NIGHT IN GALES – Alba di morte

Pubblicato il 16/10/2020 da

I tedeschi Night In Gales, dopo soli due anni, sono tornati sulla scena del delitto e hanno ricommesso simil misfatto: l’ottimo e abbondante “The Last Sunsets”, del 2018, un disco che fu assieme sorpresa per molti (quelli che non conoscevano ancora la band) e un fantastico album-revival per gli altri (quelli che si ricordavano benissimo il magnifico debut “Towards The Twilight”, risalente agli albori dell’epopea melodic death metal), è stato bissato dal rapido ritorno intitolato “Dawnlight Garden”, settimo lavoro sulla lunga distanza per la formazione dei chitarristi e fratelli Jens e Frank Basten, che paiono proprio aver ritrovato lo spirito e la voglia giusti per rimanere a lungo nell’occhio del ciclone, cosa che da anni non riusciva a verificarsi. Con ancora il vocalist originario, Christian Müller, sugli scudi e il solito rifframa coinvolgente e stratificato quali armi principali, i NIG ci raccontano come va dalle loro parti in questi difficili tempi metallici. Parola al sempre piacevole Jens…

CIAO JENS! E’ STATO UN PIACERE RIVEDERE I NIGHT IN GALES PRONTAMENTE IN CARREGGIATA A SOLI DUE ANNI DAL PRECEDENTE DISCO. GUARDANDOCI UN ATTIMO INDIETRO, I RESPONSI OTTENUTI DA “THE LAST SUNSETS” SONO STATI ENTUSIASMANTI, SE NON ERRO. COME GUARDATE OGGI A QUELL’ALBUM, COSA HA SIGNIFICATO PER VOI E COSA E’ SUCCESSO NEL TEMPO INTERCORSO DAL 2018 AD ORA?
Jens – Hai ragione, i responsi di critica e fan sono stati davvero molto buoni. E’ stato un disco che ci ha ricondotto alle nostre origini più pure, dal punto di vista stilistico e anche per il fatto di avere Christian di nuovo con noi ad occuparsi delle voci. “The Last Sunsets” ci ha instillato una grandiosa dose di fiducia e ci ha mostrato chiaramente il percorso da seguire per andare avanti. Siamo ancora contentissimi di come suoni quel lavoro, non cambieremmo infatti niente di esso. Incoraggiati da tali reazioni inebrianti provenienti da tutto il mondo, abbiamo iniziato a scrivere il successore, oggi nei negozi, poco dopo la release di “TLS”.

PRIMA DI COMINCIARE A CONOSCERE MEGLIO “DAWNLIGHT GARDEN”, IL NUOVO ALBUM, POTRESTI RACCONTARCI L’IMPATTO CHE LA PANDEMIA DI COVID-19 HA AVUTO SULLE VOSTRE VITE E SULLA STORIA DEI NIGHT IN GALES?
Jens – Fortunatamente tutti noi abbiamo ancora i nostri lavori; nel mio caso, io posso lavorare da casa, che è ovviamente un bel vantaggio. Dobbiamo indossare le mascherine quando andiamo fuori a fare acquisti e poi principalmente stiamo a casa, ad ammazzarci di Prime e Netflix (ride, ndR). Per quanto concerne la band, quasi niente è cambiato dall’epoca pre-Covid…così come allora, anche nel 2020 finirà che non staremo in sala prove per più di dieci volte all’anno! Siccome ancora adesso non è possibile esibirsi dal vivo, le prove sono in pratica abolite dalla nostra routine. Ci siamo giusto incontrati un paio di giorni per girare il video, fare le foto promozionali e firmare i pre-order CD delle edizioni in boxset…

E RIGUARDO LA PROMOZIONE, COME VI STATE MUOVENDO IN QUESTO PERIODO DAVVERO CRITICO PER TUTTO IL MUSIC BUSINESS? E COME DIAVOLO SI TRASCORRE UN’ESTATE IN GERMANIA SENZA I SUOI TANTISSIMI FESTIVAL OPEN AIR?
Jens – E’ chiaro che a tutti mancano gli svariati open air che ci sono da noi normalmente durante l’estate. Ma considerando tutto, devo dire che non c’è stato un grosso impatto dovuto al Covid per quanto riguarda l’apprezzamento del nuovo lavoro. Le vendite delle copie fisiche e del merchandise non sono diminuite, a quanto sento dire dalle etichette metal più importanti. Per cui, sebbene senza neanche uno straccio di release show, “Dawnlight Garden” può essere considerato un disco di successo e, per la prima volta nella nostra storia, siamo entrati nella classifica ufficiale tedesca dei 100 dischi più venduti. Con una buona strategia, quindi, tutto è possibile. E’ anche vero, comunque, che le band professioniste, quelle che con la musica, i live e i tour ci vivono, hanno dei problemi molto più seri dei nostri, così come tutta la filiera dei locali, delle agenzie di booking, dei promoter, dei lavoratori dello spettacolo e via dicendo…

VENENDO ORA NEL DETTAGLIO DI “DAWNLIGHT GARDEN”, COME E QUANDO E’ STATO SCRITTO E COMPOSTO? QUALI ERANO LE IDEE PREPONDERANTI IN TERMINI DI ISPIRAZIONE E CREAZIONE?
Jens – Come scritto sopra, ho iniziato a scrivere nuovo materiale non appena i feedback di “The Last Sunsets” ci arrivavano, vuol dire quindi verso l’estate/autunno 2018. Tali feedback, a tutti gli effetti, sono stati il miglior pungolo che mi ha portato a voler scrivere un altro disco praticamente subito. La prima traccia composta è stata “Beyond The Light” e ricordo bene quanto fossi insicuro su quei primi demo partoriti, finché non ho fatto ascoltare il tutto a Christian ad inizio 2019: ebbene, lui si è mostrato subito entusiasta! Da quel momento in poi, le altre canzoni sono nate spedite e con un processo molto rapido. Poi sono arrivate le lyrics ed infine gli arrangiamenti.

DAL MIO PUNTO DI VISTA, MENTRE “THE LAST SUNSETS” ERA UN DISCO 100% OLD-SCHOOL MELODIC DEATH METAL, IL NUOVO ARRIVATO PRESENTA QUALCHE ELEMENTO PIU’ ‘MODERNO’. VOGLIO DIRE, IL PRECEDENTE ERA UNA CORSA FURIOSA A CAPICOLLO SENZA NESSUN COMPROMESSO; IN QUESTO ALBUM, INVECE, L’IMPRESSIONE E’ CHE SIA STATO PIU’ RAGIONATO, PENSATO, SCRITTO CON MAGGIOR CONSAPEVOLEZZA E RILASSATEZZA. COSA NE PENSI TU?
Jens – No, non la vedo come te. Non dal mio punto di vista compositivo, diciamo. Forse è il mix più pesante e potente che te lo fa sembrare differente e più ‘moderno’. L’intenzione, con “Dawnlight Garden”, era quella di scrivere il miglior successore possibile di “The Last Sunsets”, magari con qualche miglioria qua e là. Era una nostra mira quella di comporre un album più pesante nei suoni, con più feeling death metal, e probabilmente ne è venuto fuori un lavoro leggermente meno accessibile del suo predecessore.

ANCHE QUESTA VOLTA DAN SWANÖ HA MIXATO E MASTERIZZATO UN VOSTRO DISCO. ANCHE IN TERMINI DI SUONO E PRODUZIONE, POSSIAMO DIRE COME “DAWNLIGHT GARDEN” SIA PIU’ POSSENTE DI “THE LAST SUNSETS”. L’IMPATTO E’ SEMPRE CRUDO E AGGRESSIVO, MA CON UN RETROGUSTO UN POCHETTO PIU’ CURATO. COME AVETE LAVORATO CON DAN A QUESTO GIRO, E CONCORDI CON IL MIO PARERE?
Jens – Non abbiamo cambiato molto, in realtà; ma qualche aggiustamento l’abbiamo apportato: abbiamo registrato le voci assieme alle chitarre, questa volta, nel mio piccolo studio di registrazione. Abbiamo usato una chitarra Shecter invece di una ESP e diversi tipi di microfoni. E Adriano (Ricci, batterista, ndR) ha usato un rullante molto migliore per “Dawnlight Garden”, il cui suono era talmente buono da permettere a Dan di non campionarlo in fase di missaggio. Gli abbiamo chiesto, poi, se poteva usare gli stessi parametri al mixer che erano stati salvati dalle session di “The Last Sunsets”, e tutto ha funzionato bene. Partendo da tali basi, però, Dan ha comunque modificato qualche settaggio per far rendere il disco come si sente. Siamo contenti del risultato finale, è un buon bilanciamento tra old-school death metal e la nuova scuola, una bella manata in faccia!

JENS, CI DESCRIVI I TRE BRANI CHE SECONDO TE RAPPRESENTANO AL MEGLIO “DAWNLIGHT GARDEN”?
Jens – Dunque, sicuramente la title-track in uptempo è la prima da nominare per questa domanda: l’approccio tecnico è chiaro, così come le nostre tipiche linee di chitarra, e il tutto avrebbe potuto benissimo stare su “Towards The Twilight” senza problemi.
“The Spectre Dead” è più rappresentativa per le tracce midtempo, avente un momento ipnotico e pesantemente moshy allo stesso tempo che conduce ad un ritornello malinconico e più classico.
L’ultima è “Beasts Leave Tombs Again”, che mostra l’aspetto di “Dawnlight Garden” più votato al death metal tout-court che a quello melodico; si basa su un riff bello pesante e lascia solo come sfondo le nostre solite melodie più dirette.

DURANTE L’INTERVISTA PROMOZIONALE PER “THE LAST SUNSETS” AVEVAMO PARLATO DEI BREVI BRANI STRUMENTALI CHE SOLITAMENTE COMPONI COME INTERLUDI RILASSANTI. QUESTA VOLTA NESSUN INTERLUDIO, INVECE. PERCHE’?
Jens – Ci sono due buone ragioni. La prima è che trovo un po’ noioso ripetersi sui medesimi standard troppe volte. Inoltre, la seconda, è che quando ho sentito tutto l’album nuovo con le voci, ho semplicemente pensato che quegli interludi stavolta c’azzeccassero poco, e che avrebbero avuto l’effetto di rendere meno aggressivo un lavoro che invece ha stupito anche noi per violenza e aggressione (ride, ndR). Quindi abbiamo deciso di lasciarlo così, nudo e crudo. Ogni tanto è importante attendere la direzione che prende un disco nella sua interezza e solo dopo decidere cosa possa mancare o no per renderlo migliore. La decisione giusta per “Dawnlight Garden” è stata quella di non aggiungere altro alla tracklist di partenza.

COSA MI PUOI DIRE RIGUARDO AI TESTI? BJÖRN GOOSSES, IL VOSTRO EX-CANTANTE, AVEVA UNO STILE DI SCRITTURA MOLTO PECULIARE E POMPOSO, SPESSO CREAVA DELLE NUOVE PAROLE UNENDONE ALTRE E COSI’ VIA, MENTRE CHRISTIAN E’ DECISAMENTE PIU’ SEMPLICE E LINEARE. EPPURE, CON ENTRAMBI, RIESCO AD ASSOCIARE ALLA MUSICA DEI NIGHT IN GALES LE STESSE IMMAGINI: EPICA DECADENZA, LO SVANIRE DEL TEMPO, TRAMONTI INFUOCATI, CAMPI DI BATTAGLIA INSANGUINATI DOPO I COMBATTIMENTI…
Jens – Proprio perché Björn aveva il suo ben preciso stile, non ho mai cercato di copiarne o seguirne le gesta. Ti confermo infatti che Christian non si occupa della stesura dei testi, quindi me ne occupo io da “The Last Sunsets” in avanti. Finora ha funzionato, perciò andiamo avanti così. L’argomento principale questa volta è la morte. Il ‘giardino della luce dell’alba’, infatti, è solo un’altra allegoria per i concetti di Paradiso e Inferno, o comunque qualsiasi posto ci sia ad accogliere le nostre anime dopo il trapasso. Tutti i testi delle canzoni hanno a che fare con la morte, ma con prospettive leggermente differenti o focalizzandone aspetti diversi. Ogni ascoltatore potrà trovare un significato personale da solo; ognuno di noi conosce il proprio ‘giardino’ meglio di chiunque altro…

SIAMO ALLA FINE DELL’INTERVISTA, POTRESTI NOMINARMI I CINQUE DISCHI FONDAMENTALI PER LA NASCITA E L’EVOLUZIONE DEI NIGHT IN GALES LUNGO LA VOSTRA STORIA?
Jens – Certamente: “Gothic” dei Paradise Lost, “Storm Of The Light’s Bane” dei Dissection, “The Red In The Sky Is Ours” degli At The Gates, “Skydancer” dei Dark Tranquillity, “A Velvet Creation” degli Eucharist.

E PER CHIUDERE IN BELLEZZA: COME VEDI LA SITUAZIONE ATTUALE PROIETTATA NEL PROSSIMO FUTURO? COME SAPPIAMO, GLI INTROITI DELLE BAND, SOPRATTUTTO QUELLE UNDERGROUND, DERIVANO ORMAI QUASI ESCLUSIVAMENTE DAI CONCERTI E DALLA VENDITA DEL MERCHANDISE. SE I CONCERTI NON RIPARTIRANNO QUANTO PRIMA, COME CI SI MUOVERA’ SECONDO TE?
Jens – Penso che per formazioni underground come la nostra non sarà un grande problema, in quanto non dipendono direttamente dalle entrate provenienti dalla musica. E anche i musicisti che suonano in band più professionali hanno quasi tutti dei lavori ‘normali’ e regolari, o dei part-time. Per cui, se ognuno di noi è in grado di pagarsi mensilmente la sala prove e non si perde d’animo nel pubblicare dischi senza poter fare un gran numero di show, diciamo che si può tirare avanti!

 

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