Non solo echi cimiteriali, oscuri rituali e odore di incenso: c’è un cuore pulsante vita sotto al pesante Drappo. Per questo siamo tornati a fare due chiacchiere con Wildness Pervertion, al secolo Walter Maini, leader e unico membro fondatore di un’autentica band di culto, gli alessandrini Mortuary Drape, storica realtà estrema del nostro Paese. Sulle scene da oltre trent’anni con il proprio personalissimo modo di declinare l’occult black metal, la creatura piemontese ci ha dimostrato ancora una volta, grazie al nuovissimo EP “Wisdom – Vibration – Repent”, che è possibile seguire la propria strada senza cedere ad ammiccamenti commerciali o forzarsi in sperimentazioni azzardate e riuscire comunque ad ottenere l’attenzione e il supporto di una major. Voce e principale compositore del gruppo, Walter Maini ci racconta passato, presente e futuro dei suoi Mortuary Drape, non senza togliersi qualche sassolino dalle scarpe.
PARTIAMO DA QUELLA CHE È FORSE LA NOVITA PIU’ GROSSA, OVVERO LA FIRMA PER PEACEVILLE RECORDS. CHE EFFETTO FA, PER UNA BAND DALL’ATTITUDINE ESTREMAMENTE UNDERGROUND COME I MORTUARY DRAPE, PASSARE AD UNA MAJOR?
– Sì, tengo però a precisare che non è la prima volta che Peaceville lavora con noi: è già successo in passato con le ristampe di due dischi usciti precedentemente per altre etichette, in occasione delle quali abbiamo aggiunto alcune bonus track (“Tolling 13 Knell” e “Buried In Time”, ndr). Possiamo dire che questo è stato il passaggio successivo, essendoci trovati bene a lavorare insieme la loro offerta ci ha colti preparati, anche perché era nell’aria da tempo questa possibile collaborazione. Vediamo cosa succederà, loro sicuramente hanno avuto modo di valutare la nostra band, per parte nostra ci stiamo impegnando molto e contiamo di rispettare tutti i punti del contratto, che comprende questo mini e altri due full album.
“SPIRITUAL INDEPENDENCE” È UN OTTIMO ALBUM, SICURAMENTE DI PARI LIVELLO, SE NON SUPERIORE, AD USCITE COEVE MOLTO PIÙ CELEBRATE. PENSI ABBIA RICEVUTO L’ATTENZIONE CHE MERITA?
– Abbiamo ricevuto molti buoni responsi da parte di tutti e dal 2014 ad oggi grazie a questo disco abbiamo avuto modo di suonare parecchio e in tutto il mondo, nello specifico siamo stati in giro con cinque grossi tour. Avrebbe forse potuto essere più spinto, ma tutto è proporzionato alle possibilità che avevamo. Stiamo ricevendo continuamente offerte per ristamparlo, ma siamo in attesa che gli accordi contrattuali facciano il loro corso per poi decidere come e cosa fare per una nuova edizione.
TORNIAMO AL PRESENTE: A VOLTE GLI EP SONO SOPRATTUTTO DEI ‘CONTENTINI’ PER LE ETICHETTE, “WISDOM – VIBRATION – REPENT” INVECE È UN DISCHETTO DOTATO DI UN’IDENTITA’ PROPRIA. I BRANI SONO STATI COMPOSTI PENSANDO A QUESTA USCITA?
– Non volevamo fare passare troppo tempo tra “Spiritual Independence” ed il nuovo full-length, anche perché – complice la pandemia – il rischio era di andare avere tempi veramente lunghissimi.. Avevamo queste tracce pronte per essere registrate e ci è sembrato il giusto compromesso per rompere il silenzio e per partire con questo nuovo con il nuovo contratto Peaceville.
LA PRODUZIONE SU “WISDOM – VIBRATION – REPENT” È PARTICOLARMENTE AZZECCATA. AVETE FATTO DELLE SCELTE DIFFERENTI RISPETTO AL PASSATO?
– I testi dei quattro nuovi brani trattano dei nostri ‘soliti’ argomenti e sono quindi classicamente nel nostro stile. Sotto il profilo del sound siamo riusciti a mantenere un filo conduttore con “Spiritual Independence”, intendo come utilizzo di suono vero e proprio e anche come tecnica di acquisizione ed attrezzatura usata, abbiamo utilizzato il medesimo studio di registrazione e collaborato con lo stesso fonico che aveva lavorato sul disco precedente. Il giusto legame tra “Spiritual Independence” e questo mini è sicuramente la canzone “Circle Zero”.
LA COVER DI “NIGHTMARE BE THY NAME” DEI MERCYFUL FATE È UN OMAGGIO AL RE DIAMANTE. SEI ANDATO ‘SUL SICURO’, SCEGLIENDO PERÒ UN PEZZO NON ARCINOTO. RACCONTACI COM’È NATA QUESTA SCELTA.
– Il brano è stato scelto perché “Time” è l’album che ha messo d’accordo tutti noi nella scelta di una canzone che rendesse omaggio ad una storica e grande band che non ha certo bisogno di presentazioni. Non si tratta del classico ‘pezzo riempitivo’, bensì di un omaggio sincero – nato quasi per caso – ad un album ingiustamente sottovalutato all’interno della discografia dei Mercyful Fate. Perciò abbiamo pensato: perché no, facciamolo!
C’È UN PEZZO AL DI FUORI DEL METAL CHE TI PIACEREBBE STRAVOLGERE E FARE TUO, DANDOGLI UNA CONNOTAZIONE DIFFERENTE RISPETTO ALL’ORIGINALE?
– In realtà ho avuto molte idee sull’argomento nell’arco di questi trent’anni, ma sinceramente non trovo sia utile né alla band né ai nostri seguaci sentire un brano riadattato in chiave metal proveniente da altri generi, direi che non serve farlo e non dimostra niente, o meglio… Se non si ha di meglio da dire potrebbe anche essere una strada da percorrere ma – fortunatamente – avendo molte idee per brani a nostra firma preferiamo utilizzare il tempo continuare a comporre.
HAI DEFINITO IL VOSTRO STILE COME ‘BLACK OCCULT METAL’ E IN EFFETTI L’ETICHETTA ‘BLACK METAL’ TOUT COURT SU DI VOI APPARE FORZATA, CONSIDERATO CHE IL METRO DI PARAGONE STILISTICO SONO LE BAND SCANDINAVE DEGLI ANNI ‘90.QUAL’È LA TUA PERSONALE IDEA DI BLACK METAL?
– Ci sono band molto più ‘black occult metal’ di quelle scandinave a cui essere paragonati. Ti preciso che quando i Mortuary Drape iniziarono a muovere i primi passi, in Scandinavia chi ha poi scoperto che con un cerino poteva bruciare chiese di legno era ancora nella culla. A parte gli scherzi: anche qui in Italia avevamo ed abbiamo anche oggi ottime band che meritano davvero tanto, ma come tutti sanno non siamo in una nazione ‘giusta’ per questa musica, noi italiani preferiamo limitarci a sperare e dire ‘andrà tutto bene’ anche quando siamo nella merda più completa.
SEI MOLTO ATTENTO AI DETTAGLI DEL PRODOTTO FISICO. EDIZIONI PARTICOLARI E BUNDLE CON MERCHANDISE IN EDIZIONE LIMITATA SONO UNA CARATTERISTICA DEI MORTUARY DRAPE. IL DIVARIO TRA COLLEZIONISTI E FRUITORI DI MUSICA DIGITALE SEMBRA FARSI SEMPRE PIÙ GRANDE…
– Sono dell’idea che oggi offrire, come band, gli stessi formati che il fan può trovare nei negozi non sia utile per ai gruppi. L’unico modo per ‘fare fondocassa’, come si usa dire, è creare qualcosa che puoi avere solo tramite la band; da qui l’idea di creare edizioni limitate speciali che possano davvero, nel mercato odierno, fare la differenza, piacendo molto a chi vuole avere qualcosa di originale ad ogni nostra uscita. Poi ci sono – e ci saranno sempre – quelli che si accontentano del digitale o che comprano da ‘strozzini’ su piattaforme tipo Discogs, ma quella è una forma di masochismo che dipende molto dai gusti personali di ognuno.
PORTARE AVANTI UNA BAND DA OLTRE TRENT’ANNI NON DEVE ESSERE SEMPLICE. COSA TI HA PERMESSO DI PERSEVERARE, SUPERANDO LE AVVERSITA’ E DECENNI DI TREND MUSICALI?
– In primis la passione, poi bisogna aggiungere che tutto è andato avanti in maniera molto naturale, nel senso che non abbiamo mai avuto scadenze, facendo dischi solo quando avevamo la giusta ispirazione, e fortunatamente abbiamo sempre trovato delle etichette interessate alla band. Concerti e tour non sono mai mancati, quindi ci sono sempre stati i presupposti giusti per andare avanti in maniera scorrevole e produttiva.
DAL 2019 DIETRO ALLE PELLI SIEDE MANUEL TOGNI, MENTRE IL RESTO DELLA LINE-UP È CON TE DAL 2010. CHE SPAZIO HANNO A LIVELLO COMPOSITIVO I MUSICISTI CHE TI AFFIANCANO?
– Ringrazio molto i tre fedelissimi che sono con me ormai da dodici anni, con i quali c’è un ottimo affiatamento. Poi c’è batterista, che è l’ultimo arrivato e si sta pian piano adattando ai nostri ritmi e metodi di lavoro. Di solito i nostri brani nascono molto spontaneamente, senza forzature di nessun genere; quasi sempre partono da una mia proposta ma anche altri componenti della band si adoperano a presentare qualche proprie idee per l composizioni e in seguito tutta la band contribuisce alla stesura dei brani veri e propri e i loro arrangiamenti.
SEMPRE NEL 2019 SI SONO CELEBRATI I VENTICINQUE ANNI DI “ALL THE WITCHES DANCE”. COM’È STATO RISUONARLO PER INTERO IN GIRO PER L’ITALIA?
– Sì esatto, abbiamo avuto molte occasioni per suonarlo sia in Italia che all’estero, tutti i concerti sono stati molti affollati e abbiamo potuto riproporre l’intero disco oltre ai brani più conosciuti di altri nostri lavori. A differenza di concerti che si sono tenuti con le passate line-up, risuonare le canzoni di quell’album con gli attuali membri della band ha dato vita a nuove sensazioni e sviluppato nuove idee, che hanno contribuito alla stesura di canzoni che presto sentirete.
TORNIAMO IDEALMENTE AL 1994: TI ERI RESO CONTO DI AVER APPENA INCISO UNA PIETRA MILIARE DEL METAL ESTREMO? E COME FU L’ACCOGLIENZA DI CRITICA E PUBBLICO ALL’EPOCA?
– Ovviamente no, mi ripeto nel dire che noi facevamo e facciamo tutto in maniera molto spontanea e si buttava fuori quello che ci veniva, come potevamo immaginare che questo avrebbe portato a scrivere un album così stimato e ancora oggi sempre attuale?! Appena uscito ad essere sincero non abbiamo ricevuto una buona risposta, la copertina molto cruda ha contribuito a non incontrare il consenso di giornalisti e recensori, e il sapere se è vero o falso quello che era ritratto ha sicuramente giocato a nostro favore ma non a favore di chi ci giudicava. Il tempo ha fatto la sua parte e adesso tutti i meriti sono andati al loro posto e ci godiamo i nostri frutti. Abbiamo fatto molte ristampe e riedizioni in tutte le fogge, riceviamo ancora molte offerte per fare ristampe sotto etichette in tutte le parti del mondo, non ultima anche la Peaceville vuole mettere sul mercato una sua versione.
NEL 2018 AVETE FATTO USCIRE UNA RACCOLTA DEI PRIMI DEMO, PIÙ ALCUNI PEZZI LIVE ANCH’ESSI RISALENTI ALLA FINE DEGLI ANNI ‘80. COSA RICORDI DI QUEGLI ANNI E QUANTO È CAMBIATO IL TUO APPROCCIO ALLA MUSICA DA ALLORA?
– Sì, abbiamo fatto uscire questa interessante raccolta e prodotto delle speciali edizioni reperibili solo attraverso la band. Tendenzialmente mi piace guardare sempre avanti e mai ricordare il passato, il passato è bello solo dal punto di vista delle esperienze fatte che sono sicuramente servite ad essere qui, oggi. Il mio approccio è sempre pressoché identico, continuo a mantenere il mio metodo compositivo, con l’aiuto della tecnologia: se prima era la solita tape registrata in sala prove che poi subiva una ‘sistemazione casalinga’, adesso si registra tutto in presa diretta e il procedimento è più veloce, e meno male che è così perché il tempo è sempre poco e i vecchi metodi di acquisizione non ti lascerebbero neanche il tempo di riposare.
PRESTO TORNERETE SUL PALCO COME HEADLINER IN OCCASIONE DELL’”EASTER DISASTER FEST” DI PADERNO DUGNANO E AL “THE TOWER FEST” DI VICENZA (L’INTERVISTA È STATA RACCOLTA ALL’INIZIO DELLA PRIMAVERA, NDR). STATE PREPARANDO QUALCOSA DI PARTICOLARE DOPO UNO STOP FORZATO TANTO LUNGO?
– Abbiamo una scaletta di brani molto interessante, ne suoneremo un paio del nuovo mini album uscito per Peaceville e poi abbiamo selezionato altri brani presi da tutti gli album, i cavalli di battaglia che tutti vogliono sentire. Non riusciamo mai ad accontentare completamente i nostri seguaci, perché quando hai più di cento canzoni non riesci mai a suonarle tutte, infatti al contrario di band che non sanno come riempire il tempo della loro esibizione e tra un brano e l’altro tendono a parlare, noi non facciamo troppe chiacchiere cercando se possibile di aggiungere una canzone in più. Siamo sicuri che questa scaletta possa andare bene per chi è a digiuno del Drappo da ben due anni.
IN SEDE DI RECENSIONE LO ABBIAMO DEFINITO “UN PROMETTENTE ANTIPASTO IN VISTA DEL PROSSIMO ALBUM”. STAI LAVORANDO AD UN NUOVO FULL-LENGTH?
– Il lavoro in questi ultimi due anni di stop ha dato vita a undici nuovi pezzi, che andranno sul prossimo album e che stiamo già pre-producendo presso i TMH Studios di Alessandria. Alcune persone che hanno ascoltato qualcosa in anteprima dicono che questo potrebbe essere il seguito del nostro “Secret Sudaria”. In realtà avremmo potuto registrare già alla fine del 2020, ma abbiamo preferito far uscire il mini-album, perché sarebbe stato un danno uscire con un vero full-length durante questa emergenza, non potendolo supportare in sede live. Vediamo come procederanno le cose in Italia nei prossimi mesi, e se tutto andrà meglio decideremo se pubblicare entro il 2023 o se anticipare. Vi aspettiamo ai nostri prossimi concerti, abbiamo bisogno di tornare alla normalità, tornare a respirare musica insieme ai colleghi musicisti e al nostro pubblico.