NERVOSA – Un caos perpetuo

Pubblicato il 05/02/2021 da

Più di una curiosità aveva destato, nell’aprile dello scorso anno, la doppia fuoriuscita dalle Nervosa da parte della bassista Fernanda Lira e della drummer Luana Dametto. In un sol colpo, il trio thrash/death carioca aveva perso due terzi della formazione; il futuro della band brasiliana sembrava pertanto compromesso. Niente di più sbagliato: la leader del gruppo, la chitarrista Prika Amaral, si è messa immediatamente alla ricerca di nuove sostitute, riformando completamente il gruppo e portandolo a quattro elementi. Nuova line-up che, approfittando della ‘libertà’ di spostamento estivo, si è data appuntamento in quel di Malaga per registrare il quarto album a firma Nervosa, “Perpetual Chaos”: un disco che, pur palesando ancora qualche difetto del recente passato, sembra aver portato anche qualche segno di risveglio. Ed è stata proprio Prika Amaral a parlarci di quanto avvenuto in questi ultimi dodici mesi in casa Nervosa, del nuovo full-length, nonché di alcune ‘etichette’ appioppate alla sua band da una certa cultura metal-generalista. Buona lettura!

CIAO PRIKA E BENVENUTA TRA LE PAGINE DI METALITALIA.COM. PRIMA DI PARLARE DEL NUOVO ALBUM, FACCIAMO UN PASSO INDIETRO E TORNIAMO ALLO SCORSO APRILE. COSA E’ SUCCESSO?
– Ciò che è avvenuto in quei giorni è in realtà la conseguenza di un qualcosa che si trascinava ormai da tempo. Abbiamo suonato molti anni insieme, è vero, ma su certi temi siamo sempre state completamente diverse: il modo di lavorare e non solo. Quello che è successo nelle Nervosa accade da sempre, in molte altre band: certo, è ovvio che, se in un gruppo formato da tre persone due di loro decidono di andarsene, la gente rimanga più scioccata, perchè il pensiero che tutto sia ormai finito nasce di conseguenza. Per quanto mi riguarda è stata comunque una cosa normalissima: volevano suonare un altro genere, lavorare in un altro modo; e quando non si riesce più a trovare un punto di accordo ci sta che le strade si dividano. Era da diverso tempo che stavano pensando ad un altro progetto, per cui mi aspettavo una scelta simile.

NESSUNA SORPRESA QUINDI DOPO IL DOPPIO ANNUNCIO D’ADDIO DA PARTE DI FERNANDA E LUANA?
– No, assolutamente. Da una parte mi sentivo felice perché le cose non stavano andando bene, dall’altra, sapevo che mi sarei trovata di fronte una grande sfida ma il metal è sempre stato il mio sogno, è tutto nella mia vita e non mi sarei mai arresa. In giro per il mondo ci sono molti bravi musicisti per cui, assorbito il colpo, mi sono messa subito in moto alla ricerca di altre ragazze, sicura di poter fare un buon lavoro. Grazie ad internet abbiamo l’opportunità di vedere e conoscere molte persone, ed è quello che ho fatto: nonostante il problema dovuto alle distanze, tramite parecchie videochiamate ho avuto la possibilità di parlare e conoscere a fondo le altre ragazze; per me è stato perfetto.

CREDI CHE QUELLA SORTA DI MALUMORE INTERNO, DI INSODDISFAZIONE, SIA IN QUALCHE MODO EMERSO NELL’ULTIMO ALBUM, APPARSO EFFETTIVAMENTE PIU’ DEBOLE RISPETTO AI PRECEDENTI?
– Non parlerei d’insoddisfazione; direi piuttosto che, nonostante l’impegno impiegato da ognuna di noi, non siamo riuscite a trovare un punto in comune che potesse piacere a tutte al cento per cento. Non parlo di professionalità: tutti le componenti delle Nervosa, anche quelle passate, sono state molto professionali, ma c’era un qualcosa che mancava e che andava oltre il lavoro in sé. E alla lunga questo ha pesato sulle varie scelte.

CHIUDIAMO CON IL PASSATO E PASSIAMO ALLA NUOVE NERVOSA: INNANZITUTTO, COME HAI RICOSTRUITO LA BAND?
– Cercavo delle ragazze che avessero i miei stessi punti di vista, non tanto sul piano prettamente musicale; persone che potessero condividere con me il modo in cui vedere le cose della vita, il modo in cui viverle. Sono sicura, infatti, che tutte le musiciste del mondo siano in grado di suonare le canzoni delle Nervosa, in quanto tutte hanno molto talento. Penso che chiunque, se faccia un po’ di pratica può imparare tutto; se c’è un umano che è in grado di farlo, allora tutti gli altri umani possono farcela. Certo, ci sono alcuni che impiegheranno più tempo di altri, ma tutti possono arrivarci. Ecco perché io cercavo altro, qualcosa che andasse oltre la musica. Ho fatto moltissime videochiamate: ho cercato in Brasile, in America Latina e anche in altri paesi d’Europa, senza pensare tanto al paese in cui risiedevano. Ho escluso tuttavia altri paesi come Stati Uniti, Canada o Russia: oltre alla distanza anche dal punto di vista logistico non ci saremmo trovati molto bene, visto che su questo punto la maggior parte della nostra attività è in Europa. E così è andata: non ho pensato tanto da dove provenissero quanto piuttosto come la pensassero su certe cose.

CONOSCIAMO DIVA SATANICA, COME DEL RESTO MIA WALLACE AL BASSO. PARLACI INVECE DI ELENI NOTA, LA NUOVA BATTERISTA, SORPRESA ASSOLUTA DEL NUOVO ALBUM E PRESSOCHE’ SCONOSCIUTA.
– È una macchina. Quando la vidi all’opera per la prima volta sul profilo della sua pagina di Instagram, rimasi sorpresa e allora decisi di seguirla immediatamente. Eleni tuttavia, non utilizza molto i canali social e così quando ho iniziato a cercare nuove forze per la band, il suo nome non mi era balzato subito alla mente. Quando però ho approfondito le ricerche in Instagram la vidi di nuovo ed allora mi son detta “Ma certo, eccola”. L’ho contattata subito, chiedendole se voleva far parte delle Nervosa e, ovviamente, del nuovo album. Le cose sono andate via velocissime ed è stato fantastico. Ripeto, è una macchina!

A PROPOSITO DI NUOVO ALBUM, ABBIAMO SEGUITO I VOSTRI DOCUMENTARI NEI QUALI MOSTRATE COME SONO SI SONO SVOLTE LE REGISTRAZIONI PRESSO L’ARTESONAO CASA DE GRABACION STUDIO IN QUEL DI MALAGA. COSA CI PUOI DIRE IN MERITO A QUESTA ESPERIENZA? E’ STATA L’OPPORTUNITA’, IN UN PERIODO COSI’ STRANO, DI CONOSCERVI MEGLIO GIUSTO?
– Esattamente. La scelta di Malaga è arrivata anche in un momento perfetto in quanto ha coinciso con la riapertura delle frontiere verso l’Europa. Un posto isolato, lontano dalla città: una scelta sicura che ci ha permesso di conoscerci a fondo. Il nostro alloggio era proprio all’interno dello studio: vivevamo lì in pratica. Quando al mattino ci si svegliava, si beveva un caffè insieme poi entravamo in studio, dopodichè al pomeriggio ci bevevamo una birra in giardino. Un momento decisivo per tutti: buone vibrazioni che hanno contribuito parecchio al risultato finale dell’album. Visto inoltre il periodo di tristezza che stavamo attraversando a causa del lockdown, ciò che è successo a Malaga è stato uno specchio di libertà fondamentale. Direi che scegliere Malaga come punto di ritrovo è stato il massimo.

PARLIAMO ORA DI “PERPETUAL CHAOS”. FACENDO UN BREVE CONFRONTO CON I TRE ALBUM PRECEDENTI, MI SEMBRA CHE SIA PIU’ SIMILE AL PRIMO “VICTIM OF YOURSELF”, CON MAGGIOR VARIETA’ E CONVINZIONE. COSA NE PENSI A RIGUARDO?
– Sì, confermo in pieno la tua impressione: in “Perpetual Chaos” si avverte quella sensazione di impazienza che avevamo all’inizio e che, forse, abbiamo perso leggermente nei successivi due album. Sono contenta sia di “Agony” sia di “Downfall Of Mankind”, sia chiaro, ma nel nuovo album c’è sicuramente maggiore varietà: ci sono brani completamente thrash, altri al 100% death, altri ancora hanno componenti black; vi sono infine alcuni pezzi con spunti punk con un chiaro rimando ai Motörhead.

ANCHE LA TUA PRESTAZIONE, RISPETTO AL PASSATO, PORTA CON SE’ PIU’ SPUNTI DI INTERESSE CON L’INSERIMENTO DI MAGGIORI ASSOLI E DI LINEE MELODICHE PIU’ VARIE.
– Hai ragione. Guardando al passato, non abbiamo avuto molto tempo per comporre l’album “Agony” nel quale vi sono comunque molte linee vocali; se noti, infatti, vi sono diversi brani in cui Fernanda canta per tutta la sua durata e quindi non vi erano molti spazi per inserire assoli e neppure io ho avuto tempo per comporli. Questo anche perché non ho mai avuto un insegnante, non ho mai studiato; conosco la musica ma non così a fondo, a livello teorico. Ecco perché quando creo un assolo ho bisogno di parecchio tempo: non voglio che un parte importante del brano derivi da un qualcosa di ‘studiato a tavolino’. Non so se mi spiego, ma penso che un assolo riguarda l’istinto, è il risultato di un qualcosa di naturale. I riff possono essere anche classici ma gli assoli voglio che siano più personali. Un po’ come faceva Jimi Hendrix: sia chiaro, non voglio assolutamente paragonarmi a lui; voglio però tenerlo come fonte d’ispirazione in quanto cercava di uscire in qualche modo dalla normalità delle cose, provando sempre cose diverse. In “Perpetual Chaos” le cose sono andate decisamente meglio: ho chiesto una mano all’amico Guillerme Miranda degli Entombed AD per cercare di comporre con più velocità, senza comunque snaturare il mio stile. E devo dire che le cose hanno funzionato alla perfezione.

NEGLI ALBUM PRECEDENTI, LO SCREAM DI FERNANDA SI ALTERNAVA AL TUO GROWL: CON L’AVVENTO DIETRO AL MICROFONO DI DIVA SATANICA, QUESTA SUDDIVISIONE E’ VENUTA MENO?
– Esatto: Fernanda aveva una voce molto acuta e così vi erano spazi in cui inserire tonalità più basse; è stata un’ottima combinazione. Ma ora Diva è in grado di fare entrambe le cose. Certo, live ci sarà la possibilità di supportarla ma in sede di registrazione non vi è stata alcuna necessità in merito.

TRA LE NOVITA’ DI “PERPETUAL CHAOS” VI SONO ANCHE DUE OSPITATE: IN “GENOCIDAL COMMAND” AD ACCOMPAGNARE DIVA ABBIAMO SCHMIER DEI DESTRUCTION MENTRE IN “REBEL SOUL” ERIK DEI FLOTSAM AND JETSAM. COME SONO NATE QUESTE COLLABORAZIONI?
– Abbiamo fatto un tour insieme nel 2016 e in quell’occasione siamo diventati amici. Ci hanno sempre supportato ed averli come ospiti è stato un enorme piacere. Se “Genocidal Command” ha il classico timbro Destruction, “Rebel Soul” è carica di rock’n’roll, in modalità Motörhead.

NEI TESTI DELLE NERVOSA SI PARLA SPESSO DI INGIUSTIZIA: QUALI SONO I TEMI AFFRONTATI DEL NUOVO ALBUM?
– Partiamo dal titolo: “Perpetual Chaos” fa riferimento a tutti gli errori che ancora oggi commettiamo; gli stessi da sempre a conferma che, nonostante la storia ci abbia insegnato molto, non abbiamo imparato nulla. E la dimostrazione è arrivata anche in questo momento così delicato della nostra storia. Un caos eterno, che si ripete ogni giorno e che investe anche molti leader nazionali: bravi a parole ma terribili nel governare il proprio paese. Un caos infinito, caratterizzato dalla corruzione che si diffonde praticamente in tutto il mondo, America Latina e Brasile compresi. Conosco bene la situazione del mio paese e l’odio riversato in diversi brani dell’album deriva proprio da questo. Ma non solo: durante la pandemia ho avuto modo di provare da vicino il comportamento di alcune persone nel mondo dei social network: l’ansia del giudizio, il voler crocifiggere tutto e tutti per questioni minime. Regna l’aggressività, nessuno ha il coraggio di dire la verità, preferendo agire alle spalle, indossando quotidianamente una maschera. Ecco perché con brani come “Time To Fight” e “Rebel Suol” ho voluto lanciare un grido di speranza e di positività: tutti insieme possiamo combattere, rimanendo orgogliosi di ciò che siamo, senza alcun timore di mostrarlo ogni giorno.

A PROPOSITO DI GIUDIZI E DI PREGIUDIZI: ANCORA OGGI,ED E’ ACCADUTO PURE PER LA VOSTRA BAND, UNA BAND TUTTA AL FEMMINILE VIENE IMMEDIATAMENTE ETICHETTATA O COMUNQUE SMINUITA. COSA PENSI A RIGUARDO?
– Purtroppo deriva tutto dal passato e chi pensa così significa che è rimasto ancorato a vecchi preconcetti. In realtà ci sono parecchie ragazze che suonano molto bene. Non solo: negli ultimi dieci anni la presenza femminile nel metal è aumentata, come del resto anche i consensi da parte degli appassionati. Penso quindi che le critiche siano per lo più isolate e chi lo fa stia perdendo la possibilità di vedere e conoscere qualcosa diverso; se vogliono rimanere chiusi nelle loro idee, no problem, noi proseguiamo sulla nostra strada. Spesso, inoltre, a muovere questi giudizi è l’invidia, un’altra delle conseguenze portata dall’aggressività che citavo in precedenza. Molti dicono “suonate solo perché siete ragazze!”, ma il nostro obiettivo è fare musica, vendere cd e vinili, non poster!

COSA PENSI DELLA NUOVA BAND DELLE TUE EX COMPAGNE, CRYPTA?
– Penso che si tratti di un progetto interessante: sono tutte musiciste talentuose, sono in procinto di realizzare l’album di debutto. Per cui hanno tutti i mezzi per fare bene.

PROGRAMMI PER IL FUTURO?
– Non vediamo l’ora di tornare a suonare su un palco perché non ce la facciamo più ad aspettare. L’ansia è ormai arrivata alle stelle come credo quella di tutti i metallari che sperano di poter assistere nuovamente ad un concerto. Dall’altra parte c’è l’incertezza di non sapere quando si potrà tornare ad un vita normale. Nel frattempo abbiamo pronto un video in cui descriviamo l’album traccia per traccia; vi è ancora una parte del documentario ed altre sorprese che arriveranno più avanti. Vogliamo creare ancora più comunicazione con i nostri fan che ci supportano; è il minimo che possiamo fare. Per il resto aspettiamo.

ULTIMA DOMANDA: SEI BRASILIANA MA RECENTEMENTE HAI OTTENUTO LA CITTADINANZA ITALIANA. E’ VERO?
– Sì, la famiglia di mia madre è di origine veneta, risiedevano in due comuni molti piccoli nei pressi di Padova. Tra l’altro, lo scorso anno avremmo dovuto suonare proprio a Padova ma, come sappiamo, tutti gli show sono stati cancellati. Se tutto va bene, incrocio le dita, ci torneremo la prossima estate: avrò così la possibilità di visitare le terre di origine della mia famiglia.

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