Forti di un album che è certamente il migliore uscito a nomeNapalm Death nel terzo millennio, i quattro grinder più famosi delmondo sembrano reclamare un diritto di paternità sul genereassolutamente legittimo. Eppure gli autoproclamatisi “Enemies of themusic business” sono scesi a patti con la Century Media, praticamenteuna major dell’underground, per la realizzazione di “The Code IsRed…Long Live The Code”. Shan Embury ci ha raccontato errori econtraddizioni di diciotto anni di onoratissima carriera…
ALLORA, SHANE, COMINCIAMO PARLANDO DEI NAPALMDEATH DEL NUOVO MILLENNIO; NEL 2001 USCIVA “ENEMY OF THE MUSICBUSINESS”, POI “ORDER OF THE LEECH” E ORA QUESTO NUOVO LAVORO…
“Noncredo che ci siano stati grandi cambiamenti dal punto di vistacompositivo. ‘Enemy Of The Music Business’ uscì negli ultimi mesi del2000 e fu il nostro primo passo nel nuovo millennio. Abbiamo avuto ache fare con la Spitfire Records per ‘Order Of The Leech’ e ce ne siamopentiti, perché non c’è stato un grande supporto promozionale da parteloro. Non abbiamo fatto grandi tour per quel disco. Abbiamo suonato inqualche festival, sempre con una formazione a quattro elementi, lastessa con cui abbiamo registrato l’album di cover ‘Leaders NotFollowers Part 2’. A quel punto abbiamo scoperto che la Century Mediaera interessata a noi da diverso tempo e aspettava solo che esaurissimogli impegni presi con altre label per proporci un contratto. Così ilnuovo album porta il loro marchio e per ora non ci possiamo lamentare”.
AVEVATE AVUTO CONTATTI CON LA CENTURY MEDIA ANCHE PRIMA DI FIRMARE PER LORO?
“C’erano state delle chiacchierate informali e piuttosto sporadiche con i ragazzi dell’etichetta…”.
MISEMBRA CHE DAL PUNTO DI VISTO MUSICALE “THE CODE IS RED…” SIA UNASORTA DI RIAPPROPRIAZIONE DELLE VOSTRE RADICI PUNK E HARDCORE, ANCHEPER VIA DI UNA PRODUZIONE PIUTTOSTO GREZZA…
“Non eravamo moltosoddisfatti del suono dell’ultimo album. In particolare la batteria nonci piaceva. Volevamo che avesse un suono più vicino al nostro impattolive. La nostra intenzione era quindi quella di catturare in un albumin studio l’intensità di uno show dal vivo, utilizzando una produzionemeno pulita e dei suoni meno netti. Negli ultimi anni abbiamo imparatocome ottenere i suoni che desideriamo dai nostri strumenti, inparticolare per quanto riguarda chitarra e basso. Direi che la maggiorparte del lavoro questa volta è stata dedicata alla batteria. Perquanto riguarda l’approccio vocale, non ci sono stati cambiamentisignificativi, se non che questa volta Barney ha registrato l’albumtenendo il microfono in mano. Credo che abbia voluto provare questasoluzione per tentare di trovare un approccio più naturale e più ‘live’anche al lavoro in studio. Musicalmente avevamo voglia di spingere unpo’ sull’acceleratore, senza però dimenticare di inserire nei braniqualche riff più lento ed heavy. Mi è difficile parlare in terminiobbiettivi dei dischi dei Napalm Death; per noi ormai è un po’ comecuocere una torta mettendoci tutti gli ingredienti che ci piacciono dipiù”.
STAI DICENDO CHE IN QUALCHE MODO SUONARE NEI NAPALM DEATH E’ UNA ROUTINE? COSA VI SPINGE DOPO VENT’ANNI A CONTINUARE?
“Ciòche davvero ci aiuta come gruppo è il fatto che siamo amici da tantianni e che abbiamo avuto i nostri alti e bassi, imparando a conoscercidavvero a fondo. Barney, ad esempio, è assolutamente soddisfatto diessere il cantante dei Napalm Death e non desidera avere side projectso cose del genere. Al contrario, io ho avuto e continuo ad avere moltialtri progetti, che mi aiutano a non annoiarmi e a proporre ideefresche anche per i Napalm Death”.
HAI SEMPRE CONSIDERATO I NAPALM DEATH LA TUA PRIORITA’?
“Sì,direi di sì. L’anno scorso mi sono preso un periodo di pausa dalla bandperchè mi sentivo un po’ stanco, ma in ogni caso torno sempre ‘a casa’dai Napalm Death. Si tratta di un progetto che ha caratterizzato gliultimi diciotto anni della mia vita e non mi è possibile allontanarmicipiù di tanto; è come un matrimonio”.
AL MOMENTO STAI LAVORANDO A QUALCHE PROGETTO ESTERNO AI NAPALM DEATH?
“Staper uscire un live dei Lock Up. Mi piacerebbe molto fare un altro tourcon i Lock Up ma al momento siamo tutti molto impegnati e non riusciamoa trovare il tempo materiale per mettere insieme una scaletta. Per ilmomento stiamo lavorando a sprazzi sul nuovo album, mentre per quantoriguarda eventuali apparizioni live, vedremo di organizzare qualcosaquando saremo meno impegnati. Ci sono diversi altri progetti incantiere, ma per il momento la priorità è la promozione del nuovo albumdei Napalm Death, quindi tutto è rimandato a più avanti…”.
“THECODE IS RED…” VEDE LA COLLABORAZIONE DI ALCUNI PERSONAGGI PIUTTOSTOIMPORTANTI NELLA SCENA HARDCORE E METAL; COME LI AVETE CONOSCIUTI ECOSA HA FATTO SCATTARE IL DESIDERIO DI LAVORARE CON LORO?
“Lacover di ‘Nazi Punks Fuck Off’ è sempre stato un nostro cavallo dibattaglia ed è attraverso questo brano che abbiamo conosciuto JelloBiafra. Quando proponiamo a qualcuno di cantare su un nostro album èperché c’è un buon rapporto con lui; cerchiamo sempre di lavorare conpersone che ci piacciono dal punto di vista umano. Jello in questosenso è perfetto, perché è un nostro fan ed una persona realmentesimpatica. Con Jamie Jasta è stato un po’ diverso: l’abbiamo conosciutoperché, prima che gli Hatebreed diventassero famosi, faceva il promoterdi show metal e hardcore ed ha lavorato con noi diverse volte in questosenso. Gli Hatebreed non mi dispiacciono, li trovo notevoli soprattuttodal vivo…”.
PENSO CHE I NAPALM DEATH SIANO STATI UN’INFLUENZA PER LORO E PER BUONA PARTE DELLA SCENA METALCORE AMERICANA…
“Ineffetti ho letto qualche intervista in cui veniamo citati comeinfluenza da alcune di queste nuove band metalcore, ma onestamente nonvedo molte affinità. Con Jamie c’è un rapporto di amicizia ed è invirtù di questo che l’abbiamo invitato a cantare sul nuovo disco, nonperchè pensiamo di essere stati un’influenza per la sua band”.
MI SEMBRA CHE I TESTI DI “THE CODE IS RED…” SIANO, COME SEMPRE, ORIENTATI VERSO LA CRITICA SOCIALE E POLITICA…
“E’sempre Barney ad occuparsi dei testi, ma cercherò di dirti qualcosaanch’io…Il titolo dell’album si riferisce al fatto che siamo convintiche il mondo sia in uno stato di allerta permanente. Come sempre cisembra che la nostra società stia scivolando verso l’abisso. La gente èsempre più attratta dalla propaganda e sempre meno incline ad accettarele differenze culturali, religiose e sociali. I nostri leader nonsembrano avere interesse nel vagliare i punti di vista delle persone epenso che questo sia molto pericoloso, ma in realtà è pericolosa anchela protesta immotivata e la refrattarietà della gente rispettoall’approfondimento dei problemi”.
VI SIETE DEFINITI “NEMICIDEL MUSIC BUSINESS”, MA SIETE FINITI A INCIDERE PER LA CENTURY MEDIA,CHE E’ SOSTANZIALMENTE UNA MAJOR NELL’UNDERGROUND; NON TI SEMBRA CHE CISIA UNA CONTRADDIZIONE?
“Per essere del tutto sincero, ti diròche quando abbiamo scelto il titolo ‘Enemy Of The Music Business’ ionon ero molto convinto della scelta. In qualche modo, comunque, capiscodi cosa parli quando dici che c’è una contraddizione, ma credo che ilfatto di essere ‘nemici’ del music business non si riferiscanecessariamente ad un atteggiamento di diffidenza verso le etichettediscografiche. Le label fanno il loro lavoro ed il loro lavoro consistenel firmare e far firmare contratti, cioè obblighi che hanno pro econtro tanto per te quanto per loro. Quello che intendevamo dire con’Enemy Of The Music Business’ era più che altro che bisogna stareattenti a non fare gli errori che abbiamo fatto noi lungo la nostracarriera. Quando formi un gruppo di solito non ti interessa ilbusiness, vuoi solo fare musica , ma questo è un atteggiamento chespesso conduce a fare errori e a sottovalutare l’influenza che iproduttori possono avere su di te. Chiamare un album ‘Enemy Of TheMusic Business’ era un modo per dire ai gruppi giovani: ‘Abbiamo fattomolti errori, cercate di non ripeterli, tenete gli occhi aperti’”.