Steinar Sverd Johnsen non ha bisogno di presentazioni: mastermind degli Arcturus fin dalla fondazione, collaboratore occasionale in studio o dal vivo di numerose band dello spettro più sperimentale del black metal, è noto per le sue strepitose doti di compositore e per la sua scarsa propensione ad apparire. Lo abbiamo contattato in occasione dell’uscita di “Ravnsvart”, il clamoroso, primo full length – a venticinque anni di distanza dal demo d’esordio – dei Mortem, la band con cui mosse al tempo i primi passi sulla scena.
IL VOSTRO PRIMO (E UNICO) DEMO È USCITO TRENT’ANNI FA, DIVENTANDO UNA SORTA DI OGGETTO MITOLOGICO NELLA SCENA METAL ESTREMA. DOPODICHÉ SIETE STATI SUBITO COINVOLTI IN ALTRE BAND. COME MAI AVETE MESSO I MORTEM IN STAND-BY PER UN PERIODO COSÌ LUNGO? AVETE QUALCHE RIMPIANTO, A RIGUARDO?
– I Mortem sono stati l’avvio della mia carriera musicale: io e Marius abbiamo iniziato a suonare assieme a quindici anni. Ho acquistato le mie prime tastiere a diciotto anni, e il sound delle nuove composizioni era completamente differente da quanto scritto prima con una chitarra, così abbiamo deciso che avremmo cambiato nome, ed è così che sono nati gli Arcturus. Con l’introduzione delle tastiere nella mia vita, ci sono state sempre meno chitarre, e contemporaneamente la scena norvegese ha fatto il botto. Marius ha deciso di andare negli Stigma Diabolicum, mentre io mi sono dedicato a studiare l’organo classico e agli Arcturus. Ecco perché abbiamo messo a riposo i Mortem, senza alcun piano di riesumarli… fino a oggi.
VI SIETE COMUNQUE TENUTI IN CONTATTO, IN QUESTI ANNI, O VI È MAI CAPITATO DI FARE QUALCHE PROVA ASSIEME?
– La vita dei Mortem si è più o meno congelata qualche anno dopo l’uscita del demo, specie quando Marius se n’è andato e io ho formato gli Arcturus. Però siamo andati avanti a suonare in sala prove e abbiamo composto diverse tracce rimaste inedite, con una formazione che oltre a me alla chitarra vedeva Ken Vamstad alla voce, Krister Jensen al basso e ovviamente Axel Blomberg alla batteria. Ma dopo un litigio con Ken abbiamo interrotto tutto bruscamente; lui ha provato a far ripartire i Mortem senza di me, per fortuna ho ottenuto i diritti sulla band e lui ha dovuto dare un altro nome alla sua band di merda.
QUINDI QUANDO HAI DECISO DI RIESUMARLI E PUBBLICARE UN ALBUM INTERO?
– È scattato tutto nell’autunno del 2017; ho incontrato per caso Marius in un negozio, penso dopo 25 anni in cui non ci eravamo mai incrociati. In seguito mi ha telefonato per chiedermi se avevo voglia di riprovare a lavorare sui vecchi pezzi dei Mortem, e dopo una prova ci siamo resi conto che le versioni originali erano un po’… leggere, ecco. Quindi abbiamo deciso di sottoporre le canzoni a un lifting generale, abbiamo aggiunto le tastiere e le abbiamo riviste. A quel punto ci siamo chiesti se scrivere qualche altro brano, anche per provare a suonare dal vivo, cosa che avrebbe richiesto almeno 45 minuti di repertorio. Così abbiamo messo in cantiere un nuovo album, con l’idea iniziale di utilizzare sia brani di “Slow Death” che tracce nuove, mentre poi abbiamo optato per due uscite distinte. Siamo nel frattempo arrivati all’estate del 2018; è stato naturale chiamare Jan Axel alla batteria, così abbiamo riformato la line-up originale, con l’aggiunta di Tor Stavenes al basso. Posso anche aggiungere che avevo pensato per anni di registrare un album più cupo e con l’uso dei blast beat, e visto che non era possibile farlo con gli Arcturus, questa è stata l’occasione perfetta.
CI PUOI RACCONTARE QUALCOSA SUL PROCESSO DI SCRITTURA E PRODUZIONE?
– Quando compongo musica tendo ad essere piuttosto solitario, a tuffarmi e isolarmi nel mio mondo interiore, ed è stato così anche per questo progetto. Ho scritto la musica e ho mandato le tracce a Marius, lui ha scritto i testi, e ci siamo incontrati per provarli e affinare i brani. Jan Axel li ha sentiti solo in studio, pronto a registrare.
OVVIAMENTE IL SOUND È MOLTO DIFFERENTE, TRA IL VOSTRO DEMO E QUESTO “RAVNSVART”. A PARTE ESSERE MATURATI E MIGLIORATI COME MUSICISTI, QUANTO HANNO INFLUITO SULL’ALBUM LE VOSTRE ESPERIENZE CON ALTRE BAND? AVEVATE IN MENTE QUESTO RISULTATO FINALE?
– Ormai vedo chiaramente il demo come il prodotto di un ragazzino (avevo sedici o diciassette anni!) che si era appena approcciato alla composizione di musica, che sapeva giusto suonare la chitarra, mentre adesso, dopo aver passato migliaia di ore a suonare le tastiere, penso di essere migliorato, come compositore; lo stile di “Ravnsvart” è stato il mio sogno per molti anni, proprio perché sognavo di fare un album brutale, con un cantato aggressivo e i blastbeat.
A PROPOSITO DEL DISCO, MI HA DATO L’IDEA DELLA PERFETTA SINTESI DI CIÒ CHE DOVREBBE ESSERE IL BLACK METAL: MOLTO CLASSICO NEI RIFF, CON TASTIERE MAGNILOQUENTI MA MAI TROPPO “BAROCCHE”, LINEE VOCALI ASPRE MA EMOZIONANTI AL TEMPO STESSO. SEI D’ACCORDO?
– Sì, è stato davvero interessante come nel processo di composizione ora avessi sia la chitarra che una tastiera e potessi provare a unire questi due strumenti nel buttare giù le basi. Il lavoro svolto qui dalle tastiere è sia quello di una seconda chitarra che, allo stesso tempo, quello di una tastiera vera e propria. Su “Ravnsvart”, per esempio, le tastiere seguono le chitarre e producono un suono molto più armonico che non quello di “solo” due chitarre. Su altri brani, le tastiere creano un tappeto avvolgente sotto la melodia suonata dalla chitarra; per esempio, su “Blood Horizon”, avevo idee abbastanza precise e rigide sul suono che dovevano avere le tastiere che non si confondesse con altre band per le quali suono le tastiere. Anche la voce segue la musica fluidamente, in modo ritmico, ed è più una parte del quadro complessivo che qualcosa di aggiunto alla fine.
CI PUOI RACCONTARE DI COSA PARLANO I BRANI?
– A parte due canzoni, tutti i testi sono stati scritti da Marius, che per inciso è uno scrittore strepitoso. Sono testi molto classici, per un album black metal, ma scritti con una certa perizia. “Ravnsvart” parla del potere della Natura, della crudeltà, della forza e della dimensione oscura che si porta dietro. La Natura è dura, fredda e completamente cieca, razionale e casuale insieme. Come ti dà la vita, te la toglie. ‘Kulden Kommer Med Hammerens Kraft’: ‘il freddo arriva con la forza di un martello’, che è esattamente come la percepiamo qui in Norvegia. Il testo di un altro brano è stato scritto da Tor ed è ispirato al film “Punto Di Non Ritorno” e allo stato di decadenza del nostro devastato pianeta, mentre l’ultimo l’ha scritto mia moglie, prendendo spunto da un dipinto dell’artista Halsey Swain. Quindi ci sono spunti molto diversi, che donano varietà all’album.
COSA RAPPRESENTA PER TE, OGGI, IL BLACK METAL?
– Il black metal è un genere che sta ancora crescendo, con ormai persino troppe band: il sogno di apparire ‘true’ indossando cappucci o dipingendosi la faccia lo ha quasi ucciso. Ai vecchi tempi, non avevamo idea di che cosa andasse considerato old school, semplicemente tutto era molto reale, naturale e passavamo il tempo a suonare.
E TI SENTI LEGATO ALLA SCENA? MI RENDO CONTO CHE È UNA DOMANDA STRANA, DATO CHE ERI PRESENTE FIN DALL’INIZIO, MA AL TEMPO STESSO TI SEI TENUTO LONTANO (QUANTOMENO CON I MORTEM) PER TANTI ANNI.
– La scena black metal è sempre stata intorno a me, semplicemente io non sono un gran compagnone né uno che fa troppo casino, quindi non ci sono storie o aneddoti che mi riguardano. Sono felice di essere stato presente fin dall’inizio, così non ho bisogno di leggere libri o guardare “Lords Of Chaos” per sapere cos’è successo!
TI PROPONGO UN GIOCO: SE DOVESSI SCEGLIERE TRE DISCHI CLASSICI E TRE RECENTI DA CONSIGLIARE, QUALI SCEGLIERESTI?
– Per i classici ti cito i tre dischi che più mi hanno influenzato come compositore: “Black Metal” dei Venom, “Blood Fire Death” dei Bathory e “Scream Bloody Gore” dei Death. È più difficile scegliere dischi recenti, ma se posso spingermi oltre il puro estremo direi “Likferd” dei Windir, “Below The Lights” degli Enslaved e “Arktis” di Ihsahn.
AVETE GIÀ PROGETTI PER UN NUOVO ALBUM?
– Sì, in realtà la prima cosa che faremo sarà ri-registrare il demo “Slow Death”: sto già lavorando sui file in questo momento, quindi saranno pronti molto presto. Visto che il demo è piuttosto breve, aggiungeremo delle bonus track, sia del tempo che di oggi, tutte arrangiate con l’attuale sound dei Mortem.
MI DICEVI CHE AVETE ANCHE PROGETTI PER SUONARE DAL VIVO, GIUSTO?
– Sì, abbiamo già pianificato i primi concerti per dicembre, il primo dei quali sarà al Blå ad Oslo il 20 del mese. Per il resto, siamo abbastanza liberi e interessati a fissare date, quindi se volete contattare un promoter locale per farci venire da voi ne saremmo contenti! Grazie!