MYLES KENNEDY – Nel mezzo del cammin di nostra quarantena

Pubblicato il 03/06/2021 da

Se ormai da almeno un paio di album a questa parte gli Alter Bridge sembrano aver perso lo smalto di un tempo, altrettanto non può dirsi per la carriera solista di Myles Kennedy, in rampa di lancio come e più del compagno Tremonti. Dopo un disco d’esordio più ‘personale’ e frutto di una lunga gestazione, questo secondo lavoro è invece nato di getto durante la pausa forzata del lockdown, all’insegna di un rock-blues dove possiamo ammirare le qualità di Myles non solo dietro al microfono ma anche alla sei corde. Tra curiosità su “The Ides Of March” e qualche domanda ‘scomoda’ sugli Alter Bridge, a voi il resoconto della piacevole chiacchierata via Zoom.

COME MAI UN TITOLO SHAKESPEARIANO COME “THE IDES OF MARCH”?
– Riflette un po’ lo stato attuale mio e dei miei cari, in particolare a quello che ci aspettava quando abbiamo composto l’album: un momento di grande incertezza, ma al tempo stesso di speranza.

LA TITLETRACK E’ UN PO’ LA TUA “BLACKBIRD”…
– Sì, l’epicità in effetti giustifica il paragone, anche se non era nata intenzionalmente come una traccia di sette minuti. Tutto è partito da una parte del ritornello che avevo in mente appena svegliato, e che ho registrato subito. Poi lavorandoci sopra poi si è arricchita con diverse sfumature, da una parte più misteriosa ad una più allegra, riflettendo un po’ il cambio da uno scenario più pessimistico ad uno più ottimista.

HAI LAVORATO A STRETTO CONTATTO CON LA BAND?
– Essendo a casa con un sacco di tempo libero ho lavorato in prima persona sugli arrangiamenti, registrando una prima traccia di tutti gli strumenti. Poi le ho mandate ai ragazzi del gruppo e ovviamente ed ognuno ci ha messo del suo nell’interpretarli, dato che non voglio certo imporre nulla a nessuno. La line-up è la stessa di “Year Of The Tiger”, e sono prima di tutto amici di vecchia data oltre che compagni di band.

POSSIAMO PARLARE DI UN CONCEPT ANCHE STAVOLTA?
– Sicuramente l’atmosfera ha a che fare con la situazione attuale e con il mondo in cui viviamo, anche se non parlerei di un vero e proprio concept. Dal punto di vista musicale l’idea di base era di suonare più la chitarra elettrica ed avere più soli rispetto al debutto.

TI PIACE TORNARE A SUONARE NEI PICCOLI CLUB?
– E’ molto bello suonare nei locali piccoli, dal punto di vista del contatto umano c’è un rapporto ovviamente più diretto col pubblico che rende tutto più intimo. A parte questo, suonare nelle arene mette sicuramente molta più pressione ma anche una grande energia, e poi nei camerini ci sono delle belle docce… Nei club o nei teatri invece è come suonare ad una festa, però poi non trovi mai una doccia decente (risate, ndr)!

SE DOVESSI SCEGLIERE UN BLUESMAN CON CUI SUONARE?
– Domanda difficile. Non sono degno di suonare di fianco a lui, ma potendo scegliere mi sarebbe piaciuto poter dividere il palco con John Lee Hooker, anche solo per poter sentire la sua voce da vicino.

QUANTO PUBBLICO IN COMUNE C’E’ TRA LE TUE TRE BAND?
– C’è un po’ di sovrapposizione ma neanche troppa, e dipende anche dalla parte del mondo in cui ti trovi. In alcuni paesi siamo più conosciuti come Alter Bridge, in altri con Slash, ma sicuramente il fatto di avere un’eredità così importante mi ha permesso di partire già con una fanbase consolidata rispetto a cominciare da zero. A volte capita anche che qualcuno mi conosca proprio per il progetto solista e scopra poi le altre band, quindi è come se fossero tre satelliti che si influenzano gli uni con gli altri.

A PARTE QUESTO DISCO, CHE ALTRO HAI FATTO IN QUESTO ANNO A CASA?
– Ho continuato a scrivere, scrivere, scrivere….a breve credo registreremo qualcosa con gli Alter Bridge, poi probabilmente sarà il turno di Slash.

DATA LA NATURA PIU’ INTIMA, HAI GIA’ DELLE DATE PER IL PROGETTO SOLISTA?
– Sì, sicuramente è più facile date le dimensioni del pubblico e la natura del progetto. Abbiamo appena pianificato delle date negli Stati Uniti che saranno un po’ la prova generale, mentre per l’Europa è ancora presto ma speriamo si possa riprendere il prima possibile…

IN QUASI TRENT’ANNI DI CARRIERA HAI GIA’ ACCUMULATO SEI PROGETTI…QUAL E’ IL PROSSIMO?
– Credo che a questo punto per avere qualcos’altro dovrei clonarmi, quindi a posto così (risate, ndr)! Al massimo posso spendermi in qualche collaborazione, una cosa che mi piace perchè è un modo per imparare qualcosa di nuovo e al tempo stesso anche ‘dare’ qualcosa di te.

DOMANDA DIFFICILE: ORDINA I DISCHI DEGLI ALTER BRIDGE DAL MIGLIORE AL PEGGIORE…
– Al primo posto metto “Fortress” (2013) e subito dopo “Blackbird” (2007), i due dischi cui sono più legato. Poi metterei l’ultimo arrivato, “Walk The Sky” (2019), e il nostro debutto “One Day Remains” (2004). Infine “AB III” (2010) e “The Last Hero” (2016, inizialmente non citato nella classifica, NdA).

FARA’ DISCUTERE CHE “ONE DAY REMAINS” SIA NELLA SECONDA META’ DELLA CLASSIFICA…
– So che è uno dei dischi preferiti dai nostri fan, ma per me è un lavoro ancora un po’ acerbo. I ragazzi erano già insieme da tempo mentre io ero appena arrivato, quindi è servito un po’ come album di rodaggio, anche se contiene il nostro più grande successo, “Metalingus”. Ovviamente sono affezionato a questo disco, ma credo che la nostra vera identità come band sia nata con “Blackbird”.

HAI MAI PENSATO DI FARE IL SONGRWITER CONTO TERZI O IL PRODUTTORE?
– Ho iniziato a scrivere qualcosa per altri in questo periodo, dato che prima essendo sempre in tour era impossibile. Per quanto riguarda la produzione sarebbe interessante: non posso certo definirmi un ingegnere del suono, ma dopo aver registrato un po’ di dischi qualcosa la impari, per cui sarebbe più che altro un lavoro d’istinto. Non ci avevo ancora pensato, ma nel caso dovrebbe essere qualcosa che sento davvero vicino a me.

MARK HA I TREMONTI, SCOTT (batterista degli Alter Bridge, ndr) I PROJECTED…E BRIAN (bassista, ndr)?
– Mark sta sicuramente lavorando in studio al nuovo Tremonti, per cui aspettatevi qualche novità prima o poi. Per quanto riguarda Brian si è buttato nel real estate qualche anno fa, e sta davvero facendo grandi cose in quel campo. In generale ho grande ammirazione per lui, qualche anno fa ha completamente cambiato la sua vita ed è davvero una grande fonte d’ispirazione per me.

HAI SCOPERTO QUALCHE NUOVO HOBBY DURANTE IL LOCKDOWN?
– Ho provato ad avvicinarmi alla fotografia ma con risultati davvero pessimi, quindi sono tornato alla chitarra che è meglio (risate, Ndr).

COSA NE PENSI DI SERVIZI COME PATREON, CHE AVVICINANO LE BAND AL PUBBLICO TRAMITE IL DIGITALE?
– Onestamente non saprei, ho un amico che mi ha fatto vedere come funziona Patreon ed ammetto di averci capito il giusto, ma credo sia un bel modo per aiutare le band soprattutto in un momento così particolare. Ho tanti amici che sono su Patreon, per quanto mi riguarda non ho un profilo e non credo sarei un soggetto molto interessante: la gente vedrebbe h24 un tizio in boxer e pigiama che suona la chitarra bevendo una tazza di caffè (risate, ndr).

INVECE COSA NE PENSI DEI CONCERTI IN STREAMING?
– Ho fatto un esperimento l’anno scorso per “American Songrwiting” ed è stata un’ansia pazzesca, pregando che la connessione non si interrompesse sul più bello. A parte questo è anche divertente vedere le reazioni del pubblico sulla chat, anche se magari di fianco a quello che ti dice “Mi siete mancati tantissimo” trovi anche qualcuno che ti scrive “Fate schifo!”, e che magari in mezzo ad un folla urlante non avresti mai sentito (risate, ndr).

PROGETTI PER I PROSSIMI VENT’ANNI?
– Finchè il pubblico ci vorrà saremo qui: siamo molto fortunati ad avere un pubblico così fedele, e speriamo continui così…altrimenti ci daremo anche noi al mercato immobiliare.

TANTI ANNI FA HAI AVUTO UNA PICCOLA PARTE IN UN FILM: PA QUANDO UN BIS?
– Più che recitare è stato un cameo, una scusa per fare un giro ad Hollywood. Se dovessi davvero recitare non so se sarei in grado, anche perchè ho una memoria veramente pessima. Non ho problemi ad ammettere che mi tengo anche una specie di gobbo come backup sul palco, qualora dovessi dimenticarmi una strofa, quindi come attore proprio non sono tagliato.

 

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