NAPALM DEATH – Tempo Tiranno

Pubblicato il 07/02/2009 da
 
Puntuali come orologi svizzeri, i Napalm Death sono arrivati anche quest’anno a rilasciare un nuovo album. È ormai stato detto tutto su questa seminale band, ma ancora una volta non possiamo non sottolineare l’umiltà e l’onestà di questi quattro ragazzi inglesi, che, incuranti di mode e passi falsi, hanno sempre portato avanti il loro discorso musicale con coerenza, rimanendo con i piedi ben piantati per terra anche quando si poteva a tutti gli effetti parlare di “successo”. Per questo motivo, un’intervista con Barney Greenway è sempre solita assumere i toni di una chiacchierata tra amici, piuttosto che quelli di una formalità da sbrigare per entrambe le due parti coinvolte. Persona schietta e sincera, Barney non si risparmia mai nelle risposte, cercando sempre di trasmettere il più possibile la sua passione all’ascoltatore. Di seguito quanto ci ha raccontato in merito al nuovo “Time Waits For No Slave” qualche settimana fa negli uffici londinesi della Century Media Records…
 

A DIFFERENZA DI TANTE ALTRE GRINDCORE O DEATH METAL BAND, I NAPALM DEATH SONO SOLITI DARE UNA CERTA IMPORTANZA AI TESTI. QUESTO, OVVIAMENTE, È MERITO TUO. VUOI PARLARCI DI COSA TRATTA “TIME WAITS FOR NO SLAVE”?
“Inizio con il dire che il per questo album il piano era di non scrivere un concept… ma, alla fine, non ci sono riuscito! ‘Smear Campaign’ ruotava del tutto attorno alle religioni organizzate ed era molto critico nei loro confronti. ‘Time Waits For No Slave’, invece, parla di come gli uomini vivono la loro vita, di quali siano ora le priorità per la maggior parte di essi e di cosa io ritengo davvero importante al giorno d’oggi. Alcuni amici mi stanno prendendo in giro perchè, a detta loro, si tratta di testi positivi e da ‘figli dei fiori’, ma io sono solito rispondere che la gente ha sempre avuto una visione un po’ distorta di ciò che sono sempre stati i testi dei Napalm Death! Vero, la nostra musica è decisamente aggressiva, ma nelle mie parole a volte è possibile rintracciare un’attitudine positiva. Insomma, questi testi sono più o meno delle riflessioni su cosa è per me realmente importante nella vita e su cosa invece è completamente inutile. Sono giunto a un momento della mia vita in cui mi capita sempre più spesso di fermarmi a riflettere sul perchè sto facendo certe cose o sul perchè non ne ho mai fatte altre… o le ho fatte solo di rado. Cammino per strada e vedo persone che lavorano tutto il giorno e ogni tanto mi chiedo: ‘Queste persone sono davvero felici? Hanno del tempo per loro stesse? Oltre a lavorare o fare quella o quell’altra cosa, di che cosa si occupano? Come si distraggono?’. Insomma, si tratta di riflessioni sull’uomo e la società moderna, sulle scelte che quest’ultima ci porta a fare e sui comportamenti che ci porta ad adottare”.
 
VUOI DIRMI CHE SEI ARRIVATO A UN PUNTO IN CUI SENTI LA NECESSITÀ DI DARE MAGGIOR PESO ALLE PICCOLE COSE NELLA VITA?
“Tutto sommato sì… per quanto mi riguarda, mi viene spesso da pensare: ‘Perchè non trascorro più tempo al parco, a godermi una bella giornata di sole?’. Oppure, ‘Perchè non visito dei posti della mia città in cui non sono mai stato?’. Per me sono sensazioni nuove… forse sono cose che giungono alla mente di chiunque quando si arriva a una certà età”.
 
SI TRATTA DI ARGOMENTI INTERESSANTI, COMUNQUE. TROVI DIFFICOLTÀ A REPERIRE NUOVI ARGOMENTI O A TROVARE L’ISPIRAZIONE PER SCRIVERE I TESTI?
“Dipende… ci sono dei periodi in cui posso passare intere giornate davanti al computer o a un foglio e non riuscire nemmeno a scrivere una parola. Altre volte invece è tutto molto semplice. Quando abbiamo terminato questo nuovo album mi sono venute in mente parecchie altre idee e le ho subito annotate… può darsi che vengano utilizzate sul prossimo disco. In generale, cerco sempre di filtrare le varie tematiche che voglio trattare tramite mie esperienze personali. Facendo così diventa più facile non scrivere delle banalità. Al tempo stesso, però, finisci per metterti in situazioni complicate perchè a volte è dura aprire completamente sè stessi”.
 
ASCOLTANDO “TIME WAITS FOR NO SLAVE” APPARE EVIDENTE COME TU SIA CRESCIUTO MOLTO COME CANTANTE RISPETTO AGLI ESORDI. OGGI TI RENDI PROTAGONISTA DI VARI TIPI DI SOLUZIONI…
“Sì, penso che oggi la mia interpretazione vocale si muova maggiormente in sincronia con la musica che Mitch e Shane compongono. Mi sento più a mio agio e più consapevole dei miei mezzi. Sul precedente album avevo sperimentato un po’ di soluzioni nuove e anche questa volta non mi sono tirato indietro. Se ai fan erano piaciuti pezzi come ‘Smear Campaign’ e ‘Persona Non Grata’, qui troveranno qualcosa di simile”.
 
CHI TI INFLUENZA IN QUESTO SENSO?
“Direi soprattutto Swans e Sonic Youth, sicuramente due delle mie band preferite al di fuori del metal/hardcore. Ascolto anche tanto rock, ma ovviamente non mi pare il caso di poter considerare quest’ultimo un’influenza”.
 
SO CHE SEI UN GRANDE FAN DEI PARADISE LOST… COMPARI ANCHE NEL LORO FILM/DOCUMENTARIO “OVER THE MADNESS”…
“Sono prima di tutto un loro amico! Per me è stato un piacere essere intervistato e rilasciare le mie testimonianze per il film ‘Over The Madness’. Sono cresciuto insieme a Greg, Nick e agli altri ragazzi. Oggi suoniamo musica molto diversa, ma tutti noi proveniamo dalla scena hardcore-punk. Ascoltando i Paradise Lost uno non penserebbe mai che quei ragazzi un tempo facevano parte di quell’ambiente. Ma, come ti dicevo, siamo davvero cresciuti insieme. Sono tra i miei più grandi amici”.
 
TORNANDO AL NUOVO DISCO, COME SEI SOLITO AFFRONTARE LE REGISTRAZIONI? PREPARI TUTTO CON LARGO ANTICIPO O TI LASCI ANDARE ALL’ISPIRAZIONE DEL MOMENTO?
“Faccio tutto sul momento… e sono fortunato perchè gli altri ragazzi mi danno carta bianca. Non abbiamo mai alcuna discussione a riguardo. In studio uso lo stesso microfono che utilizzo sul palco e faccio quello che mi pare e piace. Puoi vedermi saltare da una parte all’altra dello studio, proprio come se mi stessi esibendo in concerto. Ci tengo a registrare tutto così, il disco non deve mai dare l’impressione di essere stato studiato troppo a tavolino”.
 
HAI AVUTO VOCE IN CAPITOLO SULLA STESURA DELLA MUSICA, INVECE?
“No, per quella mi fido ciecamente di Shane e Mitch. Inizialmente ero un po’ preoccupato perchè certi brani mi sembravano troppo lunghi, ma alla fine mi sono convinto della loro bontà. C’è tanto materiale in questo disco, ma devo dire che scorre bene. L’importante per me è che rappresenti a pieno ciò che sono i Napalm Death in questo momento. Non ti so dire se è un lavoro migliore o peggiore di ‘Smear Campaign’ – un disco al quale sono davvero legato – ma so per certo che ‘Time Waits For No Slave’ è un album onesto… e questo è ciò che conta. Poi spetterà ai nostri fan trovargli un posto nella nostra discografia”.
 
QUALE PENSI CHE SIA IL SEGRETO DIETRO LA LONGEVITÀ DEI NAPALM DEATH?
“Questa è una domanda molto difficile! È vero, siamo in giro da tantissimi anni, ma non è stato facile mantenere in vita la band! Forse il segreto sta nella nostra amicizia… siamo come dei fratelli. C’è stato persino un periodo in cui vivevamo tutti nella stessa casa. Per quanto riguarda la musica, siamo riusciti a mantenerci sempre giovani e al passo coi tempi perchè non ci è mai mancata la voglia di ascoltare nuove band e di sperimentare. Siamo empre stati un gruppo molto estremo, ma non credo che qualcuno possa affermare che i nostri album si assomigliano tutti. Se poi pensi ai dischi pubblicati nella metà degli anni ’90, puoi facilmente accorgerti di come stessimo cercando vie nuove per esprimerci. I risultati – sono il primo ad ammetterlo – non sempre sono stati buoni, tuttavia ritengo che non sia da tutti mettersi in gioco come abbiamo sempre fatto noi. Siamo persone oneste, suoniamo solo quello che ci va di suonare… ecco perchè con il passare degli anni ci siamo guadagnati il rispetto di tutti all’interno della scena. Ci saranno sempre delle persone pronte a dire ‘I loro primi due album sono i migliori.’, ma non ci possiamo fare niente… sono certo che là fuori c’è molta più gente che la pensa diversamente”.
 
QUALE PENSI CHE SIA STATO IL PUNTO PIÙ BASSO DELLA VOSTRA CARRIERA?
“Non lo so… diciamo che nella metà degli anni ’90 non ce la siamo passata bene, ma, a dire il vero, quello non è stato un bel periodo per l’intera scena metal. Personalmente non ricordo con molto piacere la realizzazione di ‘Fear Emptiness Despair’ e il periodo attorno a quel disco… non è stato affatto felice per me… troppi problemi! Da allora però è stata una continua risalita”.
 
CREDO CHE IL PUNTO DI SVOLTA SIA STATO UN ALBUM COME “ENEMY OF THE MUSIC BUSINESS”… NON TROVI?
“Sì, sono d’accordo. Quel disco è davvero speciale per tutti noi. Arrivavamo da una serie di album che avevano ricevute accoglienze pessime o solo tiepide. Ne eravamo comunque soddisfatti, ma quando abbiamo iniziato a pensare a ‘Enemy…’ ci siamo detti che forse era giunto il momento di scrivere un album più compatto e brutale. Personalmente ero già da tempo di questa idea, mentre Shane aveva palesato più volte il desiderio di continuare a provare soluzioni nuove. Ricordo che una telefonata tra me e lui fu decisiva a tal riguardo. Mi chiamò per parlarmi delle canzoni che stava scrivendo, ma, prima che scendesse nei dettagli, gli dissi: ‘Senti, Shane, io questa volta voglio realizzare un album in grado di spaccare la testa ai nostri ascoltatori’. E lui mi rispose: ‘È proprio quello che stavo per dirti! Il materiale che sto preparando è quanto di più brutale abbia confezionato da parecchi anni a questa parte!’. Tra me e me pensai ‘Grazie al cielo siamo sulla stessa lunghezza d’onda!’. E il resto è storia… ‘Enemy Of The Music Business’ è diventato uno dei nostri lavori più celebri, sia noi che i fan andiamo pazzi per questo disco”.
 
INFATTI DA ALLORA SIETE TORNATI SULLA CRESTA DELL’ONDA ANCHE IN TERMINI DI POPOLARITÀ…
“Assolutamente… ricordo che un paio di tour prima di quel disco furono proprio disastrosi per noi. Ci furono delle date in Germania davanti a qualcosa come venti persone… una situazione strana e tristissima, se pensi che il mercato tedesco è da sempre molto attivo e ben poco interessato alle mode. Con ‘Enemy…’ abbiamo guadagnato tantissimi nuovi fan e riconquistato quelli vecchi. E su tutto questo entusiasmo abbiamo costruito gli album successivi, che hanno anch’essi riscosso un grande successo”.
 
E COSA HA IN SERBO IL FUTURO PER I NAPALM DEATH?
“Il 2009 sarà dedicato ai tour… Europa, Stati Uniti, Giappone, Sudamerica… la solita trafila. Poi vedremo… è probabile che Shane inizi a comporre dei nuovi brani già dai prossimi mesi. Personalmente sono molto più eccitato dall’idea di suonare in giro. Questa volta il piano è di alternerare tour con band sulla nostra stessa scia – come i Cripple Bastards o i Trap Them – a veri e propri esperimenti. Vogliamo provare a suonare assieme a gruppi che con noi hanno poco a che spartire, giusto per vedere se la nostra musica può far presa su altri tipi di persone. La nostra casa discografica è entusiasta dell’idea e noi non abbiamo niente da perdere: ci proveremo!”.
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