Tornati sul mercato sul finire dello scorso anno con il notevole “Upon Desolation”, i Mortuous si apprestano a fare del 2023 l’anno della propria consacrazione, grazie a un’attività live che dovrebbe finalmente vederli protagonisti quasi ovunque. Alla death metal band statunitense – in cui militano vari veterani del panorama californiano – sembra infatti mancare soltanto un pizzico di costanza in più nelle proprie apparizioni per compiere il definitivo salto. Archiviate, almeno per ora, le restrizioni legate alla pandemia e ricavato un po’ di tempo tra gli altri progetti che vedono impegnati i suoi membri, i Mortuous si apprestano insomma a scendere sul piede di guerra per promuovere un disco che ha già regalato loro numerose soddisfazioni grazie alla personale rielaborazione di canoni old school death metal di cui è alfiere. Parliamo di questi progetti in una breve chiacchierata con il batterista Chad Gailey, autentico giovane pilastro del circuito underground californiano, noto anche per il suo contributo in realtà ormai più che avviate come Necrot, Vastum, Atrament e Rude.
“UPON DESOLATION” È USCITO CIRCA QUATTRO ANNI DOPO “THROUGH WILDERNESS”. OVVIAMENTE, MOLTO È CAMBIATO NEL MONDO DA ALLORA. COSA C’È DI NUOVO NEI MORTUOUS E QUANDO AVETE INIZIATO A LAVORARE SU “UPON DESOLATION”?
– Il lavoro su “Upon Desolation” è iniziato poco dopo l’uscita di “Through Wilderness”. Mentre il resto di noi era in tour e suonava per supportare l’album, Mike Beams era a casa a scrivere nuove canzoni che sarebbero finite nel nuovo disco. Abbiamo avuto molti tempi morti durante il Covid, ma tutto il tempo è stato speso a creare e organizzare tutto per mettere le basi per l’album. Colin e Mike hanno trascorso innumerevoli ore a perfezionare ogni minimo dettaglio delle canzoni, e credo che questo sia lampante. Queste sono le migliori composizioni dei Mortuous a oggi.
QUESTO DISCO SI AVVENTURA UN PO’ PIÙ LONTANO DAL CLASSICO DEATH METAL RISPETTO AL DEBUTTO, SECONDO LE MIE ORECCHIE. CI SONO ACCENNI DI DEATH-DOOM IN ALCUNI BRANI, MOMENTI CHE MI RICORDANO PERSINO I MY DYING BRIDE. COME DEFINIRESTI IL SUONO DI “UPON DESOLATION”? LA BAND HA DELIBERATAMENTE CAMBIATO IL PROCESSO DI SCRITTURA DELLE CANZONI O È STATO UN NATURALE PASSO IN AVANTI RISPETTO AI LAVORI PRECEDENTI?
– Penso che “Upon Desolation” rappresenti l’evoluzione più spontanea per i Mortuous. Ci ha spinto a suonare composizioni più tecniche, specialmente dal punto di vista della batteria. Mi sentivo come se fossimo tutti sfidati a dare il meglio in questa nuova ‘versione’ e, se ascolti bene il disco, il rinnovato approccio emerge dappertutto. Sono contento che questo album non possa subito venire etichettato come ‘death metal dal suono classico’. Ci siamo impegnati affinché la musica si affrancasse dalle definizioni più ovvie e potesse vivere di luce propria.
QUALI SONO LE TUE CANZONI PREFERITE DEL NUOVO ALBUM E PERCHÉ?
– “Graveyard Rain”, “Ash and Dismay” e “Nothing” sono probabilmente le mie canzoni preferite perché catturano davvero il suono di ciò che oggi i Mortuous rappresentano. Mi piace il modo in cui le abbiamo sviluppate: hanno un’atmosfera inquietante che non eravamo mai riusciti a elaborare in questa maniera in passato. La seconda parte di tutte queste tracce prende una piega morbosa che calza alla perfezione con il tipo di feeling che abbiamo in mente per il futuro di questa band. Mi vengono i brividi ogni volta che suono “Nothing” e sento la parte di violino di Andrea Morgan. “Graveyard Rain” è poi probabilmente anche una delle canzoni più tecniche che abbia mai suonato fino ad oggi.
TORNANDO AI PRIMI GIORNI DELLA BAND, COME SONO NATI I MORTUOUS? DI CHI È STATA L’IDEA DI METTERE INSIEME UNA TALE SCHIERA DI TALENTI?
– Il progetto Mortuous è stato fondato nel 2009 da Colin Tarvin, dalle ceneri della sua ex band, Funerealm. Ha scritto e registrato un demo di quattro canzoni intitolato “Mors Immortalis”, il quale è uscito nel 2010 attraverso Skeleton Plague. Derrel Houdashelt (Exhumed/Dekapitator) ha contribuito con un assolo ed è stato colui che ha messo Colin in contatto con Col Jones e Mike Beams, entrambi ex Exhumed. Poi Colin ha reclutato suo cugino, Al Tarvin-Kibler alla voce, e poi un amico comune, Nick Scarboro, al basso. Questa formazione è durata fino alla fine del 2012, quando Al ha lasciato la band. Clint Roach si è unito al basso nel 2013 e io mi sono unito alla band a metà del 2014. Da questo punto in poi, sono nati i Mortuous come li conosciamo oggi.
COME SPESSO ACCADE NEL NOSTRO AMBIENTE, I MEMBRI DEI MORTUOUS SUONANO ANCHE IN MOLTE ALTRE BAND, A VOLTE PIUTTOSTO DIVERSE FRA LORO. COM’È PASSARE DA UN GENERE MUSICALE ALL’ALTRO E COME GESTISCI IL TEMPO E LO SFORZO NECESSARI PER I DIVERSI GRUPPI?
– La cosa è piuttosto naturale, per quanto mi riguarda. Cerco di dare il massimo a ogni appuntamento, quando è il momento di concentrarsi su quella specifica band. Ho sempre seguito le ‘regole di anzianità’, quindi i gruppi in cui milito da più tempo tendono ad avere la priorità, anche se la situazione può cambiare in un batter d’occhio, se si presenta un’urgenza. Dipende molto dagli impegni di tutti e, quando hai da quattro a cinque persone in una band, può essere difficile avere programmi ben definiti. Cerchiamo di essere flessibili e di dedicare il giusto tempo a ogni progetto, senza rendere la vita difficile al prossimo.
I DISCHI DEI MORTUOUS STANNO USCENDO IN UN MOMENTO IN CUI STIAMO ASSISTENDO A UNA FORTE RINASCITA DI CERTI TIPI DI DEATH METAL, QUINDI LA CONCORRENZA È MOLTO AGGUERRITA. ‘COMPETERE’ CON COLLEGHI E AMICI COME FETID, BLOOD INCANTATION, VASTUM E SIMILI HA QUALCHE EFFETTO SULLA MUSICA CHE SUONATE?
– Tutto sommato, siamo sempre rimasti fedeli a un certo modo di intendere il death metal. Sì, non c’è dubbio che negli ultimi cinque o dieci anni ci sia stata un’eccessiva saturazione di band che hanno provato a suonare death metal tradizionale, ma non ci lasciamo influenzare o preoccupare quando si tratta di portare avanti il discorso della band. Credo che la musica che abbiamo pubblicato sinora parli da sola. Band come Vastum, Blood Incantation e Fetid sono più o meno nostre contemporanee, quindi li rispettiamo e il sentimento è reciproco. Ci vuole un grosso sforzo per andare avanti nel grande mondo della musica underground, quindi chiunque riesca a farcela nonostante tutte le stronzate con cui dobbiamo avere a che fare ogni giorno ha il mio totale supporto.
COME PERCEPISCI IL DEATH METAL NEL SUO STATO ATTUALE? È QUALCOSA DI CUI SEI FELICE O HAI QUALCHE REMORA SU CIÒ CHE È DIVENTATO? ULTIMAMENTE SI HA TALVOLTA L’IMPRESSIONE CHE VI SIANO PIÙ BAND CHE FAN.
– Questa eccessiva saturazione prima o poi si verifica in qualsiasi genere musicale. Molte persone vogliono saltare sul carrozzone e suonare la nuova musica più in voga in quel momento, musica di cui magari hanno appena sentito parlare. Tuttavia non bisogna dimenticarsi che ci sono anche molte persone a cui piace davvero questo stile musicale e quindi lungi da me togliere loro la possibilità di suonarlo per la prima volta. Al giorno d’oggi è troppo facile liquidare una band o farsi una cattiva idea di essa, soprattutto se non la conosci personalmente. Il vero banco di prova è vedere gli stessi fan e gli stessi gruppi resistere per un decennio e oltre a supportare o suonare quella musica che oggi dicono di amare.
PARLANDO DI COLLABORAZIONI E RAPPORTI FRA GRUPPI, AVETE PUBBLICATO UN PAIO DI SPLIT DURANTE LA VOSTRA CARRIERA. IN CHE MODO QUESTE USCITE HANNO INFLUENZATO LA VOSTRA MUSICA NEL CORSO DEGLI ANNI? AVETE DEGLI SPLIT SU CUI STATE LAVORANDO O CHE SPERATE DI FARE?
– Abbiamo un paio di split attualmente in lavorazione, ma saranno annunciati in un secondo momento. Abbiamo ancora molto lavoro da fare per avvicinarci al loro completamento. Lo split è sempre un’operazione divertente, soprattutto quando ammiri il gruppo con cui lo stai facendo. Non credo che quelli che abbiamo realizzato sin qui abbiano avuto una vera e propria influenza sul nostro modo di comporre, ma di certo ci sono serviti per affinare ulteriormente il songwriting.
DATO CHE MOLTI TOUR SONO STATI CANCELLATI NEGLI ULTIMI ANNI, OGGI SI STA VERIFICANDO UNA SORTA DI CORSA PER RECUPERARE IL TEMPO PERDUTO, CON TOUR SEMPRE PIÙ FITTI E NUOVI CONCERTI IN OGNI DOVE. VOI COME VI STATE PONENDO IN QUESTO CONTESTO? STATE ANCORA PROCEDENDO CON CAUTELA CON I TOUR, DATO CHE IL COVID È STATO SOSTITUITO DAL CARO VITA? DI RECENTE AVETE COMPLETATO UN TOUR NEGLI STATI UNITI CON FULL OF HELL E BLOOD INCANTATION: COM’È STATA QUESTA ESPERIENZA?
– Ci siamo divertiti moltissimo durante il tour Full of Hell/Blood Incantation! Questo è stato il nostro secondo tour negli Stati Uniti del 2022 e l’abbiamo sfruttato al massimo facendo uscire “Upon Desolation” non appena il tour è iniziato. Non eravamo mai riusciti a fare un vero tour negli Stati Uniti o in Europa quando “Through Wilderness” è stato pubblicato nel 2018, quindi questa è stata la nostra occasione per promuovere davvero l’album nel miglior modo possibile. Abbiamo dovuto cancellare molti piani che avevamo fatto quando il Covid è arrivato nel 2020, ma non tutto è andato perduto. Una volta che suonare live è tornato a essere permesso, abbiamo iniziato a ricevere tonnellate di offerte. Sempre nel 2022 abbiamo fatto un tour della costa orientale ad aprile/maggio e poi un tour della costa occidentale all’inizio di maggio/giugno. Quindi varie date con Left to Die e Skeletal Remains a luglio e poi l’ultimo tour a settembre/ottobre.
CHE PROGRAMMI AVETE PER IL 2023?
– Stiamo cercando di confermare alcuni tour in questo momento, sia negli Stati Uniti che in Europa. Abbiamo anche in programma alcune apparizioni a festival. Tutto sarà annunciato al momento opportuno, ma non vediamo l’ora di partire.