NECROPHOBIC – Antichi Dèi del Male

Pubblicato il 23/08/2018 da

Dopo mesi di attesa, Metalitalia.com è finalmente riuscita a mettersi in contatto con i Necrophobic per discutere della loro ultima fatica discografica, l’acclamatissimo “Mark of the Necrogram”. Un lavoro che ha restituito a tutti i fan della scena death-black svedese una formazione in stato di grazia assoluta, pronta a riconquistare il terreno perduto negli ultimi anni e a lanciare definitivamente in alto il suo nome, complice il supporto del colosso Century Media. Fondamentale in questo exploit artistico è stato senza dubbio il rientro dei chitarristi Johan Bergebäck e Sebastian Ramstedt, già autori di alcune delle più fortunate opere del quintetto. Proprio con quest’ultimo abbiamo fatto il punto della situazione…

BENTORNATI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. SONO TRASCORSI CINQUE ANNI DA “WOMB OF LILITHU”, UN LAVORO CONTROVERSO PER MOLTI VOSTRI FAN; COME LO VEDETE OGGI?
– Credo che “Womb of Lilithu” sia un ottimo disco, anche se di transizione. I brani erano stati tutti composti da Fredrik, che ovviamente non aveva partecipato agli altri album, e la differenza nell’approccio si sente. Inoltre, la negatività che aleggiava intorno alla band in quel periodo non gli permise di brillare quanto avrebbe meritato. Suoniamo almeno una canzone di quell’album dal vivo, e farà sempre parte della nostra storia.

QUALI SFIDE VI SIETE POSTI CON “MARK OF THE NECROGRAM”? POSSIAMO CONSIDERARLO UNA SORTA DI NUOVO/VECCHIO INIZIO PER VOI?
– Esatto, lo vediamo assolutamente in questa maniera! Era importante per noi concepire qualcosa che restituisse al pubblico il vero spirito dei Necrophobic, qualcosa che fosse l’autentico successore di “Death to All” e che ci permettesse di completare la trilogia iniziata con “Hrimthursum”. Come artefice principale del songwriting, mi sono lasciato alle spalle contaminazioni e strane idee e ho deciso di riprendere il discorso blackened death metal del nostro vecchio catalogo.

SIETE TORNATI AD AVERE DUE CHITARRE, CON IL COMEBACK TUO E DI JOHAN BERGEBÄCK. IN CHE MODO QUESTA SCELTA SI E’ RIFLESSA SUL SONGWRITING E SULLA NATURA DEL DISCO?
– E’ stata determinante, anche se Joakim rimane colui che ha sempre l’ultima voce in capitolo sulla musica dei Necrophobic. Il guitar work mio e di Johan è fondamentale per ottenere il suono di questa band… o almeno, per far dire alla gente ‘ehi, questi sono i Necrophobic!’. E’ difficile per un altro chitarrista copiarlo, ancor di più se è da solo sul palco.

L’ALBUM VEDE ANCHE IL RIENTRO DI ANDERS STROKIRK, VOSTRO FRONTMAN AI TEMPI DI “THE NOCTURNAL SILENCE”. AVETE PENSATO SUBITO A LUI DOPO LA CACCIATA DI TOBIAS O AVETE VAGLIATO ALTRE IPOTESI?
– E’ stata la scelta più ovvia. Volevamo che la fiamma dei Necrophobic fosse alimentata dal giusto carburante, e Anders è sempre rimasto vicino alla band. E’ stato persino nostro ospite dal vivo quando ancora Tobias si occupava delle voci. Si è dimostrato all’altezza dell’incarico. Le sue abilità non sono svanite e al giorno d’oggi è un frontman migliore di quanto già non fosse all’epoca. La forza dei Necrophobic è intatta!

ANCHE L’ARTWORK DI NECROLORD SI COLLEGA DIRETTAMENTE AI VOSTRI PRIMI LAVORI…
– Volevamo che tutto fosse perfetto. L’artwork di “Mark…” nasce da un’idea che avevo da tempo: mostrare ciò che si nasconde oltre la zona blu della copertina di “Darkside”, ovvero una specie di chiesa rossastra. Abbiamo chiesto a Kristian di dipingere l’ambiente in ogni suo dettaglio, e il risultato finale ha superato ogni nostra più rosea aspettativa. È un artista fantastico. Affidarci a lui per questa reunion è stato come chiudere un cerchio.

COSA POTETE DIRCI DEI TESTI? MI HANNO INCURIOSITO ALCUNI TITOLI, COME AD ESEMPIO “TSAR BOMBA”, “LAMASHTU” E “PESTA”… ESISTE UN COLLEGAMENTO FRA I VARI EPISODI O SI TRATTA SOLTANTO DI UNA RACCOLTA DI TANTE STORIE DIFFERENTI?
– Sono storie differenti, anche se una volta cominciato a scrivere è successo che molti brani finissero per parlare di potenti demoni e personaggi femminili del passato. “From the Great Above to the Great Below”, “Lamashtu” e “Pesta” sono collegate fra loro in questa maniera, mentre la titletrack fa parte di un trittico composto dalle vecchie “Revelation 666” e “Triumph of the Horned”.

LA PRODUZIONE E’ ECCELLENTE, CON OGNI PROBABILITA’ LA MIGLIORE DELLA VOSTRA CARRIERA. CHI SE NE E’ OCCUPATO?
– E’ opera di Fredrik, il nostro vecchio chitarrista. Siamo molto felici che abbia deciso di rimanere nonostante non faccia più parte della line-up. E’ sua anche la produzione di “Hrimthursum”, per cui ci tenevamo ad averlo a bordo per “Mark…”. Non ci sono mai stati attriti fra noi. Fredrik è un tassello molto importante di questa band.

“MARK OF THE NECROGRAM” ESCE SU CENTURY MEDIA. COSA SI PROVA A LAVORARE CON UNA MAJOR? AVEVATE RICEVUTO ALTRE PROPOSTE?
– Abbiamo ricevuto altre proposte, ma quella della Century Media era di gran lunga la migliore. Finora è andato tutto nel migliore dei modi. Sono professionisti in un modo che raramente ho visto nella mia carriera di musicista.

IL DISCO E’ DISPONIBILE IN VARI FORMATI, CON PACKAGING MOLTO CURATI. COSA NE PENSATE DEL FENOMENO DEL DOWNLOAD ILLEGALE? COSA SI PROVA SAPENDO CHE CON UN PAIO DI CLIC UNA PERSONA PUO’ SCARICARE IL VOSTRO ALBUM E PERDERE TUTTI I VOSTRI SFORZI SUPPLEMENTARI?
– È come stanno le cose. Quando ero giovane le persone dicevano la stessa cosa dell’home taping. Che stava distruggendo la musica. Ma per me era l’unico strumento per esplorare il mondo del metal e della musica. Non c’erano abbastanza soldi per comprare ogni singolo capolavoro degli anni Ottanta, quindi con gli amici si faceva a turno per acquistare un disco e lo si copiava su nastro per dare a tutti la possibilità di ascoltarlo. Forse oggi la situazione è un po’ più allarmante, ma almeno i nostri fan non avranno mai difficoltà ad ascoltarci. Non approvo, ma posso vedere un significato in questo fenomeno.

VOI, I DAWN, I DISSECTION, I NAGLFAR, I SACRAMENTUM, GLI UNANIMATED… COME TI SPIEGHI LA NASCITA DEL MOVIMENTO DEATH-BLACK SVEDESE NEI PRIMI ANNI NOVANTA? VI SENTIVATE PARTE DI UNA SCENA? CHE RICORDI HAI DI QUEL PERIODO?
– Penso derivi dal fatto che uscivamo insieme, frequentavamo gli stessi posti, ci ispiravamo l’un l’altro. Si andava ai concerti degli altri gruppi e si ascoltavano i loro demo. Era fantastico. In quei giorni potevi davvero sentire che stava accadendo qualcosa di speciale intorno a te. Sono felicissimo di aver preso parte alla prima ondata death metal e alla seconda black metal.

PER RIMANERE IN TEMA, GLI UNANIMATED SONO TORNATI UFFICIALMENTE IN PISTA… SAREBBE BELLO VEDERVI CONDIVIDERE IL PALCO!
– Hai ragione, sarebbe fantastico!

IN CONCLUSIONE, VI ANDREBBE DI COMMENTARE BREVEMENTE O DI RACCONTARE UN ANEDDOTO PER OGNUNO DEI VOSTRI ALBUM?
– “The Nocturnal Silence”: Un classico, il nostro lascito artistico è tutto qui dentro. Ho sempre in mente questo album quando scrivo nuove canzoni.

Darkside”: Il primo disco dei Necrophobic su cui ho suonato. Tanti bei ricordi e un sacco di concerti memorabili per promuoverlo!

The Third Antichrist”: Un mix di idee diverse messe insieme per un risultato finale un po’ frammentario. E’ il lavoro che preferisco meno della nostra discografia.

Bloodhymns”: Il nostro album thrash metal. Avevamo cominciato a scriverlo con David Parland, ma se ne andò e questa cosa permise a Johan di entrare nel gruppo.

Hrimthursum”: Il nostro capolavoro sinfonico. E’ venuto alla grande, ma ricordo che all’ultimo giorno di studio ebbi qualche dubbio sulla produzione bombastica. Se fosse un disco di Kiss, sarebbe “Destroyer”.

Death to All”: Un pugno in faccia. Suona così diretto per ciò che all’epoca pensavo di “Hrimthursum”. Se fosse un album dei Kiss, sarebbe “Rock and Roll Over”.

Womb of Lilithu”: Stesso discorso di “The Third…”, un lavoro di transizione. Un ottimo album a cui però manca il tipico feeling dei Necrophobic.

Mark of the Necrogram”: Niente stronzate. Solo puro blackened death metal svedese!

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