Sono trascorsi più di vent’anni dalla prima volta in cui è stato possibile ascoltare la peculiare formula musicale nata dalla mente del buon Tuomas Holopainen, la cui band è successivamente divenuta una vera e propria icona per centinaia di migliaia di ascoltatori in tutto il mondo, sempre pronti a supportare i loro beniamini nonostante i cambiamenti stilistici e, soprattutto, di formazione che hanno visto l’opera che porta il nome dei Nightwish dividersi in tre differenti atti, rappresentati da altrettante vocalist divenute anch’esse degli emblemi di quella che è, a tutti gli effetti, un’unica lunga sinfonia che ancora oggi riesce a far parlare di sé con una discreta enfasi. Dopo il controverso “Endless Forms Most Beautiful”, primo album con la talentuosa Floor Jansen dietro al microfono, la band è tornata ora sul mercato con una sorta di compilation, intitolata per l’appunto “Decades”, della quale si è già fatto un gran discutere per svariati motivi, ed è proprio con la sopracitata vocalist olandese che abbiamo avuto modo di fare due chiacchiere per farci raccontare un po’ quali novità e quali ricordi bollono nel suo calderone personale, oltre che in quello della realtà finlandese più popolare di sempre. Siamo inoltre alquanto entusiasti di dirvi che Floor, divenuta tra l’altro mamma da poco, si è rivelata una persona piuttosto solare e cortese, con cui è stato molto piacevole interloquire per tutta la durata dell’intervista, durante la quale non sono mancate osservazioni anche abbastanza interessanti su vari argomenti, oltre a qualche risata che non guasta mai. Detto questo, buona lettura!
Artista: Nightwish | Fotografo: Enrico Dal Boni | Data: 12 settembre 2016 | Venue: PalaBAM | Città: Mantova
CIAO FLOOR, È UN PIACERE PARLARE CON TE E CI AUGURIAMO CHE ANCHE LA BIMBA STIA BENE. INIZIAMO PARLANDO DELLA COMPILATION DEI NIGHTWISH DAL TITOLO “DECADES”: COSA PUOI RACCONTARCI IN MERITO?
– Ciao a tutti! L’idea era quella di pubblicare qualcosa di speciale che riassumesse tutta la carriera dei Nightwish in occasione del ventesimo anniversario della formazione e della pubblicazione del primo album “Angels Fall First”, attingendo un po’ da ogni singolo lavoro in modo da fornire un percorso più completo possibile su ciò che questa band ha sempre rappresentato; inoltre, come penso saprete, stiamo per intraprendere un tour, ed era necessario avere qualcosa di interessante da proporre ai fan anche in sede live, e io non posso che essere entusiasta della possibilità di eseguire dal vivo dei brani così iconici per quello che è il nostro genere. Sarebbe stato sicuramente bello avere un nuovo album da accompagnare al suddetto tour, ma nel frattempo questa è parsa un’ottima soluzione per mantenere anche vivo l’interesse in attesa di qualcosa di nuovo.
PUOI DIRCI QUALCOSA RIGUARDO QUESTO QUALCOSA DI NUOVO?
– So che Tuomas è già al lavoro da tempo su dei nuovi pezzi che verranno inseriti sicuramente nel prossimo album, il cui sviluppo ci auguriamo possa procedere al meglio e portare a una pubblicazione entro il 2020. Purtroppo non sono in grado di fornire molte informazioni in merito, anche perché ora il nostro impegno principale verterà sicuramente sulla promozione di “Decades” e sul prepararci al meglio al tour in arrivo, che ricordiamo passerà anche dall’Italia e da vari festival.
DOPO CINQUE ANNI E CON COMUNQUE UNA DISCRETA CARRIERA ALLE SPALLE, COME TI SENTI ORA A ESSERE LA VOCE DI QUELLA CHE È IN EFFETTI LA REALTÀ PIÙ AFFERMATA SE PARLIAMO DI METAL SINFONICO?
– Dunque, ammetto che da una parte ormai è qualcosa che fa in tutto e per tutto parte della mia vita e di ciò che io sono, come professionista e anche come persona, essere la voce di una band tanto importante per il genere cui ho dedicato la mia vita. D’altra parte però in certi momenti sono ancora incredula e, se ripenso alla posizione in cui ero qualche anno fa, mai mi sarei aspettata di potermi successivamente trovare dove mi trovo ora. Per questo è ancora un po’ come vivere un sogno a occhi aperti in un certo senso. Sicuramente per me rappresenta un motivo di orgoglio e fierezza per quelli che sono stati i miei sforzi, e ogni tanto mi ritrovo ancora a esultare tra me e me come quando mi fu comunicato per la prima volta che sarei stata parte di qualcosa di così grande e così popolare. Naturalmente è un impegno incredibile che comporta anche fatica e dedizione, ma anche questo fa parte del gioco e non sarebbe gratificante se non fosse così.
C’È QUALCHE MOMENTO PARTICOLARE IN QUESTI ANNI CHE VORRESTI MENZIONARE?
– Oh, è davvero difficile sceglierne qualcuno in particolare, però sicuramente posso dirti che il momento più appagante è stato quello in cui davvero ho avuto la sensazione di esser diventata parte integrante di questa famiglia, iniziando così a sentirmi a casa insieme a questi ragazzi. Potete immaginare che inizialmente è tutto molto bello ma anche piuttosto scombussolante, poiché si tratta dell’inizio di un nuovo viaggio con nuove persone e nuove location decisamente più imponenti rispetto a quelle cui ero abituata precedentemente, e questo comporta anche uno sforzo psicologico nel momento in cui si realizza di essere sotto i riflettori a livelli simili, pur non trovandosi necessariamente su un palco. Tuttavia era solo questione di tempo, e quando dopo un po’ ho iniziato finalmente a sentirmi un ingranaggio di quella macchina che sono i Nightwish ho potuto cominciare a vivere quest’avventura con il giusto mood rilassato e spontaneo, e credo che si sia potuto notare anche dalla mia resa nei diversi concerti tenuti nel corso degli anni.
A TAL PROPOSITO: COME VIVI IL RAPPORTO COI FAN ORA CHE SEI UNA FIGURA COMUNQUE DI RIFERIMENTO ALL’INTERNO DEL TUO GENERE?
– Dal punto di vista delle esibizioni dal vivo, come ti dicevo poco fa, sicuramente c’è stato un notevole salto poiché i palchi su cui mi esibivo in precedenza difficilmente si possono paragonare a quelli attuali, il che fa chiaramente un certo effetto, ma ciò nonostante anche in passato mi è capitato di ritrovarmi davanti a un discreto numero di persone, così come a eventi in cui pochi partecipanti hanno fatto più casino rispetto a molti altri in un’occasione precedente. L’elemento che più di tutti ho avvertito su di me riguarda piuttosto il fatto che, ora che sono la cantante dei Nightwish, gran parte di ciò che dico o faccio pubblicamente giunge agli occhi e alle orecchie di molte persone, che spesso ingigantiscono o fraintendono completamente una mia dichiarazione. Ricordo ancora quando feci quella famosa affermazione sugli Slayer, che puntualmente venne travisata scatenandomi contro una discreta shitstorm da parte di alcuni ascoltatori che non l’avevano presa proprio bene. Questo per dirvi che la parte diciamo più legata al web della carriera di un musicista può davvero cambiare in un momento: finché sei ‘nessuno’ puoi dire o fare qualsiasi cosa correndo molti meno rischi, ma se sei un personaggio comunque in vista basta poco per essere additata negativamente, anche quando la tua intenzione non era assolutamente quella interpretata da molti.
ESSENDO TU COMUNQUE ANCORA UNA MUSICISTA GIOVANE, COSA NE PENSI DEL RAPPORTO CHE INTERCORRE TRA UN MUSICISTA E IL WEB DI QUESTI TEMPI?
– In generale sappiamo bene che parlare su un social network a volte è come uscire di casa, entrare in un bar e dire ad alta voce tutto ciò che ci passa per la testa senza sapere quali potrebbero essere le reazioni della gente. Al di là di quel che ti ho detto poco fa, ritengo che il giusto utilizzo dei social e del web in generale sia ancora da valutare bene in parte, poiché ci sono numerosi pro e contro: è innegabile che tutto questo ha facilitato molto la fruizione della musica per pressoché ogni ascoltatore nel mondo, così come la sua diffusione da parte dei vari musicisti, discografici e quant’altro; allo stesso modo si è costantemente a contatto coi fan, il che è sicuramente un bene ma risulta difficile non considerarla un’arma a doppio taglio. Inoltre, mi fa ridere vedere persone che ottengono una notorietà paragonabile a quella di un artista semplicemente caricando dei selfie con qualche filtro applicato, e così facendo ottengono appunto un feedback da un numero incredibile di persone, arrivando quasi ad accostarsi a chi si è guadagnato la propria notorietà facendo bene qualcosa che comunque ha richiesto impegno e dedizione.
PRIMA DI ESSERE LA CANTANTE DEI NIGHTWISH SEI STATA COMUNQUE UNA LORO COLLEGA E ESTIMATRICE, COME DESCRIVERESTI IL TUO RAPPORTO CON LORO ANDANDO PARECCHIO INDIETRO NEGLI ANNI?
– È importante far presente che quando i Nightwish sono usciti sul mercato io, seppur molto giovane, ero già membro attivo degli After Forever, che in un certo senso hanno proceduto prendendo in parte ispirazione dai loro colleghi finlandesi. Mentirei se non ammettessi che i Nightwish sono stati comunque una delle mie band preferite, nonché parte integrante della mia crescita e ispirazione come vocalist nel corso degli anni. Non sono in grado, in caso voleste saperlo, di dirvi qual è il mio album preferito tra i loro classici, ma penso che sia facilmente intuibile che i vari “Oceanborn”, “Wishmaster” e quant’altro sono duri da battere.
INVECE COSA CI DICI DEL NUOVO PROGETTO “NORTHWARD” CON JORN VIGGO LOFSTAD (PAGAN’S MIND)?
– Si tratta di un’idea che esisteva già da una decina d’anni, per l’esattezza da quando ho conosciuto Jorn in occasione del ProgPower USA festival nel 2007, e sin da allora ci siamo trovati in ottima sintonia dal punto di vista compositivo, ma ahimè per vari motivi non siamo mai riusciti a concretizzare il progetto in questione. Ora finalmente ci siamo riusciti e posso anticiparvi che si tratta di una proposta un po’ atipica per chi segue entrambi, trattandosi di qualcosa di tendenzialmente orientato sulle sonorità rock vecchio stile, seppur con una spruzzata di modernità, sprovvisto di quelle orchestrazioni e in generale di quegli elementi distintivi della musica delle varie band in cui avete avuto occasione di sentirci all’opera. Ci auguriamo possa incontrare i vostri gusti nonostante queste differenze.
RECENTEMENTE ABBIAMO AVUTO MODO DI ASCOLTARE LA TUA VOCE OSPITE SU VARI ALBUM DI NUMEROSI ARTISTI DIFFERENTI COME AD ESEMPIO AYREON. TRA QUESTE ESPERIENZE CE N’È QUALCUNA CHE RICORDI CON PARTICOLARE ENTUSIASMO?
– Ho sempre trovato grandiosa la possibilità di collaborare con numerosi artisti diversi, dediti ai generi musicali più disparati e ognuno col proprio stile e con il proprio bagaglio personale di esperienza. Con alcuni di loro, come ad esempio i ragazzi degli Evergrey, ho avuto anche modo di intraprendere un rapporto di sincera amicizia e sarà sempre un piacere per me poter condividere nuovamente con loro le nostre rispettive capacità musicali. Ovviamente non mi precludo nulla, e le nuove esperienze in quel senso sono sempre ben accette.
MOLTI ASCOLTATORI TENDONO A ESSERE MOLTO CURIOSI QUANDO SI PARLA DELLA SCENA METAL, E NON SOLO, CHE SI PUÒ TROVARE IN ALTRI PAESI. ESSENDO TU OLANDESE, BASANDOTI ANCHE SULLE TUE ESPERIENZE IN GIOVANE ETÀ, COME DESCRIVERESTI L’AMBIENTE DALLE TUE PARTI?
– Io ho iniziato ad approcciarmi alla musica metal in età adolescenziale, e per me è stata una scoperta pressoché unica nella vita poiché mi ha permesso di trovare un’identità musicale come artista e come persona, e ovviamente mi ha aperto un mondo sulle incredibili possibilità di aggregazione che questa musica comporta nel momento in cui ci si ritrova con altri estimatori del genere. Purtroppo l’Olanda, per quanto non manchino concerti e festival, non è esattamente il miglior posto se si parla della nostra musica preferita poiché, un po’ come in molti altri paesi d’altronde, la gente tende a preferire oggi come allora la musica da discoteca e, nei casi peggiori, quella specie di baccano pieno di bassi che va tanto in certe serate. Inoltre, ogni tanto capita ancora di intravedere quella sorta di mentalità medievale se si parla di metal, tant’è che da quando sono diventata la vocalist dei Nightwish svolgo interviste per diverse testate giornalistiche non necessariamente orientate sul nostro settore, e mi succede ancora di ricevere domande riguardo alla possibilità che un metalhead possa essere anche un violento, un satanista, un drogato e le solite sciocchezze che ci accompagnano ormai da decenni. Ovviamente mi viene abbastanza di istinto rispondere in dei modi che potete ben immaginare con un pochino di fantasia.
PRIMA DI CHIUDERE, UNA DOMANDA CHE CHI TI PARLA USA FARE ABBASTANZA SPESSO: BASANDOTI SULLE TUE ESPERIENZE, COSA NE PENSI DELLA SCENA ITALIANA?
– Ti dirò, l’Italia ha da sempre un posto particolare nel mio cuore, sia per ragioni più legate alle esperienze musicali, sia per altre più generiche: l’accoglienza ricevuta in Italia è tra quelle che ricordo con maggiore entusiasmo ogni volta che ci ripenso, sia che si trattasse di un concerto, di una masterclass eccetera. Penso sia opinione comune infatti quella che vede il pubblico italiano come uno dei più energici in assoluto, indipendentemente dalla quantità dei presenti al singolo evento, e anche tra le band ci sono numerose proposte valide e ispirate. Inoltre, anche se sembra un apprezzamento un po’ stereotipato, sono a dir poco innamorata della vostra cucina, il che è un valore aggiunto non indifferente se si valuta la propria esperienza all’interno di un paese o di una cultura.