Mutano parzialmente pelle e afferrano nuove opportunità vaganti nel rumore della nostra epoca, i torinesi Nibiru. Rimettendosi in gioco in tempi brevi a seguito dell’ottimo “Netrayoni”, uscito a inizio 2014 e di cui avemmo modo di tessere le lodi a suo tempo, il trio piemontese ha concepito un altro aggregato di musica di difficile interpretazione, assorbendo nel proprio stoner/doom nuovi tipi di storture, influenze che ne hanno plasmato nuovi caratteri somatici, senza alterare completamente la stimolante identità originale che già conoscevamo. “Padmalotus” ha per certi versi alzato il livello dello scontro, avvicinando i suoi autori a un concetto più “classico” di metal, con la psichedelica incanalata nei binari di tracce coese e, pur nella loro vastità, costruite come vere e proprie suite lisergiche. Quando in “Netrayoni”, al contrario, si rimaneva spesso in balia di flussi di coscienza privi di una struttura pienamente identificabile. Un gruppo, quindi, con molto da dire e farci ascoltare, i Nibiru, e visto anche l’elevato coefficiente “filosofico” della loro proposta, abbiamo pensato di ricontattarli per fare il punto della situazione sulla loro interessante parabola artistica.
E’ PASSATO PIÙ O MENO UN ANNO DALLA NOSTRA PRIMA CHIACCHIERATA SULL’OPERATO DEI NIBIRU. NEL FRATTEMPO VI SIETE RIMESSI ALL’OPERA ED ORA CI TROVIAMO DI FRONTE A “PADMALOTUS”. SE SOTTO ALCUNI ASPETTI I VOSTRI TRADEMARK CI SONO TUTTI, MI PARE CHE IN GENERALE ABBIATE CREATO UN’OPERA PIÙ COESA, PER CERTI VERSI PIÙ “CLASSICAMENTE” METAL – SEMPRE IN RELAZIONE A QUANTO UDITO IN “NETRAYONI”, NATURALMENTE – E DIREI PURE PIÙ SINTETICA, MENO DISPERSIVA. VOI SIETE CONSAPEVOLI DI QUESTI, MISURATI, CAMBIAMENTI? COSA C’È DI “NETRAYONI” IN “PADMALOTUS”?
Siatris: “Hai perfettamente ragione, e ne siamo consapevoli. Dopo ‘Netrayoni’ ci siamo trovati davanti ad un bivio: tentare di creare qualcosa di diverso ma sempre intimamente connesso con il trademark Nibiru, o riproporre un ‘Netrayoni II’… Abbiamo optato per la prima scelta, in quanto si aprivano sfide su più livelli, sia tecniche che mentali: dal migliorare la qualità e la resa sonora, al creare brani più simili a quella che è la classica forma canzone, senza rimanerne imbrigliati. Infine non volevamo dare in pasto all’ascoltatore e a noi stessi una copia di quello che avevamo già fatto, magari limata e ripulita. In ogni caso sarebbe rimasta sempre una copia che doveva fare i conti con ‘Netrayoni’, quindi avrebbe perso in partenza”.
AVETE CAMBIATO QUALCOSA NEL MODO DI LAVORARE, OPPURE AVETE SEGUITO IL MODUS OPERANDI CHE VI CONTRADDISTINGUE DAGLI INIZI?
Siatris: “Sono cambiate pochi dettagli, ma solo a livello tecnico; le registrazioni di base avvengono sempre nella stessa maniera di ‘Caosgon’ e ‘Netrayoni’, registriamo tutti insieme, la differenza in ‘Padmalotus’ è che poi ho aggiunto una seconda traccia di chitarra per rendere il suono più corposo con il mio stile tipicamente black metal”.
A LIVELLO EMOZIONALE, PENSATE CHE “PADMALOTUS” COINVOLGA UN INSIEME DI SENSAZIONI MOLTO DIVERSO DALLE VOSTRE OPERE PRECEDENTI? AVETE SENTITO VIBRAZIONI DI DIVERSO TENORE RISPETTO AL PASSATO?
Ardath: “’Padmalotus’ è’ nato nel giro di tre/quattro mesi così come era accaduto con i precedenti lavori. Di conseguenza a livello emozionale e di vibrazioni posso dire che nulla è’ cambiato, abbiamo lavorato nuovamente in perfetta sintonia rinchiusi nel nostro tempio respirando istanti di assoluto distacco e libertà, vera libertà compositiva. Le vibrazioni presenti in ‘Caosgon’ e ‘Netrayoni’ sono state talmente intense che se avessimo avvertito una variazione in esse sarebbe stato preoccupante: al contrario, è stato come trovarci a completare un percorso sospeso con ‘Netrayoni’”.
PUR RIMANENDO LA VOSTRA UNA MUSICA ADATTA A LUNGHI VIAGGI MENTALI, CREDO CHE QUESTA VOLTA CI SIA UNA FISICITÀ PIÙ MARCATA, ANCHE UNA DOSE DI CATTIVERIA PIÙ VICINA A CERTO METAL ESTREMO “EVOLUTO”. PER ESEMPIO, L’INIZIO DI “ASHMADAEVA” LO SI PUÒ ACCOSTARE AL BLACK METAL, E LE SFURIATE DI “KHEM” MI HANNO PORTATO ALLA MENTE I KYLESA, DETURPATI OVVIAMENTE DALLA VOSTRA (IN)SENSIBILITÀ. SECONDO TE PUÒ ESSERE VISTA COME UN’OPERA UN POCO PIÙ “FACILE”, “PADMALOTUS”, IN CONFRONTO A “NETRAYONI”?
Siatris: “’Padmalotus’ necessita di svariati ascolti per essere assimilato, mentre Netrayoni puoi ascoltarlo all’infinito e rimarrà sempre di difficile assimilazione, questo perché è stato creato basandoci sulla totale improvvisazione: nessuna linea guida, nessun ragionamento. ‘Padmalotus’ ha dalla sua una struttura più ragionata, questo ha permesso di inserire al suo interno senza costrizioni alcune influenze musicali della nostra vita, come il dark ambient, il black metal o la new wave, ed è certamente il nostro disco più fruibile”.
LA PRESENZA DI PARTI MOLTO TRASCINANTI PUÒ ESSERE DOVUTA ALLE ESPERIENZE LIVE VISSUTE DURANTE IL 2014?
Siatris: “Bella domanda, non saprei cosa rispondere! Quel che è certo è che non ci piace ripeterci, diciamo che in ‘Padmalotus’ abbiamo avuto l’occasione di dimostrare di non essere il classico gruppo sludge da mid-tempo: ci sono parti in blast-beat e parti più melodiche, elementi che nei precedenti lavori mancavano”.
A LIVELLO TEMATICO, MI PARE CHE SIATE RIMASTI SU ARGOMENTI SIMILI A QUELLI DI “NETRAYONI”. DI COSA PARLANO QUESTA VOLTA I TESTI?
Ardath: “Bisogna distinguere i discorsi tematici riguardanti anche, ma non solo, culti e rituali legati all’ India al Tibet, in particolare relativi al lato più oscuro e misterioso di essi, dai testi che sono esclusivamente la recita delle quarantanove Chiavi Enochiane, elencate in maniera estremamente esaustiva da Aleister Crowley nel volume ‘La Visione e la Voce’, evocazioni con varie finalità, raramente pacifiche, che ho associato istintivamente a seconda dell’ incedere della musica”.
LA COPERTINA PRESENTA IMMAGINI MOLTO CRUDELI. AVETE OMAGGIATO LA VOSTRA AMATA DEA KALY?
Siatris: “La copertina è opera del nostro amico Enrico Cumino, al quale abbiamo dato alcuni spunti. Quando si è presentato con quella tavola non potevamo non utilizzarla, l’androgino in forma di Kaly che apre il terzo occhio ed espelle il ragno tessitore di tutto l’universo, le donne ai lati che si tagliano la testa per distruggere il proprio ego, ed il loto simbolo di illuminazione: era tutto perfetto!”
RIMANENDO SULL’ARTWORK, IL BIANCO, SIMBOLO DI PUREZZA, È IL COLORE DOMINANTE. C’È QUALCHE RAGIONE PARTICOLARE PER QUESTA SCELTA GRAFICA?
Siatris: “Il bianco di solito spiazza, siamo troppo abituati a copertine nere!”
Ardath: “No, nessuna ragione particolare, il bianco in ogni caso contiene tutti i colori dello spettro elettromagnetico quindi, a parer mi , a parte il simbolismo retorico comune, è’ tutt’ altro che puro e asettico. Così come ai Nibiru non interessa l’ idea di purezza…”
LA PERFORMANCE VOCALE MI PARE SI SIA IN PARTE NORMALIZZATA, DIVENTANDO PIÙ SIMILE A UN CANTATO VERO E PROPRIO, INVECE CHE UNO STRUMENTO TRA GLI STRUMENTI COME NEL DISCO PRECEDENTE: OLTRE AL FATTO CHE LA VOCE INTERVIENE PIÙ SPESSO CHE NEL RECENTE PASSATO. COME SE ABBIATE VOLUTO AVERE UN CANTANTE VERO E PROPRIO E NON SOLTANTO UN ELEMENTO DI DISTURBO AL FLUSSO DI COSCIENZA STRUMENTALE… SIETE D’ACCORDO?
Siatris: “Per ‘Padmalotus’ abbiamo tentato un altro esperimento mai fatto prima, l’utilizzo di due voci. Io canto le parti in screaming più classiche e Ardath salmodia in enochiano: il risultato ci è piaciuto sin dall’inizio, così abbiamo continuato su questa strada”.
Ardath: “In ‘Caosgon’ la voce era molto presente, magari meno chiara, più distorta ma, a parte i salmi in ‘Acid Skull’, il resto del cd presentava lunghe recite enochiane, molto violente in certi casi. In ‘Netrayoni’ i pezzi dove la voce recitava distanti salmi e quelli dove era più evidente si compensavano, considerando anche che era un doppio cd. In ‘Padmalotus’ la voce è’ più definita anche per il mixaggio e, in ogni caso, la maggiore linearità dei brani e la doppia voce hanno reso necessarie soluzioni più equilibrate. Non trovo però, personalmente, una marcata differenza dai due lavori precedenti”.
QUALI SPERANZE NUTRITE PER QUESTO ALBUM? PENSATE POSSA DARVI UNA VISIBILITÀ INTERNAZIONALE FINORA NON RAGGIUNTA?
Ardath: “’Padmalotus’ è un album indubbiamente importante ma sarebbe incompleto senza ‘Caosgon’ e ‘Netrayoni’, tappe di un percorso fondamentale che ci ha portato a firmare per Argonauta Records e fare uscire in sequenza le ristampe dei nostri primi due lavori, oltre a ‘Padmalotus’. Questo per dimostrare l’inscindibilità del lavoro svolto in questi tre anni. Devo dissentire sul discorso della visibilità internazionale, già i primi due lavori autoprodotti sono stati particolarmente apprezzati all’ estero, basta dire che molte copie di ‘Caosgon’ e ‘Netrayoni’ ci sono state richieste personalmente dall’Aquarius records di San Francisco e siamo tutt’ora in catalogo. ‘Padmalotus’ è sicuramente un album con prospettive internazionali, come ci è’ stato riconosciuto in passato. Addirittura nel numero di luglio 2015 di Metal Hammer UK tre pagine sono interamente dedicate ai Nibiru. Il lavoro di Argonauta Records come etichetta e NeeCee Agency nella promozione e marketing risulta quotidianamente fondamentale, grazie alla professionalità e serietà che hanno dimostrato”.
PER IL TERZO ALBUM USCITE CON ARGONAUTA RECORDS. CHE VANTAGGI PUÒ DARVI PUBBLICARE IL DISCO PER UNA LABEL COME QUESTA, MOLTO FOCALIZZATA SUL METAL EVOLUTO E FUORI DAI CANONI?
Ardath: “Fin dal primo incontro con Gero e la sua Argonauta Records abbiamo trovato concretezza e professionalità, oltre ad un’importante empatia e comunità di intenti. Queste sono state le caratteristiche fondamentali che hanno portato i Nibiru a decidere di abbandonare l’autoproduzione. Il lavoro intenso di Argonauta ha già portato reciproche soddisfazioni e siamo solo all’ inizio, i Nibiru hanno ancoras tanto da dire. Argonauta sta inoltre dimostrando un’importante vena internazionale, basta vedere le band sotto contratto. Finalmente in Italia tira aria nuova”.
A PROPOSITO DELLA VOSTRA ETICHETTA, SIETE REDUCI DALL’ARGONAUTA FEST. CHE TIPO DI ESPERIENZA È STATA?
Siatris: “Una gran bella festa! Mi spiace per chi non è venuto perché non sa cosa si è perso. Grandissimi gruppi, molta professionalità da parte di tutti, ho conosciuto gente fantastica e non vedo l’ora che si possa ripetere!”
Ardath: “Sì, è stata una bellissima festa, piena di momenti indimenticabili, intensi e folli. Ho lasciato in pegno definitivo anche la mia chitarra…”
CHE GIUDIZIO DATE ALLA SCENA STONER/DOOM DI CASA NOSTRA? QUALI SONO LE BAND CHE TROVATE PIÙ ECCITANTI ED INTRIGANTI?
Siatris: “Ci sono dei grandissimi gruppi che non hanno proprio nulla da invidiare a band estere più blasonate e portate in palmo di mano come se fossero dei in terra. I Last Minute To Jaffna, per esempio, veramente professionali, grandi musicisti, il loro ultimo lavoro è una vera bomba. Oppure i Bantoriak: un vero trip ultra psichedelico! Poi sono legato agli Origod, dalle influenze più hardcore/noisecore”.
C’È QUALCHE ASCOLTO RECENTE CHE VI HA INFLUENZATO NELLA COMPOSIZIONE DI “PADMALOTUS”?
Ardath: “No, la musica dei Nibiru nasce da ciò che emotivamente abbiamo vissuto e viviamo. Ognuno di noi arriva da esperienze e ascolti musicali uguali, simili e diversi, tutto ciò ha dato un’impronta unica alla nostra musica. Il complimento più importante e’stato l’ aver riconosciuto nei Nibiru la particolarità nel marasma di retorica che ci circonda”.
Siatris: “Personalmente non direi, ultimamente ascolto quasi solo musica elettronica, downtempo, goa, trance…”
QUAL È LA DESCRIZIONE PIÙ BIZZARRA CHE FAN E CRITICA HANNO DATO ALLA VOSTRA MUSICA?
Siatris: “Difficile ricordare tutte le definizioni più assurde, ma posso dirti che una nostra fan si masturba ascoltando la nostra musica. A breve sarà disponibile una versione di ‘Apsara’ con sovrainciso l’audio (no video, sorry) della sua performance”.
GIOCO STUPIDO. IN COSA SI INCARNEREBBERO I NIBIRU SE FOSSERO: UNA PIANTA, UN ANIMALE, UN PERSONAGGIO STORICO, UNA FAMOSA OPERA D’ARTE.
Siatris: “Pianta: mi piacerebbe incarnarmi in un bel pino sulle mie montagne.
Animale: un barbagianni. Ma so che finirò dentro un lombrico, son stato troppo cattivo.
Personaggio storico; Tesla, così mi dedicano un’ auto elettrica.
Famosa opera d’arte: ‘Le Montagne Innevate’ di Bruegel il Vecchio”.
Ardath: “Pianta: un cactus in un deserto di sabbia mossa dal vento, impassibile ma dominante in un luogo desertico.
Animale: un ragno, tessitore di universi.
Personaggio storico: Edgar Allan Poe.
Famosa opera d’arte: ‘Atropos’ di Goya e tutte le opere di Egon Schiele”.
COSA VI DÀ PIÙ SODDISFAZIONE DELLA VOSTRA ATTIVITÀ DI MUSICISTI?
Ardath: “Riuscire ogni qual volta ci chiudiamo nel nostro tempio a creare dal nulla un’energia destabilizzante che annulla il mondo costruito intorno a noi, e realizza momenti di pura, totale psichedelica, dove la musica nasce senza alcun controllo. Difficile da descrivere la potenza di tutto ciò”.
PROGRAMMI PER IL RESTO DELL’ANNO?
Ardath: “Innanzitutto produrre nuovi brani in vista del quarto cd. Alcuni importanti tasselli già esistono, brani rimasti in sospeso da ‘Padmalotus’, che rischiava di essere un nuovo doppio album. Poi suonare live, a luglio saremo headliner in un festival internazionale sull’ isola di Cres in Croazia, ulteriori date sono già programmate e verranno presto comunicate. I Nibiru hanno un’energia incontenibile da diffondere e ognuno di noi opera come un unico organismo con obiettivi comuni”.