“Sweatshops”, il nuovo album dei Node, è una delle prime sorprese di questa annata musicale, la giusta commistione di tecnica, violenza e melodia. Il loro tecnicissimo Death Metal sta raccogliendo consensi ovunque e noi di Metalitalia non potevamo certo lasciarci scappare l’opportunità di intervistarli. Ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con tutta la band direttamente nella sua sala prove e ho potuto far luce su tutto quello che concerne il nuovo lavoro dei ragazzi Milanesi e su cosa gli riserverà il futuro.
“TECHNICAL CRIME”, IL VOSTRO PRECEDENTE ALBUM, E’ USCITO NEL LONTANO 1998, COSA E’ CAMBIATO NEI NODE DA ALLORA?
Gary D’Eramo: “Prima di tutto, come sai, è cambiata la line up: Steve Minelli ha lasciato la band, sono tornato io alla chitarra e abbiamo anche un nuovo batterista. Poi è cambiato tutto sotto il punto di vista compositivo, tecnico e stilistico ma è ovviamente rimasta intatta la nostra attitudine Death. Non rinneghiamo quanto fatto su ‘Technical Crime’ ma abbiamo scelto di prendere un’altra strada. Le idee che c’erano su quel disco sono state riarrangiate, studiate meglio e prese sotto un’altra ottica. Ripeto, ‘Technical Crime’ è stato un bell’album e probabilmente senza di esso non si sarebbe arrivati a ‘Sweatshops’, è stato un passo importante per la realizzazione del nuovo album.”
Daniel Botti: “Penso che se ‘Technical Crime’ avesse avuto un’etichetta con uno stato di salute migliore di quello che aveva la Lucretia ai tempi avrebbe forse potuto fare qualcosa di più a livello di riscontro sul pubblico e di distribuzione.”
OLTRE ALLO STILE, CHE AVETE IN PARTE CAMBIATO, E ALLA LINE UP, AVETE CAMBIATO ANCHE CASA DISCOGRAFICA. COME VI TROVATE CON LA SCARLET?
Gary D’Eramo: “Con la Scarlet ci troviamo benissimo, la reputiamo l’etichetta più seria che ci sia in Italia. La distribuzione è ottima e visto il genere che suoniamo è semplicemente il massimo a cui si poteva ambire.”
Daniel Botti: “Adesso non possiamo proprio lamentarci dell’etichetta, magari un giorno ci lamenteremo anche di questa ma per ora le cose stanno andando bene salvo i classici problemi di percorso che ci sono sempre tra gruppo e etichetta. Per ora siamo riusciti a gestire bene il tutto e quindi non ci sono grossi problemi.”
COSA POTETE DIRMI SUL PROCESSO COMPOSITIVO CHE HA PORTATO A “SWEATSHOPS”?
Daniel Botti: “La differenza sostanziale tra ‘Technical Crime’ e il nuovo album è che sul primo i pezzi erano stati composti esclusivamente da Steve e da Gary in diversi anni. Io su quel disco mi ero limitato a cantare e addirittura alcuni testi erano ancora opera di Gary che aveva lasciato la band prima che venisse registrato. La metà di ‘Sweatshops’ è stata invece composta da tutta la band mentre provavamo in sala prove, ogni membro perciò ci ha messo del suo. L’altra metà del disco è stata invece composta da me e da Mario, che abbiamo scritto lo scheletro di alcuni brani, e poi rielaborata da Gary e da Claudio, che hanno preparato i vari arrangiamenti.
Gary D’Eramo: “In pratica loro partono a comporre la canzone e noi la concludiamo. Questo è il metodo che sicuramente ci ha fruttato di più.”
AVETE REGISTRATO IL DISCO IN SVEZIA, AGLI UNDERGROUND STUDIOS, PERCHE’ LI AVETE SCELTI? COME VI SIETE TROVATI?
Gary D’Eramo: “L’idea è partita dalla Scarlet che aveva già avuto modo di collaborare con quegli studi per gli album di Terror 2000 e Necrodeath. Quando hanno ascoltato il demo che gli abbiamo inviato hanno capito che i presupposti per fare un buon disco c’erano ma che bisognava far attenzione alla produzione. Tutti sanno che la produzione di ‘Technical Crime’ è scandalosa, senza togliere nulla a Livio Magnini che è un grande produttore e un grande musicista. Lui fa della buona musica con i Bluvertigo e nessuno lo mette in discussione, ma fargli produrre un disco Metal è stato un errore. Questa volta per fortuna la produzione è stata curata bene, abbiamo lavorato con persone che si occupano di Metal ogni giorno da anni. Purtroppo qui in Italia nel nostro genere abbiamo dei grandi gruppi che sono tutti penalizzati dalla produzione che non è per nulla all’altezza di quelle Svedesi o estere. Gli unici dischi che si salvano da questo punto di vista sono quelli di Extrema e Novembre. Registrare agli Underground è stato faticoso ma parecchio gratificante, abbiamo registrato in analogico, è stato molto duro ma tutto quello che senti sul disco è stato suonato, non c’è nulla di falso. Ne siamo soddisfattissimi.”
DALL’ASCOLTO DEL DISCO SI EVINCE CHE AMIATE MOLTO BANDS COME I CARCASS E I DEATH…
Gary D’Eramo: “Sì, gli album di queste grandi bands sono quelli che abbiamo ascoltato di più in questi anni e che ci hanno indirizzato. Credo però che ‘Sweatshops’ non si tratti di un clone nè di una nè dell’altra band, il nostro stile rimane sempre personale e questa è la cosa più importante.”
QUALI PENSATE CHE SIANO I BRANI PIU’ RAPPRESENTATIVI DI “SWEATSHOPS”?
Gary D’Eramo: “Sicuramente ‘History Seeds’, è un pezzo che mi ha dato nuova linfa, che mi ha fatto venire nuove idee e che penso rappresenti il punto di svolta per i Node. E’ un brano totalmente diverso da quelli scritti in passato. Un altro brano a cui sono legato è ‘Thanathophobia’ perchè è il primo pezzo che abbiamo scritto con la nuova formazione, dopo tutte le vicissitudini che abbiamo passato.”
Daniel Botti: “Se ascolti bene il disco ti accorgerai che ogni pezzo è differente dall’altro, quindi ogni pezzo, preso singolarmente, potrebbe essere rappresentativo a parte la strumentale finale che è una parentesi.”
SAPETE GIA’ DIRMI CHE PIEGA PRENDERA’ IL NUOVO MATERIALE?
Daniel Botti: “Per ora stiamo lavorando ad una canzone che porta all’esasperazione il sound di ‘Sweatshops’, e’ molto veloce e ci sono moltissimi tecnicismi e cambi di tempo.”
Gary D’Eramo: “Speriamo di riuscire a completarla e a registrarla, ne verrà fuori una mazzata. Mi dispiace solo per Mario che in studio per registrarla diventerà ancora più scemo della volta scorsa (ride,nda)!”
COSA POTETE DIRMI RIGUARDO AI TESTI?
Daniel Botti: “I testi riprendono un pò il discorso portato avanti in ‘Technical Crime’, anche se ritengo che i testi scritti su quell’album fossero un pò immaturi. I testi parlano della vita quotidiana, di ciò che ci circonda. Non sono capace di scrivere testi fantasy o splatter, non è il mio genere. Riguardano mille diverse tematiche come, ad esempio, la mia idea della morte, stralci di storia dell’uomo, corruzione, sotterfugi. Il tema centrale del disco sono i comportamenti dell’uomo e il mio punto di vista riguardo ad essi. Non si tratta però di testi “militanti”, non ci sono slogan politici come possono essere i testi degli ultimi Sepultura o dei Rage Against The Machine. Nei miei testi si può capire quale sia il mio punto di vista su queste cose ma invece che dare delle risposte preferisco porre degli interrogativi. Alcune frasi sono messe lì apposta per provocare.”
NON C’E’ UNA TITLE TRACK, QUINDI CHE SIGNIFICATO SI CELA DIETRO AL TITOLO DELL’ALBUM?
Daniel Botti: “La parola “Sweatshops” compare nei testi di ‘History Seeds’ e ‘Last Doctor’ e non è una parola traducibile in Italiano. Letteralmente puoi tradurla come negozi o mercati del sudore, gli inglesi lo intendono come lo sfruttamento dell’uomo. Nei testi c’è una forte componente sociologica e storica ed è una parola che mi piaceva e che riassume a grandi linee le tematiche dei testi.”
L’ARTWORK MI SEMBRA MOLTO INTERESSANTE…
Daniel Botti: “La Scarlet ci ha procurato un grafico e ci ha messo in contatto con Carlos, l’ex tastierista dei Soilwork, che inizialmente ci ha proposto un paio di copertine che abbiamo rifiutato in quanto non ci piacevano per niente. Piccola curiosità: una di queste è diventata la copertina dei nostri compagni di etichetta Divine Souls! Poi quando abbiamo scelto il titolo del disco la Scarlet lo ha comunicato a Carlos e lui, ispirandosi a questa parola, ha realizzato la copertina e ci azzeccato alla grande. Riprende un pò le caratteristiche dei nostri precedenti artwork come la commistione tra componenti meccaniche e umane e ne siamo molto contenti, ci piace molto.”
NON TEMETE, A CAUSA ANCHE DEL FATTO CHE AVETE REGISTRATO AGLI UNDERGROUND, DI VENIR CONFUSI TRA LA SCHIERA DI THRASH-DEATH METAL BANDS USCITE, IN PARTICOLARE DALLA SVEZIA, NEGLI ULTIMI ANNI?
Gary D’Eramo: “Abbiamo scelto di registrare in Svezia solo per avere un suono competitivo, per una questione di professionalità insomma, non certo per somigliare a quelle bands.”
Daniel Botti: “Secondo me questo disco non suona Svedese, sia noi che Pelle, il produttore, non volevamo una produzione fatta con lo stampino, non volevamo avere un suono identico ai vari At The Gates ed In Flames. Inoltre anche i pezzi non si prestavano ad un suono aperto come quello delle succitate bands. Poi le nostre principali influenze sono da rintracciarsi nel Death Metal Floridiano di Obituary e Death e nei Carcass che sono una band inglese. Penso che ‘Heartwork’ sia stato il precursore dei suoni che qualche anno dopo sono stati utilizzati da tutte queste band scandinave. Noi non volevamo affatto assomigliare agli In Flames e crediamo proprio di esserci riusciti. Spero che la gente sia abbastanza intelligente da accorgersene.”
AVETE IN PROGRAMMA UN TOUR?
Gary D’Eramo: “Stiamo programmando tutto in questi giorni, al momento c’è qualche data confermata qui in Italia e poi stiamo vagliando il tour europeo. Stiamo notando che c’è molto interesse nei nostri confronti e non vediamo l’ora di suonare.”
CON CHI VI PIACEREBBE SUONARE?
Daniel Botti: “Con tutti, l’importante è andare in tour in Europa! Ovviamente per noi sarebbe bello dividere il palco con bands che abbiano un suono affine al nostro, ci piacerebbe suonare coi Soilwork, Dismember (magari!!! nda) o anche In Flames.”
SI PUO’ CONSIDERARE “SWEATSHOPS” COME L’INIZIO DI UNA NUOVA CARRIERA?
Gary D’Eramo: “Si, sicuramente, senza però rinnegare tutto quello che abbiamo fatto in passato, ne andiamo orogliosi.”
COSA ASCOLTATE ULTIMAMENTE?
Mario Giannini: “Ultimamente sto ascoltando molto gli Iced Earth in ambito Metal, poi molta Fusion e musica strumentale.
Klaus Mariani: “Di tutto!”
Daniel Botti: “A me sono piaciuti molto il nuovo Hypocrisy e il nuovo Immortal. Poi i classici dischi di Carcass, Death e il vecchio Thrash. Inoltre mi piace moltissimo Beethoven.”
Gary D’Eramo: “Ascolto molto i Pink Floyd, i Jethro Tull e gli Spiritual Beggars. Non ascolto moltissimo Metal, preferisco le vecchie cose.”
PER CONCLUDERE…
Gary D’Eramo: “Comprate il disco, se poi non vi piace i soldi vi verranno rimborsati da Mario (risate, nda)!
Daniel Botti: “La speranza è che il disco venga ascoltato da più persone possibili, magari alla radio o scaricando i pezzi dal nostro sito. Noi siamo convinti di aver fatto un buon disco.”