tutto sommato, non ho rimpianti”.

CON QUEL TITOLO PARE QUASI CHE CERCASTE DI AVVISARE I FAN…
“Sì, fu un modo per dire ‘Ok, preparatevi, questo non è ciò che vi aspettate’. Ma non servì più di tanto: molti vecchi fan ci massacrarono ugualmente! Come ti dicevo, il cambiamento fu troppo radicale e tutto sommato posso capire certi fan della prima ora. Con ‘Odium’ avevamo già messo in mostra un’evoluzione significativa, ma a quanto pare in pochi si aspettavano che ci saremmo spinti ancora oltre”.

“ODIUM” È UN GRANDE ALBUM…
“Sì, credo che quella, a differenza di ‘Feel Sorry…’, fu una mossa azzeccata per noi. I nostri gusti si stavano già ampliando all’epoca, eravamo stanchi dei soliti paragoni con i Death, e facendo tesoro dell’esperienza e delle nuove influenze accumulate sin lì riuscimmo nell’impresa di confezionare un album molto fresco e personale. Dopo tutto, l’idea dicomporre un ‘Cursed Pt.2’ non era mai stata nelle nostre intenzioni. Sapevamo che saremmo andati a parare altrove con il nostro futuro materiale. ‘Odium’ fu un passo nella giusta direzione: un disco radicato nel death metal, ma con qualche influenza industrial e un’atmosfera straniante. Non credo vi sia un album simile a ‘Odium’ là fuori. A mio avviso era piuttosto ‘avanti’ per il periodo e sicuramente è per questo che non tutti lo capirono. Le critiche iniziarono a piovere già dopo l’arrivo di questo album. Tuttavia, oggi sento solo commenti positivi a riguardo: in molti mi dicono che sono riusciti a metabolizzarlo solo dopo qualche tempo. Insomma, ne somo molto orgoglioso: per me è il disco che contiene la mia migliore performance vocale”.

AGLI INIZI VENIVI SPESSO PARAGONATO A CHUCK SCHULDINER…
“Sì, quello con i Death era un paragone abbastanza ricorrente agli inizi. Tuttavia, credo che le similitudini non fossero poi così spiccate. Alla fine i primi gruppi death metal avevano vari elementi in comune: siamo partiti dalle stesse influenze e dalle stesse basi, per poi sviluppare qualcosa di più personale e un vero e proprio stile… è normale che alle orecchie dei fan che stavano scoprendo il death metal tutto suonasse più o meno simile a quei tempi. Chuck è un’icona, un grandissimo musicista e cantante, ma credo che la discografia dei Morgoth dimostri che non l’ho mai preso come unico punto di riferimento”.

VENIAMO ORA A “CURSED”, IL MOTIVO PER CUI VI SIETE RIFORMATI…
“Sì, è il nostro debut album, nonchè il nostro lavoro più celebre e venduto. Fu una vera rivelazione per la scena e il mercato europeo, ma fece la sua figura anche oltreoceano, tanto che riuscimmo a imbarcarci nel nostro primo e sinora unico tour americano proprio per promuovere quel disco: supportammo i Kreator per circa due mesi, suonando praticamente ovunque negli states. Fu un’esperienza magnifica. A livello musicale, ‘Cursed’ è il naturale successore degli EP che lo hanno preceduto: ‘Resurrection Absurd’ e ‘The Eternal Fall’. È death metal della prima ora, in parte ancora radicato nel thrash, ma con un’atmosfera gelida e autunnale che secondo me lo rende molto peculiare. Eravamo ancora dei ragazzini quando lo registrammo – Sebastian aveva solo diciassette anni, se ben ricordo – ma grazie all’aiuto del produttore Dirk Draeger riuscimmo a ottenere dei buonissimi risultati. È un album al quale siamo davvero affezionati, per tanti motivi…”.

NEL CASO VI VENISSE L’IDEA DI COMPORRE NUOVO MATERIALE, SU CHE STILE PENSI CHE VI ORIENTERESTE? QUELLO DI “CURSED” O QUELLO DEGLI ALBUM SUCCESSIVI?
“Abbiamo intenzione di prenderci una pausa dopo tutte le date estive e di provare a comporre qualcosa. Non abbiamo preso impegni a livello di nuovi album in studio, in quanto ancora non sappiamo quanto interesse e voglia ci sia da parte nostra di imbarcarci in un’avventura come quella. Diciamo che al momento il feeling all’interno del gruppo è buono e che abbiamo intenzione di provarci, ma non vogliamo fare promesse. Essendoci riformati per celebrare ‘Cursed’, direi che al momento ci sentiamo molto ispirati da esso e dal periodo in cui l’abbiamo scritto, quindi presumo che proveremo a scrivere dei nuovi pezzi death metal”.

NON PENSI CHE REGISTRANDO UN ALBUM OLD SCHOOL POTRESTE COMPROMETTERE LA PECULIARITÀ DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA, LA QUALE, COSI’ COM’È, MOSTRA UN’EVOLUZIONE COSTANTE, CON ALBUM SEMPRE DIVERSI DAL PRECEDENTE?
“Sì, quello che dici è vero e potrebbe rappresentare un rischio per qualcuno. Tuttavia, è anche vero che i Morgoth hanno sempre composto e registrato seguendo il proprio istinto, quindi, basandoci su questo concetto, un album death metal in questo momento avrebbe perfettamente senso, visto che è ciò che ascoltiamo e suoniamo sul palco da qualche tempo a questa parte”.

LA CENTURY MEDIA ULTIMAMENTE È TORNATA A METTERE SOTTO CONTRATTO NUMEROSE DEATH METAL BAND: VOI, GRAVE, MASSACRE E REALTÀ PIÙ UNDERGROUND COME EVOCATION O SONNE ADAM STANNO FORMANDO UN BEL ROSTER. SIETE CONTENTI DI TROVARVI IN QUESTA SITUAZIONE?
“Sì, per noi è certamente una situazione ideale, perchè il death metal vecchio stampo sta tornando a riscuotere un certo interesse e il poter contare sul supporto di un’etichetta che comprende quali sono i tuoi obiettivi e che ha dimestichezza con le tue sonorità è sicuramente un buon punto di partenza. Lavoriamo con la Century Media praticamente da sempre e per noi è una seconda casa. Non abbiamo mai avuto motivi di lamentarci del loro operato, a maggior ragione ora, che, come dici tu, la label sta sotto certi aspetti tornando alle origini”.

QUANDO I MORGOTH HANNO INTERROTTO LA LORO CARRIERA, I DISCHI SI VENDEVANO ANCORA, MENTRE OGGI IL MERCATO DISCOGRAFICO VIVE UNA PROFONDA CRISI. VI SIETE MESSI NELL’OTTICA DI DOVERVI MUOVERE IN UNA SCENA E IN UN MERCATO PROFONDAMENTE CAMBIATI?
“La situazione è senz’altro molto diversa rispetto a quella degli anni ’90. Per quanto ci riguarda, siamo sempre stati una band tutto sommato underground: suonando questo genere di musica, non abbiamo mai avuto la speranza di diventare ricchi e famosi. Oggi siamo tutto fuorchè dei ragazzini, abbiamo famiglia e lavori, quindi, anche se il mercato fosse florido, non credo che prenderemmo la decisione di lasciare tutto per ributtarci a capofitto nella musica. Abbiamo dato vita a questa reunion per divertirci e credo che la porteremo avanti con questo concetto. Se registreremo un nuovo album, l’obiettivo sarà esclusivamente quello di dare alle stampe un lavoro degno del nostro nome, qualcosa che possibilmente possa rendere felici anche i fan. Se poi venderà bene, tanto meglio, tuttavia non credo che si tratterà di cifre così elevate da farci montare la testa!”.

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