NEVERMORE – This Godless Experience

Pubblicato il 01/02/2009 da
 
Era inutile far finta di nulla: in un mondo musicale sempre più saturo di DVD live, mancavano proprio i Nevermore all’appello. Una band che nel corso degli anni ha saputo forgiare uno stile, portarlo ai massimi livelli, e da lì mantenere una solida base di fan, sempre affezionati ed attenti. Un’opera di indubbio valore, che raccoglie materiale in gran quantità, per colmare un buco lasciato vuoto da troppo tempo. Ai microfoni di Metalitalia.com il virtuoso Jeff Loomis, chitarrista e principale compositore della band di Seattle…
 
 

 
CIAO JEFF. TI VA DI INTRODURCI IL VOSTRO PRIMISSIMO DVD UFFICIALE, “THE YEAR OF THE VOYAGER”?
“Certamente! Si tratta di un doppio DVD, con in aggiunta un doppio CD. Sono ventuno canzoni suonate live a Bochum, estratte da tutti gli album della nostra cariera, la cui resa sonora è stata ottimizzata dal nostro storico produttore Andy Sneap in sede di mixaggio. Poi vi sono dei contenuti bonus estratti dal Gigantour con i Megadeth, e dal Metal Mania festival del 2006, così come quattro pezzi estratti dal nostro concerto al Wacken, sempre nel 2006. E’ un ottimo prodotto, a mio avviso, completo ed esaustivo per i nostri fan che da tempo ci chiedevano un DVD live”.
 
IN TUTTE LE OCCASIONI IN CUI HO AVUTO MODO DI SENTIRVI DAL VIVO, HO SEMPRE NOTATO NON POCHI PROBLEMI DAL PUNTO DI VISTA TECNICO, CHE HANNO PESANTEMENTE COMPROMESSO LA VOSTRA ESIBIZIONE E LA VOSTRA RESA SONORA. QUESTO IMMAGINO SIA DOVUTO PRINCIPALMENTE ALLA NATURA STESSA DELLA VOSTRA PROPOSTA, COSI’ COMPLICATA E POTENTE DA RENDERE POSSIBILE IL RISCHIO DI CAOS SONORO. AVETE DOVUTO LAVORARE SU QUESTO ASPETTO NELLA REALIZZAZIONE DEL DVD?
“Questa volta per fortuna il problema è stato risolto alla fonte, essendo stati accompagnati da un tecnico audio molto abile e professionale, cosa che non ci è sempre stata possibile in passato. Abbiamo quindi potuto giovare di un ottimo suono live, a cui devi aggiungere il lavoro di Andy Sneap, che ha contribuito al nostro successo su un album importante come ‘Dead Heart In A Dead World’. E’ grazie a lui se ascoltando il live è possibile distinguere chiaramente i suoni dei vari strumenti, senza sbavature e sovrapposizioni”.
 
IL SECONDO DISCO VI VEDE CONCENTRATI SUI FESTIVAL, CON NUMEROSISSIMI FAN ACCALCATI SOTTO IL PALCO CHE DIFFICILMENTE RIUSCITE ANCORA OGGI A TROVARE AI VOSTRI CONCERTI DA HEADLINER. E’ UNA DIMENSIONE CHE VI APPARTIENE O PREFERITE L’ATMOSFERA DEI CLUB DALLE DIMENSIONI PIU’ CONTENUTE?
“Entrambe le situazioni sono interessanti. Lo show principale di Bochum è sicuramente più intimo, ed è stato divertente in quanto la situazione si è configurata più come un party che non un concerto qualsiasi. E’ sempre emozionante e tonificante stare a così stretto contatto con il proprio pubblico, sentire bene le grida e l’energia di ognuno di loro. D’altro canto, anche il festival ha i suoi vantaggi, dandoci la possibilità di raggiungere un pubblico davvero vasto, e, perché no, di estendere la nostra fan-base”.
 
NON E’ PASSATO MOLTO TEMPO DALL’USCITA DEL TUO ALBUM SOLISTA. COSA NE PENSI ORA DEL TUO LAVORO?
“E’ un disco che ho sognato di realizzare da molto tempo. Sono un grande fan della musica strumentale, sono un seguace dei più grandi virtuosi, come Yngwie Malmsteen, Jason Becker e Marty Friedman, ed era davvero tanto che sognavo di creare anche io qualcosa che fosse mio al 100%. Ho potuto esplorare nuovi lati del mio chitarrismo, senza essere costretto a pestare senza pausa dall’inizio alla fine. E’ normale che molti abbiano notato dei punti di contatto tra il mio album e quelli dei Nevermore; non devono dimenticare che sono il principale compositore della band, ed è pertanto scontato che ci sia questa somiglianza tra le proposte”.
 
LE PRIME DUE SONG DELL’ALBUM SONO MOLTO VICINE, COME HAI ACCENNATO, AL SOUND DELLA TUA BAND MADRE. COME HAI DECISO DI RELEGARLE AL TUO DISCO SOLISTA?
“Non te lo so dire con esattezza. Ho semplicemente composto i pezzi, usando la mia chitarra come se fosse il vocalist, ho cercato di non suonare troppo velocemente, per non annoiare i non-chitarristi, ed alla fine ho capito che quei pezzi erano più adatti a quella dimensione. Tuttavia ti devo dar ragione per quanto riguarda il pezzo posto in apertura, intitolato ‘Shouting Fire at a Funeral”, che era stato originariamente concepito per essere un pezzo dei Nevermore”.
 
TORNANDO AL LIVE, HO SAPUTO CHE WARREL DANE HA AVUTO ALCUNI PROBLEMI DI SALUTE, CHE VI HANNO FATTO RIMANDARE LA DATA DELLA REGISTRAZIONE DEL DVD. COSA E’ SUCCESSO DI PRECISO?
“Volevamo essere preparati per quella data, ed abbiamo organizzato molte date prima, per permetterci di essere al meglio della forma. Tuttavia abbiamo esagerato in questo senso, ed alla fine è successo che Warrel si è preso una brutta influenza, che gli ha impedito di essere in sesto per la data originaria. Abbiamo quindi rimandato il tutto, con molto dispiacere per i nostri fan. Ma non eravamo in grado di sostenere quella serata”.
 
IN PASSATO AVETE AVUTO ALTRI PROBLEMI CON WARREL, IL QUALE ERA DEDITO ALL’ALCOOL E IN PIU’ DI UNA OCCASIONE HA CONSEGNATO UNA PROVA ONSTAGE QUANTOMENO CONTESTABILE. COME AVETE POTUTO RESISTERE IN UN PERIODO COSI’ DIFFICILE?
“La nostra amicizia ha prevalso sul rapporto ‘lavorativo’, per fortuna. E’ stato un periodo difficile, ma abbiamo avuto pazienza ed ora, con l’aiuto di tutti noi, Warrel è riuscito a liberarsi di tutti quei problemi che l’hanno afflitto in passato. E questo l’ha aiutato sia a livello personale che soprattutto a livello vocale, permettendogli di esprimersi onstage al meglio, come tutti lo conoscevamo”.
 
E DELLA DIPARTITA DEL VOSTRO CHITARRISTA RITMICO, CHRIS BRODERICK, COSA MI DICI?
“E’ stato un bel periodo con lui, ma ad un certo punto è stato ingaggiato dai Megadeth, per cui ci siamo ritrovati orfani. Credo che sia una maledizione per i Nevermore, non riusciamo a tenere un chitarrista ritmico per molto tempo”.
 
E COSA SUCCESSE CON STEVE SMYTH?
“Con Steve ci sono stati alcuni problemi professionali, riferiti ad un determinato contratto circa le royalties dei pezzi, sul quale ci trovavamo in forte disaccordo. A questo devi aggiungere i suoi problemi di salute, che l’hanno obbligato ad avere un trapianto, e a stare lontano dalle scene per un certo periodo, per recuperare”.
 
SEI UN OTTIMO CHITARRISTA, QUESTO E’ INDUBBIO, ED I TUOI ASSOLI SONO SEMPRE TECNICAMENTE PIROTECNICI, PUR CONSERVANDO UNA BUONA DOSE DI VARIETA’ E RINTRACCIABILITA’. COME LI PREPARI?
“Mi piace mantenere una certa dose di improvvisazione, per cui tendo a non provarli molto prima di recarmi in studio di registrazione, o prima di intraprendere un tour. Diciamo che metà del solo rimane più preparato, mentre l’altra metà è totalmente improvvisata, lasciandomi la possibilità di sbizzarrirmi e di tirare fuori ciò che realmente sento dentro di me. Catturo l’essenza del momento, senza troppi fronzoli teorici”.
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