Cosa hanno in comune il grind, Napoli ed i film polizieschi degli anni Settanta? All’apparenza niente, ma i Napoli Violenta sono stati in grado di trovarne una sintesi che si regge in piedi benissimo. Il loro album di debutto “Neapolitan Power Violence” non è una sorpresa, in quanto preannunciato da alcuni irresistibili pezzi che facevano intravedere ciò che sarebbe accaduto, ma può essere definito come una dimostrazione di come la lezione di band quali Napalm Death o Terrorizer possa condurre ancora oggi a risultati significativi, quando a non mancare è l’attitudine. Brani come “Delicate Sound Of Grinder” o “Diamonds And Crust” riescono a fondere, spesso in meno di un minuto, lo spirito del metal estremo con la leggerezza di generi completamente opposti, dando luogo a mazzate terrificanti che si possono ascoltare come se fossero la hit del momento.
Ne parliamo con i quattro protagonisti di questa mattanza, coloro che vanno sotto i nomi di O’ Smilz, O’ Tritaoss, O’ Russ e O’ Nimal.
BENVENUTI SU METALITALIA.COM. POTETE RACCONTARCI QUALCOSA RIGUARDO LA BAND? COME E QUANDO E’ NATA? SI PARLA DI VOI COME DI PERSONAGGI MISTERIOSI DELLA SCENA PUNK/HARDCORE NAPOLETANA. RIVELERETE UN GIORNO LA VOSTRA IDENTITA’?
– No. Non riveleremo la nostra identità, non crediamo interessi a chi ci ascolta. Anche perché è un po’ il segreto di Pulcinella! Fra l’altro siamo gente comune che ha avuto l’opportunità di suonare per trent’anni un genere estremo. Non ci vedo nulla di speciale in questo. Riguardo la band, l’idea nasce nel 2018 a causa d’o Russ, il nostro bassista, che ebbe questa genialata di fondere grind e poliziottesco assieme: le nostre passioni. Ci conoscevamo già da prima ed è stato un detto-fatto.
COSA RAPPRESENTA PER VOI IL COSIDDETTO ‘POLIZIOTTESCO’? CHI SONO I VOSTRI REGISTI E FILM PREFERITI? DA DOVE VENGONO I FRAMMENTI PARLATI CHE AVETE INSERITO NEI PEZZI?
– Il poliziottesco è sempre stato un genere cinematografico che rispettiamo, insieme alla sceneggiata napoletana; film che solo recentemente sono diventati cult ma che noi vedevamo già da ragazzini sui canali regionali. Tra i nostri preferiti ci sono i classici e meno conosciuti di registi come Lenzi, Corbucci, Di Leo, Lizzani, Massi, Petri. I frammenti cinematografici provengono non solo da film del genere “Napoli Violenta” appunto, oppure “Come Cani Arrabbiati”, “Il poliziotto È Marcio”, l’intro di “Torso” è tratto da “I Corpi Presentano Tracce Di Violenza Carnale”, un film precursore del genere slasher, ma ci sono anche spezzoni presi da “Carlito’s Way”, “Donnie Brasco”. Sfidiamo i nostri ascoltatori a trovare tutte le citazioni: è un gioco che abbiamo sempre fatto.
COME VI E’ VENUTO IN MENTE DI CONCILIARE QUESTA VOSTRA PASSIONE EXTRAMUSICALE CON IL GRINDCORE?
– Essendo passioni che abbiamo sempre avuto non abbiamo dovuto sforzarci granché. È venuto tutto molto naturale: i primi pezzi suonavano già simili alle colonne sonore di quei film, specie quelli derivati dalla sceneggiata. E poi la lingua napoletana si presta per il grind.
ESSENDO UN PROGETTO BASATO SU UN CONCEPT BEN PRECISO, NON TEMETE CHE QUESTO IN QUALCHE MODO POSSA ANDARE AD ESAURIRSI? AVETE GIA’ UN ‘PIANO B’ PER IL FUTURO?
– Abbiamo sempre suonato e continueremo a farlo, indipendentemente dai Napoli Violenta. In questo senso non ci sono piani B. Siamo fissati di musica, se non imbracciamo gli strumenti ogni giorno ci stiamo male. Siamo gente deviata: sin dal primo ascolto di Napalm Death, Terrorizer, S.O.D. o D.R.I. e compagnia bella le nostre vite non sono state più le stesse e di certo non cambieranno nella vecchiaia.
A LIVELLO MUSICALE, COME GIA’ ACCENNATO, IL GRINDCORE E’ SICURAMENTE IL VOSTRO GENERE DI RIFERIMENTO, SOPRATTUTTO QUELLO DEI GRUPPI STORICI. QUALI SONO LE BAND CHE PREFERITE IN QUESTO AMBITO? CE N’E’ ANCHE QUALCUNA DI PIU’ RECENTE?
– Oltre ai big come Terrorizer, Napalm Death, Brutal Truth, Brujeria, Carcass, Rotten Sound, Cripple Bastards, Negazione, Schizo, tra quelle più recenti ci sono AC×DC (da non confondere con AC/DC), Full Of Hell, Trap Them, Magrudergrind, WVRM, Insect Warfare… Ma anche molte band hardcore punk e non solo. Ci piacciono i Baptists, i The Bronx ma anche Viagra Boys, Idles e Sleaford Mods che sono più punk di tanti sedicenti. Ci piace la musica che contiene tensione, il nervosismo. Simm’ nrvus.
NEI PEZZI DI “NEAPOLITAN POWER VIOLENCE”, PERO’, NON TROVIAMO SOLO GRINDCORE MA ANCHE RIFERIMENTI PIU’ O MENO EVIDENTI AD ALTRI MOMENTI DELLA STORIA DEL METAL E DI ALTRI GENERI. CE NE POTETE PARLARE?I?
– È come quando va in una trattoria e cominci a mangiare benissimo, poi ti viene voglia di assaggiare tutto! E per noi è stato così, da sempre. Quando suoniamo ci divertiamo e allora può capitare che improvvisiamo un pezzo metal, poi uno punk, poi uno reggae e, perché no?, uno napoletano classico. Così è nata anche l’idea di meshare “Breaking The Law” dei Priest e “Police On My Back” di Eddie Grant & The Equals. Abbiamo un’età (eccetto l’Animal che è picciotto) e per più di trent’anni abbiamo suonato letteralmente di tutto. Negli anni Novanta qualcuno di noi faceva thrash, qualcun altro stava nella scena hc punk italiana, per poi fare beatdown. Nella band c’è chi ascolta e suona funky e hip hop. Non ci è mai importato molto di risultare a tenuta stagna. Oggi senti tante band e le senti parlare di ‘pitch’, di ‘fanbase’, di ‘coerenza di stile’… Sono cose che non abbiamo mai capito perché non fanno parte della nostra esperienza di vita. Siamo cresciuti in un mondo senza internet: ci si vedeva in casa o per strada e si ascoltava tutto quel che c’era. Poi il thrasher sfotteva il glamster e viceversa ma i dischi si sentivano tutti. Il nostro LP contiene quest’antologia di riferimenti intrecciati di cose che sentiamo e che abbiamo suonato. Pensiamo che il gusto, la voglia di divertirsi emergano da tutti i pezzi di questo disco. Have fun!
IL VOSTRO MONICKER E MOLTI DEI PEZZI PARLANO DELLA VOSTRA CITTA’. COSA VI LEGA A NAPOLI?
– Credo che ciò che ci lega a Napoli sia ciò che lega un romano a Roma o un newyorchese a New York, eccetera. Poi è ovvio che ci siano band più influenzate dalla città di origine rispetto ad altre, ad esempio mi risulterebbe impossibile immaginare gli Agnostic Front senza pensare a New York. Quello che rende Napoli particolare rispetto ad altre realtà è l’immaginario che se ne ha all’esterno. Napoli è un prodotto che si vende, nel bene e nel male. Prendi una serie di ammazzamenti tra famiglie rivali nell’epoca di Savonarola e ti rende dieci, la ambienti tra le Vele di Scampia e ti rende diecimila. Tu, dovendoci investire dei soldi, dove la ambienteresti? Che questo poi finisca per generare odiosi luoghi comuni poco importa a chi fa e a chi compra i prodotti. Diventa tutto entertainment. Ciò detto, per chi viene da dentro questa città assai complicata, la cosa non è così rilevante. I pezzi parlano della nostra città perché è quella che conosciamo meglio ed è l’unica in cui siamo cresciuti. Non riusciremmo a fare un pezzo su Rozzano o sulle altre periferie, né lo faremmo mai, ma solo perché non risulterebbe vero. Parliamo di ciò che sappiamo.
LA PRODUZIONE E’ VOLUTAMENTE GREZZA E CONFERISCE AI BRANI UN SUONO LIVE. COME AVETE REGISTRATO IL DISCO?
– Questo disco è nato durante le restrizioni di zone rosse e lockdown. È stato complicato realizzarlo per gli aspetti logistici correlati che puoi immaginare. Rischiavamo una multa ogni volta che andavamo in studio o che qualche vicino faceva il delatore e chiamava le forze dell’ordine. Ma il motivo principale è che abbiamo fortemente voluto un disco fatto come si sarebbe fatto a fine anni Ottanta. Una lunga preproduzione per imparare i pezzi in ogni sfumatura e poi tanti microfoni e unica take. Abbiamo registrato le parti di batteria in sei ore e gli altri strumenti anche in meno tempo. Le voci hanno richiesto più lavoro perché abbiamo voluto fortemente la collaborazione di amici della vecchia scena napoletana degli anni Ottanta, come Enrico degli Undertakers, Ivo dei Randagi e Lucia dei Contropotere. Alle chitarre ci siamo avvalsi del prezioso aiuto del nostro produttore esecutivo Butch che ha suonato in 4DearLife, CIAFF e Undertakers, e la sua mano si sente tanto. Anche missaggio e finalizzazione sono stati fatti sul banco mixer col metodo classico; insomma, è una produzione che rispecchia il nostro suono reale. Fortunatamente negli ultimi tempi noto che tanta gente comincia a pensarla così e piano piano stanno uscendo diverse produzioni più crude e dai suoni più distinguibili. Mi auguro che questo trend continui specialmente per i gruppi giovani.
PUR RIMANENDO NELL’AMBITO DEL METAL ESTREMO, CIO’ CHE VI CARATTERIZZA SONO L’ASPETTO GOLIARDICO E DEI PEZZI PARECCHIO CATCHY. E’ UN QUALCOSA CHE RICERCATE IN FASE DI SCRITTURA?
– No, nasce tutto molto spontaneamente: solitamente si parte dal titolo, ci divertiamo a coniare parodie di titoli prendendo spunto da film o canzoni più o meno famose; in fase di scrittura è lo stesso, si parte con un riff, un giro di basso, un tempo di batteria e tutto il resto viene da sé piuttosto istintivamente; ovviamente le influenze si sentono e non è nostra intenzione nasconderle. Se ascolti il disco ci trovi accenni di samba, reggaeton, funky e altro, senza mai uscire dal nostro hardcore/grind. Ma siamo contenti che le troviate catchy, perché il nostro intento è anche quello di divertire. Divertire chiavando mazzate.
ANCHE LA COPERTINA DI “NEAPOLITAN POWER VIOLENCE” E’ MOLTO CURATA ED HA UN GUSTO VINTAGE. CHI L’HA DISEGNATA E COSA RAPPRESENTA? COME E’ NATO INVECE IL VOSTRO LOGO?
– Tutto il progetto nasce dalla mente creativa del nostro bassista, grafico e illustratore di professione il quale, ammirando la copertina di “Scum” ebbe la visione ‘pezzotto’ del logo dei Napalm Death tramutarsi in Napoli Violenta davanti agli occhi, la connessione tra il poliziottesco e il grindcore è risultata stimolante per mettere su una band. Il ‘pezzotto’ per chi non lo sapesse è una copia che non pretende di essere originale, anzi ostenta la sua grezzezza, perfino con vanteria. Il ‘pezzotto’ di una Louis Vuitton ha un logo perfetto, indistinguibile dall’originale. Solo che, se leggi attentamente, c’è scritto Luì Vutton. Pensiamo che Shane adorerebbe il nostro logo. La nuova copertina poi è un altro omaggio al genere poliziottesco, in stile locandine illustrate tipiche dei film di quel periodo ed è stata curata dal bassista insieme al fumettista Giuseppe ‘IKO’ Ricciardi, disegnatore del noto fumetto francese “Durango”. Quando andavi al cinema in quegli anni restavi ore a contemplare quelle locandine, erano dei veri e propri dipinti. Abbiamo voluto ricreare quella stessa suggestione.
COSA PENSATE DELLA SCENA ESTREMA ITALIANA IN QUESTO MOMENTO? ESISTE UN MOVIMENTO CHE HA ANCORA VOGLIA DI PROPORRE QUALCOSA DI ORIGINALE?
– Esiste certamente tanta gente che suona, ma riguardo all’originalità non saprei proprio. Fare merda estrema non riguarda affatto l’originalità: quando dai un cazzotto cerchi di far male, non pensi di darlo in modo originale e mai visto prima (tranne che nei film ‘pezzotti’ di arti marziali). La nostra visione sui generi estremi è questa: nascono da un’attitudine, ossia da un modo di essere tutto tuo e dal conflitto che si crea tra l’essere così e l’andazzo del mondo esterno. Più è forte questo conflitto, questa dissonanza, più la merda funziona. Più è artificioso e costruito ciò che fai e maggiore è la probabilità che tu stia cercando di supplire a una mancanza di attitudine. Se non ce l’hai allora devi fare musica, non roba estrema, altrimenti si sente e la tua merda non funzionerà. In quel caso puoi ricorrere alla tua sensibilità, ai sentimenti, spingi chi ti ascolta alla riflessione, impari la tecnica per esprimere tutte queste cose e magari esce pure qualcosa di bello. Ma qui stiamo parlando d’altro: la roba estrema è istinto, niente di così strutturato. Ciò detto, nella scena c’è poca attitudine, ma questo è sempre stato vero, anche in passato. Siamo abbastanza vecchi da aver vissuto la scena di fine anni Ottanta e anni Novanta e già allora si parlava delle stesse cose e cioè della scarsa attitudine, delle band troppo derivative, eccetera. Ma comunque è sempre un bene che suoni quanta più gente possibile.
AVETE GIA’ PROGRAMMATO DEI LIVE PER PROMUOVERE “NEAPOLITAN POWER VIOLENCE”?
– Abbiamo avuto diverse occasioni saltate a causa di questa situazione del cazzo: per esempio avremmo dovuto aprire per i Cripple Bastards nel loro tour per la riedizione di “Misantropo A Senso Unico” ed è saltata. Al momento abbiamo un paio di proposte e una certezza: il 26 novembre ci sarà il release party per l’uscita di “Neapolitan Power Violence” a Pomigliano d’Arco in un posto, il First Floor, a cui siamo molto legati perché ha ospitato nel 2019 il primo vero live dei Napoli Violenta. Sarà un’occasione per incontrare amici e fan vecchi e nuovi, molte sorprese e tanto divertimento. Sogniamo di vivere una nuova stagione di rinascita per l’underground, non importa se sul palco o nel mosh pit.