Difficile ormai parlare dei Nachtmystium come un gruppo di nicchia. La formazione statunitense negli ultimi anni ha letteralmente bruciato le tappe, passando dall’essere un fenomeno underground (per certi versi ancora un po’ acerbo) a vero e proprio nome di punta della frangia più sperimentale e spavalda del genere black metal; prova ne sono il recente contratto con Century Media Records, i tour sempre più frequenti, le apparizioni al noto Roadburn Festival in Olanda e, non ultimo, il grande interesse suscitato anche dalle release sulla carta meno essenziali, come i vari EP a cui i Nostri ci hanno abituati nel corso degli anni. Il chitarrista/cantante Blake Judd è il leader di questa autorevole realtà ed è proprio con lui che Metalitalia.com si è sentita per presentarvi la band e la sua ultima opera, “Silencing Machine”. Frasi e concetti schietti e mai banali, quelli di Judd, dai quali traspira lo stesso spirito rintracciabile nella musica del gruppo, oggi chiaramente giunto ad un punto cruciale della propria carriera…
NONOSTANTE I NACHTMYSTIUM NON SIANO CERTAMENTE LA “SOLITA” BLACK METAL BAND, LA VOSTRA MUSICA HA SENZ’ALTRO LE SUE RADICI IN QUEL GENERE DI MUSICA. QUINDI, CHE COSA TI HA PORTATO IN PRIMO LUOGO AD AVVICINARTI AD ESSA, PIÙ CHE ALLA DARK-WAVE O AL PUNK, AD ESEMPIO? PERCHÈ HAI SCELTO IL BLACK METAL?
“Sono sempre stato affascinato dal mistero che avvolgeva le black metal band degli inizi. I primi anni ’90 sono stati un periodo molto oscuro per questo tipo di musica e molte delle idee di quei gruppi erano effettivamente pericolose. Oggi, con internet e Facebook, puoi praticamente entrare in contatto e conoscere qualsiasi musicista là fuori, indipendentemente dalla grandezza della sua band. Un tempo non era possibile fare nulla di ciò. Insomma, una minuscola black metal band con base da qualche parte in Scandinavia, che non poteva permettersi di fare un tour negli USA o anche solo di rendere disponibili i propri lavori a un’audience degna di questo nome aveva un grande fascino su me teenager. Trovavo pazzeschi l’oscurità e il mistero che caratterizzavano l’intero filone. Questa musica faceva per me e l’ho sempre saputo”.
QUALI SONO SECONDO TE LE DIFFERENZE TRA LE PRIMA ONDATA BLACK METAL NORVEGESE E L’ATTUALE SCENA INTERNAZIONALE?
“Le cose oggi sono completamente diverse rispetto agli anni ’80 e ’90. Abbiamo internet e tutto ciò che da essa deriva. Questa per me è la differenza chiave tra questi periodi musicali. Internet e le moderne tecnologie hanno influito pesantemente su ogni tipologia di musica, ma sul black metal in particolare. Siccome a livello di qualità delle registrazioni le aspettative di un ascoltatore di black metal non sono mai state troppo elevate – visto che eravamo abituati ad ascoltare dischi registrati su quattro tracce come ‘Transylvanian Hunger’ – internet e la tecnologia hanno creato terreno fertile per la proliferazione di quelle che chiamo ‘black metal band da camera da letto’. Chiunque con una drum machine, una chitarra e un piccolo amplificatore può confezionare qualche tipo di black metal e pubblicarlo; e la qualità audio di quest’ultimo verrà presa sul serio, cosa invece improbabile per qualsiasi altro genere musicale. Pensa a ciò che ascolti in radio e immagina se quelle canzoni venissero registrare in un garage su quattro tracce: nessuno darebbe loro una chance e non diverrebbero mai delle hit. Quello che sto dicendo è che oggigiorno non vi è alcun filtro nella scena black metal: tutto viene più o meno accettato, chiunque può dar vita a una one man band e chiunque può improvvisarsi discografico. Quindi oggi ci ritroviamo con valanghe di nuovo black metal, mentre una volta vi erano solo trenta o quaranta band in tutto il mondo che erano in grado di suonarlo. Ciò rendeva la scena e questo sound molto più interessanti e freschi, a mio avviso: tutti questi gruppi avevano talento – ecco quindi perchè venivano notati – e vi era ben poca dell’immondizia con cui abbiamo a che fare al giorno d’oggi”.
LA MUSICA DEI NACHTMYSTIUM È DECISAMENTE RICCA DI ELEMENTI. CHE COSA TI PORTA SPESSO AD ALLONTANARTI DA QUELL’APPROCCIO PUNK TIPICO DI VARIE BAND APPARTENENTI A QUESTO GENERE E A CREARE QUALCOSA DI PIÙ IMPREVEDIBILE?
“Ho sempre ascoltato diversi tipi di musica. Inoltre, sono una persona che si annoia facilmente: non amo ripetermi o seguire sempre le stesse formule. Sono una persona che osa e che vive tutto all’estremo e credo che questa mia attitudine si rifletta nella musica che compongo”.
HO LETTO DA QUALCHE PARTE CHE I DISCHI “BLACK MEDDLE” ERANO STATI ISPIRATI DAI TUOI PROBLEMI DI DIPENDENZA DALLA DROGA. CHE COSA HA INVECE ISPIRATO “SILENCING MACHINE”, A LIVELLO LIRICO?
“Sì, hai perfettamente ragione per quanto riguarda i ‘Black Meddle’. ‘Silencing Machine’ è invece un lavoro diverso: non vi è un tema centrale alla base dell’opera. Non si tratta di un concept album. I testi spaziano su una varietà di argomenti, da difficoltà nella vita di tutti i giorni al disprezzo per le religioni organizzate”.
MI È SEMBRATO CHE I VOSTRI ULTIMI ALBUM ABBIANO RISCOSSO DIVERSI TIPI DI COMMENTI NEL CIRCUITO BLACK METAL. PARE CHE MOLTI NON ABBIANO APPREZZATO L’UTILIZZO DI SONORITÀ PIÙ MELODICHE O LE CONTAMINAZIONI CON ALTRI GENERI MUSICALI. TROVI CHE A VOLTE LA SCENA BLACK METAL SI PRENDA TROPPO SUL SERIO?
“Sì, senza dubbio. Sono dell’idea che troppa gente e troppe band in quell’ambiente si prendano troppo seriamente. Tutti prendiamo sul serio certi aspetti di questa musica – black metal, nello specifico – e cosa essa ci trasmette quando la ascoltiamo, ma spesse volte vedo che questo atteggiamento sfocia nel fanatismo e in comportamenti da ritardati. Sono stufo di essere circondato da personaggi che si atteggiano da grandi uomini e si credono superiori solo perchè hanno qualche toppa sulla loro giacca che è più vecchia delle tue. Fanno la guerra ai cosiddetti poser, ma sono solo dei poveracci…”.
SIETE SOLITI PUBBLICARE DEGLI EP PRIMA DEI VOSTRI ALBUM. LI UTILIZZATE PER PROVARE DELLE NUOVE IDEE O SOLO PER PASSARE IL TEMPO?
“Entrambe le cose. Li utilizziamo per sperimentare nuove soluzioni, ma anche per pubblicare cover, che è una delle cose che più amo registrare, se ancora non lo hai notato. Abbiamo registrato cover di Joy Division, Death In June, Goatsnake, Earth, Burzum, Darkthrone, Motorhead, Nunslaughter, Von, Ildjarn… e ne arriveranno probabilmente altre in futuro! Amo molto cimentarmi nel rifacimento di un brano non mio. Cerchiamo sempre di inserire queste tracce negli EP. Abbiamo pubblicato questi ultimi quasi sempre tra un full e un altro, sin dal 2000, e intendo proseguire con questo ritmo. Mentre ti parlo, abbiamo in cantiere degli split 7″ EP con Verdelet e Lord Mantis e speriamo di vederli pubblicati entrambi a breve”.
COME SEI SOLITO COMPORRE UN BRANO? INIZI DAL CONCEPT, DA UN RIFF O DA COS’ALTRO?
“Dipende dalla situazione. Di solito inizio con un riff, ma mi è anche capitato di avere un testo pronto e di lasciarmi ispirare da esso per la musica”.
COME HAI IMPARATO A SUONARE? CONOSCI LA TEORIA MUSICALE O HAI SEMPRE SEGUITO ALTRI METODI?
“Non sono affatto un musicista nel vero senso della parola. Ho sempre odiato l’aspetto puramente tecnico e formale della musica. Tutte le persone che conosco che hanno studiato musica per anni e che sanno suonare ogni assolo di Malmsteen alla perfezione non sono assolutamente in grado di comporre una canzone. Personalmente non ho mai voluto vedere la musica come un’equazione o un problema di matematica. Non è uno sport. La musica sta tutta nel feeling e nelle canzone. Una chitarra è solo un medium che ci aiuta a creare il brano, il quale è il fine ultimo del suonare. Ho bisogno di altre persone per realizzare la musica che ho in mente, quindi mi limito a suonare la chitarra alla mia maniera e ad arrangiare accordi che suonino bene gli uni accanto agli altri; quindi lascio che gli altri ragazzi della band mi aiutino a sviluppare le mie idee partendo da lì. Non sono un genio musicale e non desidero diventarlo. Mi interessa soltanto scrivere delle buone canzoni”.
PENSI CHE TU ABBIA COMPOSTO IL TUO ALBUM DEFINITIVO? DOVE CONTINUI A TROVARE ISPIRAZIONE?
“Penso che il nuovo album potrebbe esserlo. Prima che ‘Silencing Machine’ venisse pubblicato avrei detto che ‘Instinct: Decay’ era il mio disco più riuscito, ma ora sento che quello nuovo gli è anche superiore in termine di costanza nel songwriting. Penso che ogni brano su questo disco potrebbe essere una sorta di singolo. È un album solido e catchy: è esattamente ciò che avevo in mente. Poi ovviamente sarà il tempo a dirlo, ma penso che potrà diventare un album cardine nella nostra discografia e tra i fan”.
CHE COSA È IL SUCCESSO PER I NACHTMYSTIUM?
“Direi cio che ho vissuto e sperimentato negli ultimi dieci anni. Non ho un vero lavoro, vado in tour abbastanza spesso, ho al 100% il controllo della mia vita, faccio ciò che mi pare. Non sempre vivo nell’oro, anzi, ma i Nachtmystium vanno piuttosto bene e riesco a pagare le bollette. Insomma, mi sento di essere felice e soddisfatto se penso a questi aspetti, ma anche per il fatto che vi è un circuito di qualche decina di migliaia di persona che ascoltano e seguono la band… e queste sono solo quelle con cui siamo in contatto con Facebook; probabilmente ce ne sono altre che non utilizzano i vari social media. Tutto questo mi fa stare bene: ci sono effettivamente persone che hanno a cuore ciò che faccio ed è una cosa che posso toccare con mano grazie a certi siti. È una bella sensazione”.