Forti di una lineup quasi totalmente rinnovata, i milanesi sono tornati alla carica con un nuovo album che ribadisce la qualità della formazione nostrana: chi meglio dello storico leader Gary D’Eramo poteva fugare ogni nostro quesito? Gary è senza alcun dubbio la persona che farebbe la felicità di ogni intervistatore: simpatico, loquace e senza peli sulla lingua! Il cambio di rotta avvenuto con il precedente “As God Kills” ha sicuramente diviso i fan ma, come traspare dalle parole del carismatico chitarrista, la band appare quanto mai sicura del percorso intrapreso, forte di un album terremotante come il nuovo “In The End Everything Is A Gag”. Non ci rimane altro che lasciare la parola al mitico Gary!
CIAO GARY, BENVENUTO NUOVAMENTE SU METALITALIA.COM. TI VA DI RACCONTARCI COSA È SUCCESSO IN CASA NODE IN QUESTI QUATTRO ANNI INTERCORSI DA “AS GOD KILLS”? DANIEL NON È PIÙ PARTE DELLA BAND, AVETE UNA NUOVA LINEUP… CONTINUA TU, TI PREGO.
“Subito dopo l’uscita dell’album abbiamo ci siamo messi sul furgone e abbiamo cercato di spostarci il piu’ possibile: Italia, Spagna, Germania, Francia ed un tour europeo con i nostri amici Lacuna Coil. Il periodo 2006/2008 è stato molto intenso sotto il profilo live, abbiamo conosciuto tante bellissime persone e suonato sia in ottime che pessime condizioni dividendo il palco con grandissime band come Black Label Society, Satyricon, Sister Of Mercy, Paradise Lost, The Haunted, Behemoth, Kataklism, Samael. Abbiamo passato tanto tempo con molti nuovi amici, magari meno conosciuti, ma con tanta tanta passione ed energia da vendere… ne cito uno su tutti: i tedeschi Grind Inc., una brutal band veramente di grande spessore sia umano che musicale. Daniel ha conseguito la laurea in letteratura moderna ed ha iniziato il dottorato, da lì a due anni si è trovato al bivio tra scegliere una ben retribuita e brillante carriera all’università di Yale, negli Stati Uniti, e una promettente e non sempre ben retribuita carriera nei Node: be’, direi che la scelta era inevitabile. Ci siamo messi subito a cercare un nuovo cantante e un nuovo chitarrista, consapevoli di addentrarci in una situazione molto molto difficile, ma lo abbiamo fatto ugualmente, e con ottimi risultati direi: il nuovo singer Beppe ‘Rex’ Caruso è un nostro fan e amico da una decina di anni, oltre ad essere il leader della death metal band milanese Ira. Abbiamo fatto un sacco di concerti insieme e ti confesso che avevamo pensato subito a lui per sostituire Daniel: lui ci ha preceduto mandandoci una mail e chiedendoci di fare una prova: è entrato nella band praticamente subito dopo quell’audizione. Per quanto riguarda Attila ci è piaciuto da subito, abbiamo provato un sacco di chitarristi prima di lui, alcuni anche veramente notevoli dal punto di vista tecnico. Attila nel suonare i pezzi ha dimostrato di avere quella spinta emotiva in più nelle esecuzioni che gli ha fatto guadagnare il posto come axeman insieme a me nei Node. Non dimentichiamo l’ultimo acquisto della band, ovvero Gabriel Pignata al basso: purtroppo Klaus Mariani ha mollato il colpo subito prima delle registrazioni del nuovo album e siamo stati costretti a trovare in frettissima un sostituto che fosse alla sua altezza. Anche Gabriel è un nostro vecchio amico ed ha accettato immediatamente: lui suona anche nei Destrage, una band techno thrash milanese molto molto interessante. Insomma, tante facce nuove e tante nuove esperienze che si accumulano”.
FACCIAMO UN BILANCIO SUL PRECEDENTE “AS GOD KILLS”: SIETE SODDISFATTI DELL’ALBUM E DEI RISCONTRI OTTENUTI? C’È QUALCOSA CHE VI HA LASCIATO L’AMARO IN BOCCA?
“Soddisfattissimi, sia del risultato che dei riscontri che inevitabilmente, dopo aver girato tantissimo, si sono notevolmente moltiplicati. Amaro in bocca? Sì, ce n’è tantissimo, credimi: iniziamo sempre ogni concerto dividendoci una bottiglia di Jägermeister come avrai potuto vedere sicuramente nella data di Milano! Questo succede da quattro anni per cui sai quanto amaro abbiamo assorbito (ride, ndR)!”.
CONTINUIAMO CON IL TITOLO: QUALE SIGNIFICATO SI CELA DIETRO A “IN THE END EVERYTHING IS A GAG”? C’È QUALCHE CONNESSIONE CON LA CELEBRE FRASE DI CHARLIE CHAPLIN?
“Bravissimo! La frase è proprio di Charlie Chaplin, l’ha scelta Marco e rappresenta al meglio il concept essenziale degli ultimi nostri due anni. Abbiamo imparato che tutto finisce nel bene o nel male con una barzelletta o con una sonora risata… o meglio, siamo noi che dobbiamo cercare sempre i lati positivi di qualsiasi situazione, anche la più negativa. In tutto questo album c’è una forte componente autobiografica, delusioni, frustrazioni, tutto ciò che di negativo ci è capitato. Credimi, non finiva più: appena passavamo un momento di sfiga ne arrivava un altro, appena si intravedeva la luce ci riavvolgeva il buio. Be’, ne siamo usciti, con fatica, con lacrime, con tenacia ma alla fine passa tutto, non può piovere per sempre… e, finito di piovere, ci si fa tutti una bella risata guardandosi indietro. E se ne arriva un’altra vaffanculo, le si ride in faccia un’altra volta. L’importante è non perdersi mai d’animo ed essere fiduciosi nelle proprie possibilità! Questo è anche il segreto della longevità di una band come i Node da sedici anni semper fidelis!”.
CONTINUIAMO CON IL VOSTRO NUOVO ALBUM “IN THE END EVERYTHING IS A GAG”: QUANTO TEMPO AVETE IMPIEGATO PER LA COMPOSIZIONE DEI BRANI? COME HANNO CONTRIBUITO I VARI MEMBRI DELLA BAND ALLA STESURA DEI BRANI?
“Il tutto è stato fatto in un paio di mesi per quanto riguarda la composizione. La stesura iniziale dei pezzi è stata realizzata da Marco e da me. Ci siamo trovati a mettere insieme una marea di riff che non avevano nulla a vedere l’uno con l’altro: Marco poi ha pensato bene di intricare certe parti girando e giocando con tempi dispari. Non ho potuto fare a meno di rendergli pan per focaccia e alla fine la composizione è diventata una vera e propria sfida a chi tirava fuori le cose piu’ assurde. Dopo esserci resi conto entrambi, supportati anche dagli altri tre ragazzi, che sono leggermente più sani di mente di noi due, che avevamo realmente esagerato abbiamo semplificato un po’ di parti rendendole più dirette e assimilabili. Il resto in fase di arrangiamento lo hanno fatto Attila, Rex e il nostro produttore Marco Ribecai”.
“IN THE END EVERYTHING IS A GAG” CONTINUA IL DISCORSO INTRAPRESO CON IL PRECEDENTE “AS GOD KILLS”: COSA VI HA PORTATO ALL’EVOLUZIONE DEL VOSTRO INIZIALE DEATH METAL? QUALI SONO LE BAND O LE INFLUENZE MAGGIORI CHE VI HANNO PORTATO A QUESTO CAMBIO DI ROTTA?
“Tra le band sicuramente Gojira, Messhugah e Porcupine Tree: sono tre gruppi che io e Marco amiamo alla follia ed erano assiduamente nelle nostre orecchie nel periodo precompositivo. Il resto è venuto fuori così, come tutti gli album dei Node: quello che tu chiami cambio di rotta è stata una semplice evoluzione del nostro modo di fare musica spontaneamente immergendosi nelle sensazioni di tutti i giorni musicalmente e personalmente parlando: tutto qui, insomma”.
IMMAGINO CHE QUESTO CAMBIO DI SONORITÀ ABBIA LASCIATO INTERDETTI MOLTI VOSTRI FAN: AVETE SUBITO CRITICHE O ATTACCHI CHE VI HANNO DATO FASTIDIO?
“Boh, penso di no, onestamente: fino ad ora nessuno ha chiesto di riavere i soldi dell’album e non ci ha ancora minacciato di morte, a parte un paio di personaggi ai quali Marco ha scopato la donna (ride, ndR)! Scherzi a parte, speriamo arrivino critiche e attacchi, servono solo a migliorarsi”.
COME E DOVE AVETE LAVORATO IN STUDIO PER QUESTO NUOVO ALBUM? QUANTO TEMPO VI HANNO PORTATO VIA LE REGISTRAZIONI?
“Le registrazioni, il missaggio e il mastering sono durati quattro mesi circa: abbiamo dovuto conciliare le sedute in studio con i nostri impegni di lavoro. Le abbiamo realizzate presso i Syncropain Studios di Marco Ribecai, nostro fonico che ci ha seguito per quattro anni, e che si trovano a Ghezzano, frazione di Pisa. Ci siamo trovati benissimo in Toscana e penso proprio che il prossimo album lo registreremo ancora lì!”.
AVETE CAMBIATO TOTALMENTE APPROCCIO RIGUARDO ALLA COPERTINA DEL NUOVO LAVORO: NEL PRECEDENTE “AS GOD KILLS” L’ARTWORK ERA MINIMALE E VENIVA DATO PIÙ SPAZIO A LOGO E NOME DELL’ALBUM MENTRE ORA LA GRAFICA SI È FATTA PIÙ COMPLESSA E CRIPTICA: COSA AVETE VOLUTO RAPPRESENTARE? SO CHE SE NE È OCCUPATO SELDON HUNT (NEUROSIS, ISIS, THE OCEAN)… COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LUI?
“Il merito del contatto è tutto di Nicholas Milanese degli Slowmotion Apocalypse, nostro grandissimo amico che tra le altre cose sta passando un bruttissimo momento e colgo l’occasione di mandargli un abbraccio fortissimo da parte mia e di tutta la band. Con Seldon ci siamo trovati benissimo, ha un modo del tutto particolare di lavorare: ha voluto tutto il premixing coi testi e dopo una settimana è venuta fuori la cover. Caotica, nevrotica, e come hai detto tu criptica: esattamente il contenuto del nostro nuovo full length! Ha saputo trasmettere le sensazioni in modo cinico e trasparente, veramente un artista fenomenale”.
PER LA TITLETRACK DI “AS GOD KILLS” AVETE REALIZZATO UN VIDEO: FARETE QUALCOSA ANCHE PER IL NUOVO ALBUM?
“Penso proprio di no: preferiamo spendere i soldi per un altro album piuttosto che per un video che caricheresti solo sul tuo sito, anche visti i tempi che corrono economicamente. ‘As god Kills’ lo realizzammo giusto perché la regista Jenny Salvati, una nostra carissima amica, lavorando a All Music e MTV ci aveva messo in contatto con della gente che lo aveva praticamente realizzato gratis: ora purtroppo non ci lavora più, per cui dato che i soldi sono pochini preferiamo concentrarci su altro in fatto di investimenti e promozione, tipo gasolio, gomme e Autogrill per fare tante date (ride, ndR)!”.
DA “SWEATSHOPS” SIETE ACCASATI ALLA NOSTRANA SCARLET RECORDS PER POI PASSARE ALLA MASSACRE CON “AS GOD KILLS”: COSA NON HA FUNZIONATO CON LA MASSACRE PER FARVI RITORNARE ALLA SCARLET?
“Guarda, riguardo a Massacre preferisco non parlare: siamo tornati a casa dopo che ci hanno promesso mari e monti e ci hanno dato solo una pozzanghera… e qui ti ho detto tutto. Siamo felici di essere ancora con Scarlet, con la quale abbiamo iniziato: ragazzi di parole e di fatti… elementi fondamentali per collaborare con qualcuno”.
ABBIAMO APPREZZATO LA COVER DI BILLY IDOL: COSA VI HA SPINTI A SCEGLIERE PROPRIO QUESTO BRANO? SIETE ANCHE VOI CONVINTI CHE NON ABBIA MOLTO SENSO COVERIZZARE UNA CANZONE METAL?
“Semplicemente perché ci piaceva: è stato divertente riarrangiarla. Sono convinto piuttosto che non abbia senso coverizzare qualcosa che non ti diverta: la cover è uno svago della band nell’ambito di un album o di un live”.
GARY, SIETE IN GIRO DA QUINDICI ANNI: QUALI PENSI SIA STATO IL MOMENTO PIÙ ALTO E QUELLO PIÙ BASSO VISSUTO DALLA BAND?
“Il piu’ alto penso sia stato aver suonato in Svezia. Il piu’ basso aver suonato a Madrid (ride, ndR)! Dopo sedici anni penso che le soddisfazioni servano per sorridere e le delusioni per crescere: le prime sono un bel po’, mentre le seconde non me le ricordo neppure dato che appena rialzo la testa le dimentico all’istante”.
IN TUTTI QUESTI ANNI AVETE CONDIVISO IL PALCO CON NUMEROSE BAND INTERNAZIONALI: CON QUALI BAND HAI CONDIVISO I MOMENTI MIGLIORI? CI SONO MAI STATI MOMENTI DI TENSIONE?
“Be’, abbiamo passato bei momenti con tutti, anche se sicuramente con i Lacuna Coil i ricordi sono i più belli, essendo loro nostri grandi amici da anni. Le tensioni all’interno della band sono all’ordine del giorno: prova tu a passare cinque giorni alla settimana con tre juventini di merda e uno che in macchina ti mette le hit di musica napoletana mentre vai alle prove (Gabriel), e a non incazzarti (ride, ndR)!”.
IN MOLTI GROSSI FESTIVAL EUROPEI (WACKEN, SUMMER BREEZE) NOTIAMO SEMPRE CON DISAPPUNTO CHE SONO VERAMENTE POCHI I GRUPPI ITALIANI A PARTECIPARE ANCHE SE ABBIAMO BAND VERAMENTE VALIDE: COSA C’È DIETRO L’INCLUSIONE DI UNA BAND NEL BILL? QUALI SONO I PRINCIPALI PROBLEMI DAL TUO PUNTO DI VISTA?
“Boh, e chi ci ha mai suonato al Wacken (ride, ndR)? Provo ad ipotizzare: forse perché certi festival sono sponsorizzati da grosse label e in nessuna di queste tranne rari casi figurano band italiane? Il motivo di tutto ciò parte comunque dal fatto che il nostro non è un paese che offre un mercato prevalentemente metal: di conseguenza gli agenti delle etichette non considerano l’Italia uno zoccolo duro da cui estrarre band anche se noi sappiamo bene che le band valide ci sono e sono tantissime. La mia ovviamente è solo un’ipotesi!”.
AVETE IN PROGRAMMA UN PO’ DI DATE IN PREVALENZA NEL NORD ITALIA: AVETE IN PREVISIONE UN TOUR PIÙ ESTESO, MAGARI IN EUROPA IN COMPAGNIA DI QUALCHE ALTRA BAND?
“Le stiamo pianificando in questo periodo: a breve ci saranno succulente novità!”.
CHI SONO I NODE NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI?
“Gli stessi che sono sul palco: cinque morti di fame che cercano di lavorare (poco) e divertirsi cercando di essere se stessi in ogni momento musicale lavorativo e sociale”.
GARY, GRAZIE MILLE PER LA DISPONIBILITÀ, CONCLUDI COME MEGLIO CREDI.
“Grazie a te per avermi dato l’opportunità di essere intervistato da Metalitalia.com! Mando un abbraccio a tutti i lettori ma soprattutto alle lettrici, specie quelle dalla terza di reggiseno in su (ride, ndR)! Direi che ho concluso alla grande! Ci si vede on the road, stay evil!”.