In un oceano di note biografiche fantasiose ed altisonanti, i Nasty, hardcore band belga che ci è letteralmente esplosa in faccia in sede live (facendoci invaghire di loro), si differenziano per il dono della sintesi: “fucked up music for a fucked up world”. Non vogliamo aggiungere niente davanti a tanta perfezione.
“SHOKKA” MOSTRA UN CAMBIAMENTO IMPORTANTE NEL SUONO DEI NASTY: LA PRODUZIONE E’ PIU’ ACCURATA E IL SUONO IN GENERE E’ MOLTO PIU’ RIFINITO, SEI D’ACCORDO?
“Concordo. Volevamo che il suono fosse più grosso e avesse più volume, allo stesso tempo desideravamo fosse duro e affilato… se può aver senso una roba del genere”.
COME STA REAGENDO IL VOSTRO PUBBLICO AI BRANI PIU’ LONTANI DAL VOSTRO PASSATO, COME “PHOENIX” E “IRREVERSIBLE”?
“Ad oggi la maggior parte del pubblico ha reagito in maniera positiva, poi c’è sempre qualcuno che preferisce le nostre vecchie canzoni, o a cui mancano le parti più heavy in quei due brani. Se l’ascoltate vedrete che ci sono abbastanza canzoni nell’album che sono più pesanti della maggior parte delle canzoni che abbiamo scritto in passato”.
L’ARTWORK DI COPERTINA E’ INUSUALE, DI SICURO SI FA NOTARE. COM’E’ NATO?
“Volevamo qualcosa di particolare, che attirasse l’attenzione. Ho chiesto all’autore del nostro logo di creare quell’immagine ispirandosi all stesso logo, così che la gente possa pensare ai Nasty quando lo vede. Successivamente abbiamo aggiunto colori fluorescenti per aumentare l’effetto e raggiungere l’obiettivo prefissato”.
CI SONO DEI MESSAGGI POLITICI CHE VOLETE DIFFONDERE IN “SHOKKA”?
“Il pezzo più politicizzato è ‘Fire’, che se la prende coi politici in generale. Parla di bugie e dell’influenza di certe persone, costruita sulla disgrazia di altre”.
PERCHE’ CANTARE SIA IN INGLESE CHE IN TEDESCO?
“La lingua madre della maggior parte dei componenti del gruppo, me compreso, è il tedesco, lingua nella quale mi è più facile esprimermi. Anche la nostra base di fan in Germania è nutrita, così di tanto in tanto canto scriviamo direttamente in tedesco”.
VOLETE CRESCERE E PRENDERE LE DISTANZE DALLA SCENA BEATDOWN?
“Affatto. Non abbiamo nessuna intenzione dichiarata, vogliamo solo suonare la musica che amiamo. Puoi chiamarla Beatdown, Hardcore, Metalcore o Merda Acustica… alla fine tutti questi sottogeneri dividono le persone invece di unirle, come dovrebbe accadere. Siamo un gruppo hardcore”.
SIETE IN CONTATTO COI SAND: COM’E’ LA SCENA HARDCORE ASIATICA E COM’E’ STATO ANDARE IN TOUR IN GIAPPONE?
“I Sand sono fantastici, sia come persone che come gruppo. Anche la comunità hardcore asiatica è grandiosa: in Cina la scena ha iniziato ad espandersi solo ora. Abbiamo tenuto tenuto un bel concerto in Korea del Sud, mentre il Giappone… che dire, è semplicemente una figata. In ogni paese le date sono state organizzate in maniera molto professionale, inoltre ci hanno accolto molto caldamente”.
PENSI CHE LA COMUNITA’ HC STIA CRESCENDO IN EUROPA?
“La scena europea è molto grande, lo è da un po’ di tempo ormai. Penso che l’hardcore ultimamente stia ricevendo sempre più attenzioni per merito di grosse band che stanno aprendo molte porte per la musica heavy in generale. Parlo di gruppi come Parkway Drive o Bring Me The Horizon, ormai davvero enormi. I neofiti li ascoltano e se va bene passano a band minori di generi simili”.
C’E’ QUALCHE BAND EUROPEA CHE MERITEREBBE PIU’ ATTENZIONI A TUO PARERE?
“Ce ne sono molte. Sono troppe per elencarle senza che mi dimentichi di qualcuna, quindi per non far torto a nessuno non ti farò alcun nome”.
SEMBRA CHE MOLTI DI VOI SIANO DEI FANATICI DELL’ESERCIZIO FISICO. COME VI ALLENATE? E’ DIFFICILE ALLENARSI PER BENE E MANGIARE BENE IN TOUR?
“Vale per tre membri del gruppo su quattro. Se possibile cerchiamo una palestra vicino al luogo del concerto, altrimenti cerchiamo di allenarci usando borse, ampli, custodie o al limite con delle semplici flessioni. Non è facile mangiare in maniera corretta, dipende in che nazione sei o da cosa ti offrono al catering”.
I NASTY HANNO DA SEMPRE UN MESSAGGIO FORTE, ABBINANDOLO SPESSO ALL’IRONIA: E’ IMPORTANTE PER VOI NON PRENDERSI TROPPO SERIAMENTE?
“Penso sia molto importante sempre, non solo nella musica. Aiuta a vivere meglio”.
A PROPOSITO: E’ DIFFICILE FAR COINCIDERE I VOSTRI IMPEGNI MUSICALI CON LA CARRIERA CINEMATOGRAFICA DI DOLPH LUNDGREN?
“La sua partecipazione al gruppo, in effetti, non è altro che un progetto per approfondire il personaggio del suo prossimo film. La trama parla di un gruppo che non azzecca una nota ma, in qualche modo, riesce suonare in tutto il mondo…”.