Se siete tra coloro per cui i Nasum erano soprattutto il chitarrista/cantante Mieszko Talarczyk (R.I.P.), allora forse è meglio che non procediate nel leggere la seguente intervista, dato che potrebbe lasciarvi l’amaro in bocca tanto quanto l’annuncio del “tour di addio” che è stato diramato la scorsa settimana dai membri di quelle che era, a tutti gli effetti, la migliore grindcore band europea assieme ai Napalm Death. Se invece la cosa non vi disturba e, anzi, siete stati ben felici di apprendere che nel giro di pochi mesi avrete probabilmente l’opportunità di (ri)ammirare i Nasum (o qualcosa di simile) sul palco, allora fatevi pure avanti, perchè il buon Anders Jakobson – batterista e membro fondatore della band assieme a Talarczyk – è stato estremamente disponibile nel rispondere a questa nostra intervista via email. Chi scrive ammette di essere rimasto piuttosto spiazzato dal suddetto annuncio, ma aspetterà di vedere all’opera questa nuova incarnazione della band prima di esprimere un giudizio definitivo. Certo, sarà stranissimo vedere il gruppo senza Mieszko Talarczyk, ma è altrettanto vero che Anders Jakobson è appunto uno dei membri fondatori e rappresentava pur sempre una buona percentuale della forza creativa dei nostri, quindi la sua decisione, anche se indubbiamente discutibile, non appare del tutto priva di senso. Insomma, sarà il tempo a esprimere un vero verdetto su questa iniziativa; a noi per ora non resta che pazientare e, magari, dare una bella ripassata ai vecchi classici della formazione…
COME È NATA L’IDEA DI QUESTI CONCERTI DI ADDIO? È STATO DIFFICILE CONVINCERE GLI ALTRI MEMBRI DELLA BAND?
“In tutta onestà, l’idea di un concerto di addio era già nell’aria nel 2005 e ho pensato a qualcosa di simile praticamente ogni anno da allora, cercando di immaginare come strutturarlo, che cosa avrei provato e via dicendo. Ma il tutto è rimasto in sospeso sino all’estate del 2010, quando sono salito a Stoccolma per incontrare gli ex membri dei Nasum e proporgli l’idea. Abbiamo iniziato il discorso davanti a un buon pasto e abbiamo analizzato tutti gli aspetti possibili, sino a quando siamo giunti alla conclusione di organizzare più show e non solo uno. Da allora ci siamo trovati per alcune prove, per rinfrescarci le idee e per rimemorizzare i brani. Quindi, una volta pronti e sicuri dei nostri mezzi, abbiamo reso la cosa ufficiale”.
JESPER NON FACEVA GIÀ PIÙ PARTE DELLA BAND QUANDO I NASUM FURONO COSTRETTI A FERMARSI. OGGI PERÒ IL RUOLO DI BASSISTA È DI NUOVO SUO. SIETE SEMPRE RIMASTI IN CONTATTO?
“Sì, Jesper lasciò i Nasum quando la sua ‘vera’ band, i Burst, stavano iniziando a diventare sempre più importanti. Non ci lasciammo in maniera polemica, anzi. Colui che lo sostituì, Jon, è sempre stato un chitarrista, ma nei Nasum suonava il basso. Quindi è stato facile ridisegnare la lineup tenendo conto di tutti gli ex membri. A parte me, Jesper è stato il più entusiasta per questa nuova avventura”.
E COME SIETE GIUNTI A KEIJO PER IL RUOLO DI CANTANTE? AVEVATE ALTRI NOMI IN MENTE?
“Come accennato, la mia idea iniziale era quella di organizzare un singolo show e di invitare una serie di ospiti sul palco per cantare vari pezzi. Gente, ad esempio, proveniente da band di amici e con cui avevamo diviso il palco come Nasum. Ma quando poi abbiamo cambiato idea e abbiamo deciso di organizzare una serie di date, l’idea degli ospiti è tramontata definitivamente: sarebbe stato impossibile far arrivare tutte quelle persone a ogni appuntamento. Dopo attente valutazioni, abbiamo quindi scelto Keijo, che è un frontman grindcore già noto e molto professionale, oltre a essere un vecchio amico del gruppo. Lui sarà il nostro cantante principale, ma potrebbero esserci altri ospiti in alcune occasioni. Vedremo…”.
AVETE PARLATO DI QUESTA VOSTRA IDEA CON LA FAMIGLIA DI MIESZKO? COSA NE PENSANO I SUOI FAMILIARI?
“No, non ne abbiamo parlato. Con il passare del tempo, questa sorta di reunion è diventata sempre più qualcosa per tutti i Nasum, non solo per Mieszko. Il 2012 sancirà il ventesimo anniversario della fondazione del gruppo e sarà importante celebrare questo evento piuttosto che la sola parte triste della storia. Intendiamoci, Mieszko è sempre con noi e naturalmente rappresenta una grande parte della nostra carriera, quindi ci sarà certamente modo di ricordarlo”.
COME SONO STATE LE REAZIONI ALL’ANNUNCIO DI QUESTI CONCERTI?
“Il responso per ora è stato entusiasmante… quasi interamente positivo. Ho personalmente letto circa 400 commenti su Facebook, Twitter e alcuni articoli e ho trovato soltanto un paio di messaggi negativi. È una cosa straordinaria e ci fa pensare di aver preso la giusta decisione. Il 2012 sarà senz’altro un anno divertente…”.
I CONCERTI AVRANNO LUOGO SOLTANTO L’ANNO PROSSIMO? AVETE GIÀ UN POSSIBILE ITINERARIO IN MENTE?
“Sì, come dicevo, il nostro ventesimo anniversario avverrà nel 2012 e il nostro piano è di mantenere il tutto entro quell’anno e di chiudere per sempre. Mi rendo conto che potremmo ricevere proposte anche per il 2013 e potrebbe risultare difficile dire di no, ma, al tempo stesso, ci dispiacerebbe deludere chi accorrerà ai concerti promossi come ‘gli ultimi’. Non vogliamo spremere troppo questo progetto. Stiamo lavorando all’itinerario in questo momento e pare proprio che visiteremo vari continenti”.
I TUOI COLDWORKER SONO IN PROCINTO DI PUBBLICARE UN NUOVO ALBUM. COSA POSSIAMO ASPETTARCI DA QUESTA USCITA? PENSI CHE POTREBBERO SORGERE DEI PROBLEMI, AVENDO DA SUONARE CON DUE BAND IL PROSSIMO ANNO?
“Il nuovo album dei Coldworker è stato più volte rimandato, purtroppo, ma posso assicurarti che è il nostro miglior lavoro. Non vedo l’ora che venga pubblicato. Sì, può darsi che i programmi dei Nasum e dei Coldworker non riescano a combaciare, ma stiamo già pensando a come risolvere il problema”.
ESISTE LA POSSIBILITÀ DI UN NUOVO ALBUM CON QUESTA LINEUP DEI NASUM? MAGARI ANCHE SOTTO UN NOME DIFFERENTE?
“No, questa lineup non ha voglia di comporre nuove canzoni. Non potrebbe mai essere la stessa cosa. Jon, Urban e io ci siamo trovati nel 2006 e abbiamo registrato sei tracce per il gusto di farlo, ma la cosa è morta in quel momento. C’è però la possibilità che l’operato di questa lineup dei Nasum venga documentato su un live album o su un DVD una volta completato il tour, anche se per ora non vi è nulla di certo”.
PARLIAMO UN PO’ DELLA STORIA DEI NASUM ORA. COSA RICORDI DEL PERIODO ATTORNO ALLA FONDAZIONE DELLA BAND? QUAL ERA IL SOUND CHE AVEVATE IN MENTE?
“Nel 1992 il grindcore non era affatto popolare, ma noi eravamo fermamente convinti che avesse ancora qualcosa da dire. Volevamo suonare grindcore puro e semplice. Inizialmente non eravamo particolarmente originali – la maggior parte delle idee erano prese in prestito da altre band – ma poco a poco abbiamo cominciato a sviluppare un nostro stile, che è poi finalmente divenuto realtà quando sono usciti ‘Inhale/Exhale’ e ‘Human 2.0′”.
OLTRE ALLO STILE MUSICALE, VI ERA UNA PARTICOLARE IDEOLOGIA ALLA QUALE VOLEVATE ADERIRE?
“Non esattamente. Il lato politico dei Nasum non è mai stato preponderante. Certo, volevamo scrivere testi intelligenti e che avessero un taglio politico, ma non è mai stata una vera e propria regola. Ricordo una chiacchierata con Mitch Harris: mi disse che quando stava per entrare nei Napalm Death nel 1990 era molto nervoso perchè pensava che sarebbe dovuto diventare un attivista, un vegetariano o qualcosa di simile. Invece, alla fine, l’unica cosa che gli venne chiesta fu di suonare la chitarra come sapeva. Noi abbiamo sempre avuto lo stesso tipo di attitudine”.
COME HAI IMPARATO A SUONARE? HAI A CUORE LA TEORIA? QUEST’ULTIMA TI HA AIUTATO O MENO NEL CREARE LO STILE CHE AVEVI IN MENTE DI SUONARE?
“La cosa bella del vivere in Svezia è che lo stato ti incoraggia ad andare a lezioni di musica tra i 10 e i 18 anni: è molto facile imparare a suonare uno strumenti. Ho iniziato a suonare la batteria quando avevo 10 anni e, pur non essendo assolutamente un fenomeno, devo dire che tutte quelle lezioni mi hanno aiutato: tutto quello che ho appreso è stato utilizzato in dosi differenti nella musica dei Nasum. Il grindcore è un genere molto malleabile”.
OVVIAMENTE I BRANI DEI NASUM SONO SEMPRE STATI MOLTO BREVI. AVETE MAI SENTITO IL DESIDERIO DI CONFEZIONARE QUALCOSA DI PIÙ LUNGO E STRUTTURATO, OPPURE QUEL FORMAT NON HA MAI FATTO AL CASO VOSTRO?
“Agli inizi ci divertivamo a concentrare quante più tracce possibili in soli cinque minuti. Quando abbiamo avviato il gruppo, l’idea alla base dei Nasym era quella di sbarazzarsi di qualsiasi orpello e di confezionare tracce il più dirette possibili. Poi però abbiamo cambiato approccio: il gioco è bello quando dura poco. Sarebbe stato impossibile, del resto, realizzare un full-length con quel tipo di tracce: ne avremmo dovuto scrivere 60 o 70! Quindi, con il tempo, abbiamo iniziato a pensare a canzoni più elaborate. Certo, non ci è mai venuto in mente di comporre un pezzo di cinque minuti… almeno non basandoci solo su sonorità grindcore! Magari una traccia con influenze diverse avrebbe dato varietà a un album, ma non c’è mai stata occasione di realizzarla purtroppo”.
VI È UN BRANO O UN ALBUM CHE AVETE CREATO AL QUALE TI SENTI PARTICOLARMENTE LEGATO?
“I Nasum rappresentano praticamente tutta la mia vita e per me è impossibile estrarre qualcosa in particolare o fare scelte di questo tipo. Probabilmente ho ascoltato tutte quelle tracce più di qualsiasi altra persona al mondo e ognuna di esse mi regala dei ricordi o delle emozioni diverse. Spesso mi sento un fan dei Nasum, piuttosto che un membro della band”.
QUAL È IL POSTO PIÙ STRANO NEL QUALE AVETE TENUTO UNO SHOW O REGISTRATO QUALCOSA? E COME QUELLE PARTICOLARI CONDIZIONI HANNO INFLUITO SUL RISULTATO FINALE?
“Parlando di registrazioni, una volta registrammo un demo intitolato ‘Domedagen’. Andammo in questo studio situato in piena campagna, che era stato costruito negli anni ’70. Un posto veramente magnifico. Purtroppo gli ingegneri del suono erano degli studenti senza grossa esperienza, che non capivano assolutamente la nostra musica e il sound che stavamo cercando di ottenere. Quindi ti lascio immaginare il risultato… A livello di show, ricordo in particolare un centro sociale in Germania nel quale tenemmo uno show nel tour del 2004. Arrivammo sul posto alcune ore in anticipo e ci trovammo davanti a una vera topaia. Ce ne andammo a fare un giro e quando ritornammo il posto era stato messo a lucido e presentava persino un impianto luci di alto livello. Sembrava un posto completamente diverso. La lezione del giorno fu: mai fidarsi delle prime apparenze!”.
PENSI CHE I VALORI DELLA SCENA GRINDCORE SIANO CAMBIATI DAGLI ANNI ’80 E ’90?
“Ho la sensazione che tutto sia rimasto più o meno come allora, cosa che sicuramente può suonare un po’ noiosa. Intendo dire che il grindcore è ancora un genere molto underground e che la sua impostazione cruda e veloce sia rimasta sostanzialmente inalterata, sia a livello di suoni che di messaggio. Ovviamente, la produzione dei lavori ha fatto buoni passi in avanti, ma, se ci riferiamo allo stile, non vedo grandi differenze tra le vecchie glorie e una realtà più recente come possono essere i Wormrot”.
E CHE MI DICI DELLA CRISI CHE DA QUALCHE ANNO HA COLPITO IL MUSIC BUSINESS? IL GRINDCORE NE HA RISENTITO, SECONDO TE?
“Senza dubbio le vendite dei dischi sono calate e il concetto di album ha perso un po’ di valore, ma, al tempo stesso, ora le band hanno a disposizione più metodi per promuoversi rispetto a soli dieci anni fa. E si sa che, solitamente, i fan dei generi più estremi sono maggiormente fedeli rispetto agli altri, quindi magari per il grindcore la situazione non è cambiata granchè”.
COME CI SI SENTE AD AVER CREATO QUALCOSA CHE PER MOLTE PERSONE È VERAMENTE IMPORTANTE?
“Il sogno di ogni musicista è quello di creare qualcosa che lasci un segno nella storia della musica. I Nasum non sono ovviamente i Beatles, ma nel nostro genere abbiamo fatto qualcosa di importante e sapere che ci sono moltissime persone che hanno tanto a cuore quest’ultima è una sensazione bellissima!”.
GRAZIE, ANDERS! VUOI AGGIUNGERE QUALCOSA?
“Innanzitutto, grazie per l’intervista: è la prima a cui ho risposto per questo tour di addio. Fate in modo di visitare nasum.com per tutte le info sulle date e speriamo di vederci da qualche parte on the road!”.